143383.fb2 Scusa ma ti voglio sposare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 120

Scusa ma ti voglio sposare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 120

Guido la tiene ancora per mano e poi la guarda negli occhi. "Dove vanno queste mie parole, dove fuggono… Hanno forse paura di dire ti amo?"

E Niki rimane a bocca aperta, non può crederci. "Ma è la mia frase, quella frase che avevo messo nella bottiglia!"

Guido le sorride. "Dopo averti accompagnato a casa, ho corso tutta la notte lungo il fiume. Non avrei mai potuto permettere che qualcun altro le trovasse al posto mio…" Un sorriso ancora, e poi lentamente le si avvicina. Le sue labbra piano piano sotto quella cascata. E allora quel sorriso così vicino, così bello. Quelle parole poi. Tutta la notte ho corso lungo il fiume. Ancora più vicino… Non avrei mai potuto permettere… Ancora di più… Che qualcun altro trovasse le tue parole al posto mio. E allora Niki chiude gli occhi e non vede più niente, né con la mente, né con il cuore, né quel faro lontano, altri giorni, altri tempi, quell'Isola Blu, il mare, i ricordi. Niente più. E finalmente si butta, salta e cade tra le sue braccia, persa in quel bacio morbido, di calde labbra dimenticate, di confusione umana, di colpa e di perdono allo stesso tempo, lei giovane ragazzina travolta da uno sciocco, stupido desiderio, essere libera ancora una volta. E subito dopo, in un attimo sono sotto quella cascata, quasi liberatoria, e si staccano e si cercano e ridono, imbarazzati, divertiti, di quello strano passo, così leggero, così bello, così pulito… E non solo per tutta quell'acqua. Niki si lascia galleggiare. Poggia indietro la testa. Sente le orecchie tappate e rumori lontani, strani echi marini in quella pozza sulfurea. I suoi capelli scendono giù, così le sue braccia, abbandonate lungo i fianchi, sfiora poi con le dita sott'acqua qualche piccola pietra arrotondata dallo zolfo. Tra i fumi della pozza e tutto quello che è accaduto, improvvisamente è persa. Chi sono io? Dove sono finita? Cosa accadrà di me? E il mio amore? Il mio amore forte, solido, convinto, quasi rabbioso, determinato, deciso malgrado il

mondo contrario alla nostra differenza di età? Alex… Perché mi hai abbandonato? Anzi, no. Perché ti sto abbandonando io? Ma non è sempre colpa di entrambi? E rimane così, distesa in quell'acqua, sfinita da mille domande che non trovano risposta. Silenzio. Ho bisogno di silenzio. Cuore, non chiedermi nulla, mente, lasciami andare. E solo una lacrima allora abbandona i suoi occhi, scende e scivola giù sulla sua guancia al riparo da tutto e tutti, furtiva, nascosta, come una piccola ladruncola che ha fregato qualcosa al mercato e sgattaiola via così, perdendosi tra la gente, allo stesso modo quella lacrima finisce in acqua esaurendo il suo breve percorso e tutti quei perché che l'avevano generata. Niki rimane ancora un po'"in acqua. Poi si solleva e gli sorride. Guido la guarda curioso, quasi preoccupato, forse leggermente pentito, forse. "Ho sbagliato?"

Niki si mette a ridere. "Se qualcuno ha sbagliato quella sono io… Ma lo sapevo… E poi…" Guido la guarda aspettando il seguito di quella frase. "E poi?"

"Lasciamo stare…"

"No no, ti prego, dimmi…" E le prende di nuovo la mano, anzi tutt'e due le mani, per un attimo timoroso, quasi prudente, indeciso se oltrepassare di nuovo il limite. "E poi?"

