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scarso valore. È ripresa al volo dalla Giacci che la prende in gi-
ro di fronte alla classe. La Catinelli come al solito dimostra di
gradire il sottile umorismo della professoressa. Così sottile che
alla maggior parte di loro sfugge.
"Gervasi?"
"È assente" risponde qualcuno dal fondo della classe. La
Giacci mette una "a" vicino al nome di Babi sul registro. Poi
alza lentamente lo sguardo.
"Lombardi."
"Sì, professoressa?" Pallina scatta in piedi.
"Come mai Gervasi non è venuta oggi?" Pallina è legger-
mente nervosa.
"Ma non so. Ieri sera l'ho sentita al telefono, mi ha detto
che si sentiva poco bene. Forse stamattina è peggiorata e ha
deciso di non venire." La Giacci la guarda. Pallina alza le spal-
le. La Giacci stringe gli occhi. Diventano due fessure impene-
trabili. Pallina sente un brivido correrle lungo la schiena.
"Grazie Lombardi, seduta." La Giacci riprende l'appello. Il
suo sguardo incontra di nuovo quello di Pallina. Sul viso del-
la professoressa si dipinge un sorriso beffardo. Pallina diven-
ta rossa. Si gira subito da un'altra parte, imbarazzata. Che la
prof sappia qualcosa? Sul banco la scritta che lei stessa ha in-
ciso con la penna "Pallina e Pollo forever". Sorride. No, è im-
possibile.
"Marini."
"Presente!"
Pallina si tranquillizza. Chissà dov'è Babi in quel momen-
to. Sicuramente ha già fatto colazione. Un bel maritozzo con
la panna da Euclide e uno di quei cappuccini tutta schiuma.
Desidera più che mai essere al suo posto magari con Pollo in-
vece di Step. Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che pia-
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ce, il suo proverbio preferito. La Giacci chiude il registro e co-
mincia a spiegare. Illustra la lezione con gioia, particolarmente
serena. Un raggio di sole colpisce le sue mani. Intorno a quel
dito con il quale gioca, l'antico anello brilla di luce viola.
Dai rumori della città appena sveglia, si allontanano così,
con le labbra lievemente sbavate da un cappuccino amaro e la
bocca addolcita dalla panna di un maritozzo. Facile previsio-
ne per quella tappa al grande Euclide sulla Flaminia, più se-
greto e più lontano, dove è più difficile essere incontrati. Van-
no verso la torre. Sulla Flaminia, avvolti dal sole mentre in-
torno prati rotondi, sfumati di verde, si perdono dolci tra orli
di boschi più scuri. Lasciano la strada. La moto piega le alte
spighe dorate che subito dopo il suo passaggio tornano su im-
perterrite e spavalde. La moto è ferma lì, dopo la collina, po-
co lontano dalla torre. A destra più in basso un cane tranquil-
lo controlla sonnecchiando alcune pecore spelacchiate. Un pa-
store in jeans ascolta una piccola radio scassata rumandosi una