143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

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"Ahò, nun fa il furbo con me. Capito? Nun c'avevi nessuno davanti e ringrazia il cielo..." alza il mento e indica la gazzella, "che qui ce so i carramba, nun rompe i cojoni la prossima volta che sennò finisci male..." e non aspetta risposta. È verde. E allora sgasa e schizza via, verso la Cassia. Poi fa una curva tutto piegato, già perso, andando chissà dove, verso un altro bacio, magari più in ombra... E forse qualcosa in più. Alessandro riparte piano piano. I carabinieri stanno ancora ridendo. Uno ha finito la sigaretta. Prende una gomma che gli offre la ragazza. L'altro ha chiuso il telefonino e si è messo in auto a sfogliare chissà quale giornale. Non si sono accorti di niente.

Alessandro continua a guidare. Dopo un po fa un'inversione a U tanto per sfuggire a quel fastidio. Non si è neanche liberi ogni tanto di dire la propria. In situazioni così ci si sente stretti, troppo stretti. Dall'altra parte della strada i carabinieri non ci sono più. Anche la ragazza è scomparsa. Un'altra invece aspetta l'autobus. È di colore e si confonde quasi con la notte se non fosse per quella maglietta. Rosa con un buffo pupazzo. Ma anche questo non lo fa ridere. Alessandro continua a guidare lentamente, cambia ed. Poi ci ripensa e mette la radio. Meglio affidarsi al caso certe volte. Che bomba questa ML. Spaziosa, bella, elegante. La musica si diffonde perfettamente da diverse casse nascoste. Tutto sembra perfetto.

Ma a che serve la perfezione se sei da solo e nessuno se ne accorge? Nessuno la può condividere con te, farti i complimenti oppure invidiarti.

Musica. "Vorrei essere il vestito che porterai, il rossetto che userai, vorrei sognarti come non ti ho sognato mai, ti incontro per strada e divento triste, perché poi penso che te ne andrai..." Ah, Lucio. Sembra quasi capitata per caso, va be, ma sembra che mi pigli per il culo. Non male come idea per una nuova carta di credito: "Hai tutto ma non hai lei".

Alessandro preme il tasto e cambia stazione. Qualsiasi pezzo ma non questo. Non c'è niente di peggio quando la tua unica ragione diventa il lavoro.

Lungotevere. Lungotevere. Ancora Lungotevere. Alza il volume per perdersi nel traffico. Ma a un semaforo Alessandro si ferma e viene raggiunto da una piccola minicar. C'è scritto dietro "Lingi" e una musica a palla arriva dai finestrini aperti. Sembra di stare in discoteca. Al volante due ragazze coi capelli lunghi e lisci, una bruna, l'altra bionda. Tutte e due hanno grandi occhiali stile anni Settanta, col bordino bianco piccolo, mentre le lenti sono enormi con sfumature sul marrone. Eppure è notte. Una ha un piccolo piercing al naso. Minuscolo, una specie di neo metallico. L'altra fuma una sigaretta. Non si scambiano una parola. Gli viene in mente la scena di Harvey Keitel nel Cattivo tenente. Vorrebbe farle scendere e fare proprio come in quel film, ma magari c'è ancora in giro il tipo dello scooter, magari sono amiche sue o peggio di quel carabiniere. Così le lascia partire. Verde. E poi non è così che si affrontano le cose. La rabbia, il fastidio di quel "disprezzo sentimentale" vanno incanalati verso altre mete. Alessandro lo ha sempre detto a tutti, la rabbia deve generare successo. Ma il successo cosa genera?

La Mercedes ora è ferma a Castel Sant'Angelo. Alessandro cammina sul ponte. Guarda i turisti, il loro chiacchierare allegro, abbracciati, confusionari, giovani ragazzi sorpresi da Roma, dalla bellezza di quel ponte, dal semplice fatto di non

stare al lavoro. Una coppia più adulta. Due giovani atleti dai capelli corti e le gambe lunghe, l'iPod alle orecchie e la mappa piegata tra le mani. Alessandro si ferma, sale sul bordo del ponte coi piedi. Si alza sul parapetto. Si appoggia e guarda giù. Il fiume. Scorre lento, silenzioso, avido di altra sporcizia. Qualche busta naviga indisturbata, qualche legno s'ingarella in una gara approssimativa con una giovane canna inesperta. Qualche topo nascosto sulle rive starà seguendo annoiato quella strana gara. Alessandro guarda più in giù, oltre quel ponte, lungo il corso del Tevere e gli viene in mente il film di Frank Capra con James Stewart, La vita è meravigliosa, quando George Bailey, disperato, decide di suicidarsi. Ma il suo angelo custode lo ferma e gli mostra quali sarebbero state le conseguenze per tante altre persone se lui non fosse nato. Suo fratello non ci sarebbe stato più, sua moglie non si sarebbe sposata, sarebbe rimasta zitella, non ci sarebbero stati tutti quei bei bambini e perfino il paese avrebbe avuto un altro nome, quello del tiranno, il vecchio milionario Potter, che solo lui era riuscito ad arginare.