Niki gli sorride. "E poi… Avevo voglia di fare un bagno." Ed esce dalla pozza. Guido la guarda. Per la prima volta in quella muta dipinta dalla luna, incorniciata dal verde di quel bosco buio, vede una donna. Ne vede il corpo disegnato, deciso, femminile, morbido, arrotondato. E per la prima volta non è più un semplice gioco. Ora è desiderio vero. E sente un brivido, forte, intenso, che gli percorre la schiena, che gli stringe la pancia, che non gli concede tregua in quell'attimo che sembra non finire. Poi Niki si gira e lo vede in quella pozza, immerso nell'acqua con quei fumi leggeri che esalano davanti a lui. Vede i suoi occhi nell'oscurità, le sue labbra carnose, il suo desiderio chiaro in quella luce notturna. "Allora, che fai? Vieni?" Guido esce silenzioso. Non si dicono più nulla e poco dopo sono in macchina. Poi oltre le colline, sull'Aurelia e infine in città. Si fermano sotto casa di Niki. È stato un viaggio fatto di silenzio. Guido la guarda. Lei ha ancora negli occhi quella campagna e nessuna voglia di confrontarsi con la realtà. Poi Niki si gira verso di lui. "Grazie. È stata una bellissima serata." E gli dà un bacio leggerissimo sulle labbra e scappa via. Così leggero che sembra quasi non dato, che lascia ancora mille interrogativi alle spalle. Chi siamo noi? Amici? Amanti? Innamorati? Fidanzati? Nulla? E con quest'ultima domanda la vede sparire dentro il portone.

Niki non chiama l'ascensore. Sale a piedi per fare meno rumore possibile. Guarda l'orologio. No. Non ci posso credere, le quattro e mezza. Quant'era che non facevo così tardi? Una vita… Arrivata davanti alla porta di casa infila piano le chiavi nella toppa e le gira lentamente. Tac. Per fortuna non hanno messo il blocco. Così entra e richiude la porta con tutte e due le mani, accostandola con cautela per non far scattare la serratura. Poi si toglie le scarpe e in punta di piedi va verso la sua camera. Quando nel corridoio passa davanti a quella dei suoi controlla sotto la porta. La fessura è buia. Non hanno la luce accesa. Meno male. Niki non sa che in quella stanza, Simona è di nuovo sveglia. Le è bastato lo scatto leggerissimo della porta di casa per farle aprire gli occhi, o forse è stato qualcos'altro, chi lo sa. Fatto sta che segue i passi di sua figlia come se la vedesse, e, proprio come tutte le mamme ha capito, fino a che punto non si sa… Ma ha capito. Poi sente la porta della camera di Niki chiudersi, allora fa un lungo respiro e cerca di nuovo il sonno. Si rigira nel letto. Ma devo fare qualcosa? Posso intervenire nella vita di mia figlia? Chi sono io per dirle qualcosa? Sua madre. Sì, è vero, certo. Ma posso sapere del suo amore? Come posso interpretare, decidere, tradurre il suo sentimento, quello che prova, che sente, che sogna… Se ora è felice o triste o spaventata… Ci sta ripensando? Sta valutando. Niki è sempre una ragazza, matura a volte, fin troppo grande per la sua età. È giusto allora che viva la sua vita, che sia favola o cruda realtà, che lei cada o si rialzi, che proceda spedita o arranchi, che viva tre metri sopra il cielo o sotto terra. Il ruolo della madre è questo, starle sempre silenziosamente accanto, pronta a raccoglierla e tirarla su quando serve, lasciarle la massima libertà di scelta ed essere d'accordo con le sue decisioni, sperando che combacino anche con la sua felicità! Che noia. Come sono noiosa… Che mamma noiosa. E si trova a sorridere ripensando alle sue riflessioni. Ma sì, Niki, sai che farò? Non ti romperò le scatole. Accetterò ogni tua scelta sperando che sia una scelta di felicità. Ecco… Poi vede Roberto, vicino a lei, che dorme, addirittura con un russare leggero. Ma guardalo! Dovrei fare come lui. Dorme e se ne frega di chiunque e soprattutto di quello che succede in questa casa! E russa pure! E così, almeno per questa ragione, gli dà un calcio deciso e secco colpendolo alla gamba. Roberto fa un piccolo balzo, poi uno strano respiro più profondo del solito. Sbatte un po'"le labbra come se avesse fame, come se

cercasse qualcosa nell'aria e poi, come se nulla fosse, si rigira dall'altra parte continuando a dormire. Non ci credo! Non è possibile. Dorme come un angelo, lui dorme e io qui ad arrovellarmi nel mio dilemma… che dovrebbe essere nostro, poi! Roberto fa un altro mezzo giro. Non è possibile, pensa, ed è sconfortata ancora di più. Ha pure ripreso a russare! Ma dimmi tu.

