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"Sì…" subito anche Diletta ed Erica si mettono sedute vicino a lei dall'altra parte. "Sì, anche a noi. Ci fai piangere un casino… Guarda…" Diletta le indica i suoi occhi. "Non riesco a fermarle, uffa! Vorrei essere grande e starti vicino e consolarti ed essere una roccia per te… E invece… Piango più di te!"
E scoppiano a ridere e Niki tira su con il naso e anche Diletta. E si abbracciano e si stringono forte. E improvvisamente Niki si trova di nuovo con le sue tre amiche, come se tutto quel tempo passato senza di loro fosse scomparso. E quell'abbraccio cancella le colpe, riduce le distanze, mette la voglia di riprendere il filo e ricominciare come prima, più unite di prima. Ci sarà modo poi di parlare, di chiedere scusa, di chiarirsi gustando quel buon karkadè. Ma quell'abbraccio conta più di ogni parola.
Erica appoggia sul tavolo la tazza ormai vuota. Ha le labbra un po'"sporche di rosso. Olly glielo fa notare dandole un fazzolettino. "Tieni, il karkadè ti ha macchiata."
Erica lo prende e si pulisce. Poi sorride. "Mi sporco sempre!"
"Sei un disastro!" le dice Niki. "E questa cosa mi mancava…"
"Dillo a me… eri scomparsa… sempre appiccicata a Genoveffa e Anastasia!"
Niki ride. "Ma non si chiamano così!"
"Fa lo stesso!"
"Allora io sarei Cenerentola secondo te… in effetti hai un po'"ragione… solo che il principe l'ho perso invece che trovarlo…" Niki si rattrista.
Diletta allunga la mano, cerca la sua e gliela stringe. Anche Olly. Erica si alza e fa il giro del tavolo. Le va dietro e l'abbraccia forte. "Ascoltami bene e ricordati la favola… Cenerentola mica aveva delle amiche come noi!"
Niki si commuove. Tutte la stringono. "Vero… non aveva le Onde… sono fortunata. E vi voglio bene… mi avete sopportata quando mi facevo rabbia da sola…"
Olly cerca di diventare razionale e pratica. "Va bene! Ora basta, forza ragazze, eh… Mica siamo alle medie. Noi dobbiamo essere tranquille, forti, donne, potremmo già essere delle madri…"
Diletta la guarda e sorride senza farsene accorgere. Poi pensa tra sé: eh, a chi lo dici. Olly continua. "Guarda, Niki, che la cosa è facile… Vuol semplicemente dire che non era il momento, mica è un problema! Vuol dire che era troppo presto… Magari va semplicemente rimandato… no? Mica hai fatto qualcosa di male… Tu non hai colpa."
Ma il silenzio di Niki è più eloquente di mille parole. Olly, Diletta ed Erica la guardano. "Niki?"
Niki abbassa gli occhi. "Sono uscita con un altro."
"Cosa?" Olly non crede alle sue orecchie. "Ma tu sei una sorpresa continua!"
Diletta è senza parole. Erica ci mette subito il carico. "E com'è stato? Ti è piaciuto?"
Niki la guarda sorpresa. "Ma Erica!"
"Perché, ora mi vuoi dire che non ci sei andata?"
"No. Ho resistito." Dirlo le provoca una ferita immensa. Per la prima volta lo ammette ad alta voce. Ho resistito. E se ne vergogna comunque. Si sente sporca. E subito Olly e Diletta e perfino la stessa Erica se ne rendono conto. Olly le sorride con amore.
"Ma dai! Non esageriamo, questa è la vita. Si cade, ci si rialza, si continua. Un errore ci sta tutto e, se lo vivi così senza neanche averlo commesso, ci sta due volte!"
E improvvisamente Erica sembra cambiare espressione, diventa quasi un'altra.
"Cos'è che ti ha fatto resistere…"
Niki alza il viso di scatto e la guarda sorpresa.
Erica continua. "Sì, dimmelo, per favore. Cosa ti ha spinta a fermarti. C'è stato un attimo nel quale avresti voluto e invece qualcosa ti ha bloccato. Cosa è stato?"
