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Le stanze erano buie, le tende ben chiuse, l'aria stantia. Avevano chiesto alla signora Frobisher alcuni sacchetti da freezer da indossare sopra le scarpe e, a ogni passo, staccavano scaglie di materiale secco dai tappeti appiccicosi.
«Guarda qui.» Paul si trovava sulla soglia della stanza principale. «Non è possibile!» Le pareti erano completamente ricoperte di fotografie: polaroid, istantanee, alcune strappate da riviste. Molte erano di Joni, ma le altre erano state prese da riviste pornografiche olandesi o tedesche: un bambino che succhiava un pene congestionato, una donna a cavalcioni su un pastore tedesco… C'era anche un'immagine sfuocata, che a Jack sembrava tratta da uno snuff movie, e nella quale si scorgeva un adolescente asiatico, steso su un letto, le braccia e le gambe divaricate e legate, e le cosce insanguinate.
Da un armadio provenne un frullo d'ali. Paul aprì il mobile e i due uomini guardarono ammutoliti la gabbia. Un diamantino sul suo posatoio, le piume umide e arruffate, se ne stava rannicchiato e li osservava. Sul pavimento, tra la sabbietta, erano accatastati quattro cadaverini pieni di vermi.
Perlustrarono ogni stanza. Paul diede un'occhiata in soggiorno, a ciò che era appeso alle pareti con pezzi di nastro adesivo, e si voltò verso Jack… bianco in volto.
«È malato», mormorò. «Quest'uomo è malato.»
Erano polaroid delle vittime.
La Craw, la Wilcox, la Hatch, la Spacek, la Jackson. Vio lentate, mutilate. Una mostrava Shellene Craw in posizione eretta, simile a un manichino di una vetrina, sistemata tra la televisione e il muro, gli occhi aperti, le braccia tese, irrigidite.
«La parrucca», mormorò Jack, indicando la foto.
Paul si portò alle sue spalle ed emise un sibilo. «Avevi ragione, Jack. Hai indovinato in pieno.»
Sull'altra parete si trovarono di fronte alla foto di Susan Lister, nuda e sporca di sangue, legata e imbavagliata, gli occhi pesti e gonfi.
«Oh, cazzo.»
C'erano alcuni archi indistinti sulla fotografia, sulla sua faccia. Una sagoma bianca nell'angolo in basso. Jack capì: Bliss si era fotografato mentre eiaculava sulla faccia devastata di Susan Lister.
In cucina trovarono del sangue fresco sullo scolapiatti. Piatti rotti sul pavimento. Ispezionarono il frigorifero e i cassetti, dove trovarono una serie di strumenti chirurgici. Entrati nella seconda stanza, Jack posò la mano sul braccio di Paul. «Guarda.»
Sulla parete sopra il letto, un sottile schizzo di sangue si apriva a ventaglio come fosse una testata ornamentale. Le lenzuola erano macchiate di rosso e, al centro del materasso, c'era un asciugamano giallastro avvolto intorno a due sagome gelatinose. «Che cosa sono?» chiese Paul, avvicinandosi cautamente. «Sembrano…»
«So che cosa sono.» Jack rimase a guardare le due protesi, impastate di sangue coagulato e di grasso. «Sono quelle di Joni. Gliele ha estratte.»
Quando la Peugeot blu raggiunse il Wildacre Cottage, era già tutto asciutto. Il bungalow si trovava alla fine di una strada che divideva un campo di grano, lungo e liscio come i capelli bagnati di una bionda. Era appartato: Malcolm non correva rischi di essere osservato mentre trascinava le donne, la fodera di un cuscino sulla testa, nel bungalow scuro e le depositava nel corridoio, contro il pannello di vetro smerigliato a lato della porta.
Quando «Clitoride» aveva iniziato a gridare, a lui erano saltati i nervi. Doveva andarsene, a ogni costo. Caricarle sull'auto era stato relativamente semplice: una nello spazio sotto il sedile posteriore, l'altra nel bagagliaio. Coperta con giacche a vento e un vecchio sacco a pelo. Sebbene fosse agitato, e continuasse a scrutare la strada, aspettandosi di vedere la polizia da un momento all'altro, in quel mezzogiorno piovoso di metà settimana nessuno si fermò a osservare un uomo insignificante che caricava la sua auto.
Era protetto dalla tettoia e un'ulteriore sicurezza era costituita dal fatto che entrambe le donne erano state tramortite con l'impugnatura della sega elettrica.
Tornò alla macchina, prese le quattro borse di Sainsbury's dal bagagliaio, e le portò in casa. La porta sbatté alle sue spalle. Poi, mentre apriva le borse, riempiva ciotole di M &M, appendeva ghirlande di carta alle finestre e gonfiava con una bomboletta palloncini dai colori pastello, iniziò a parlottare alle due ragazze. Disse che era il suo compleanno, e illustrò il programma della giornata. Nessuna delle due poteva udirlo, ma lui continuò ugualmente a borbottare, grattandosi ogni tanto la faccia.
Quando Paul uscì dall'abitazione, la pioggia era cessata. Andò in giardino, da dove si vedevano le gru del cantiere che si stagliavano nel cielo che si andava rasserenando, e trovò Jack in mezzo al prato, intento a fissare qualcosa nell'erba alta.
«Jack?»
Lui non rispose.
«Jack? Che succede?»
L'altro si voltò, lo sguardo assente. Senza parlare, indicò un punto del terreno.
«Che cosa c'è?» disse Paul, chinandosi. Ai piedi di Jack, nell'erba bagnata, si trovava una bicicletta bianca e grigia. Sembrava che qualcuno ce l'avesse buttata. «Una bicicletta?»v
«È di Rebecca», mormorò Jack. «È la bici di Rebecca.»
Tornando alla macchina, le telefonò. Rispose la segreteria. Lasciò un messaggio e compose il numero di Shrivermoor.
Rispose Marilyn. «Ah, Jack, bene. Ho appena parlato con la Amedure. Quel capello… corrisponde. Vuole che tu…»
«Marilyn, ascoltami. Di' a Steve che ci siamo. Ho bisogno del TSG. E della Scientifica: la Quinn, Logan. Siamo in Brazil Street.»
«Va bene, va bene… Aspetta.» La sentì parlare con qualcuno.
Maddox. «Jack? Dove sei?»
«A Lewisham. Brazil Street.»
«A quale numero?»
«34a.»
L'altro rimase per un attimo in silenzio. In sottofondo si udì qualcuno gridare d'eccitazione. «Jack, quell'indirizzo è una pista», borbottò Maddox, schiarendosi la gola. «Abbiamo scorso la bolletta telefonica di Harteveld… Risulta che ha chiamato qualcuno al 34a di Brazil Street, due volte la mattina della scomparsa della Craw e due volte nella settimana in cui si è ucciso. Logan e Betts stanno arrivando.»
«È lui, Steve…»
«Che cosa avete trovato?»
«Fotografie, strumenti chirurgici, bisturi. Si chiama Malcolm Bliss. È scappato. Ha una Peugeot blu. E qualcuno con sé.»
«Cristo.» La voce di Maddox suonò stanca.
«Penso che sia diretto in campagna. Tra circa dieci minuti avrò un indirizzo. Voglio l'AMIP.»
«D'accordo. Marilyn, dirigi tu le operazioni… Un briefing a Greenwich tra… diciamo trenta minuti?»
«Diciamo pure venti.»