Centotrentuno

Niki inizia a spogliarsi. Si annusa la pelle. Si porta il gomito al naso. Uhm. Che strano questo odore. E tipo quel sapone che usava ogni tanto papà. Però buono. E forte. Però è vero! Ho la pelle liscissima. E pazzesco quanto lo zolfo lavora sul ph, fa benissimo ai funghi, alle bollicine, protegge la pelle… Insomma uno dovrebbe immergersi in quelle pozze almeno una volta alla settimana… Già. E poi? Sorride. Cosa accadrebbe, se dopo un solo bagno in quella pozza l'ho già baciato? L'ho baciato. E improvvisamente quella parola le suona così strana. L'ho baciato. Poi si guarda allo specchio. Ha i capelli crespi e selvaggi, le circondano il viso dandole un aspetto diverso e quasi non sì riconosce in questa nuova luce. L'ho baciato. E si guarda ancora, dubbiosa, come se cercasse nei suoi stessi occhi la traccia di un vero e proprio cambiamento. Come quel film, quel remake con Nicole Kidman che parla di alieni che prendono le sembianze umane, piano piano entrano in tutte le persone, che infatti cominciano a comportarsi diversamente dal solito. Niki si avvicina un po'"allo specchio. Che sia entrato un alieno dentro di me? Poi sorride. Non mi è piaciuto quel film. E stasera? Stasera ti è piaciuto? E rimane così, come sospesa, si guarda allo specchio. Poi sorride a quella strana ragazza dall'aspetto ribelle. Avevo voglia di fare un bagno, ok? La possiamo mettere così? Ecco. Diciamo così, per favore. E continua a spogliarsi, toglie i pantaloni, li poggia sulla sedia e proprio in quel momento le arriva un'altra domanda, all'improvviso, tra capo e collo, che quasi la tramortisce. E Alex? Cosa direbbe Alex? A lui piacerebbe? E messa alle strette, in quell'angolo, si sente come morire. No. Non credo. Non credo. Ma sentitela. E come se ci fosse un'altra a ridere dentro di lei. Non credo! Ma come puoi dire una cosa del genere! Te lo stavi per sposare, hai costruito giorno dopo giorno, settimane, mesi, più di un anno e mezzo di cose importantissime con lui, e dici non credo che gli piacerebbe? Ma certo che no! Starebbe malissimo. Quello che hai fatto è impossibile pure da pensare, da immaginare, anche solo minimamente ipotizzare… E allora, come tante volte, la vita è beffarda, si diverte con te, ti stuzzica, ti provoca, ti ridicolizza… Ecco che i suoi occhi lo vedono. È lì, in quell'angolo, proprio lì dove lo aveva lasciato un po'"di tempo fa. Quel pacchetto che le aveva mandato Alex. E quasi in trance, malgrado lei non voglia, o almeno non vorrebbe, le piacerebbe resistere, andare a letto, addormentarsi… Lo prende in mano. Lo guarda solo un attimo e poi crolla. Inizia a scartarlo, avida, curiosa, strappa la carta, quasi ad affrettare la punizione, per farsi male il prima possibile, per potersi in qualche modo fustigare ed espiare del tutto e subito quella voglia da ragazzina… di farsi un bagno. L'ultimo pezzo di carta cade per terra. Ed ecco che appare lì, tra le sue mani.

"Per te, per Niki."

Un dvd. Cosa sarà? Quando me l'ha spedito? Aveva già trovato la mia lettera? Poi vede la data. No, è stato il giorno che è partito. La sera che sono uscita per la prima volta con Guido. E solo a pensare quel nome e tutto quello che è successo da allora, le sembra assurdo, un'eternità, un'altra era, un altro mondo, un altro pianeta. E prima che un attacco di panico si impadronisca di lei, Niki si aggrappa a quel dvd, lo apre, lo tiene tra le mani, con tutte e due insieme, come se fosse un documento importantissimo ritrovato dopo anni e anni di ricerche. Lo tira su piano. È delicato, fragile, fondamentale, è la mappa della verità, la testimonianza di quella leggenda da sempre raccontata e mai veramente svelata. Ecco. Sono sicura che qui dentro ci sarà tutto ciò di cui ho bisogno. E allora lo infila nel suo computer e dopo pochi secondi appare l'icona nera con sopra scritto "Play". Niki ci clicca sopra ed è come aprire una porta, l'affacciarsi in una dimensione sconosciuta. "I was her, she was me, we were one, \ve were free." La canzone di quando ci siamo conosciuti, quando abbiamo fatto l'incidente, cioè quando sono caduta. Sbe's the One… E lentamente continuano le note. "We were young, we were wrong, we were fine ali along…" E nel filmato compare Alex. Sorride. Piano piano la musica si abbassa e comincia a parlare.

