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Itutta casa, ha imposto le sue scelte, ha litigato perché tardaIvano
nella consegna, mi ha obbligato comunque a dare l'an
ticipo,
io alla fine ho pagato e lei se n'è andata. Puff. Sparita. 'Mai più sentita. Se non per quel messaggio di stasera... per
Camilla. Certo che noi maschi a volte siamo proprio dei coglioni. Meglio non pensarci, va... Alessandro beve un sorso di Coca Cola. Ecco, questo sarebbe uno di quei
:
momenti in cui bisognerebbe avere il vizio del fumo. O ancora meglio dell'erba. Ma solo per rilassarsi un po, per prenderla a ridere... Invece che a piangere. Qualche vago ricordo di dolci momenti sparsi. Lui ed Elena lungo il sentiero di quell'amore vissuto. Un desiderio. E un altro ricordo. Quando si sono conosciuti per caso alla presentazione di una nuova macchina. E subito Alessandro l'aveva trovata simpatica, quella manager fatta tutta a modo suo, che parlava facendo continue digressioni, aprendo parentesi e parentesi e ancora parentesi e poi sottostorie, perdendosi in un altro rivolo di parole. E uno non capiva più bene dove fosse andato a finire. E allora lei sorrideva... "Cosa stavo dicendo?..." e alla fine ritrovava da sola il filo "Ah, sì certo...". E un'altra cosa buffa. E un sorriso. E un momento erotico, lei e quelle calze autoreggenti sfilate piano. Lei e la sua pelle che si libera e splende. E tanto. E tutto. E troppo. Poi, improvvisamente, un fastidio. Alessandro si agita sulla poltrona. Chissà con chi lo starà facendo ora. Ma no. Non lo sta facendo. Non è possibile. E allora perché se n'è andata? Magari era solo un momento. Ma sì, deve essere così. Lei non è il tipo che tronca una storia e ne inizia subito un'altra. No. Lei no. Non è possibile che di botto ricomincia così, in un secondo, a fare con un altro tutte quelle cose splendide, spinte, sporche, sensuali, saporite che sa fare lei. Tutte cose con la s poi... chissà perché. Ma perché tu, invece? Ti sembra normale che all'improvviso, praticamente senza conoscerla, diciamo... ti sei divertito con la ragazza dei gelsomini? Con Niki, una diciassettenne. Con tutte quelle s ma anche z e ab e e e non so quante altre lettere dell'alfabeto erotico? Meglio non pensare proprio a niente.
In quel preciso momento suonano alla porta. Alessandro quasi cade dalla poltrona. Si era addormentato un attimo. Si alza veloce. Guarda l'orologio. Mezzanotte e mezza. E chi è a quest'ora? Elena? Ma Elena ha le chiavi. Però potrebbe essere così educata da suonare. Ora che ci penso da quando se ne è andata è passata una sola volta da casa. Quel giorno che rien
trando la trovai. Voleva prendere quel souvenir, quello stupido souvenir di Venezia... E se lo è preso. Che stronza.
Poi Alessandro guarda nello spioncino della porta. E non riesce a capire bene di cosa si tratti. E soprattutto... chi è.
Un foglio bianco gli tappa la vista. Sopra si vede un piccolo, strano disegno. Poi sente una voce, ovattata dalla porta chiusa.
"E dai, ti ho sentito, sei dietro la porta... Ma che, non lo hai riconosciuto? Da da da da da da..." Silenzio. Poi di nuovo. "Da da da da da da!"
Alessandro solo ora riesce a vedere meglio il disegno. È una pinna.
"È lo squalo che ti suona! E se apri ti si mangia!" Niki... sorride Alessandro e apre la porta. "Oppure tu mangi lui... Ti ho portato il gelato!" "Grazie! Scusa, ma non riuscivo proprio a capire..." "Sì, sì..." Niki entra in casa con una busta in mano. "Fifone! Chiudi, va..."
Alessandro chiude la porta e mette il blocco. "Qui ci vuole una come me che ti fa da bodyguard, altroché. Che poi la tua casa è vuota, di che ti preoccupi, cosa ti possono rubare?" Alessandro le si avvicina. "Be, adesso te..."
"Che carino..." Niki gli da un bacio morbido e leggero sulle labbra. Poi si stacca. "Be, adesso anche il gelato!"
