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"Be, secondo me potresti andargli a genio, non so, i mie sono così strani a volte... Dai, io vado" gli da veloce un bacie sulle labbra. "Sogni d'oro, dormi bene. E non uscire in terrazza. L'odore dei gelsomini ti potrebbe suggerire cose strane." E così dicendo prende la sua sacca leggera, corre veloce verso il portone e poi, senza girarsi, scompare. Alessandro mette in moto la Mercedes e torna verso casa. Oddio, in che casino mi sono cacciato. Io e una ragazza di diciassette anni. Se lo sapessero i miei. Se lo sapessero le mie due sorelle, già sposate e con figli. Se lo sapessero i miei amici con le rispettive mogli... Se lo sapesse Elena e soprattutto se lo sapessero i genitori di Niki... E così, senza neanche accorgersene, è già arrivato a casa. Non ha mai guidato così veloce. Forse perché ha improvvisamente provato la voglia di scappare da tutti quei se. Entra in ascensore e poco dopo è finalmente in casa. Si chiude dentro e mette il blocco. Fiuuu. Un sospiro di sollievo. Il ed a volume basso continua. Le canzoni, una dopo l'altra. Ora è il momento di Ligabue, L'amore conta. Però, bella playlist ha fatto Enrico. Poi un ricordo. E un altro. E un altro ancora. Piccoli flash. Frame d'amore. Sapori, profumi, dettagli, momenti più belli d'un film indimenticabile. Niki. Che sogno. Ma è successo sul serio? Certo che è successo. E che è successo... E veramente una bella ragazza. E dolce. E generosa. E divertente. E spiritosa. E spinta. E tenera. E... E diciassettenne.
Alessandro prende la bottiglia di rum, se ne versa un piccolo bicchiere. Ci vorrebbe anche un po di succo di pera. Ma no, perché ci vuole sempre qualcos'altro per essere soddisfatti? Basta godersi il momento, lo dice anche Niki, e se lo scola tutto d'un sorso. Solo rum. Puro rum. Diciassette anni. Ma arrestano in questi casi? Mah. Boh. Non lo so. Poi quasi senza volerlo si ritrova in terrazza. La musica leggera si diffonde in quell'atmosfera. Si avvicina lentamente al luogo dove è accaduto tutto... Il
luogo del misfatto gli verrebbe quasi da dire. Ma preferisce non pensarci sotto questa luce. Ecco. In un angolo per terra c'è il bicchiere della Coca Cola col pezzetto di limone. E sul lettino, in un angolo più lontano, l'elastico dei suoi capelli, abbando nato. Poi si avvicina al cespuglio dei gelsomini, ci si immerge quasi e fa un lungo respiro, riempiendosi di tutto il loro pro fumo. Proprio in quell'attimo si accende la luce del terrazzo di fronte. Una signora compare e grida a gran voce "Aldo, Aldo... Ma dove sei?".
"Sono qui Maria... Non urlare!"
"Ma non vieni a dormire?"
Un uomo improvvisamente si allontana dalla siepe, compa rendo così sotto la luce del lampione della sua terrazza. Dev'es sere Aldo. Guarda verso Alessandro. La donna rientra. "E dai, che domattina dobbiamo alzarci presto." L'uomo rientra in casa. Spegne la luce fuori, poi quella in salotto, poi il corridoio, sparendo di nuovo nell'oscurità. Alessandro si alza dal cespu glio dei gelsomini. Aldo. Si chiama Aldo. Magari ha pure fatto il guardone, stanotte. Tanto da lì non poteva vedere assoluta mente nulla. E così, un po più tranquillo, anche Alessandro rientra in casa. Chiude la portafinestra. Una cosa è sicura. Almeno stasera non mi ha denunciato.