"Amore… Vorrei dirti quanto sono felice ma non ho trovato le parole sufficienti… Questo mondo non ne ha inventate abbastanza per poterti dire l'amore che provo per te. E allora vorrei fossero queste immagini a parlare per me…" E il video scorre. La musica sale di nuovo e una dopo l'altra vede le foto di loro due insieme. Alex e Niki a una festa, Alex e Niki a fare lezione di guida, foto

fatte con il telefonino. E poi Niki che dorme e si imbroncia perché si accorge che lui la riprende mentre si sveglia e si sente ogni tanto la voce di lui. "Qui eri bellissima, qui ti ho amato tutta la notte, qui ho avuto paura… Paura perché mi stavo innamorando di te…" E la musica si alza ancora e cominciano delle foto di Alex da solo al faro, in tutti quei giorni che l'aveva aspettata. "Qui quando la mia vita non aveva più senso…" Niki sorride. "Qui quando ho capito che ricominciava." Un breve filmato di quando lei esce dalla casa del vecchio guardiano del faro.

"A tavola!" La sua voce, di lei, Niki. Com'ero buffa vestita in quel modo… Era la prima zuppa della mia vita! E ancora foto, immagini… "E qui quando ho capito che ero sciocco, che avevo solo perso tempo…" Una musica diversa. Coldplay. E iniziano le immagini di New York. Niki si sente una stretta al cuore. Rimane in silenzio a vedere loro due che corrono per le strade di Manhattan, lei che entra da Gap e poi da Levi's, lei che prova vestiti, camicie, lei che spinge con una mano la telecamera. Lei che dice "E dai, non mi riprendere… Guarda che se fai così non ti sposo più…". E quel giorno lo aveva detto come se fosse uno scherzo, come se fosse solo una frase sciocca che mai e poi mai sarebbe potuta diventare realtà. E allora Niki comincia a piangere lentamente, in silenzio, una dopo l'altra scendono veloci quelle lacrime, come un fiume in piena, come un'onda che si gonfia, enorme, che non può essere più trattenuta, e allora si abbandona, si lascia andare e viene come travolta da una valanga di sentimenti confusi, e piano piano il suo pianto aumenta. La musica continua. Appare il giro in elicottero, la vista di New York dall'alto. E poi quella scritta sul grattacielo dell'Empire. "Scusa ma ti voglio sposare." E il primo piano finale di Alex. "Scusa ma non sono stato preciso. Scusa ma ti amerò per sempre." E allora Niki non si tiene più e comincia a singhiozzare e si copre il viso vergognandosi di quel bacio, di quella sua voglia improvvisa di ribellarsi, di essersi allontanata da tutto quello che aveva, dall'amore bellissimo di Alex. E allora, piccola naufraga per sua scelta, continua a disperarsi in silenzio, si asciuga le lacrime con il dorso della mano, dispiaciuta, spaesata, disorientata, e alla fine arrabbiata di non poter trovare il colpevole di tutto questo se non in lei stessa e nel suo strano, improvviso cambiamento. Ma perché le cose sono andate così? Cosa è veramente successo? Un vuoto enorme l'assale e si sente sola come non mai. Anche se di là nella camera accanto ci sono i suoi genitori che la amano e le sono vicini in ogni sua scelta, anche se ha le sue splendide amiche, da sempre in sintonia con lei, sempre presenti in ogni occasione. In questo momento Niki si sente come un palloncino sgonfiato, c'è qualcosa che nessuno può allontanare. Qualcosa di cui non puoi neanche parlare perché non serve a niente, non si può spiegare, non si può comprendere. La mancanza dell'amore. Perdere l'amore, la fine di un amore, la fuga di un amore. E allora ti ritrovi così, nuda, vuota. Forse sei a posto con te stessa, forse, comunque bella ma senz'anima. E in quest'immensa solitudine non le rimane che mettersi a letto. Forse domani vedrò tutto diversamente. Forse. E stavolta, affranta, sfinita, si butta sul cuscino, come cercando un qualche riparo, una spiaggia sicura, un'ansa tranquilla dove abbandonarsi, lontana da tutti quei pensieri. Ma chi è veramente il colpevole di tutto questo?

