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"Carli, cinque." Una ragazza pallida, con gli occhiali spes-
si e i capelli unti, da sempre abituata al sette, sbianca. Si alza
dal banco e procede con passo lento verso la cattedra chie-
dendosi cosa possa aver sbagliato. Un brivido di gioia percor-
re i banchi. È una delle secchione della classe, e non passa mai
un compito.
"E vai!" le sussurra Pallina quando la poveraccia le sfila ac-
canto. La Giacci consegna il compito a Carli. Sembra sincera-
mente dispiaciuta.
"Che ti è successo? Forse stavi poco bene? Oppure questa
classe di analfabete è riuscita a contagiare anche te?"
La ragazza abbozza un sorriso. E con un debole "Sì, non
mi sentivo granché" torna al posto. Una cosa è sicura. Ora sta
veramente male. Lei, la Carli. Quella delle versioni impossi-
bili, prendere cinque. Apre il compito. Lo rilegge rapidamen-
te, trova subito il tragico errore. Sbatte il pugno sul banco.
Come ha fatto a confondersi? Si porta le mani tra i capelli sin-
ceramente disperata. La felicità della classe tocca vertici in-
credibili.
"Benucci, cinque e mezzo. Salvetti, sei." È andata. Quelle
della classe che ancora non hanno ritirato il compito fanno un
sospiro. Ormai è la sufficienza assicurata. La Giacci consegna
i compiti in ordine crescente, prima i voti peggiori poi lenta-
mente sale fino alla sufficienza e ai vari sette e otto. Lì si fer-
ma. Non ha mai messo di più. E anche l'otto è un evento nien-
te male.
"Marini, sei. Ricci, sei e mezzo." Alcune ragazze aspet-
tano tranquille il loro voto, abituate e trovarsi nella zona al-
ta della classifica. Ma per Pallina questo è un vero e proprio
miracolo. Non crede alle sue orecchie. Ricci sei e mezzo?
Quindi ha preso almeno quel voto, se non di più. Si imma-
gina tornare da sua madre a pranzo e dirle "Mamma ho pre-
so sette in greco". Sarebbe svenuta. L'ultima volta che ha pre-
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so un sette è stato in storia, su Colombo. Cristoforo le piace
un casino, fin da quando ha visto una foto su un libro che lo
ritraeva con una bandana rossa al collo. Un vero capo. Viag-
giatore, deciso, uomo di poche parole. E poi, bene o male, il
primo ad andare in America. È lui che ha lanciato la moda
degli States. A pensarci bene c'è anche una vaga somiglian-
zà fra lui e Pollo.
"Gervasi, sette." Pallina sorride felice per l'amica.
"Vai Babi." Babi si gira verso di lei e la saluta. Una volta
tanto non deve essere dispiaciuta di aver preso più di Pallina.
"Lombardi." Pallina salta fuori dal banco e si dirige veloce
verso la cattedra. È euforica. Ormai è almeno un sette.
"Lombardi, quattro." Pallina rimane senza parole.
"Il tuo compito deve essermi finito per sbaglio fra questi"
si scusa la Giacci sorridendo. Pallina prende il suo compito e