143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 53

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"No, grazie, ma non lo voglio" e si allontana.

Niki la guarda. Poi si gira verso di lui. "Sai, è una un po strana. Ma è forte. Gioca a pallavolo e ogni tanto prende delle pallonate in testa e reagisce così. Poi le passa."

Lui prova a sorridere ma si vede che c'è rimasto un po male.

"Senti, dallo a me."

"Ma no, era per lei."

"Ma che hai capito? Dallo a me che faccio la consegna differita più tardi" e glielo sfila di mano. Correndo via si volta un attimo.

"Ma come ti chiami?"

"Filippo" fa appena in tempo a dire lui, prima che lei sparisca dietro l'angolo, lasciandolo lì, con un euro carico in una mano e un sogno in meno nell'altra.

T

Trentuno

"Che c'è, perché non parli?" Mauro guida il motorino a tutta velocità nel traffico. "Ahò, perché non parli?" Paola gli batte forte con la mano sulla spalla. "Non fa finta di non sentire, ce l'ho con te. Che c'hai adesso, sei incavolato?"

"No, non ho niente."

"Sì, con quella faccia e non hai niente... A me la racconti? Ancora..."

Mauro entra nella strada che porta verso casa di Paola e la supera.

"Ahò, ma che ti sei rimbambito, io abito al !"

Mauro continua ancora un po, poi ferma il motorino e scende. Anche Paola fa lo stesso. Si toglie il casco.

"Madonna, quando fai così sei insopportabile. Che c'è, che c'è, che c'è, si può sapere che c'hai?"

"Niente, niente e niente."

"Niente è la risposta dei deficienti. Da quando ho finito di girare, non hai aperto bocca una volta, non hai salutato nessuno e hai messo un muso che non finisce più... Allora? Madonna, ti devo per forza trattare da ragazzino."

"Niente. Mi ha dato fastidio una cosa."

"Che cosa? La scena che abbiamo girato? Giocavamo a pallacanestro. Mi hanno scelta proprio per questo, no? Perché sono alta e perché ho fatto un po di pallacanestro. E alla fine ho sorriso nella cinepresa e ho detto la mia prima battuta, la prima battuta della mia vita: "Non posso perdere...". Il prodotto

neanche l'ho nominato... E tu comunque ne fai un caso. Cioè, non sai essere felice per me? No, dimmelo. Ma poi che c'hai trovato di male?"

"Fino a lì niente."

"E allora cosa?"

"Quando sei andata dal regista."

"Ecco. Ecco... Lo sapevo." Paola gira attorno al motorino presa da un attacco di rabbia. "Come lo sapevo... Lo sai che ho fatto? Cioè, io sono solo andata a salutare il regista, come fanno tutte le ragazze educate e gentili, e lui mi ha chiesto, tra l'altro, se tu eri il mio ragazzo..."

"Sì, infatti, ho visto che parlavate."

"Già."

"E poi lui t'ha dato un foglio..."

"Sì, un foglio..." Paola fruga e lo tira fuori dalla borsa, "eccolo qua. E lo sai cosa c'è scritto, eh, lo sai? Guarda. Guardalo" glielo appiccica in faccia. Mauro allontana il viso infastidito.

"Così non riesco a leggerlo."

"Ecco, allora te lo leggo io. C'è un numero. ... e quello che segue, solo che non è il suo numero. Hai capito? È di un fotografo. Un fotografo! E poi c'è anche un indirizzo. E sai perché? Perché è stato gentile. Perché ha pensato che stavo con un ragazzo. E questo foglietto è per te" e glielo lancia con rabbia. "Mi ha detto che stanno cercando un ragazzo per un altro spot, un tipo di periferia, ma bello come te... Hai capito? Ti ha fatto pure i complimenti e mi ha consigliato un fotografo per farti fare delle foto senza pagare troppo. E quello è il suo numero, hai capito? E quello sotto è invece l'indirizzo dove devi andare con le foto. Ora hai capito o no? Cioè, io sono stata gentile, il regista generoso e tu invece sei lo stronzo che mi ha rovinato la giornata."

Mauro cerca di abbracciarla. "Ma amore, che ne potevo sapere io?"

"E allora prima di fare la faccia appesa, non è più facile chiedere? Parlare? Dialogare? Non come fanno le bestie?"

"Perché, che fanno le bestie?" "Grugniscono, come te."

Mauro le si fa sotto, si piega, fa il verso di un porcello. E preme con il muso sulla sua pancia e spinge e grugnisce, cercando di farla ridere. Ma Paola è ancora arrabbiata. "Ahia, e lasciami, che me fai male!" Si sposta e mette le braccia conserte. "Cioè, ti giuro, basta. Smettila. Non mi fai ridere per niente. Mi hai scocciato. È assurdo, mi sembra sempre d'avere a che fare con un ragazzino. Almeno i ragazzini poi crescono. Tu invece fai il contrario."

"Sempre... e dai, non esagerare, mica sempre... È la prima volta che te faccio una scenata di gelosia."

"Cosa? Ma la fai sempre, ogni volta che c'è l'occasione."

"Ma quando?!"

"E ti credo, un sacco di volte siamo da soli, che scenate puoi fa? Ma appena parlo con qualcuno come oggi, oltretutto per fare un favore a te, ecco che scatti."

"Guarda che la gelosia, amò... è sintomo d'amore."

"Sì, e questa dove l'hai letta? Nei Baci Perugina?"

"E dai, amò, non litighiamo, su."

"Basta, sono stanca, è da stamattina alle sette che lavoro. Voglio andare a casa, dai ci sentiamo più tardi..." Paola prende la borsa appoggiata sul motorino e si allontana. Mauro risale sul Kymco, mette in moto. E poco dopo le è di nuovo vicino.

"Dai amò, non fa così."

"No, va bene, poi mi passa, ma ora basta."

"Vado a fare le foto domani. Mi accompagni?"

"No, vai da solo. Forse ho un altro colloquio."

"Col regista?"

"Insisti? Allora vuoi proprio litigare?"