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"È tornata Camilla."
"Peggio." Si sente un urlo. "Io mi butto!" e un rumore di vetri.
"Fermo, fermo!" urla Flavio. "Alex, devo chiudere" e tronca così la conversazione. Alex rimane a guardare attonito il telefono muto. Anche lui è senza parole. Non sa veramente immaginare cosa possa essere successo. Si infila di nuovo la giacca e corre giù per le scale. Mentre scende compone comunque un numero.
"Pronto, Niki?"
"Ciao, che succede? Ti sento di corsa. Stai scappando a giocare a calciotto?" Niki guarda l'orologio. "Ma non è presto?"
"No, non giochiamo stasera." Alex si ricorda della bugia dell'altra settimana e si rende conto che questa volta non vale proprio la pena di mentire.
"E dove vai? Mica dovrai andare a spiare qualcun altro, vero?"
"Macché, a casa di Enrico."
"Non è che ti ha preso come investigatore al posto di quello dell'altra volta, com'è che si chiamava, Costa… E non ha dato alcun risultato."
Alex ripensa alla seconda cartella con le foto di chissà chi e si maledice per questo, poi ripensa alla figuraccia da spia approssimativa fatta all'università e si vergogna. "No, sono i miei amici che devono aver combinato qualche altro casino…"
"Di che genere?"
"Non lo so…"
"Alex… Non è che mi stai dicendo qualche cavolata, vero?"
"E perché mai? Qualunque cosa la saprai da me prima che da te stessa."
Niki sorride sentendo usare la sua stessa frase. "Ecco, così mi piaci."
Anche Alex sorride. "È che ho un'ottima insegnante…"
"Sì sì, prendi in giro! Però dopo chiamami, che sono troppo curiosa."
"Ok, ciao amore, a più tardi!"
Dopo neanche dieci minuti, Alex bussa alla porta di Enrico.
"Chi è?"
"Io."
"Io chi?"
"Ma come io chi? Alex…"
Enrico apre la porta. È vistosamente arrabbiato e nero in volto. "Entra" poi chiude la porta e incrocia di nuovo le braccia sul petto. Evidentissimo segno di chiusura. Flavio è in mezzo alla stanza, che passeggia. "Ciao."
Pietro invece è seduto sul divano, ha un panno con del ghiaccio dentro e se lo tiene poggiato in alto, sul sopracciglio destro, che si è gonfiato. Alex guarda sbigottito i suoi amici. "Ma si può sapere che succede? Avete litigato, avete fatto a botte tra di voi? Si può avere o no qualche spiegazione?"
Flavio scuote la testa, non crede ancora a quel che è successo, è sconvolto. Enrico batte con il piede nervosamente sul parquet. "So soltanto una cosa. Sono solo. Ero riuscito ad addormentare Ingrid… e ora con tutto questo casino mi sa che si è svegliata."
"Ahhh" si sente l'urlo di una bambina dalla camera in fondo al corridoio. Enrico chiude pollice e indice e tira una linea dritta a mezz'aria. "Ecco, appunto, avete visto, che vi dicevo? Tempismo perfetto!"
Flavio allarga le braccia. "Così te la tiri!"
"Sì, sì, certo… Io, eh? È con voi che succedono sempre casini!"
Enrico si precipita di là.
Alex sembra più tranquillo. "Insomma, mi volete spiegare o no?" Poi si accorge che un vetro della finestra del salotto di Enrico è tutto rotto. "E questo? Chi è stato?"
Flavio indica Pietro. "Lui. Si voleva buttare di sotto!"
"Ma scusa… Non potevi aprire la finestra?"
"Simpatico! Però è per questo che Enrico è così arrabbiato…"
"Me la cavo, a parte gli scherzi."
Pietro si toglie il tovagliolo dall'occhio, risistema il ghiaccio e ce lo riappoggia sopra. "Guarda che non mi diverte affatto."
Alex diventa insofferente. "Sentite, mi volete spiegare una volta per tutte cosa è successo? Sennò me ne vado. Cavoli, non giochiamo neanche questa volta…"
Pietro lo guarda sconsolato. "Non ce la faccio. Diglielo tu, Flavio. Io mi tappo le orecchie, non ci posso credere, non ci voglio pensare…"
Così lascia il panno e si copre le orecchie. Flavio lo guarda e sbuffa.
"Susanna ha lasciato Pietro."
"Pure? Non ci posso credere. Ma che è, un'epidemia? Prima Enrico e ora Pietro…"
Anche Alex si siede sul divano. "Stiamo crollando…" Poi pensa tra sé: ma come mai proprio ora? Non ci voleva. "Ma si può sapere perché?"
Trentuno
Qualche ora prima. Pomeriggio. Susanna si avvicina al telefono. Lo prende. Digita velocemente dei numeri sulla tastiera.
"Pronto, Pietro?"
"Mi dispiace ma l'avvocato non c'è. Credo che avesse un appuntamento fuori o si sentisse poco bene. Sa com'è fatto…" La segretaria sorride e alza le spalle. Anche lei ormai conosce Pietro. Susanna invece non ne è del tutto sicura. Chiude la telefonata. No. Non so com'è fatto, e oltretutto ha spento il cellulare, quando invece gliel'ho detto mille volte che ci possono essere delle emergenze. Non capisco perché gli uomini non ci considerano. Facciamo la spesa, prendiamo i figli da scuola, li portiamo a nuoto, a ginnastica, a inglese, teniamo la casa pulita e anche se lavoriamo fuori facciamo in modo che tutto sia a posto, prepariamo da mangiare, ci teniamo in forma per restare carine e non farci tradire, stiriamo, organizziamo mille cose, andiamo a ritirare i vestiti in tintoria. Mogli, madri, amanti, manager. E se per caso c'è un'urgenza come oggi, che finalmente l'idraulico si è liberato e viene a casa? Allora salta tutto il sistema. Mandi all'aria il programma. Anzi, sei quasi una scocciatrice. È uno dei rari casi in cui un uomo deve avere il telefono acceso e rendersi disponibile per sostituirci in una delle nostre tappe obbligate.
Susanna compone un altro numero. Ah, meno male, è libero.
"Mamma, pronto? Scusa se ti disturbo…"
"Ma tu non disturbi mai…"