Ecco. L'unica cosa veramente importante, l'unica cosa che conta davvero è dare un senso alla propria vita. Anche se, come dice Vasco, un senso non ce l'ha. Già. Ma senza di me, invece, cosa sarebbe successo? Alessandro ci pensa. Non ho un buon rapporto coi miei o, meglio, sono loro che considerano solo chi è sposato, come le mie due sorelle minori. Quindi senza di me avrebbero solo un pensiero in meno. E poi, se mi stessi per buttare, ci sarebbe un angelo che lo fa al posto mio per farmi trovare o capire il senso di questa vita? Proprio in quel momento, una mano gli batte sulla spalla.

"Dottò?"

"Oddio, e che è?"

"Sono io, dottò." Un barbone dai capelli sporchi, dai vestiti approssimativi, poco rassicurante e tutt'altro che angelico. "Scusi, dottò, non la volevo spaventa, che c'ha due euro?"

Neanche uno, pensa Alessandro, due! Partono già agguerriti, esigenti, già hanno il business, il planning perfino nelle

richieste. Alessandro apre il portafoglio e tira fuori un biglietto da venti euro e glielo da. Il barbone lo prende, leggermente sospettoso, poi se lo rigira tra le mani, lo guarda meglio. Non crede quasi ai suoi occhi. Poi sorride.

"Grazie, dottò."

Nel dubbio, pensa Alessandro, se non salta nessuno prima di me e per me, almeno un buon ricordo a qualcuno l'avrò lasciato. L'ultima buona azione. Improvvisamente una voce.

"E te credo, quello è un uomo di successo, è il re degli spot!"

Alessandro si gira. Dall'altra parte del ponte, ecco arrivare Pietro, Susanna, Enrico e Camilla. Camminano tranquilli e sorridenti. Enrico tiene sottobraccio Camilla e Pietro è un po più avanti.

"Allora? Alex, ma che stai a fa? Un'indagine comportamentale? Te le studi proprio tutte per andare forte nei tuoi spot, eh? Stavi parlando con quello..." poi si gira e controlla che il tipo si sia allontanato, "scommetto che la tua prossima pubblicità sarà proprio con un barbone!"

"Che dici, stavo solo facendo una passeggiata. E voi? Voi invece cosa avete fatto?"

"Mah, una di quelle cose così."

"Cos'è che non ti è piaciuto?"

"Ma niente, mia zia cucina molto meglio!"

"E te credo, ha la zia che è siciliana doc!"

"Che tipo. Siamo andati a mangiare qualcosa da Capricci Siciliani a via di Panico. Ti volevamo pure chiamare, poi abbiamo pensato che stasera mi avevi detto che c'era la festa da Alessia, quella dell'ufficio, pensavo fossi lì."

"È vero, me ne sono completamente dimenticato."

"Ma che tipo!"

"Hai finito con questo "ma che tipo"? Sembri tu uno spot!"

"Dai andiamo, ti accompagno da Alessia."

"Ma non mi va."

"Dai che ti va, sotto sotto ti va. E poi non sta bene, sembra che hai un conflitto socioeconomico-culturale nei confronti della tua assistente..."

"Ma ci stanno tutti."

"Appunto ci devi andare, e poi scusa, come avvocato m'hai fatto curare un sacco dei vostri casini e quindi..."

"Quindi?"

"Quindi t'accompagno." Pietro si avvicina a Susanna. "Amore, ti dispiace? Lo vedi come sta giù? È meglio che vado con lui, ha qualche problema di cuore... e poi devo anche parlargli di lavoro."

Alessandro si avvicina. "Problemi di?... Ma che le stai dicendo..."

"No, niente, niente. Ehi, volete venire anche voi?"

Enrico e Camilla si guardano un secondo, poi si sorridono.

"Noi siamo stanchi, andiamo a casa."

"Ok, come volete." Pietro prende sottobraccio Alessandro. "Ciao, amore, non faccio tardi, non ti preoccupare" e se lo trascina via velocemente. "Via, via, prima che ci ripensi o dica qualcosa. È in buona in questi giorni."

"Ma che le hai detto prima?"

"Ma niente, mi sono inventato qualche cavoiata per rendere plausibile il mio sostegno psicologico."

"Cioè?"

"Be, le ho detto che hai qualche problema di cuore."

"Mica le avrai detto che..."

"Ma che ti frega, un avvocato come me ha un rapporto costante con la bugia."

"Ma non è una bugia. Solo che non mi va che ne parli... L'ho detto solo a te."

"Sì, ma sono quelle cose che dici così."

"Così come?"

"Così! Ma questa è la tua nuova Mercedes?"