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"Va bene, non litighiamo, dai, dammi un bacio."
Paola gli da un bacio cercando così di toglierselo di torno. "Ok..." Mauro risale sul motorino.
"Domani faccio le foto e poi vado a quell'indirizzo che mi hai dato tu, va bene?"
"Va bene, ciao." Paola fa per entrare.
"Non spegnere il telefonino, così magari ci sentiamo dopo per un saluto..."
Paola chiude il cancello. "Se posso non lo spengo. Sennò lo spengo... Lo sai che i miei sentono tutto, mi stanno incollati..."
"Ok... Ma secondo te quel regista era frocio?"
"Ma va va" Paola scocciata scuote la testa ed entra nel portone. Mauro la guarda entrare, poi si mette meglio il biglietto dentro la tasca del giubbotto e parte.
Arrivato nella piazzola sotto casa sua, chiude il motorino, mette la catena ma, quando si rialza, dall'ombra spunta qualcuno.
"Mauro?"
"Chi è? Ahò, mortacci tua, Carlo, m'hai fatto prende un
colpo."
Il fratello va verso di lui. "Scusa, non ti volevo spaventare. Senti, con papa oggi ho discusso a lungo. Ieri non sei tornato neanche per cena. Ti aspettavamo e non hai neanche avvisato... Fai sempre di testa tua, eh?"
"Oh non rompe Cà, me ne so dimenticato, va bene... Ma ormai so grande, eh, ho ventidue anni non tre, anche se per una volta non torno..."
"Sì, sei grande solo a parole però. Hai lasciato la scuola, non hai neanche finito e sono quattro anni almeno che stai in giro a fare che?"
"Come a fare che?"
"E a fare cosa? Non capisci più neanche l'italiano?"
"Madonna..." Mauro passa accanto a Carlo e lo supera, "me sembri nostro padre, ahò..."
"No, se fossi lui t'avrei preso a calci in culo. Te l'ha promesso."
"Allora non rientro."
"Dai, non fare il cretino. Ma possibile che non capisci?"
Mauro va al motorino, toglie di nuovo la catena e la mette nel bauletto.
"Mau, perché non vieni a lavorare con me, ho bisogno di un assistente. Impari il mestiere, non è difficile e si guadagna abba stanza... Se c'è una cosa che non manca mai sono i tubi rotti e i cessi da montare. Se diventi bravo possiamo anche prendere più lavori e, una volta che hai capito come si fa, te la sbrighi da solo, non è male, sul serio." Mauro monta sul motorino. Lo accende.
"Guarda che oggi ho trovato lavoro ma non ti dico niente, perché per come siete fatti finisce pure che lo perdo. Me por tate sfiga" e parte sgasando, lasciando il fratello solo nella piazzola.
Trentadue
Arrivato davanti alla scuola di Niki, Alessandro ferma l'auto, si guarda in giro distratto. Alcune ragazze chiacchierano allegre, fumandosi la classica sigaretta dell'uscita di scuola. Qualcuno, fregandosene dell'eventuale passaggio dei genitori, è appoggiato a un motorino e si bacia in maniera quasi avida. Il ragazzo, a bocca completamente aperta, è tuffato su quella di lei ed esagera con una lingua quasi funambolica. E la miseria! Ma se io avessi una figlia e vedessi una scena del genere che direi? Forse non passerei più davanti alla sua scuola. Tanto cosa potrei fare? Si andrebbero a baciare ai giardinetti o nei bagni o da qualche altra parte. Finché si baciano... Il ragazzo sembra quasi averlo sentito e infila la mano destra sotto la maglietta della ragazza, che apre l'occhio, si guarda per un attimo in giro, poi sorride, chiude gli occhi, lo ribacia e si rituffa lasciandolo fare. Proprio in quel momento arriva un boro vicino ai due. Alessandro si fa più attento. Che scatti la rissa? Una di quelle tante risse che ho sempre letto sui giornali ma che non ho mai visto? Macché. Il boro appena arrivato aspetta un attimo, poi decide di intervenire.
"Ahò, ve levate dal mio motorino che devo andà a casa?" Il baciatore pazzo alza il braccio al cielo.
"E capirai... Proprio questo dovevi prendere, eh?"
Il boro alza il mento. "E certo, è il mio."
Il tipo allarga le braccia. "Va be, va be, te dico solo che se stava a ingrifà pure il tuo motorino..."
Alessandro sorride, ma subito dopo gli prende un colpo. Lo
sportello della sua macchina si apre all'improvviso e si tuffa dentro Niki.
"Vai, vai, presto, accendi, vai, parti!"
Alessandro non se lo fa ripetere due volte. Niki si butta subito giù, mentre lui supera l'uscita della scuola e gira dietro l'angolo. Poi guarda dall'alto Niki, accovacciata sotto il sedile accanto.
"Ehi, ti puoi alzare, eh..."
Niki si sistema tranquilla vicino a lui. Alessandro la guarda serio.
"Senti, ma è possibile che ogni volta dobbiamo fare questa sceneggiata perché c'è tua madre fuori dalla scuola? Non capisco, non abbiamo fatto niente di male, abbiamo fatto solo un incidente come tanti."
"Ma oggi non è passata mia madre!"
"E allora? Tanto meglio... Perché ti nascondi?"
"Perché c'era il mio ex ragazzo..."
Alessandro la guarda e strabuzza gli occhi.
"Il tuo ex ragazzo? E allora?"
"Niente. Non capirebbe. E soprattutto..."
"E soprattutto?"
"Soprattutto è un tipo manesco..."
"Senti, io non voglio entrare nei vostri casini."
"Ma dai! Vedrai che non succederà niente, è per questo che mi sono messa sotto."
"Ma io non voglio proprio che tu ti metta sotto, io non voglio neanche che ci sia la possibilità, che non ci sia proprio alcun rischio. Non voglio neanche conoscerlo, questo tuo ex. Io non voglio..."
"Eh eh! Troppi non voglio! Sai cosa mi diceva sempre mio padre? L'erba non voglio cresce solo nel giardino del re."