Niki va a portarlo in cucina mentre Alessandro decide di Icambiare ed.
I"Ehi, hai delle ciotole dove lo possiamo mettere? Ma grosse,
Ieh? Che io ne voglio mangiare un sacco!"
|"Dovrebbero stare in fondo."
p"Ma in fondo dove?"
jNiki inizia ad aprire tutti gli sportelli dei mobiletti della
!¦',cucina. Trova quello giusto. In alto.
',"Eccole, le ho trovate!" Una pila di ciotole e tazze grandi è
!proprio nell'ultimo scaffale in alto. Niki si sporge, prende le
;prime due, prova a tirarle via, facendole saltare. "Ops!" Escono
dalla pila entrambe ma una salta troppo in alto, sbatte contro il piano superiore e vola via, di lato, precipitando. Niki è velocissima. Posa la busta del gelato che teneva con l'altra mano, si piega al volo e la ferma poco prima che tocchi terra.
"Fiuuuu."
"Uno dei tuoi bagher migliori! Eh?!"
Alessandro compare sulla porta di cucina. Niki si rialza con la splendida ciotola azzurra e integra in mano. "Eh, sì, ci mancava un pelo ! "
Alessandro la guarda. Quelle ciotole azzurre. Fanno pendant con una collezione di bicchieri in vetro azzurro presa a Venezia in uno dei tanti weekend passati in giro per l'Italia. Una sera, cenando da soli, avevano usato quei bicchieri. Alessandro aveva apparecchiato alla perfezione, appena tornato dal lavoro. Aveva iniziato a cucinare, dopo aver messo la musica giusta e le luci... Elena si era seduta in salotto. Aveva avuto da ridire sulla scelta della musica e aveva preferito mettere su un altro ed. Poi lo aveva raggiunto in cucina, a piedi nudi si era seduta su uno di quegli sgabelli alti e lo guardava cucinare. Alessandro aveva versato un po di champagne per tutti e due. "Allora, com'è andata la giornata?" Avevano parlato del più e del meno, avevano riso parlando di qualcuno, tanto, troppo e improvvisamente Alessandro, girandosi, aveva urtato col bicchiere contro il bordo del muretto della cucina, sbeccandolo. Elena aveva smesso di bere. Aveva anche smesso di ridere. Aveva preso in mano quel bicchiere, guardato il danno, staccato un pezzetto di cristallo ormai incrinato e poi aveva buttato il bicchiere nel secchio. "Non ho più voglia di mangiare." Era andata in salotto, aveva infilato le gambe sotto il cuscino grande del divano e aveva messo su una faccia lunga di chi non ha voglia di parlare, di chi ha preso una decisione e la mantiene. Elena era così. Quella collezione l'aveva lasciata ad Alessandro. Forse perché ormai mancava quel bicchiere.
Alessandro prende la ciotola dalle mani di Niki, apre la finestra del piccolo terrazzino della cucina. Poi guarda Niki. Poi guarda la tazza. E la lascia cadere a terra facendola rompere in mille pezzi.
"H
"Ma, Alex... perché fai così?" Alessandro sorride e chiude la finestra.
"Perché magari pensavi che ci tenevo un sacco e invece non è così."
"Ho capito, ma scusa non potevi dirmelo e basta? Tu non sei normale."
"Invece sì. Si rompe una tazza? Bene, la nostra vita non cambia..."
"E secondo te è normale?"
"Sì, ripensandoci capisco che magari possa sembrare complicato."
"Molto... Chissà che storia hanno queste coppette..."
Alessandro capisce che non può capire. E un po si sente in colpa.
"Ehi, dai, mangiamoci questo gelato..."
"Ehi, non è che vuoi dimostrare che non ci tieni tanto neanche al gelato e me lo butti giù dalla finestra?"
"No, tranquilla, in questo caso non sarei così normale..."
Iniziano a metterlo nelle coppette, ognuno in quella dell'altro. Niki controlla il suo.
"Io solo cioccolato, nocciola e zabaione."
"Leggera."
"Non mi mettere i frutti che non mi vanno, cioè sono buonissimi ma li preferisco d'estate estate."
Alessandro indica quello bianco. "E questo cos'è?"