Quaranta
Buongiorno, mondo. La tua Niki a rapporto. Aspetta che i stiracchio un po. Non ci credo... È stato favoloso! Basta, ni ci pensare, Niki. Torna normale. Fly down... Piedi per ten Non tre metri sopra il cielo... Più si sale in alto... e più ci si male quando si cade! Oh, non mi voglio portare sfiga per eh?! Ecco. Meglio. Low profile. Allora... Che mi metto st mattina? C'è pure quello di filosofia. Che palle. Mica ne voglia. Oggi spiega quello lì, Popper mi pare. Mi sa di pesi simo. Allora bisogna che mi vesto colorata, così fa da antidoti Niki apre l'armadio. Scruta un po le grucce. Jeans Onyx ro; con maglietta a righe. No. Sembro una bomboniera. Gonr stretch con maglia scollo a V. Troppo collegiale. Pantalone le^ gero azzurro vintage con maglia gialla senza maniche a coli alto. Vai. Popper non mi freghi. Ti batto coi colori di una gioì nata di sole. Poi mentre tira giù di tutto dall'armadio ( ripensa. Ma quanto posso essere felice io?! Troppo! Però h< una paura fottuta...
Tutti di corsa all'entrata di scuola. Qualcuna copia un compito un'altra assonnata si stiracchia, un'altra fuma con un'espres sione che la dice lunga sul fatto se varcherà o no davvero que portone. Qualcuna, più assurda delle altre, si mette un po d fard e si controlla di continuo allo specchietto del suo moto rino. O vuole far colpo su quel nuovo prof, o spera con ur basso trucco di rimediare un debito in meno. Lei no. Lei si
sente più grande di sempre. Cammina spavalda, divertita, euforica come non mai. Be, in fondo è vero. In un modo o nell'altro, ha già preso la sua maturità.
"Onde, siete pronte? Ho trovato l'uomo della mia vita!" "No, non ci credo, che cavolo hai combinato?" "E ce lo dici così? Ma tu sei pazza, racconta tutto! Subito!" Olly, Diletta ed Erica sembrano impazzite. Una smette di copiare, l'altra di truccarsi, l'ultima butta via la sigaretta.
"Ecco perché ieri sera eri irraggiungibile. Allora, racconta! L'hai fatto? Ma chi è, lo conosciamo? E dai, spiffera tutto! Che fai ci tieni sulle spine?" Olly la prende sottobraccio. "Guarda che se non racconti tutto, ma tutto tutto e subito... ti giuro che lo dico a Fabio."
Niki non crede alle sue orecchie. Si gira verso di lei e la
guarda sgranando gli occhi.
"Cosa?"ii
"Giuro."
Olly mette le dita incrociate sulla bocca e le bacia. Subito dopo porta la mano destra sul petto e alza la sinistra, poi, pensando d'aver sbagliato, cambia tutto, la sinistra sul petto e la destra in alto. Alla fine solleva solo le due dita della mano destra. "Parola mia. Oh, non so come funzionano tutte queste cose, ma se non racconti tutto parlo che è una meraviglia."
"Traditrice, sei una sporca traditrice. Ok..." per un attimo sembra sul punto di parlare, poi si libera di botto dalla stretta di Olly "Per colpa di una sporca spia, le Onde sono sciolte!" e scappa via, ridendo come una pazza. Fa a due a due gli scalini dell'entrata di scuola e subito Diletta, Erica e la stessa Olly le
sono dietro.
"Prendiamola! Presto prendiamola! Facciamola parlare!" e corrono tutte a perdifiato dietro Niki, su per le scale, aiutandosi con le mani sul corrimano. E tirano, e spingono e cercano di darsi ancora più velocità. E via, per il lungo corridoio delle classi. Diletta, che è sempre la più in forma di tutte, che non beve non fuma e che vorrebbe tanto combinare qualcosa... ma che va sempre a letto troppo presto, in un attimo è alle calcagna di Niki. Olly arranca più di tutte e urla all'amica "Placcala!
Placcala! Fermala! Buttati... e pigliala, quella là!" e Diletta e riesce, l'afferra per il giubbotto e la tira e inciampano e cadon< a terra. E Diletta ci finisce sopra e subito dopo arriva Erica chi frena e si ferma a un millimetro da loro, quindi arriva Oli} affannata, ma non riesce a fermarsi, e finisce addosso a Erica. I tutte e due cadono su Niki e Diletta. Tutt'e quattro per tern ridono e scherzano. Le tre amiche salgono su Niki e cominciane a torturarla, a farle il solletico, a cercare di farla parlare.
