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"Va bene! Te le racconterò in stile spot televisivo!" e Simona non sa quanto ciò sarà vero. Si mettono a ridere e tornano ai rispettivi libri, complici e vicini. Poi Roberto allunga un piede e lo appoggia su quello di lei. Lo vuole sentire. Vuole sentire il calore. E soprattutto non vuole perderlo, in nome di quel verbo coniugato in tre tempi.
Ventisette
Buongiorno, mondo. Sento forte la radio. Un pezzo cantato da Mina. Lo voglio proprio dedicare a Fabio, quando lo incrocio in corridoio. Sì, sì, è adatto. "Come te lo devo dire che non mi piaci, hai le spalle molto grosse anche più di me, come te lo devo dire che con i tuoi baffi nascondi teneri sorrisi e il sole che c'è in te, come te lo devo dire che non ce n'è..." Giusto. Non ce n'è. E quando non ce n'è... Be, non ce n'è. No. Sai che faccio? Stamani ho voglia di mangiarmi due porzioni di cereali al cioccolato. Cavolo. Mi tocca farmi portare da mamma. Che pizza. Niente motorino. Ehi però, carino quel tipo. Peccato mi abbia distrutto Milla. Ma era davvero dolce. Tutto preoccupato. Certo... Dopo che si era preoccupato della fiancata della sua macchina! Un po... ecco, un po troppo senso della proprietà. E anche... Un po... vintage di mentalità. Però forte. Ma sì, oggi lo chiamo. Mi va di sentire... aria di novità.
"Ragazzi, vi dico solo una cosa: io non voglio andarmene da Roma."
Andrea Soldini e tutti gli altri lo vedono entrare sorridente, come Alessandro non è stato da diverso tempo. "Quindi dobbiamo vincere. Allora spiegatemi bene in che direzione stiamo andando."
Tutti parlano alla rinfusa. Cominciano a mostrargli vecchie pubblicità, piccole fotografie, stampe degli anni Settanta ma
anche prodotti americani e perfino giapponesi. Un intero mondo che è sempre girato dietro una semplice caramella.
"Noi dobbiamo colpire un target giovane ma anche adulto..."
"Sì! Dev'essere spiritosa ma seria... Di qualità ma popolare, libera ma anche concreta."
"Dev'essere l'idea di una caramella."
Tutti si girano a guardare Andrea Soldini.
E su quest'ultima affermazione, Dario scuote la testa.
"Direttore staff creativo... e certo, è un genio."
Ad Alessandro scappa da ridere ma non si fa vedere.
"Ragazzi, stiamo andando bene, sul serio. Ho sempre desiderato avere una squadra che lo fosse fino in fondo, che non stesse attenta a quello che ognuno dice, che bisogna sempre e comunque segnare dei punti, come se si fosse in gara anche fra
di noi."
Alessandro si ferma un attimo. Andrea Soldini guarda Dario e gli sorride, come a dire vedi quello che sta dicendo? Eh, eh... Non ti sei comportato bene. Dario non crede ai suoi occhi, scuote di nuovo la testa e alla fine anche lui è costretto a fare una risata e ad accettare quella sconfitta per il gruppo.
"Ok, ok. Mettiamoci al lavoro. Andrea... metti in ordine un pochino tutto quello che abbiamo sottomano."
Andrea sorride e si avvicina a una grande lavagna dove inizia a tirare delle linee e a fare uno schema con tutto quello che hanno trovato sulla caramella, attraverso tempi e paesi.
"Allora, le immagini vincenti, più belle, sono quelle di una caramella francese. Lo slogan? Uno americano che faceva il verso al Vietnam, Lei ti vuole, lei ovviamente era la caramella."
E continua così, a parlare, a spiegare l'incredibile cultura che da sempre si è costruita e accompagna ogni più diversa caramella attraverso i tempi. Alessandro ascolta incuriosito e preso. Ma guarda in continuazione il suo telefonino. Poi un sorriso malinconico, dentro di sé, vedendo che non arriva alcun messaggio. E un pensiero. Dolce come una caramella. Io la chiamerei Elena. E sorride mentre ascolta e segue senza più vedere le
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linee che Andrea continua a tracciare sulla lavagna. Però, si da da fare il ragazzo. E guarda gli altri che prendono appunti, che seguono, segnandosi sui loro bloc-notes, agguantando ogni tanto un proprio pensiero. Giorgia continua a disegnare il logo, Michela butta giù frasi e slogan, sottolineando ogni tanto qualcosa che le sembra giusto o che possa dare spunto per un'altra riflessione. Siamo in pieno brainstorming, pensa Alessandro, e io voglio restare a Roma.
Andrea Soldini tira una lunga linea blu alla fine di tutto quello che ha scritto.
