143383.fb2 Scusa ma ti voglio sposare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 72

Scusa ma ti voglio sposare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 72

"Ecco, vorrei raccontarti quello che ho visto fare ad Alex… Ma sono un signore."

"No! E da quando sei un signore?"

Pietro annuisce. "Sono un pirata e sono un signore…" e in silenzio va verso la porta di casa. "Ti dico solo una cosa. Tu dormivi ma io l'ho sentita urlare!" Ed esce lasciando Flavio senza parole.

Pazzesco. Non l'avrei mai creduto. Alex che l'ha fatta addirittura urlare, vedi a volte la gente. Pensi una cosa e poi riescono a sorprenderti. Proprio in quel momento si riapre la porta di casa ed è di nuovo Pietro. "A bello! Scherzavo su Alex, eh! Ma magari ci cascasse! Quello è innamorato perso, pure andando con una mignotta pensa di tradire."

"Ah…" Flavio è più disteso. "Quindi?"

"Quindi non ha combinato niente!"

"Hai buttato cinquecento euro?"

"Io? Ma che sei matto! Alla fine gli ho detto che mi sposavo pure io il mese prossimo! E chi se la lascia scappare una così…"

"Solo Alex!"

"Appunto…" Pietro chiude la porta e urla da fuori. "Oh, ricordati di fare la spesa!"

Flavio prende un foglio e comincia subito a segnare tutto quello che serve per la casa. Pasta, acqua, tovaglioli, bicchieri, vino bianco, rosso, champagne… champagne come ieri sera. Allora si ferma, mette in bocca la penna e si perde con lo sguardo nella parte alta del salotto, un po'"alla Verdone. Certo che Jacqueline, la brasiliana, era veramente una forza della natura. E rimane così, incantato a ricordare… Come flash accesi su quei momenti della notte, la luna, il suo corpo scuro tra le lenzuola bianche… e poi tutte quelle cose che le ho detto, parole d'amore, parole dolci, parole profondamente ubriache. Chissà, magari rideva dentro di sé. Cioè, era pagata, insomma tutte parole sprecate. Avrei potuto dire una cretinata qualsiasi e ci sarebbe stata lo stesso. E io che oggi già pensavo di mandarle dei fiori, un biglietto… Parole d'amore. "Nel buio della notte un unico sorriso, il tuo…" Aveva dei denti perfetti… E invece, ride Flavio da solo, me la sbatto sui miei di denti. Poi di colpo lo assale un senso di vuoto, una tristezza infinita, un malessere esistenziale. E pensa a lei. Cristina, la sua donna, la sua vita, il suo percorso, la sua voglia di costruire e soprattutto la bellezza di essere innamorati. E quel loft gli sembra di un vuoto assoluto e mai come in quel momento gli pare vera quella frase. Gliel'aveva detta suo padre prima di sposarsi: "Ci saranno giorni che non ti andrà, che ti dovrai sforzare perfino per fare l'amore con tua moglie… Ma ci sarà un momento che ti sembrerà così importante che cancellerà tutto. E sai per me quando è stato? Quando sei arrivato tu". E Flavio capisce in quel momento un'altra cosa ancora. Com'è doloroso crescere.

Settantasei

La sala d'aspetto è ben illuminata. Una stazione radio manda canzoni evergreen a un volume piacevole, che non disturba. Colori caldi rassicuranti. A una delle pareti è appesa una stampa buffa, con dei paperi ritratti in varie scene. Uno corre vestito con la tuta, un altro solleva dei pesi, un altro ancora cucina una torta. Le sedie sono comode, scure e imbottite.

Una signora sfoglia un giornale, annoiata. Si sofferma su una grande fotografia di moda, osserva la modella, fa una piccola smorfia. Poi cambia pagina e legge. Una coppia sulla trentina si tiene la mano e scherza sottovoce su qualcosa che è successo al mattino in un negozio. Sotto il cappotto di lei s'intuisce una pancia già morbida, piena. Sembrano felici. Una giovane donna, sola, scrive nervosamente un sms. Poi aspetta qualche istante e riceve la risposta. La legge. Strabuzza gli occhi ancora più nervosa. Un'altra donna è seduta con accanto un bambino di circa quattro anni, che gioca con un pupazzetto e non smette un secondo di fare domande. Lei risponde paziente e dolce.

Diletta ondeggia i piedi su e giù. Filippo è silenzioso. Si guarda intorno. Quella coppia. Chissà chi sono. Se sono sposati. Se stanno bene. Poi pensa a loro due. Siamo così giovani. Ancora non ci posso credere. Ma se la ginecologa conferma, che facciamo? E continua a rincorrere quei pensieri così grandi, troppo, per lui. Si contorce le mani, intreccia le dita.

Diletta fa un respiro più profondo. Guarda quel bambino tondo, buffo, biondo, curioso. Una vita che cresce. E si tocca la pancia, così, impercettibilmente, come un riflesso. Si sente di colpo leggera. Emozionata. Ha paura, sì, ma quell'attesa contiene anche una sensazione piacevole. Però non lo dice a Filippo. Sa bene che è scosso. Molto.

"Adeli?"

Una voce distoglie Diletta e Filippo dai rispettivi pensieri.

"Sì, siamo noi." E si alzano insieme. Entrano nello studio della dottoressa.

"Buongiorno. Accomodatevi." La dottoressa Rossi sembra gentile. È una donna sui quaranta, magra, coi capelli lunghi alle spalle, lisci e castani chiari. Porta gli occhiali. Ha uno sguardo buono. Sorride in modo rassicurante. "Ditemi tutto…"

Diletta e Filippo si guardano intorno. Alcuni poster ritraggono delle immagini che spiegano le fasi della gravidanza, altre del ciclo mestruale. Una grande pianta vicino alla porta a vetri è illuminata dal sole del tardo pomeriggio. Sulla scrivania una cornice contiene la foto di due bambini sorridenti, al mare. Forse i figli della dottoressa.

Poi Diletta prende coraggio. "Sì… dunque, ieri sera abbiamo fatto due test di gravidanza…" La dottoressa Rossi la guarda senza cambiare espressione, prende una cartella nuova dal mobiletto alle sue spalle e ci scrive sopra il cognome di Diletta. Poi la apre e segna qualcosa. Diletta cerca con gli occhi Filippo e poi continua un po'"incerta."… E tutti e due erano positivi, si sono evidenziate le due lineette scure… Però noi non sappiamo se…"

La dottoressa continua a scrivere. Poi alza la testa e guarda Diletta. Poi Filippo. "Immagino. Di quanti giorni è il ritardo?"

"Due settimane."

"Ok. Volete sapere se il risultato è attendibile. Avete fatto bene a venire. In effetti è meglio fare un esame più accurato, intanto un'ecografia transvaginale già ci dirà qualcosa di più sicuro… E poi fare il Beta HCG, cioè l'esame del sangue. Ok?" Parla con tono tranquillo. Intuisce che i due ragazzi sono molto giovani e spaventati. Diletta lo percepisce. Le sorride mentre risponde "Ok" guardando Filippo, che annuisce. Lo osserva per un attimo. È un po'"pallido in volto. Chissà che pensa. In fondo non mi ha ancora detto niente da ieri sera.

Filippo fissa il monitor acceso, poco più in là, vicino al lettino. In cuor suo spera che tra qualche istante dirà qualcosa di ben diverso da quello che teme.

"Hai bisogno di andare in bagno?" chiede la dottoressa a Diletta.

"No no, a posto, sono andata prima di là, mentre aspettavo."

"Perfetto. La transvaginale si fa a vescica vuota…"

"Ma il mio ragazzo deve uscire? Io vorrei che restasse…"

"Come preferisce lui… per me è lo stesso…"

Entrambe si girano verso Filippo che, imbarazzato, fa sì con la testa. "No no… resto anch'io" e si rimette seduto.

La ginecologa invita Diletta a spogliarsi e la fa sistemare sul lettino. Le parla per tranquillizzarla, scherza anche un po'"dicendo che

sono proprio una bella coppia. Diletta si rilassa e si lascia visitare. La ginecologa procede. Si lava le mani, si mette i guanti bianchi in lattice. Filippo la osserva e si sente un po'"svenire. La Rossi poi inserisce la sonda coperta da una guaina morbida e dal gel da ultrasuoni. Intanto spiega tutto a Diletta, con parole semplici e rassicuranti.

"Dimmi se ti faccio male… sto facendo piano. Ora iniziamo l'osservazione dell'utero e delle ovaie. Ecco, puoi vedere con me sul monitor…" Diletta annuisce, sente un leggero fastidio ma nulla di insopportabile. Questa dottoressa è gentile. Poi piega un po'"la testa di lato, verso il video che mostra una specie di mezzaluna rigata. "Ecco… ti eri mai vista così? Forte, vero?" e sorride.

Diletta fa no con la testa e continua ad ascoltarla attentamente e a guardare.

"Questo tipo di ecografia ci fa vedere la tua cavità uterina… ecco…" e continua a muovere piano la sonda per esplorare tutto. Poi si ferma. "Dunque, ragazzi…" Filippo si alza dalla sedia e si avvicina. Prova a capirci qualcosa in quelle immagini sgranate che si muovono sul monitor. "Ecco, qui c'è il sacco gestazionale. Ora è di circa un centimetro di diametro e crescerà nei prossimi giorni…"

"Ma che vuole dire?" chiede Filippo con tono un po'"impaurito.

"Che Diletta è in stato interessante…" Poi guarda Diletta e le sorride. "Comunque hai ancora diverse settimane per decidere se tenerlo o no… ora ne parliamo insieme." Lei e Filippo si guardano spaventati. "Ora scendi pure e rivestiti…"

Diletta ubbidisce. Filippo un po'"in trance si rimette seduto, senza dire una parola. In stato interessante. Ma perché poi lo chiameranno così? Interessante. Per chi? Per me non proprio. Considero interessanti altre cose. Le corse al parco. Le gare. Alcuni esami di Architettura. I miei cd. Tutti i film di Tom Cruise. La torta di cioccolato fondente al cocco. Diletta quando facciamo l'amore. Ma questo no. Questo mi fa paura.

Diletta gli si siede accanto. Gli tocca piano il braccio. Lui si gira e cerca di sorriderle.

La dottoressa Rossi li guarda in modo dolce. "Dunque, immagino che per voi sia una grande sorpresa… lo capisco. In ogni caso non drammatizziamo. Intanto vi suggerisco di parlarne coi vostri genitori. Perché anche se siete maggiorenni siete comunque giovani e quindi è meglio essere sinceri e condividere con loro questo momento. Poi, come dicevo prima, potete decidere serenamente cosa fare… Vi consiglio di andare in un consultorio, dove degli

esperti ascolteranno i vostri dubbi, le eventuali paure che avete e potranno darvi delle indicazioni utili… Potete andarci con la massima tranquillità, anzi è importante. Com'è importante che ne parliate con chi vi vuol bene…"

Filippo interviene. "Ma parla dell'interruzione…?"

A sentire quella parola Diletta si gira di botto e lo fìssa interrogativa. La dottoressa Rossi se ne accorge. "Sì, è una delle possibilità… Ma prima di decidere qualsiasi cosa parlatene a lungo. Sfogatevi. E non nascondete nulla di quello che sentite… È fondamentale non prendere in giro se stessi in questi casi. Provate a immaginare i possibili scenari, le conseguenze delle vostre scelte su ciascuno, e discutetene… E poi, solo poi, decidete. Ascoltate il cuore e mantenete la lucidità. Lo dico sempre a tutti, non preoccupatevi. La gravidanza è un momento importante a ogni età."

Diletta è ancora incredula. "Dottoressa, ma posso tornare da lei? Non ho una ginecologa. Conosco solo il mio medico di famiglia. E lei mi piace…"

La Rossi sorride. "Ah, grazie! Ok, se vuoi sì, certo, volentieri… Allora ti segno l'esame del sangue. E completo la tua cartella. Poi mi porterai i risultati e magari mi racconterete come stanno procedendo i primi giorni dopo la notizia. Eh?"

"Sì…"

"Bene. Allora dimmi i tuoi dati che li segno qui…" E mentre Diletta risponde, Filippo è lì accanto, bloccato sulla sedia, in silenzio. Non sa che fare. Pensare. Diletta che risponde alla dottoressa e le chiede se può seguirla. Diletta che lo guarda male a sentir parlare d'aborto. La ginecologa che parla di tutto come se fosse la cosa più normale del mondo. E io? Dove sto io? C'avete pensato? Oh, fermate tutto, voglio scendere. Voglio tornare a quella sera in macchina. E cambiare ogni cosa. Ma che m'è venuto in mente di fare il giro largo per mostrare a Diletta quell'arco? Ma dico, non potevo tornare a casa e basta? Voglio tenere dieci preservativi nel cruscotto d'ora in avanti. Voglio scappare. Voglio svegliarmi domattina e capire che è stato tutto un sogno. Che Diletta ha il suo ciclo, tutto è come sempre, e io non sto per diventare… padre! Padre! Aiuto! Un bambino tra le mie braccia. Mio figlio. E gli vengono in mente le scene più assurde. Tre scapoli e un bebé. L'avevano dato alla tv l'altra notte. L'aveva visto e c'aveva pure riso su. Peter, architetto, Michael, disegnatore di fumetti e pupazzi, e Jack, un ex pubblicitario e attore, si trovano una mattina sulla soglia di casa una culla con dentro Mary, una neonata. Che scene, poi. Per

cambiarla, per darle da mangiare… Filippo inizia a tremare un po'. Il fiato è corto e il cuore gli batte a tremila.