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è fredda e ben presto lo riscalda. I suoi amici sono tutti vesti-
ti bene o ci provano. Giacche blu un po' larghe su un paio di
jeans.
Questa è la loro eleganza. Qualcuno sfoggia un completo,
qualcun altro un paio di pantaloni di velluto un po' troppo stret-
ti. Improvvisamente si ricorda il funerale di Pollo. C'erano tut-
ti e tanti altri ancora. Vestiti meglio, con un'aria più seria. Ora
ridono, scherzano, si lanciano fiches e carte colorate, ruttan-
do, mangiando grossi pezzi di panettone. Quel giorno aveva-
no tutti le lacrime agli occhi. Un addio a un amico vero, un ad-
dio sincero, commosso, dal profondo del cuore. Li rivede in
quella chiesa, con i muscoli sofferenti, in camicie troppo stret-
te, con facce serie, seguire la predica del prete, uscire in silen-
zio. Sullo sfondo, ragazze scappate da scuola che piangono.
Amiche di Pallina, compagne di serate, di uscite notturne, di
birre al baretto. Quel giorno tutti hanno sofferto sul serio. Ogni
lacrima è stata sincera. Nascosti dietro Ray-Ban, Web, occhiali
a specchio o scuri Persol, i loro sguardi sono diventati lucidi
guardando quel "Ciao Pollo" fatto di crisantemi rosati. Firma-
to "Gli amici". Dio come mi manca. Il suo sguardo torna luci-
do per un attimo. Incontra un sorriso. È Madda. Sta in un an-
golo abbracciata a un tipo che Step ha visto spesso in palestra.
Le sorride poi guarda altrove.
Step beve un altro po' di birra. Gli manca da morire Pollo.
Quella volta davanti al Gilda quando facendo fìnta di essere
dei posteggiatori si sono inculati una Ferrari con tanto di te-
lefono. Sono stati in giro tutta la notte, chiamando tutti, te-
lefonando ad amici in America, a donne appena conosciute,
prendendo a parolacce genitori ancora insonnoliti. Quando so-
no andati a riportare il cane alla Giacci. E Pollo che non vole-
va restituirglielo.
"Cazzo, mi sono troppo affezionato ad Arnold. È un mito
questo cane. Perché glielo devo ridare a quella vecchia befa-
na? Sono sicuro che, se potesse scegliere, Arnold resterebbe
con me. Cazzo, non si è mai divertito così tanto in vita sua, lo
faccio chiavare tutti i giorni, dorme con me, mangia da favo-
la, che può volere di più?"
"Sì, però a insegnargli a fare il riporto non ci sei riuscito..."
"Mi basta un'altra settimana e ce la fa, ne sono sicuro."
Step ride, poi citofonano alla Giacci. Le lasciano il cane le-
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gato al cancello con una corda al collo. Si nascondono là vici-
no, dietro una macchina. Vedono la Giacci uscire di corsa dal
portone, liberare il cane e abbracciarlo. Si mette a piangere
stringendoselo al petto.
"Mortacci, peggio di Merola" commenta Pollo da lontano.
Poi l'incredibile.
La Giacci toglie al cane quella specie di guinzaglio e lo get-
ta lontano. Arnold salta a terra, corre veloce, abbaiando come