Centotrentadue

Una bellissima scatola incartata di giallo e arancione è appoggiata sul tavolinetto di vetro del salotto. Accanto, due bicchieri di aranciata e due fette di torta al cioccolato e cocco. Diletta guarda Filippo sorridendo.

"Ma perché?"

"Come perché… perché te lo meriti!"

Diletta guarda il pacco. "Ma non è il nostro anniversario o il mio compleanno!"

"No, ma è una festa! Fidati… apri…"

Diletta prende la scatola. La osserva, la ruota, la scuote per indovinare che c'è dentro. "Non fa rumore…"

Filippo non risponde e sorride. "E dai, apri!" E si vede che non sta più nella pelle. Diletta lo accontenta. Comincia a scartare piano, stando attenta a non strappare la carta. Non le è mai piaciuto distruggerla. E piano piano la confezione si svela. Diletta non crede ai suoi occhi. Poi nota un bigliettino. Lo prende. Lo legge.

"Non ci credo…", si volta, lo guarda e gli salta addosso dalla felicità. Lo riempie di baci, lo abbraccia e ride commossa. Filippo si lascia travolgere e ride anche lui, sorpreso e appagato da quello scoppio di gioia. Perché quello è più di un regalo. E una promessa, una scelta, una presa di coscienza, è un viaggio da fare insieme alla volta di tante e diverse sorprese. È un salto nel vuoto ma con un bel paracadute capace di tenere al sicuro entrambi. Diletta si alza e prende Filippo per mano. Lo guarda dolcemente. "Vieni… vieni di là con me…" e lo porta in camera sua e chiude la porta e lo fa accomodare sul letto. E comincia a baciarlo. E sono vicini, uniti come non mai, un po'"più grandi e consapevoli, ancora impauriti ma pronti. Finalmente pronti.

Di là, sul divano, in mezzo alla carta non strappata e al grande fiocco che l'avvolgeva, giace una scatola aperta, con dentro una tenerissima tuta da neonato, di color giallo chiaro e con tanti

orsacchiotti ricamati sopra. E poi quel bigliettino… "Giallo come il sole che illumina il tuo mondo, giallo come un fiore che brilla a mezzogiorno, giallo come il biondo dei tuoi capelli d'oro, giallo come un sogno che poi sarà realtà. Maschietto o femminuccia non importa: sarà meraviglioso come te…"

Centotrentatré

Pochi giorni più tardi. Un cielo azzurro senza nuvole. Un traffico lento ma senza nessun clacson che cerchi di sveltire il ritmo della città. Alex ha appena chiuso la macchina. Procede spedito nel cortile ed entra nell'edificio.

"Buongiorno, dottor Belli, la stanno aspettando di sopra."

"Ok, grazie."

Mi stanno aspettando? Ma chi? E perché? Cosa è successo? E mentre entra in ascensore uno strano pensiero, un ricordo del passato si affaccia dolorosamente nella mente. Quel giorno, al telefono.

"Ciao… La tua segretaria non mi ha fatto parlare con te…"

"Mi dispiace, ma dove sei?"

"Fuori dal tuo ufficio…"

Alex si precipita fuori e la vede lì, seduta nella sala d'attesa su quel divano colorato, con quella giacca blu e gli stivaletti Adidas alti e le sue gambe, quella cartellina con i disegni della campagna LaLuna… E in un attimo è come tornato indietro e gli sembra impossibile che Niki non ci sia più nella sua vita. Ed è arrivato proprio davanti a quel divano quando realizza tutto questo. Niki, dove sei? Cosa ne è stato della nostra vita? Perché? E ha come una vertigine, tanto gli sembra assurdo tutto questo. Ma proprio in quel momento si apre la porta della stanza delle riunioni.

"Alex, ti stavamo aspettando. Vieni!" Leonardo gli corre incontro e lo prende sottobraccio. Poi, quasi trascinandolo, sfodera il suo sorriso migliore. "Eccolo qui il mio numero uno: Alessandro Belli!" E lo fa entrare. Nella sala riunioni lo accoglie un gruppo festante di advertising, copywriter, creativi, producer, account, il presidente e perfino l'amministratore dell'azienda.

"Complimenti, bravissimo, eccellente!"

