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|chinetta,
prende dalla scatola lì vicino una cialda con su
fscritto "Caffè Espresso", la mette nell'apposito spazio.
|Sistema il bicchierino di carta sotto il beccuccio. Preme un
ptasto verde. Il motorino si mette in funzione e poco dopo il
fcaffè comincia a scendere fumante, nero, preciso. Proprio al
ii
contrario della sua situazione. Alessandro controlla il livello del caffè e preme "stop". Lascia cadere le ultime gocce e toglie il bicchierino. Si gira e quasi ci si scontra contro. Marcelle II suo antagonista. È lì, davanti a lui. E con un sorriso.
"Ehi, ci mancava poco, eh? Anch'io ho voglia di un caffè!" e prende anche lui una cialda, la infila nella macchinetta, ci mette sotto un bicchierino e la fa partire. Poi gli sorride. "Che strano... a volte si ha voglia delle stesse cose nello stesso momento."
"Già. Ma il segreto sta nel fatto che non sia un caso. Dobbiamo far venire voglia a tutti della stessa cosa, quando decidiamo noi... È per questo che lavoriamo..."
Marcello sorride e stoppa la macchinetta. Prende due bustine di zucchero di canna e le versa una dopo l'altra nel bicchierino. Inizia a girare il bastoncino in plastica trasparente.
"Sai, ieri ho presentato la mia prima idea."
"Ah sì?"
Marcello lo guarda per cercare di capire quanto davvero non lo sappia già.
"Sì. Non lo sapevi?"
"Me lo stai dicendo tu adesso."
"Pensavo ti avesse detto qualcosa Leonardo."
"No, non mi ha detto niente."
Marcello beve un sorso di caffè. Poi gira di nuovo il bastoncino.
"Sai, sono abbastanza soddisfatto del lavoro. Credo sia nuova. Non rivoluzionaria ma nuova sì. Ecco, nuova e semplice."
Alessandro sorride. Già, pensa, ma Leonardo la vuole "nuova e sorprendente".
"Perché ridi?"
"Io?"
"Sì, stavi sorridendo."
"No, pensavo che tu metti due bustine di zucchero nel caffè. E io invece lo prendo amaro."
Marcelle" lo guarda di nuovo. Stringe un po gli occhi, cerca di studiarlo, di capire meglio cosa nasconda.
"Sì, ma il risultato non cambia. Sempre di caffè si tratta."
Alessandro sorride ancora. "Be, però la differenza può essere grande o piccola..."
"Certo, la differenza è che può essere amaro oppure no."
"No, più semplice. Può essere un buon caffè oppure troppo dolce."
Alessandro finisce di bere il suo e butta il bicchierino nel cestino. Anche Marcello beve l'ultimo sorso. Poi assapora quei granelli di zucchero rimasti sul fondo, masticandoli. Alessandro è leggermente infastidito da quel rumore. Marcello lo guarda. Poi gli si rivolge curioso.
"Tu, Alex, quanti anni hai?"
"Trentasette tra qualche mese."
Marcello butta il bicchiere nel cestino.
"Io ne ho fatti ora ventiquattro. Eppure sono sicuro che noi due abbiamo più cose in comune di quanto tu possa immaginare..."
Rimangono così, per un attimo in silenzio. Poi Marcello sorride e allunga la mano.
"Be, buona partita, andiamo a lavorare e vinca il migliore."
Alessandro gli stringe la mano. Sai, vorrebbe dirgli, a proposito dei tuoi anni e della dolcezza della vita, be, ieri ho passato una serata fantastica con una diciassettenne... Ma non è così sicuro che sarebbe veramente un punto a suo favore. Allora sorride, si gira su se stesso e va verso il suo ufficio. Ma dopo aver fatto qualche passo, s'infila la mano destra nella tasca dei pantaloni. Non cerca le chiavi. Cerca un po di fortuna. Proprio quello che ci vuole. Nella vita non è poi così facile trovare bustine di zucchero per renderla meno amara. Proprio in quel momento passa il direttore.
"Ehi, Alex, buongiorno. Tutto bene?"
Alessandro sorride togliendo subito la mano dalla tasca e gli fa un segno chiudendo il pollice e l'indice tra loro.
"Sì, tutto ok!"
"Bene, ti vedo in forma. Così ti voglio. Allora alle sedici da me."
"Certo! Alle sedici."
Appena lo supera, Alessandro guarda preoccupato l'orologio sopra il suo ufficio. Le dieci e pochi minuti. Ho appena sei ore per trovare l'idea. Una grande idea. Una formidabile, splendida, vincente idea. E soprattutto nuova e sorprendente. E, cosa fondamentale, che mi faccia rimanere a Roma. Alessandro entra nell'ufficio. Andrea Soldini e gli altri sono tutti intorno al tavolo.
"Buongiorno a tutti, come andiamo?"
"Benino, capo."
Andrea gli si avvicina con dei fogli. Gliene mostra alcuni. Vecchie pubblicità di caramelle con gli scenari e i personaggi più diversi. Cowboy e indiani, ragazze di colore, sportivi, perfino un mondo galattico.
"Ehm, capo. Allora, queste sono le ricerche più significative tra tutte le pubblicità delle caramelle fatte in tutti i tempi. Ecco, questa è una molto forte, andata benissimo nel mercato coreano."
"Coreano?"