143382.fb2 Scusa ma ti chiamo amore - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 97

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"Ma che dici?"

"Sì, sì... per esempio, te l'ha mai messa quella che dice "Aver paura d'innamorarsi troppo..." o quell'altra, "Prendila così, non possiamo farne un dramma, conoscevi già, hai detto, i pro blemi miei..." o quell'altra ancora, "Ho scelto te, una donna per amico, ma il mio mestiere è vivere la vita..."."

"Sì, ha tutti i ed. E allora?"

"E allora! Più chiaro di così! Ti usa e basta!"

"Guarda che quella canzone però finisce col dire "Ti amo, forte e debole compagna""

"Sì, ma dice anche "L'eccitazione è il sintomo d'amore al quale non sappiamo rinunciare"" Erica le sorride, ""e le conseguenze spesso fan soffrire..."" e allarga le braccia. "E allora cosa ne pensi?"

"Che a te Battisti fa male ! "

"Ok, come vuoi, io te l'ho detto. Non c'è peggior sordo di chi non vuoi sentire... E soprattutto la speranza è il sogno di chi è sveglio..."

"Ma questa non è di Battisti."

"No, infatti. È di Aristotele..."

"Mi sa che se continui così, finisce che tu porti Battisti alla maturità!"

Sessantuno

Ultima ora. Suona la campanella. I corridoi si riempiono in un attimo, c'è un fuggì fuggi generale, peggio che se fosse scattato chissà quale allarme. All'uscita, fuori dal cancello Erica, Diletta e Olly si fermano un attimo.

"Ehi ci vediamo più tardi?"

"No, io devo studiare."

"Io nel pomeriggio esco con Giorgio."

"E Niki?"

"Eccola lì!"

"Ehi, Niki!" Ma lei non le sente neppure, fa un gesto stile cornetta con la mano come a dire: ci sentiamo dopo. Poi la vedono uscire a tutta velocità dal cortile col motorino.

"Onde, quella ragazza ha un problema grave."

"Sì... Il peggiore."

"Sarebbe?"

"Sì è innamorata."

Diletta si mette le mani nelle tasche dei jeans. "E lo chiami problema? Beata lei."

"Più ami e più ti fai male" Olly sale sul motorino, "e con questa massima che vi lascio in eredità, vado a pranzo da mio padre, a conoscere la sua nuova ragazza. Ci sentiamo" e sgomma via.

Niki quasi inchioda con il motorino. Non c'ha mai messo così poco per arrivare alla meta. Si guarda in giro. Destra. Sinistra.

Niente. Il suo cuore batte a duemila. La Mercedes non c'è. Niki scruta tutto il parcheggio ancora una volta. L'avrà messa nel garage. Tira fuori dallo zaino il portafoglio. Cerca veloce tra le sue carte. Qualche scontrino di un negozio di abbigliamento, la tessera della palestra, quella del kebabbaro. Ah, guarda, mi mancano solo due bollini per un panino gratis. Una foto di Fabio! Cavoli, non me la ricordavo questa. La strappa veloce e la butta in un cestino lì accanto. Poi continua a cercare e finalmente lo trova. Il suo biglietto da visita. Compone velocemente il numero d'ufficio. Non lo aveva memorizzato in rubrica. Anche perché chi ci pensava a chiamarlo lì... Finalmente qualcuno risponde.

"Pronto, buongiorno, cioè, buonasera. Senta, sono Niki Cavalli. Io volevo parlare col dottor Alessandro Belli."

"Chi parla scusi?"

"Niki. Niki Cavalli."

"Sì, un attimo, prego." Viene messa in attesa. Una musica moderna. Niki aspetta impaziente. Prova a tenere il tempo con il piede, ma è nervosa. È difficile tenere il tempo quando sembra non passare mai. Finalmente la signorina riprende la linea. "No, mi spiace, il dottore è fuori per pranzo."

"Ah... e sa dov'è andato?"

"No, mi spiace. Devo lasciar detto qualcosa?" ma Niki ha già chiuso. Si rimette il Nokia in tasca e parte a razzo in motorino. Percorre veloce tutte le strade lì intorno. Guarda a destra, a sinistra, rallenta agli stop, tanto per non lasciarci la pelle, ma appena quell'auto è passata, accelera di nuovo. Ancora a destra. E poi a sinistra. E poi tutto il rettilineo. Cavoli. Ma dove sarà? Non fa in tempo a rispondersi. Eccola. La sua macchina. La Mercedes mi targata CS è ferma sul ciglio della strada. Niki si guarda in giro. C'è un unico ristorante lì vicino. Terno secco. È dall'altro lato della strada. Niki chiude il motorino e corre verso il ristorante. Guarda attraverso i vetri, in cerca di lui, lo fa in modo discreto per non farsi notare. Quando improvvisamente lo vede. Eccolo. In quel tavolino in fondo. Nell'ultima sala del ristorante pro

prio vicino alla vetrata. Non ci posso credere. Allora Erica aveva ragione. All'interno del ristorante Alessandro sta versando qualcosa da bere a quella bella ragazza bionda. Poi le sorride.

"Vuoi ordinare qualcos'altro?"

"Sì..." Sorride anche lei. "Un tiramisù se ce l'hanno... Un tiramisù oggi mi serve proprio. E non me ne frega niente della dieta."

Alessandro sorride e alza la mano.

"Cameriere?"

Un giovane ragazzo si avvicina subito.

"Un tiramisù per lei. E un ananas, grazie."

Il cameriere sparisce subito. Alessandro torna a guardare la ragazza. Poi appoggia una mano sulla sua e le fa una carezza.

"Dai, non fare così, magari ora che me lo hai detto sarà tutto diverso. Non me lo aspettavo, sul serio..."

La ragazza sorride.

Niki, che ha assistito da fuori a tutta la scena, è come impazzita. Si allontana dal vetro. Gira su se stessa, scuote veloce la testa, gli occhi le si riempiono di lacrime. È sconvolta. Sente la faccia arrossarsi, pulsare.

Alessandro stringe forte la mano della ragazza.

"Sono felice di essere qui con te, sai..."

"Pensa che io mi sento un po in colpa."

Alessandro la guarda incuriosito. "E perché mai?"

Poi si sente uno strano rumore. Viene da fuori. La ragazza è la prima a guardare verso la vetrata.

"Alex... ma che fa quella ragazza..."