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palla bianca leggermente a sinistra, prende la sponda e poi giù
lungo il bordo, dolcemente effettata. Un calcio perfetto. Buca.
I due ragazzi si guardano preoccupati. Francesca applaude.
"Bravo!" Claudio sorride. Con la punta della lingua bagna
il gessetto azzurro e lo passa rapido sulla sua stecca.
"Un tempo sì che ero forte!" Continuano a giocare. Anche
Step ne imbuca alcune. Ma i due sono più fortunati. Dopo po-
chi colpi a loro sono rimaste da mettere in buca solo una pal-
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la rossa e poi la uno. Ora però tocca a Claudio. Sul tavolo ci
sono ancora due palle fasciate. Claudio spegne la sigaretta.
Prende il gessetto e mentre lo passa veloce sulla stecca studia
la situazione. Non è delle migliori. La dodici è abbastanza vi-
cino alla buca di fondo, ma la dieci è quasi a metà tavolo. Do-
vrebbe fare un'uscita perfetta, fermarsi lì davanti e imbucarla
nella buca centrale sinistra. Un tempo forse ci sarebbe riusci-
to, ma ora... Quanti anni sono che non gioca? Si scola l'ultimo
sorso di whisky. Tornando giù incrocia lo sguardo di France-
sca. Tanti, almeno quanti sembra averne quella splendida ra-
gazza. Si sente leggermente stordito. Le sorride. Ha la pelle co-
lor miele e quei capelli scuri e un sorriso così sensuale. È an-
che tenera, nello stesso tempo. Le ha dato diciotto anni. For-
se ne ha anche qualcuno in meno. Oddio pensa, potrebbe es-
sere mia figlia. Perché sono venuto qui? Per parlare con Ste-
fano, il mio amico Step, il mio compagno. Apre e chiude gli
occhi. Sta sentendo l'effetto dell'alcol. Be', ormai sto giocan-
do, tanto vale finire la partita. Poggia la mano sul tavolo, ci
mette sopra la stecca e la fa scivolare tra il pollice e l'indice,
provandola. Poi inquadra la pallina bianca. È lì, ferma in mez-
zo al tavolo, fredda. In attesa di essere colpita. Fa un lungo re-
spiro, butta fuori l'aria. Ancora una prova e poi colpisce. Pre-
ciso. Con la giusta forza. Sponda laterale e poi di striscio la do-
dici: buca. Perfetto. Poi la palla bianca comincia a risalire. Ve-
loce, troppo veloce. No, fermati, fermati. L'ha colpita con trop-
pa forza. La palla bianca supera la dieci e si ferma più in là,
oltre la metà campo, davanti a Claudio, dispettosa e crudele. I
due avversar! si guardano tra loro. Uno dei due alza le so-
pracciglia, l'altro fa un sospiro di sollievo. Per un attimo han-
no temuto di perdere la partita. Si sorridono. Da quella posi-
zione è veramente un tiro impossibile. Claudio fa il giro del ta-
volo. Studia tutte le distanze. Difficile. Dovrebbe fare quattro
sponde. Sta lì in un angolo appoggiato con le mani sul bordo
del tavolo che ci pensa.
"Che ti frega, provaci." Claudio si gira. Step è dietro di lui.
Ha capito benissimo a cosa sta pensando.
"Sì, ma quattro sponde..."
"Embe'? Al massimo perdiamo... Ma se le fai, pensa come
cazzo ci rimangono!"
Claudio e Step guardano i loro due avversali. Si sono fatti