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"Questa lezione di religione dev'essere stata interessantis-
sima. Venga intanto qui e mi faccia vedere la sua giustifica-
zione." Pallina si mette la borsa sulle spalle e lancia un'ultima
occhiata a Babi.
"Ne parliamo dopo."
Pallina va alla cattedra. Tira fuori il diario e lo apre alla pa-
gina delle giustificazioni. La Giacci glielo toglie dalle mani. Lo
legge e lo controfirma.
"Ah, bene, ha fatto delle analisi, eh? A lei dovrebbero fare
una trasfusione di cultura. Altro che prelievi del sangue."
La Catinelli da brava secchiona leccaculo ride a quella bat-
tuta. Ma è talmente scadente che perfino la Giacci rimane in-
fastidita da quel fìnto divertimento.
"Oh, c'è qualcun altro che deve farmi vedere il suo diario
firmato." La Giacci guarda ironica verso Babi. "Vero Gervasi?"
Babi le porta il diario già aperto alla nota firmata. La Giac-
ci lo controlla.
"Be', cos'ha detto sua madre?"
"Mi ha messo in punizione." Non è vero, ma tanto vale dar-
gliela vinta del tutto.
Infatti la Giacci abbocca in pieno.
"Ha fatto bene." Poi si rivolge alla classe: "È importante
che i vostri genitori sappiano apprezzare il lavoro svolto da noi
professori e lo appoggino in pieno". Su per giù tutte annui-
scono. "Sua madre, Gervasi, è una donna molto comprensiva.
Sa benissimo che quello che faccio, lo faccio solo per il suo be-
ne. Tenga." Le riconsegna il diario. Babi torna al suo posto.
Strano modo di volermi bene, un due in latino e una nota. E
se mi odiava che faceva? La Giacci tira fuori dalla sua vecchia
borsa in pelle scamosciata i compiti di greco piegati a metà.
Si aprono spavaldi e fruscianti sulla cattedra spandendo
nella classe il magico dubbio di aver almeno raggiunto la suf-
ficienza.
"Vi annuncio che è stata una carneficina. Dovete solo spe-
rare che non esca greco alla maturità." Tutte sono tranquille.
Sanno già la materia: latino. Tutte fanno finta di non saperlo.
In realtà quella sarebbe potuta essere benissimo una classe di
attrici. Ruoli drammatici, a giudicare dal momento. tv
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"Bartoli, tre. Simoni, tre. Mareschi, quattro." Una dopo l'al-
tra le ragazze vanno alla cattedra a ritirare il loro compito in
silenziosa rassegnazione.
"Alessandri, quattro. Bandini, quattro più." C'è una specie
di processione funebre. Tutte tornano a posto e riaprono su-
bito il compito cercando di capire la ragione di tutti quei se-
gni rossi. È un lavoro per lo più inutile, proprio come il loro
tentativo di traduzione andato male.
"Sbardelli, quattro e mezzo." Una ragazza si alza facendo
un segno di vittoria. In effetti per lei lo è. Era abbonata al quat-