143770.fb2 Tre metri sopra il cielo - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 204

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aria superiore. Non le fa paura, quel tipo. Con tutti quei mu-

scoli è pur sempre un ragazzo, una mente piccola, insignifi-

cante. Step le si avvicina come se volesse farle una confiden-

za. "Vediamo se capisce questa parola professoressa. Stia be-

ne attenta, eh: Pepilo." La Giacci sbianca. Non vuole credere

alle sue orecchie. "Vedo che ha capito il concetto. Quindi si com-

porti bene, professoressa, e vedrà che non ci saranno problemi.

Nella vita è solo questione di trovare le parole adatte, no? Si ri-

cordi: Pepilo."

La lascia così, in mezzo alla sala, pallida, ancora più vec-

chia di quello che è, con un'unica speranza: che non sia vero

niente. La Giacci va dalla preside, chiede un permesso, corre

a casa e quando arriva ha quasi paura di entrare. Apre la por-

ta. Nessun rumore. Niente. Va in tutte le camere gridando, chia-

mandolo per nome poi si lascia cadere su una sedia. Ancora

più stanca e più sola di quanto non si senta ogni giorno. Il por-

tiere compare sulla porta.

"Professoressa, come sta? È così pallida. Senta, oggi sono ve-

nuti due ragazzi a nome suo per portare a spasso Pepito. Io gli ho

aperto. Ho fatto bene, vero?" La Giacci lo fissa. È come se non

lo vedesse. Poi, senza odio, rassegnata, piena di tristezza e ma-

linconia, annuisce. Il portiere si allontana, la Giacci a fatica si

alza dalla sedia e va a chiudere la porta. L'aspettano giorni di so-

litudine in quella grande casa senza l'allegro abbaiare di Pepito.

Ci si può sbagliare sulla gente. Babi le è sembrata una ragazza

orgogliosa e intelligente, forse un po' troppo saputa, ma non co-

sì cattiva da arrivare a un'azione del genere. Va in cucina per pre-

pararsi da mangiare. Apre il frigorifero. Vicino alla sua insalata

c'è il cibo già pronto per Pepito. Scoppia a piangere. Ora è vera-

mente sola. Ora ha definitivamente perso. , v,in <,* m »«,-* ><,

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Quel pomeriggio Paolo finisce presto di lavorare. Tutto fe-

lice entra in casa. All'improvviso sente abbaiare. In salotto un

volpino dal pelo bianco scodinzola sul suo tappeto turco. Lì

davanti c'è Pollo con un cucchiaio di legno in mano.

"Pronto? Vai!" Pollo lancia il cucchiaio sul divano di fron-

te. Il volpino neanche si gira, minimamente interessato a do-

ve sia finito quel pezzo di legno. Piuttosto, comincia ad ab-

baiare.

"Cazzo, ma perché non va? 'Sto cane non funziona! Ab-

biamo preso un cane deficiente! Sa solo abbaiare."

Su una poltrona, Step smette di leggere il nuovo Dago.

"Mica è un cane da riporto questo. Non è predisposto, no?