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chiavi. Infila quella più lunga nella serratura di mezzo. Sente
un rumore dietro la porta. È lui, il suo unico amore. La ra-
gione della sua vita.
"Pepite!" Un piccolo cane le corre incontro abbaiando. La
Giacci si china. "Come stai tesoro?" Il cane le salta scodinzo-
lando tra le braccia. Comincia a farle le feste. "Pepito, non sai
cosa hanno fatto oggi alla tua mamma." La Giacci chiude la
porta, posa la borsa di pelle su una fredda mensola di marmo
bianco e si leva la giacca.
"Una sciocca ragazza ha osato riprendermi, e davanti a tut-
te, capisci... Avresti dovuto sentire il suo tono." La Giacci va in
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cucina. Il cane la segue trotterellando. Sembra sinceramente
interessato.
"Lei, per un misero sbaglio, mi ha rovinato, capisci? Mi ha
umiliato davanti alla classe." Apre un vecchio rubinetto dal tu-
bo di gomma ingiallito dal tempo. L'acqua schizza irregolare su
una grata di gomma bianca, dai contorni imprecisi. È stata ta-
gliata a mano per farla entrare dentro al lavandino.
"Lei ha tutto. Ha una bella casa, qualcuno che le sta pre-
parando da mangiare. Lei non si deve preoccupare di niente.
Ora non sta neanche pensando a quello che ha fatto. Già, che
gliene importa a lei?" Da un armadietto pieno di bicchieri di-
versi fra loro, la Giacci ne prende uno a caso e lo riempie d'ac-
qua. Perfino il vetro sembra avvertire il tempo che passa. Be-
ve e torna nel salottino. Il cane la segue ubbidiente.
"Dovevi vedere poi le altre ragazze. Erano felici. Ridevano
alle mie spalle contente di vedermi sbagliare..." La Giacci tira
fuori dal cassetto alcuni compiti e si siede a un tavolo. Co-
mincia a correggerli. "Lei non doveva farlo" e sottolinea in ros-
so più volte l'errore di una povera innocente. "Non doveva ren-
dermi ridicola davanti a tutte." Il cane salta su una vecchia pol-
trona di velluto bordeaux e si accuccia sul morbido cuscino or-
mai abituato al suo piccolo corpo.
"Capisci, come faccio a tornare in quella classe? Ogni vol-
ta che metterò un voto, magari qualcuno dirà: 'È sicura di aver-
lo messo a me, professoressa?'. E rideranno, sono sicura che
rideranno..." Il cane chiude gli occhi. La Giacci mette quattro
al compito che sta correggendo. La povera innocente forse
avrebbe meritato qualcosa di più. La Giacci continua a parla-
re da sola. Pepite si addormenta. Un altro compito viene sa-
crificato. In giorni più sereni avrebbe potuto tranquillamente
raggiungere la sufficienza.
Domani non sarà una bella giornata per la classe. Intanto
in quella stanza una donna su un tavolo coperto da una vec-
chia cerata si è data praticamente da sola una risposta. Sono
le persone a rendere simili a loro ciò che posseggono. E per un
attimo in quella casa tutto sembra più grigio e più vecchio. E
perfino una bella Madonna appesa al muro sembra diventare