Niki ci pensa un po'"su. "Non so. Un insieme di cose, ma in realtà quelle più semplici. Ho immaginato Alex. Dov'era in quel momento, cosa stava facendo, quanto doveva essere sereno, magari mi pensava e sorrideva, magari credeva che io già dormissi… Avevo il telefonino spento… E allora immaginando il suo viso, il suo sorriso, ho pensato a come sarebbe potuto cambiare se solo lui mi avesse visto… Ecco, questo mi ha fermato. Questo mi ha fatto resistere. Oggi, comunque vada, comunque andrà, io ricorderò sempre con amore, con la giusta importanza, la mia storia con Alex, non avrò mai nulla di cui vergognarmi." Poi le guarda leggermente più riflessiva, più pensierosa, come se avesse scavato nel profondo, come se queste parole appartenessero a una Niki più grande. "Sì, forse l'ho fatto per me… Egoisticamente ho voluto resistere per stare comunque bene."
Erica solleva le spalle. "Ero curiosa." Poi ci ripensa. "Ma magari in quel momento lui non ti stava pensando affatto, magari stava parlando con i suoi colleghi di lavoro, anzi no peggio, stava facendo il cretino con una… Ecco, sì, diceva quelle cose stupide che a volte dicono certi ragazzi per colpire, invece di essere sinceri, di dire semplicemente tu mi piaci, fanno tutta una serie di giri. Ecco, magari stava facendo uno di quei giri… E tu comunque hai rinunciato a quello che avresti potuto vivere… Perché ci sono cose che non tornano più, sono ed esistono solo in quell'attimo e basta… Ecco, tu invece hai resistito, magari inutilmente…"
Niki sorride. "Sì, forse hai ragione, magari stava facendo uno di quei giri che fanno gli uomini a volte… Ma io non ho resistito inutilmente. Sono felice della mia scelta, così come ero felice fino a ieri nella mia situazione. Ora qualcosa è cambiato."
Olly si gratta la fronte. "Hai parlato con Alex?"
"No, ancora no. Gli ho scritto una lettera."
Olly la guarda preoccupata. "Ma gli hai scritto di questo qui?"
"No." Niki le sorride. "Che, sei pazza?"
Olly fa un sospiro. Diletta scuote la testa. "Se trovassi una lettera poco prima di sposarmi dove il mio lui mi lascia, non so cosa farei! Secondo me mi ammazzerei." Poi si rende conto di quello che ha detto. "No, cioè… La prenderei male, cioè, cercherei di capire comunque… Ecco, una cosa è sicura, ti chiamerei subito, ti telefonerei, verrei sotto casa tua, ti riempirei di domande…" Niki le sorride. "Ma tu non sei Alex. E poi gliel'ho scritto nella lettera. Ho bisogno di un po'"di tempo per me, devo pensare, devo capire… Alex è grande, capirà questa mia esigenza, ne sono sicura."
Erica interviene curiosa. "E con l'altro che hai deciso di fare?"
"Ancora non lo so."
Olly sorride. "È quello dell'università che volevi presentare a noi, vero?"
Niki annuisce. E un po'"si vergogna della sua sicurezza. In amore non ci si deve mai sentire troppo sicuri, in nessun caso.
Centoventi
Dall'altra parte della città. In un loft ancora mezzo sottosopra, Pietro, Enrico e Flavio sono vicini a una porta chiusa.
Enrico chiede sottovoce agli altri due: "Ma che sta facendo? Mica lo capisco…".
Pietro scuote la testa. "E che sta facendo? Sta piangendo!"
"Ma dai, non ci credo!"
"E non ci credere…"
Pietro si sposta un po'"più in là, gli altri lo seguono. "Dici sul serio?"
"Sì, si sentiva perfettamente. Tirava pure su con il naso!"
Pietro allarga le braccia. "Che poi piangere a quarantanni per una… Boh! Per me è veramente assurdo."
Flavio si versa da bere. "Ma non ho capito cosa c'entra per te l'età. Venti o quaranta è lo stesso! Dipende cosa provi per una persona, che tipo di emozione o sentimento, quanto sei innamorato, non quanti anni hai!"
"Per me io ragiono bene. Io, a quarantanni piangere per una, lo trovo ridicolo. Hai capito?"
Flavio si innervosisce. "Ma non è una! È la sua donna, è la donna della sua vita, è sua moglie, è la madre dei suoi figli…"