143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 9

Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 9

"Che vuoi dire un suo momento, è peggio della pausa di riflessione... un suo momento. Cioè, se n'è andata di casa, ha portato via tutte le sue cose, vi stavate addirittura per sposare. E ancora dici che non t'ha lasciato, che ha un suo momento."

Alessandro rimane in silenzio e beve. Pietro insiste.

"Allora che dici?"

"Che ho fatto una cazzata a chiederle di sposarmi, anzi no, meglio, a raccontarti tutto, anzi no, a portarti a questa festa, anzi, a farti avere rapporti di lavoro col mio ufficio, anzi, a restare ancora amico tuo..."

"Ok, ok, se sei così permaloso non mi diverto. Me ne vado."

"Ma dai, non andartene."

"E chi se ne va, è pieno di fiche qua dentro, mica sono scemo come te che ti vuoi rovinare la vita! Volevo dire me ne vado di là a pasturare."

Pietro si allontana scuotendo la testa. Alessandro si versa un altro po di muffato e poi si avvicina alla libreria, posa il bicchiere e inizia a guardare tra i libri di Alessia. Sono disposti per altezza e colore, diversi per genere. Sul divano qualcuno ride, ragazzi in piedi vicino al tavolo parlano ad alta voce, notizie di ogni tipo, cinema, calcio, tv. Alessandro prende un libro, lo apre, lo sfoglia e si ferma. Cerca di leggere qualcosa. "Chi ama a prima vista tradisce a ogni sguardo." Ma non era lo slogan del film Closer questo? Ma che libro ho preso? Ci si mette anche il destino. Quando ti sei appena lasciato sembra che il mondo ce l'abbia con te. Si organizzano tutti per bene per fartelo pesare di più.

"Salve." Alessandro si gira. Davanti a lui c'è un ragazzo basso, un po pelato, cicciotto ma con la faccia simpatica. "Non ti ricordi di me?" Alessandro socchiude gli occhi, cercando di metterlo a fuoco. Niente. "Non ti ricordi, eh? Dai, senti bene la mia voce... l'avrai sentita mille volte."

Alessandro lo guarda ma non gli viene in mente chi è.

"Allora?"

"Allora cosa, non hai detto niente."

"Ok, hai ragione. Allora... Buongiorno, è l'ufficio... dai è facile, ma sul serio non ti ricordi? La mia voce l'avrai sentita mille volte... Buongiorno, ufficio marketing... Dai, lavoravo con Elena!"

Di nuovo. Ma che è uno scherzo? Ma che ce l'avete tutti con

me? "Dai, una volta sei passato anche a trovarla. Io ero quello che aveva la scrivania alla destra di Elena."

"Sì, è vero, ora mi ricordo." Alessandro cerca di essere gentile.

"No, secondo me non te lo ricordi per niente. Comunque, non sto più lì, mi hanno trasferito, cioè mi hanno dato due giorni di vacanza. Domani ho un colloquio perché inizio un nuovo lavoro, sempre all'interno dell'azienda, eh... Ma come mai Elena non è venuta?"

Alessandro non ci crede. Ancora.

"Aveva da lavorare."

"Ah sì, può essere, lei lavorava sempre fino a tardi."

"Come può essere, è."

"Sì sì, certo, dicevo può essere... così, tanto per dire."

Rimangono per un po in silenzio. Alessandro cerca di togliersi da quella situazione fastidiosa.

"Ok, io vado a prendermi qualcosa da bere."

"Bene, io resto qui. Posso chiederti solo una cosa?" Alessandro sospira preoccupato cercando di non darlo a vedere. Spera solo che non gli chieda ancora di Elena.

"Sì certo, dimmi."

"Ma secondo te perché la gente non si ricorda mai di me?"

"Non lo so."

"Ma come, tu che sei un grande pubblicitario, tu che hai indovinato un sacco di campagne, tu che sai sempre tutto... E comunque... io sono Andrea Soldini."

"Piacere, Andrea... E comunque... io non so sempre tutto."

