143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 87

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Simona, la mamma di Niki, salta sul letto. Roberto smette di leggere e la guarda, leggermente infastidito.

"Mi ricordi Glenn Close quando lei si rigira nel letto fatta di cocaina ed è morto l'uomo del quale è sempre stata innamorata e vorrebbe che il marito mettesse incinta la sua migliore amica che desidera un figlio ma non trova un uomo. Il grande freddo. Vuoi "gelarmi" dicendomi qualcosa del genere? O posso continuare a leggere?"

"Niki non è più vergine."

Roberto fa un lungo sospiro. "Lo sapevo. È stata una serata troppo piacevole perché non ci fosse la fregatura finale..." Poi appoggia il libro sulle gambe, aperto. "Allora, le cose sono due: ) vuoi che salto sul letto, urlando come un forsennato e poi vado in camera sua e faccio un casino. Poi esco in pigiama, cerco il ragazzo che ha combinato tutto ciò e lo costringo a sposarla; oppure ) continuo a leggere dicendoti prima cose tipo spero sia stata bene, che abbia trovato un ragazzo che l'abbia fatta sentire una donna o qualunque altra frase ti faccia credere che sto affrontando questa notizia con serenità?" Roberto guarda Simona e le sorride. "Allora, quale preferisci?"

"Voglio che tu sia te stesso! Con te non si capisce mai che uomo sei."

"Normale, mi sembra. Amo mia moglie, amo i miei figli, amo questa casa, amo il mio lavoro. Sono un po meno fortunato perché vorrei andare molto d'accordo con te... Ma lo sapevo che anche dandoti due opzioni non ti sarebbe andato bene. Avrei dovuto dire come quando eravamo piccoli, alle interrogazioni e il prof diceva "Mi parli di un argomento a piacere". Ecco, forse così avrei qualche chance con te per non discutere."

"Quando fai così non ti sopporto."

Roberto scuote la testa, mette il segnalibro alla pagina dov'è arrivato e appoggia il suo libro sul comodino. Poi si gira e cerca d'abbracciare la moglie, ma Simona ha messo il broncio. Scalcia un po e cerca di liberarsi.

"Amore, dai, non fare così... Lo sai che poi mi piaci ancora di più, guarda che rischi, eh?" e le da un bacio leggero, tra i capelli, perdendosi in quel profumo di shampoo non troppo dolce.

"E dai, stai fermo..." e sorride tenera e piccola, "mi fai venire i brividi." Poi si lascia baciare sul collo, sulla spalla, sul decolleté. Roberto le abbassa una spallina, piano... "No, dico, ma ti rendi conto?" "... Di che, amore?" "Niki... ha fatto l'amore."

"Sì, mi rendo conto, invece non mi rendo conto di quanto tempo è che non lo facciamo noi..." |Simona si libera dalla morbida stretta di Roberto, si allon

[jtana

un po, rimettendosi a posto la spallina. "Ecco, vedi come

!'sei... sei così."

fì"Così, come? Sono quello di prima, quello normale."

'',"No, sei freddo e cinico."

\"Ma che dici, Simo! Ora esageri. Ma lo sai quanti mariti e

ipadri dopo una notizia del genere avrebbero dato la colpa alla

,,,moglie nonché madre?"

"Sì, e infatti non li avrei mai sposati."

"Sì, ma non puoi sempre nasconderti dietro queste giustificazioni."

"Non mi nascondo. Lo penso proprio." Simona raccoglie le gambe e se le abbraccia. Stringe gli occhi. Roberto la guarda e se ne accorge. Sta per piangere.

"Amore, che fai?"

"Sono stanca, depressa e spaventata" e le scende una lacrima leggera.

"Ma che dici?"

"Dico, dico... Niki se ne andrà, ci lascerà. Matteo in poco tempo sarà adulto e anche lui non tornerà più e io resterò da sola. Tu magari t'innamorerai di una più giovane e bella, forse ti farai scoprire apposta, come fanno molti per pulirsi la coscienza e avere la scusa per troncare, oppure me lo dirai per sentirti più onesto..." Lo guarda, cerca di sorridere un po e si asciuga col dorso della mano, tirando su col naso. Ma un'altra lacrima scende piano, ascolta incuriosita tutte quelle parole, prima di cadere giù. "No. Non avrai coraggio di dirmelo... ti farai scoprire. Meglio, no?" e si mette a ridere. Una risata nervosa.

"Amore, ti stai facendo un film. Un brutto film."

"No, a volte è così. Per un amore che inizia, un altro finisce."

"Va bene, sarà anche così, ma intanto che siamo tutti felici per Niki, perché deve finire proprio il nostro amore? Magari ne sta finendo un altro, no? Per esempio i Carloni. Quelli dell'interno . Invece di preoccuparsi dei loro litigi, stanno sempre a curiosare negli affari altrui. Almeno se si lasciano, ne avremo uno in meno in questo palazzo!" e l'abbraccia di nuovo, la riconquista piano, la stringe a sé. La bacia e la guarda negli occhi teneramente ma in modo intenso, da uomo. "Io ti amo, ti amo da sempre e ti amerò ancora. E se quando ci siamo sposati ero spaventato, ora che l'ho fatto e a distanza di vent'anni, posso dirlo. Sono felice d'aver fatto quella scena da imbranato andandolo a chiedere ai tuoi... posso avere la mano di sua figlia? Ti ricordi cosa ha detto tuo padre? "E poi come farà a cucinare per te?"."

Simona è indecisa se ridere o continuare a guardarlo un po sospettosa. "Ma come, non vedi?" Simona si tocca con le mani la pelle del viso, la tende partendo dagli zigomi, morbida, len tamente, la tira indietro, verso le orecchie. "Vedi? Il tempo che passa..."

"No" sorride Roberto, "io vedo il tempo che sarà, vedo un amore che non se ne vuole andare e vedo una donna bellis sima..." e la bacia di nuovo, dolcemente. Baci teneri di compli cità, baci dal sapore diverso, come un vino invecchiato e per questo profondo, denso, leggermente speziato, con aromi che ricordano vaniglia e legno, persistente, caldo. Baci che scen dono in fondo, dove già stanno andando le sue dita, sul bordo delle mutandine di Simona che ha un brivido e sorride e butta la testa all'indietro e dice "Spegni la luce...". "No, ti voglio vedere." E allora lei ridendo si tira sopra la testa le lenzuola, sparisce sotto e gli da un piccolo morso attraverso il pigiama, tenero, morbido, sensuale. E qualcosa accade. E in un attimo perdono il senso di tutto quel tempo e tornano bambini.

Cinquantuno

Buongiorno, mondo. Non credevo. Il prof di filo mi ha davvero stupita con quel fuori programma. Ogni tanto serve a qualcosa anche lui. Invece di continuare a spiegare Popper ha detto "Oggi farò una pazzia".

"Perché di solito?" ha sussurrato Olly.

"Avete mai sentito parlare di Cioran?"

"Si mangia?"

"No, Bettini, non è roba che si mangia. Emile Cioran. Un filosofo... No, Scalzi, è inutile che si affanni a cercare nell'indice del libro. Non c'è. Mi sono concesso una piccola trasgressione. Cioran ve lo spiego perché mi piace. E secondo me vi colpirà." E il prof ha sorriso. Io non capivo.

"Sì, nei denti" ha sussurrato di nuovo Olly a Erica.

"Cioran nacque a Rasinari, in Romania, nel Poi a diciassette anni iniziò a studiare filosofia all'Università di Bucarest..."

"Ma allora è uno moderno, cioè di ora?"

"Sì, De Luca, è uno del Novecento. Che pensava, forse che la filosofia si fermasse a duecento anni fa?"

E dopo tutti i vari bla bla bla, l'ha detto. Ha detto quella frase che non mi scorderò più.

"Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve allargarle. Un libro deve essere un pericolo." Lo diceva questo Cioran. E io allora ho alzato la mano. Il prof mi ha visto. "Cavalli, che c'è? Deve andare in bagno?"

Il

"No. Volevo dirle che quella frase secondo me si può applicare anche all'amore."

Silenzio. Tutti zitti. Eppure non mi sembrava d'aver detto nulla di assurdo.

"Cavalli... è uscita dal suo consueto letargo invernale. La primavera le fa un buon effetto. Me ne compiaccio. La sua associazione mentale è notevole. Le do un più."

Olly si è messa a farmi tutti i versi e le linguacce più impossibili e a dirmi sottovoce "Se ne compiace, capito? Lui se ne compiace!" Erica mi ha strizzato l'occhio e Diletta ha alzato il pollice stile imperatore romano coi gladiatori. Sono salva. Non verrò data in pasto ai leoni. Forte. Grazie, Cioran.

Cinquantadue

Leonardo è chiuso in sala riunioni con altri dirigenti. Stanno guardando i due disegni dello staff di Alessandro: la ragazza sull'altalena e la ragazza sul surf.