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il vetro della finestra con il gomito ed è entrato da sopra. È sta-
to facile, ha preso solo le tavole del mitico Paz e poi via velo-
ce dalla porta, dileguandosi nella notte, felice, con i disegni del
suo idolo fra le mani. Poco tempo dopo Andrea muore.
È giugno. Una sua fotografia su un giornale. Intorno ad
Andrea c'è tutta la redazione. Quella foto deve essere stata fat-
ta pochi giorni dopo il suo furto. Step raccoglie tra le gabbie
dei fornelli quel pezzo di carta. Quale tavola era? Deve essere
quella con la faccia di Zanardi. Ormai non importa più. Le ha
bruciate tutte quella sera dopo la telefonata. Era lì a guardare
colori bruciare, le facce dei suoi eroi accartocciarsi abbrac-
ciate dalla fiamma, le frasi miriche di poeti sconosciuti scom-
parire in dissolvenze di fumo. Poi è entrato suo fratello.
"Ma che stai facendo? Ma che, sei cretino? Guarda, stai
bruciando la cappa della cucina..."
Paolo ha cercato di spegnere quella fiamma troppo alta ma
lui l'ha fermato.
"Step ma ti da di volta il cervello? Poi la devo ripagare io,
no? Queste cazzate valle a fare fuori."
Step non ci ha visto più. L'ha sbattuto contro il muro, vici-
no alla finestra. Gli ha messo una mano alla gola, strozzando-
lo quasi. Paolo ha perso gli occhiali. Sono volati lontano, per
terra, rompendosi. Poi Step si è calmato. L'ha lasciato andare.
Paolo ha raccolto i suoi occhiali rotti ed è uscito in silenzio,
senza dire nulla. Step è stato ancora peggio. Ha sentito sbat-
tere la porta di casa. È rimasto lì, a fissare i suoi disegni che
bruciavano, rovinando la cappa della cucina, soffrendo come
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non ha mai sofferto. Solo come non è mai stato. Gli viene in
niente Battisti. "Prendere a pugni un uomo solo perché è sta-
to un po' scortese, sapendo che quel che brucia non son le of-
fese." È vero, ha ragione. E a lui brucia ancora di più. Quel-
l'uomo è suo fratello. Il caffè esce improvvisamente, borbot-
tando, come se avesse anche lui qualcosa da dire. Step lo ver-
sa nella tazza poi lo manda giù. Nella sua bocca rimane un sa-
pore caldo e amaro, lo stesso gusto di ricordi abbandonati sul
suo cuore.
Settembre. I genitori di Babi le hanno comprato un biglietto
per Londra. Si sono messi d'accordo con la madre di Pallina.
Vogliono allontanarle da quelle nuove cattive amicizie.
È bastato poco. Un piano ben congeniato. Una corsa da un
amico in questura. I passaporti nuovi. Su quel charter per l'In-
ghilterra salgono in due, ma i biglietti, cambiati pochi giorni
prima, portano nomi diversi. Pollo e Pallina.
Sono quindici giorni indimenticabili per tutti. Per i geni-
tori di Babi, illusi e contenti, finalmente tranquilli. Per Pollo e
Pallina, in giro per Londra, nei pub e le disco, spedendo a tut-
ti cartoline comprate a Roma alla Lyon Book, cartoline ingle-
si, già firmate da Babi. E Step e lei, lontani da tutti, in quell'i-