"Basta, basta! Oddio, sono tutta sudata. Non ce la faccio più. Basta, levatevi da sopra."
"Prima parla!"
"Basta, basta, vi prego, mi scappa la pipì, ahia, non ce la faccio più, levatevi da sopra, ahia!"
Olly le prende il braccio e glielo gira. "Prima parla, ok?"
"Ok, ok!" Niki alla fine si arrende.
"Si chiama Alessandro, Alex, ma non lo conoscete, è più grande di noi."
"Quanto più grande?"
"Abbastanza più grande..." Olly le monta sulla pancia. "Ahia, ahia, mi fai male, Olly, e dai!"
"Di la verità, c'hai scopato."
"Ma no, macché" Olly le prende il braccio di nuovo, mentre le altre la tengono ferma. Olly prova a storcerlo stile leva di judo.
"Ahia, mi fai male!"
"Allora parla! Ci hai scopato o no?"
"Qualcosina."
"Ragazze."
Niki, Olly, Diletta ed Erica vedono delle grandi scarpe ferme davanti ai loro visi. Mocassini rovinati ma scurissimi. Pian piano alzano lo sguardo. E il preside. Si rialzano subito, cercando di sistemarsi. Olly, Diletta ed Erica sono in piedi al volo, Niki ancora leggermente indolenzita ci mette un po di più.
"Ci scusi, signor preside, siamo cadute e poi alla fine, sì, insomma, un po ridevamo... sì, insomma, stavamo scherzando..."
"Be... Veramente mi stavano torturando..."
Erica, che è la più preparata, da una gomitata a Niki cercando di farla tacere, poi prende in mano la situazione. "E bello venire a scuola con un po d'allegria, no? Lo dice sempre anche il ministro dell'Istruzione nel discorso di inizio anno: ragazzi, non dovete vivere la scuola come un patema ma come un'occasione di... vero, Diletta, che lo dice?"
"Sì, sì... verissimo" fa Diletta sorridente.
Il preside invece resta serissimo. Molto bene" poi controlla l'orologio, "la lezione sta per ini
"
ziare."
Diletta interviene. "Ma ho visto che manca la prof d'italiano."
"Infatti. Vi farò io lezione. Quindi se siete così gentili da andare in classe... anche con allegria, evitiamo inutili discussioni in corridoio."
Il preside le supera, precedendole verso la loro classe. Camminano tutt'e quattro lentamente dietro quella figura austera. Sembrano un po mamma papera coi pulcini. Olly manda su e giù la mano, come a dire: mamma mia, che pesante. Ma lo fa naturalmente ben nascosta da Erica, che le cammina davanti. Poi Olly prende Niki per il giubbotto e la tira a sé. "Eh, ma che significa che hai combinato qualcosina?" Niki esagera, allarga la mano e disegna un cerchio. "Scherzavo. Qualcosina è riduttivissimo... È stato più di tutto quello che ho provato finora... e più di quello che riuscivo a immaginare... insomma, un sogno!" poi sorride, scappa via dal suo abbraccio ed entra in classe. Olly rimane sulla porta e la guarda indispettita. "Dio come ti odio quando fai così! F. F. Fottutissima fortunata!"
Quarantuno
Alessandro è appena rientrato in ufficio. Si è vestito particolarmente bene. Se non altro per impressionare, visto che non ha la minima idea di come si presenterà alla riunione del pomeriggio dal suo direttore Leonardo. E soprattutto con quale idea.
"Buongiorno a tutti" saluta sorridendo le varie segretarie del corridoio. "Buongiorno, Marina. Buongiorno, Giovanna." Saluta anche Donatella, la centralinista che risponde con un gesto della testa e riprende a giocare a qualcosa al computer che ha lì davanti. Cammina lentamente, sicuro. Spavaldo, sereno, tranquillo. Sì. Ciò che si mostra, si vende. Non ricorda bene dove l'ha sentita, ma fa comodo ora. Sintceramente se ne ricorda anche altre due. Prima legge di Scott: