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te esempi precisi e fatti accaduti a delle tremende e fantoma-
tiche amiche, che quasi sempre, poi, sono loro stesse. Pratica-
mente quell'ora di religione si è trasformata in una vera e pro-
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pria ora di educazione sessuale, unica materia nella quale tut-
te avrebbero preso la sufficienza piena.
Il prete tenta di schivare una domanda ben precisa sulla
sua vita privata prima di prendere i voti. Apre la Bibbia tron-
cando così il grande interesse che si è creato intorno ai suoi
improbabili peccati. Babi sfoglia il diario. La prossima ora è
greco.
La Giacci interroga. Si sta per chiudere l'ultimo trimestre
prima degli esami di maturità. Con l'uscita delle materie non
ci sarebbero state più interrogazioni. Controlla i pallini. Ne
mancano solo tre per completare il giro. Sarebbero state loro
le "fortunate". Babi legge i nomi. C'è di nuovo Festa. Poverac-
cia. Bella settimana sul serio. Babi si gira verso di lei. Sta con
le mani sulle guance e guarda avanti. Babi la chiama con un
bisbiglio. Silvia se ne accorge.
"Che c'è?"
"Guarda che la Giacci oggi ti interroga in greco."
"Lo so." Silvia abbozza un sorriso, poi prende dalla schie-
na della compagna davanti il libro che ci ha poggiato. È quel-
lo di grammatica greca. "Sto ripassando." Babi le sorride. Per
quello che avrebbe potuto servirle. Forse era meglio se avesse
seguito l'ora di religione. In realtà solo un miracolo avrebbe
potuto salvarla. La campanella suona. Il giovane prete si al-
lontana. Porta via con sé una valigetta di pelle morbida scura
e anche gli ultimi dubbi. La sua camminata è una sincera con-
fessione. Se da giovane ha commesso peccati, loro, le ragazze
in generale, non hanno avuto colpa.
"Ciao Babi!" Y
"Pallina! Come stai?" i
Pallina posa la borsa con i libri sul banco di Babi. >
"Bene, con un litro di sangue in meno!" v
"È vero. Come sono andate le analisi?" *
Pallina si arrotola la camicia azzurra della divisa mostrando
il suo pallido braccio. "Guarda qui!" Le indica un cerotto dal-
la punta leggermente colorata, arrossata di sangue.
"Questo non è niente. Non sai quel medico per trovarmi la
vena. Due ore. Mi ha punzecchiato tutto intorno e giù pizzicotti
sul braccio, dice lui per farmi uscire la vena. Secondo me solo
per farmi male, mi odia. Mi ha sempre odiato quel dottore. Poi
ha iniziato a parlare che non la smetteva più. Classico per non
farti pensare alla siringa. Mi dice che ho delle vene regali, il san-
gue blu, che devo essere una principessa! E poi tà! Mi infila a
tradimento tutto quell'ago nel braccio. Ma gliel'ho fatta vedere
io la principessa. Gli ho sparato un 'Porca puttana'..."
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