Sono questi gli aggettivi con i quali sottolineano il suo successo. E Alex li guarda stordito, gira lentamente la testa da sinistra a destra, da destra a sinistra, riconoscendoli tutti dopo anni di

lavoro, fin dalla sua partenza ai livelli più bassi, la sua gavetta fatta di oneri, di miglioramenti, di tenacia, testardaggine, di applicazione, di ingegno, di piccoli traguardi, di enormi fatiche, di corse infinite, di ore pesanti, di grandi successi. Eppure baratterebbe volentieri tutto questo e tutta quella gente con una sola persona. Dove sei, Niki? E che cos'è un successo se non c'è la persona con la quale dividerlo, l'unica che ami?

"È un incredibile trionfo in America!" Leonardo gli tiene le spalle riportandolo alla realtà. "Avete veramente azzeccato tutto… Perfino lo slogan è piaciuto."

Così si gira e vede Raffaella, bella come sempre, più di sempre, elegante, composta, silenziosa, perfetta nei modi e nei tempi, che gli sorride da lontano e gli fa l'occhietto con simpatia, senza malizia, e poi lo indica come a dire sei tu, è grazie a te che c'è tutto questo, è attraverso te che viviamo questo momento di gloria. E Alex accenna un sorriso intontito da tutte queste parole.

"Dai, fatelo partire."

E la sala cade quasi in un silenzio religioso quando scende dall'alto lo schermo motorizzato, e Alex non fa in tempo a fermarsi che in un attimo viene inondato dalle immagini del loro short movie. Animali in corsa, un leone, un ghepardo, una pantera, un'antilope che salta, una gazzella viene afferrata al volo dalla zampata di un giaguaro, il tutto con sotto due mani scure che battono costantemente su un tamburo in pelle. Tum tum tu. Tum tum tu. E le immagini continuano in dissolvenza. Poi compare la parola "Istinto" che viene dal fondo su una musica in crescendo. Primissimo piano della bocca di una pantera che si spalanca e libera il suo ruggito. Poi "Amore": un leone e una leonessa che si accoppiano selvaggiamente mordendosi sul collo, quasi sbranandosi di passione. E ancora una serie di antilopi sempre più veloci, a centinaia, che scappano, corrono e saltano quasi dentro la macchina da presa: è la volta della parola "Motore" e subito dopo sfreccia in primissimo piano, facendo una curva, frenando, una macchina nera. Passa una pantera che la guarda e si struscia sul fianco, poi si allontana mentre compare il nome dell'auto e il suo slogan: Istinto, Amore, Motore. Si accendono le luci e tutti battono le mani entusiasti. Alex è sorpreso, quasi spiazzato.

"Bravo! Bene!"

Tutti continuano ad applaudirlo, ogni tanto qualche pacca sulle spalle. "Bravissimo! Complimenti, veramente bella questa campagna, la più bella che io abbia mai visto su una macchina."

Alex sorride. Ma non gli sembra possibile. Come posso aver fatto questo. Ho usato lo slogan della mia vita, della mia filosofia, la mia corrente di pensiero, per una macchina, per un pezzo di ferro che un giorno in maniera fredda mi sopravviverà, che non pensa, non ragiona, non soffre, non gioisce. Amore- motore. Sono arrivato a questo? Non è possibile. Saluta ancora qualcuno sorridendo, poi esce dalla sala e corre verso la sua stanza. Si chiude dentro e comincia di corsa a rovistare sul tavolo tra i fogli, in mezzo alle cartelle, sotto i disegni, sotto le diverse scritte valutate, scelte, ipotizzate. Fino a quando la trova. "Amore motore". È la sua scrittura. L'ho fatta io! Sì, è così. Poi trova un altro foglio più sotto, pieno di punti interrogativi e un altro con un cuore e poi le scritte di alcune lettere, sempre le stesse A e N. Ecco. Dovevo essere ubriaco, avevo bevuto, quando è stato? Quando sono stato male. Sono settimane ormai che sto male. Mi sono buttato a capofitto nel lavoro e ho combinato pure qui un casino. Si mette le mani tra i capelli… ma come è possibile? Proprio in quel momento bussano alla porta. Alex tira su la testa. "Avanti!"

È Raffaella. "Ciao! Come va? Hai visto che successo?"

"No… Ho visto che cosa è successo!" Alex arrabbiato tira fuori la scritta "amore motore". "Questa l'hai scelta tu?"