143770.fb2 Tre metri sopra il cielo - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 138

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Babi guarda Pallina. Anche lei, come le altre, aspetta curiosa.

Le sorride. In fondo è giusto farlo. La Giacci ha messo appo-

sta il compito di Pallina fra quelli con il sette.

"Le volevo dire, professoressa, che lei ha sbagliato."

Un mormorio generale inonda la classe. Le ragazze sem-

brano impazzite. Babi è tranquilla.

La Giacci diventa rossa di rabbia, poi si controlla.

"Silenzio! Ah sì Gervasi, e in cosa?"

"Lei il diciotto marzo non può aver interrogato Silvia

Festa."

"Come no, è scritto qua, sul mio registro. Lo vuole vedere?

Eccolo qua, diciotto marzo, meno a Silvia Festa. Comincio a

pensare che a lei piacciano le note."

"Quel voto è di Francesca Servanti. Ha sbagliato a scrive-

re e l'ha messo a Festa."

La Giacci sembra esplodere di rabbia.

"Ah sì? Be', lo so che lei segna tutto sul suo diario. Ma è la

sua parola contro la mia. E se io dico che quel giorno ho in-

terrogato Festa vuoi dire che è così."

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"E invece io dico di no. Lei ha sbagliato. Il diciotto marzo

non può aver interrogato Silvia Festa."

"Ah sì? E perché?"

"Perché quel giorno Silvia Festa era assente."

La Giacci sbianca. Prende il registro generale e comincia

a sfogliarlo all'indietro, come impazzita. Venti, diciannove, di-

ciotto marzo. Controlla frenetica le assenze. Benucci, Marini

e poi eccola lì. La Giacci si accascia sulla sedia. Non crede ai

propri occhi. Festa. Quel cognome scritto dalla sua stessa ma-

no stampato a lettere di fuoco. La sua vergogna. Il suo errore.

Non serve altro. La Giacci guarda Babi. È distrutta. Babi si sie-

de lentamente. Tutte le compagne si girano a turno verso di lei.

Un bisbiglio generale sale piano piano nella classe.

"Brava, brava Babi, brava." Babi fa finta di non sentire. Ma

quel lento sussurrare arriva alle orecchie della Giacci, quelle

parole come terribili aghi di ghiaccio la colpiscono fredde, pun-

genti come il peso di quella sconfitta. La figuracela davanti al-

la classe. La sua classe. E poi quelle frasi che le escono così pe-

santi e faticose, il sottolineare l'errore.

"Servanti vada a posto. Venga Festa." Babi abbassa gli oc-

chi sul banco. Giustizia è fatta. Poi lentamente alza il viso.

Guarda Pallina. I loro sguardi si incrociano e mille parole vo-

lano silenziose fra quei banchi. Da oggi anche la Giacci può

sbagliare. La leggendaria regola d'oro si frantuma. Cade giù,

sgretolandosi in migliaia di pezzi come un fragile cristallo sfug-

gito dalle mani di un'inesperta e giovane cameriera. Ma Babi

non vede nessuna padrona sgridarla. Dovunque si giri, solo gli

occhi felici delle sue compagne, orgogliose e divertite del suo

coraggio. Poi guarda più lontano. E quello che vede le fa pau-

ra. La Giacci è lì che la fissa. Il suo sguardo, privo di espres-