"Ecco! Questo mi sembra il materiale più interessante che abbiamo trovato, è su questo che dobbiamo lavorare. Hai dei suggerimenti, qualche particolare idea, un percorso o altro da indicarci, Alex? Siamo tutt'orecchi. Se hai qualche indicazione, noi, tuoi fedeli guerrieri, soldati, servitori..."
"Forse è semplicemente meglio amici o colleghi."
"Sì? Be... Insomma, noi qualunque idea tu abbia... la seguiamo."
Alessandro sorride, poi allarga le braccia e le poggia sul tavolo.
"Mi dispiace deludervi. Mi ha fatto molto piacere ascoltare tutto il lavoro che avete fatto, solo che per ora non ho proprio idee. Non so come muovermi, in che direzione."
I ragazzi lo guardano stupiti, in silenzio, qualcuno abbassa lo sguardo vergognandosi un po per come lui li sostenga tutti, senza alcun timore, sorridendo.
"So dove non voglio andare, quello sì. A Lugano. E so anche che presto tutti insieme troveremo qualcosa. Quindi, al lavoro, per darci appuntamento alla prossima riunione! Avete fatto un buon lavoro fin qui."
Tutti raccolgono le loro cartellette, fogli e quant'altro hanno lasciato sul tavolo della riunione ed escono dalla stanza. Tranne Andrea Soldini che gli si avvicina.
"So che Marcello e i suoi sono già avanti. C'è una persona in quel gruppo a cui sto molto a cuore, alla quale sono legato. Sì, che mi farebbe un piacere, che me lo deve, ecco."
"Andrea, ma perché non sei mai chiaro? Non si capisce mai cosa vuoi dire veramente, dove stai andando..."
"Da nessuna parte. Mi piacerebbe una scorciatoia per il suc cesso. Potremo sapere per esempio a che punto stanno loro e superarli con un'idea diversa o fare qualcosa che renda la loro idea scontata e superata. Non mi sembra d'aver fatto chissà quali giri."
"No. Ma sarebbe una strada scorretta. Questo sì. E mi pia cerebbe invece tanto vincere senza scorciatoie." Alessandro gli sorride.
Andrea allarga le braccia. "Lo sapevo che eri così. Elena me lo diceva. Volevo solo sapere fino a che punto lo eri vera mente."
Andrea si gira e torna al suo lavoro. Proprio in quel momento il cellulare di Alessandro suona. Un messaggio. Si guarda in giro timoroso. Si accorge che è rimasto solo Andrea. Gli altri sono tutti usciti nell'altra stanza. Può aprirlo serena mente. Spera proprio sia quello che sta aspettando ormai da qualche mese. "Amore, scusami, ho sbagliato." Oppure "stavo scherzando". O magari "mi manchi da morire". O presuntuoso "ma non ti manco?". O assurdo "ho voglia un casino di fare sesso con te". O tassativo "scopami subito". O pazzo "lo so, sono una troia, ma voglio essere la tua troia...". Insomma, un qualunque messaggio, ma che porti la sua firma: Elena. Così Alessandro rimane per un attimo col telefonino in mano. Quel l'attesa prima di leggere. Quella piccola bustina che lampeggia e che ancora non svela tutto ciò che contiene e soprattutto che non dice se è suo o no... Poi non ce la fa più e lo apre.
"Ehi, che stai facendo? Fai finta di lavorare, eh? Ricordati, sogna e segui i miei consigli: leggerezza. Un sorriso e tutto ti sembrerà più facile. Voglio esagerare, va, un bacio. E buon lavoro."
Alessandro sorride e cancella il messaggio. A tutto aveva pensato meno che a lei. Niki.
Ventotto
"Ehi, a chi hai mandato quel mess?" Olly spunta alle spalle di Niki. Divertita, furba, sospettosa. Con le mani sui fianchi, la guarda di traverso come fa sempre lei.
"Allora?"
"A nessuno."
"Ah sì, ecco... Be, già il fatto che tu abbia mandato un messaggio a nessuno è sintomo di bugia. Qualcosa non va. Te ne rendi conto anche tu no? Dai, hai detto la cazzata!" e Olly le salta addosso e la prende col braccio attorno alla gola, stringendole forte la testa. Poi, con la mano rimasta libera, comincia a frizionarle i capelli col pugno chiuso.
"Ahia, mi fai male, Olly, ahia! Basta, che sei cretina?" e subito arrivano anche Diletta ed Erica che si mettono davanti a loro, nascondendole a tutto il corridoio.
"Vai Olly, torturala che ti copriamo noi! Falla parlare, questa finta gatta morta!"
Niki fa uno strano guizzo all'indietro e riesce a sfilarsi dalla stretta di Olly. Si sposta, riprende fiato e si massaggia subito la testa e il collo.
"Ahia, ma voi siete tutte matte. Siete Onde ribelli..."