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"Guarda, Alex, ti giuro, questa casa mi piace un casino. E si è così vuota... Forte, sul serio!, non c'è niente di troppo, )lo questo divano centrale, la tv e poi un tavolo e laggiù un Dmputer. Te lo giuro che è un sogno. E poi questi... No! Non
credo."
Niki entra nella stanza dell'ufficio. Una grande libreria e iverse foto. A colori, in bianco e nero, graffiate, sbiadite. Con : frasi più famose. E gambe, e ragazze, e macchine, e bibite, e
volti, e case, e cieli. E immagini della sua grande creatività, le più diverse, appese al muro, tenute su da sottili fili di nylon e delle cornici blu scure zincate con un piccolo bordo giallo ocra. "Che ficata! Ma queste sono tutte le pubblicità che poi io ho visto... Nooo! Non ci credo!"
Niki indica una foto, ci sono gambe di donne che indossano calze. Le più diverse, le più strane, le più colorate, le più serie, le più folli.
"Ma l'hai fatta tu questa?"
"Sì, ti è piaciuta?"
"Mi è piaciuta? Ma io vado pazza per quelle calze! Non sai quante me ne sono comprate. Ma io le sfilo sempre. O perché mi poggio le mani sulle gambe e magari ho una pellicina alzata. Sai, mi mangio le unghie... o perché urto qualcosa, insomma, ne cambio una media di quattro, cinque a settimana e le ho prese sempre tutte da loro."
"E io che pensavo di aver avuto successo per la mia pubblicità. Ho fatto tanti numeri solo perché ci sei tu che ti rompi in continuazione le calze!"
Niki si avvicina ad Alessandro e gli si struscia un po addosso.
"Ehi, non fare il modesto con me, e poi senti..." Niki prende la mano di Alessandro, si alza un po la gonna e se la poggia in alto sulla sua coscia. Gli si avvicina col viso e lo guarda ingenua, coi suoi occhi grandi, apposta smorfiosa, e poi maliziosa, e ancora piccola, e poi grande, e poi boh... Ma comunque bella. E desiderabile. E una voce bassa e calda ed eccitante. "Vedi... Mica le porto sempre, io, le calze..." e poi scoppia a ridere e si allontana, lasciando cadere giù il vestito, sistemandoselo meglio. Poi si leva le scarpe e si muove un po i capelli, li friziona quasi, liberandoli da quell'ordine prigioniero di un semplice elastico.
"Ehi" si gira e lo guarda, "ma si può avere qualcosa da bere in questa casa?" sorride maliziosa.
"Ehm, certo, certo..." Alessandro cerca di riprendersi e va verso il mobile dei liquori.
"Ehi, cosa vuoi, Niki, un rum, un gin tonic, vodka, whisky..."
Niki apre la finestra del terrazzo. "No, sono troppo forti. Non hai una semplice Coca Cola?"
"Coca Cola? Subito." Alessandro va in cucina, Niki esce in terrazza. La luna è alta nel cielo, attraversata da qualche nuvola leggera. Sembra un'amica che fa l'occhietto. Alessandro, in cucina, sta versando la Coca Cola e taglia un limone. Niki gli grida da lontano "Alex, metti anche un po di musica?".
"Sì."
Prende il bicchiere, c'infila un po di ghiaccio, poi va dove ha poggiato la giacca e fruga nella tasca. Trova il ed che gli ha regalato Enrico. È doppio, incredibile. Prende uno dei due senza farci troppo caso, lo infila nell'hi-fi attaccato al muro. Spinge un pulsante e fa partire il ed. Ne spinge un altro per la filodiffusione in tutta la casa. Raggiunge Niki in terrazza.
"Ecco la tua Coca."
Niki la prende e ne beve subito un sorso. "Uhm, buona, perfetta col limone poi."
Proprio in quel momento comincia la musica.
"Che ne sai tu di un campo di grano, poesia di un amore profano..." e subito dopo la voce di Enrico, "ecco, qui Lucio voleva sottolineare l'impossibilità di spiegare, di capire, d'interpretare, di collocare l'amore così come la bellezza di un campo di grano, come quelle emozioni che a volte improvvise, come portate da un vento, non sono spiegabili, da questo la domanda che ne sai tu di un campo di grano... Una domanda che resterà senza risposta come invece più chiaro è il perché di queste altre parole..."
E subito parte un altro pezzo di Lucio Battisti. "Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte." "Ecco, in questo caso ci deve essere stata chiaramente poco prima della composizione del pezzo una discussione tra Lucio e Mogol, infatti, si può chiaramente capire dalle parole che..."
"Ehm, scusa, ho sbagliato ed."
Alessandro corre, rientra in studio, stoppa il ed, lo tira fuori e vede che sopra c'è scritto "Interpretazioni varie" Prende l'altro ed. "Solo atmosfera." Meglio. Mette il ed sperando che questa volta vada meglio. Spinge il pulsante, aspetta che la musica inizi. Ecco, è partita. Alessandro prende la copertina del ed e guarda i titoli segnati da Enrico. Sorride. Sono le loro canzoni. Il cammino di un'amicizia. Guarda le prime e gli sembrano perfette. La quarta non la conosce ma del suo amico si fida. Torna in terrazza. Quando esce, la luce è spenta.
"Ehi è buio..." Alessandro prova ad andare all'interruttore. "No, lascia così, è più bello." Niki è lì, poco distante da lui, in mezzo a un cespuglio di gelsomini. Ne ha staccato qualcuno e sta mordicchiando la parte finale del fiore.
"Uhm, Coca Cola e gelsomini... un sogno che mi stordisce."
"Già." Alessandro prende il suo bicchiere e le si avvicina.
"Potremo lanciare questa nuova bevanda sul mercato. GelsominCola. Com'è?"
"Complicata. La gente ama le cose semplici."
"È vero, anch'io."
"E tu, Alex, mi sembri così semplice."
Alessandro posa il bicchiere.
"Mi sembra un'offesa..." ,"Perché? Semplice. Semplice d'animo..."
"Ma a volte le cose semplici sono poi le più complicate da raggiungere."
"Oh, non fare il complicato. Sul serio! Insieme ce la possiamo fare... E poi è chiaro quello che desideri. Le cose che vuoi. Si vedono, si leggono e se anche io non le avessi capite... Alla fine me le ha suggerite il tuo cuore."
"Chissà cosa ti ha detto... A volte mente."
Niki ride e si nasconde dietro un gelsomino. Piccolo. Troppo piccolo per quello splendido sorriso.
"Con me è stato sincero..."
Niki morde un altro gelsomino. Succhia il nettare. "Senti, ha un sapore buonissimo. Mi dai un bacio?..."
"Niki, ma io..."
"Shhh... cos'è più semplice di un bacio?"
"Ma io e te... è complicato."
"Shhh... fai parlare il tuo cuore." Niki gli si avvicina. Poggia la sua mano sul cuore di Alessandro. Poi l'orecchio. E lo ascolta. E batte forte quel cuore emozionato. E Niki sorride. "Ecco, lo sento." E si alza dal petto. Niki lo guarda negli occhi. E sorride nella penombra del terrazzo.
"Ha detto di no..."
"No cosa?"
"Che tra me e te non è complicato. È semplice..."
"Ah sì?"
"Sì. E poi gli ho chiesto: che faccio, lo bacio?"