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"Ma va assaggiato dopo averci soffiato…" "Ecco, allora soffio, eh… così?" "Sì, così."
Pietro si toglie il cucchiaio dalla bocca. "Scusa eh, ma il sugo non sa di niente!"
Flavio glielo prende di mano e ne assaggia un altro po'"bruciandosi a sua volta. "Ahia! È vero."
"Aggiungiamoci un po'"di vino rosso, che ne so, peperoncino… Olio, sale Insomma, un po'"di sapore…"
Flavio, continua a girare con un mestolo fin troppo grande per il piccolo tegame nel quale sta cuocendo del pomodoro. La fiamma però è troppo alta.
"Ma mi stai a sentire?"
Flavio porta il mestolo alla bocca e assaggia ancora il sugo. "È vero. Non sa di niente." "Te l'ho detto!"
"Senti, io le poche volte che ho cucinato l'ho fatto così… E poi non possiamo aggiungere a casaccio…"
"Ma tu non vedevi come Cristina preparava da mangiare? Non hai mai preparato niente?" "Eh, no."
Pietro sbuffa e apre una bottiglia di vino. "Che roba!" "Arrivavo che era già tutto pronto." "Sempre?"
"Bè, non è che stavo in cucina con lei a guardare che metodi usava."
"Ho capito, ma scusa, così la trattavi da cameriera! Appena due chiacchiere, sapere che ha fatto durante la giornata, come è andata sul lavoro, a te, a lei… No?" E vorrebbe aggiungere: allora è chiaro che t'ha mollato! Ma sa che non è proprio il caso.
Pietro riesce a stappare il vino. Flavio lo guarda preoccupato. "Avrei dovuto eh… Forse è per questo."
Pietro annuisce. "Bè, una donna ha bisogno di certe attenzioni. Si deve sentire importante, considerata, una principessa anche se sta preparando aglio, olio e peperoncino! Ecco! Potevamo far quello. Era più facile." Sorride, annusa il vino e lo beve. "Uhm… Buono, stavo scherzando, eh… comunque." Poi lo guarda meglio. "Sai che sotto sotto sei bravo? Cucini con una certa classe, si vede dal gioco di polso, da come metti il sale lasciandolo cadere con grazia…"
Flavio lo guarda insospettito.
"Ma che, mi stai prendendo per il culo?"
"No… Ti voglio solo far sentire… principe azzurro! Così magari la pasta viene meglio… Abbassa la fiamma che si sta bruciando!"
Flavio la riduce un po'. Pietro prende i piatti e li avvicina. "Tu l'hai visto Ratatouille?"
"No."
"È un bellissimo film d'animazione, cioè è per bambini ma secondo me è soprattutto per i grandi, come tutti i cartoni che stanno facendo da qualche anno a questa parte, se ci pensi. È la storia di un topo patito per i gusti, per la cucina, per i sapori… A un certo punto dice che il cibo trova sempre coloro che amano cucinare. Quindi tu sbrigati… sennò non ci trova più e moriamo di fame!"
Flavio scuote la testa e, dopo molte pentole sporche e qualche speranzosa preghiera, "Ecco, il sugo è pronto".
Pietro lo assaggia. "Mi sembra buono!"
Poi scolano la pasta, la rimettono nella pentola e ci versano sopra il sugo per saltarla. "E questo topo, ti dicevo… Sapeva scegliere i diversi ingredienti con i quali preparare i piatti. Li annusava e poi, preso dalla magia come se ballasse su una specie di sinfonia musicale, combinava, mischiava fino a ottenere il piatto supremo!"
Flavio mescola bene la pasta con il sugo girando il mestolo dentro la pentola. "Dai, vai a tavola, topolino, che è pronto."
Pietro si siede. Poi Flavio si avvicina, prende un grosso cucchiaio e inizia a servire la pasta nel piatto di Pietro, poi nel suo e alla fine mette il sugo rimasto all'amico. Si siede, si versa anche lui del vino. Pietro non lo aspetta. Infilza due o tre volte la pasta particolarmente affamato e la assaggia.
Flavio lo guarda masticare. "Allora?" Aspetta curioso. "Che ne dici?"
"Dico che perfino quel topo a occhi chiusi avrebbe fatto meglio. Fa schifo. È scotta e non sa di nulla!"
"Ma come! Ero il principe azzurro!"
"Ecco, ora non sei neanche Gas Gas…"
Flavio lo manda con la mano a quel paese, poi decide anche lui di provarla. "Fammi un po'"sentire che sei sempre esagerato…" La mastica un po', poi la sputa direttamente nel piatto. "Madonna! È terribile! Non è scotta, è molle! Se c'è una cosa che non sopporto è la pasta così… E poi c'è troppo poco sugo, non è che è cattiva…"
Pietro beve un bicchiere di rosso, Io manda giù veloce, se ne versa subito un altro e finisce anche quello. "Ma che fai? Ti ubriachi?"
"Sì, bevo per dimenticare… il sapore di questo piatto. E comunque anche il sugo alla fine era bruciato." Poi apre il suo computer e inizia a battere cercando qualcosa.
Flavio lo guarda stupito. "Ma che fai? Cerchi un'altra ricetta?"
"No… voglio vedere se c'è qualcuno che ci porta da mangiare a casa… Eccolo qua. Take away giapponese…" Si alza, prende il telefonino dalla tasca della giacca. Torna davanti al monitor. Legge il numero. Lo compone. "Pronto? Buonasera, allora sì, vorremmo ordinare… Sì, sushi e sashimi… Anche per te, Flavio?"
"Sì sì, tutto quello che prendi tu…" E continua ad ascoltare l'ordinazione di Pietro, il suo entusiasmo, la sua vitalità. "Oh, fateci mangiare bene che siamo due neosingle! A proposito, il tem- pura mica ci arriverà moscio, vero?" Poi copre il microfono. "È una donna. Lo sai che ha una voce di un sensuale… M'attira l'idea di una orientale, a te?"
Flavio fa no con la testa. Pietro allarga le braccia.
"Che tristezza che sei… A me l'idea piace!" Poi riprende a parlare al telefono. "Sì, e anche del buon riso bianco…" Sbircia di nuovo Flavio. "E che non arrivi scotto."
Flavio si versa da bere e rimane sconsolato sul divano a guardare Pietro che con il suo assurdo entusiasmo cerca di rimorchiare la donna al telefono. "Com'è che si chiama? No, non il ristorante! Lei… Come si chiama lei! Fu Tan Chi… Ah. Fu Dam Chi. Ah no. Tuta Chi? Va bè… Non fa niente…" Flavio pensa a Cristina. Che starà facendo? Con chi? Ma non è geloso. Se la immagina che gira per casa, che prepara da mangiare come ha sempre fatto per lui, tutte le sere quando tornava a casa, anche tardi, e quel brodino, quel semplice, sciocco, a volte insipido brodino, improvvisamente gli sembra il piatto più buono che abbia mai mangiato. E ritorna
indietro nel passato. Cristina. Cristina che ride. Cristina che si emoziona alla fine di un film. Cristina che dorme. Cristina che fa colazione ancora un po'"assonnata. Cristina che fa l'amore. Quella notte al mare, dopo quella bevuta, quella passeggiata, quella spiaggia, quel mare, quella luna nascosta. Quel silenzio, non c'era nessuno quella notte sulla spiaggia. Dove eravamo? In Spagna. A Ibiza. No no, quello era l'anno dopo! Eravamo in Grecia. E rivede ogni movimento, ogni sensazione, quel gioco di luci, la penombra tra le rocce… Quella donna abbandonata così tra le sue braccia, sotto di lui, quella passione che non tiene più conto di niente, come una fame improvvisa, quando non ci si controlla più, non ci si vede da fuori. E come rapito Flavio si ritrova lì, di fronte alla passione, ora nitida, forte, quasi ingombrante nella sua bellezza. Eccitato guarda nel vuoto, nel buio della notte, e sente di nuovo l'eco lontana di quei sospiri, gli affanni di quel desiderio, la splendida fame d'amore. E una tristezza inattesa lo rapisce, lo porta lontano.
"Ho ordinato tutto… eh, anche per te."
"Sì sì, grazie…" Flavio si alza, va in camera sua e chiude la porta, si stende sul letto senza neanche togliere le scarpe. Non ci posso credere. Non può essere. Non può andare così. Ma come ho fatto a non rendermene conto? O forse lo sapevo già ma non lo volevo affrontare. E come per incanto, senza alcuna ragione, senza un perché, così, per caso, gli viene in mente quella canzone. "Senza te. Senza più radici ormai. Tanti giorni in tasca tutti lì da spendere." E quei giorni di colpo gli sembrano inutili come non mai. E si chiede se avrebbe potuto fare qualcos'altro. E anche stavolta sembra il ricordo di quella canzone a dargli la risposta. "Eppure io ero stanco e apatico, non c'era soluzione, ma sì che ho fatto bene…" E poi gli viene da sorridere così, stupidamente. Ho fatto bene. Ma che dico? Non sono stato io a prendere questa decisione. Ha deciso tutto lei. Cristina, ma cos'è che improvvisamente ti ha mosso? C'è sempre qualcosa, qualcuno, un fatto, una storia, un film, un momento che diventano importanti per quello che poi accadrà, per quello che magari dopo qualche ora, un giorno, una settimana, un mese, noi decideremo. Una molla, il coraggio di qualcun altro che diventa tuo, che ti mostra quello che non volevi vedere e ti trascina via verso una nuova strada. Cos'è stato per te, Cristina? Cosa ti ha fatto fare quel passo? E poi un'altra canzone, improvvisa nella mente. "Un passo indietro ed io già so di avere torto e non ho più le parole che muovano il sole. Un
passo avanti e il cielo è blu e tutto il resto non pesa più come queste tue parole che si muovono sole." Un passo indietro. Negra- maro. A lei piacciono tanto. A volte me ne parlava, mi raccontava di un testo, una frase che l'aveva colpita, ma siccome io non li sopporto dopo un attimo la interrompevo e parlavo d'altro… Stupido. E chissà quante altre volte l'ho fatto e su quali argomenti anche importanti. Eppure a me non sembrava. Ti ho sempre amato. Ma come si fa a perdere l'amore così? E poi si sforza di capire, ricordare se proprio una delle frasi di una canzone possa essere stata la molla… Eppure non lo sa, forse non lo saprà mai. Hanno parlato tutta la notte, ha cercato in tutti i modi di convincerla. Niente. Non c'è stato niente da fare. E così Flavio si rigira dall'altra parte, si accuccia su se stesso, ritira le gambe, si rannicchia, come se avesse bisogno di protezione. E quella canzone di Battisti continua a girare nella sua testa. "Mi sento come un sacco vuoto, come un coso abbandonato." E allora si sente solo come non mai, come se avesse perso tutto, gli sembra di non avere appoggi, realtà, esistenza, casa, ufficio, lavoro, come se stesse in mezzo al mare, naufrago di se stesso. Un attacco di panico, gli manca il respiro, è in affanno, il cuore batte a un ritmo nuovo, scostante per qualche secondo. Tachicardia. Terrore. Prende il cellulare dalla tasca. Non riesce a tirarlo fuori, gli si incastra nel bordo dei pantaloni, ma alla fine ci riesce, lo apre, cerca il nome. Eccolo. Cristina cell. Ma di nuovo quella canzone gli piomba addosso. E questa volta sembra severa, dura, determinata. È come se gridasse dentro di lui. "Orgoglio e dignità! Lontano dal telefono…" E allora lo richiude. E il respiro piano piano torna normale, lentamente. "Aspetta almeno un attimo… Sennò… Si sa…." continuano le note. Sorride. Sì. Hai proprio ragione, Lucio. E si rimette il telefono in tasca mentre Pietro bussa alla porta.
"Oh oh, ci sei? Tutto bene? E arrivato il giapponese. Io sto per iniziare a mangiare."
"Ok, arrivo…"
Poco dopo Flavio esce dalla stanza, va in bagno, si lava il viso, se lo asciuga e si ritrova seduto davanti a Pietro. Inizia anche lui a mangiare.
"Buono… Però il tempura non è niente di che."
Flavio sorride. "Mi sa che uno dei due deve imparare sul serio a cucinare."
"Già…" sorride Pietro asciugandosi la bocca. "Ti ricordi La strana coppia?"
"Sì, fortissimo."