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dallo Zio d'America, con bastoni e catene, guidati da Step. Una
rissa gigantesca, una vera vendetta. È uscito perfino un trafi-
letto sul giornale. Babi ha attaccato. È inutile discutere con
Step, avrebbe sempre fatto come voleva, a modo suo. Ha la te-
sta dura. Gliel'ha detto mille volte che lei odia la violenza, le
botte, i picchiatori.
Mette a posto gli scaffali, tira giù alcuni quaderni buttan-
doli sulla moquette, senza interesse. Quaderni degli anni pas-
sati, appunti del liceo, vecchi libri.
"Che facciamo stasera? Andiamo alle corse della moto? Dai,
ci vanno tutti."
"Stai scherzando spero, non esiste! Io in quel posto non ci
voglio mettere più piede. Magari rincontro quella bora scate-
nata e mi tocca farci di nuovo a botte. Abbiamo un dopocena,
se ti va di venire."
Step si è messo una giacca blu. È rimasto tutto il tempo se-
duto su un divano guardandosi in giro, cercando di trovare
qualcosa di divertente in quello che sentiva, non riuscendoci.
Lui quella gente l'ha sempre odiata. Si è imbucato a quelle fe-
ste, ha sfondato tutto, si è divertito un casino con gli altri a ru-
bare nelle camere da letto, a lanciare di sotto la roba. Gli altri.
Chissà dove sono in questo momento. Alla serra, pinnando a
centoquaranta, sulla moto con gli amici che fanno il tifo, con
Sica che prende le puntate, con le camomille, Ciccio e tutti gli
altri. Che palle questa festa. Incrocia lo sguardo di Babi. Le
sorride. Lei è scocciata, sa benissimo cosa pensa.
Babi riesce a prendere anche quel libro più su degli altri.
Poi se lo ricorda come fosse in quel momento.
Il citofono suona all'impazzata. La padrona di casa attra-
versa il salotto correndo, la porta che si apre e Pallina lì, pal-
lida, sconvolta che scoppia a piangere.
È una notte terribile. Smette di pensarci. Comincia a rac-
cogliere i libri che ha buttato per terra. Ne prende altri posan-
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doli sul tavolo e quando si curva di nuovo, la vede. È lì, chia-
ra e secca, gialla, sbiadita come il tempo che è stato. Spezza-
ta, sulla moquette scura, priva di vita da tanto tempo ormai.
La piccola spiga che ha messo nel suo diario la prima volta che
ha fatto sega con Step. Quella mattina nel vento che annuncia
l'estate, quei baci che sanno di pelle profumata dal sole. Il suo
primo amore. Si ricorda quando era convinta che non ce ne
sarebbe mai potuto essere un altro. La raccoglie. La spiga si
sbriciola fra le sue dita, come vecchi pensieri, come leggeri so-
gni e deboli promesse.
Step guarda la caffettiera sul fornello. Il caffè ancora non
esce. Alza un po' la fiamma. Vicino c'è ancora un po' di cene-
re, un ultimo pezzo di foglio ingiallito. I suoi amati disegni, le
tavole di Andrea Pazienza. Sono degli originali. Li ha rubati in
quella redazione di un nuovo giornale, "Zut", quando Andrea