"Sì, va be, insomma, non mi sai dare una spiegazione?"

"Non lo so. Io faccio pubblicità che cercano in qualche modo di far risaltare un prodotto, non posso mica fare uno spot su di te." Andrea abbassa lo sguardo, dispiaciuto. Alessandro si accorge di essere stato scortese e cerca di recuperare. "Cioè, adesso non lo so proprio. In quel senso... Non lo posso fare adesso uno spot su di te. Ora vado a prendermi qualcosa da bere e ci penso, ok?"

Andrea alza il viso e sorride. "Grazie... sul serio, grazie."

Alessandro fa un sospiro. Almeno questa è andata.

"Ok, ora vado davvero a prendermi qualcosa da bere."

"Come no. Vuoi che te lo porto io?"

"No, no, grazie."

Alessandro si allontana. Ma guarda te. Pensa se dovevo venire a una festa proprio stasera e preoccuparmi di uno come questo. Cioè, sarà pure simpatico. Però, mica posso stare a domandarmi perché un uomo non risulta, perché uno non viene ricordato. Dice che stava nella scrivania a destra. Ma non mi sembra neanche che ci fosse una scrivania a destra. Le cose sono due, caro Alex: o avevi occhi solo per Elena o quello è veramente un tipo che passa del tutto inosservato. Spera solo che non ti assegnino mai una campagna pubblicitaria su un prodotto come Andrea Soldini. A questa idea Alessandro si diverte e con quell'unico sorriso della serata va al tavolo del buffet e mangia qualcosa. Lì vicino ci sono due bellissime ragazze straniere che gli sorridono.

"Buono, vero?" gli dice una.

Alessandro fa il suo secondo sorriso della serata. "Sì, buono."

E anche l'altra ragazza gli sorride. "Buono... qui tutto buono." Alessandro sorride anche a lei. Terzo sorriso.

"Sì, buono."

Devono essere russe. Poi si gira. Sul divano, poco lontano da lui, Pietro lo sta guardando. È seduto accanto a una bella ragazza bruna coi capelli lunghi che si piega in avanti e ride per qualcosa che deve aver detto lui. Pietro gli fa l'occhiolino da lontano e alza il bicchiere come per brindare. Muove le labbra tentando un labiale. "Vai forte!"

Alessandro alza la mano come dire "ma va va" e poi si versa un altro bicchiere di muffato e, dopo aver controllato che non ci sia più Andrea sulla sua strada, va sul terrazzo, lasciando a quel tavolo tutti e tre i suoi sorrisi. Si appoggia alla ringhiera coi gomiti e comincia a sorseggiare un po di vino. Buono, così freddo in una serata non troppo calda per essere aprile. Auto lontane, lì, sulla sinistra del Tevere che scorre lento, silenzioso, e dal piccolo terrazzo sembra anche

più pulito. Pensare che adesso potrei essere lì, a navigare verso Ostia, accompagnato da una olà di topi annoiati. Come in quel filmato che si vede sempre a Blob, quel tipo che va sott'acqua, verso il fondo. Oppure come nel finale di Martin Eden, quando lui nuota verso il fondo, morso da un gronco, e vuole morire dopo aver scoperto che la donna che ama è stupida. Stupida. Stupida. Stupida la morte che ci aspetta annoiata. E se mi fossi buttato, sono sicuro che sarei morto, a differenza di James Stewart, magari anche morso da un gronco e da un topo messi insieme... È che il mio angelo se n'è andato da tempo.

"A che pensi?" Alessia arriva alle sue spalle.

"Io? A niente."

"Ma come a niente. Tu non pensi mai a niente. Il tuo cervello sembra sotto contratto direttamente con la nostra azienda."

"Be, si vede che stasera gli hanno dato la libera uscita."

"Te la dovresti concedere anche tu ogni tanto. Tieni" gli passa un altro bicchiere. "Ero sicura che lo avessi già finito. Questo è un passito di Pantelleria. Ancora più buono, secondo me. Provalo..."