172614.fb2 Dexter il delicato - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

Dexter il delicato - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 3

1

Questo reparto dell’ospedale è come un paese straniero. Niente atmosfera da campo di battaglia, niente medici dai camici zuppi di sangue che si scambiano battute su organi mancanti, niente capisala con sguardo arcigno e cartelletta alla mano, né branchi di vecchi ubriaconi in carrozzella e, soprattutto, niente pazienti che fissano tremebondi le doppie porte in acciaio, terrorizzati al pensiero di quel che può uscirne. Niente puzza di sangue, di dolore, di disinfettante; solo odori delicati e familiari. Anche i colori sono differenti: le pareti hanno tinte pastello, più morbide rispetto a quelle smorte di altri reparti, adibiti alla più prosaica sopravvivenza. Infatti non si respirano né l’atmosfera né gli spiacevoli odori che ho imparato ad associare agli ospedali. C’è soltanto una folla che si accalca adorante davanti a una grande vetrata e, con mia immensa sorpresa, in mezzo ci sono anch’io.

Ci stringiamo felici contro il vetro, facendo allegramente spazio ai nuovi arrivati. Che siano bianchi o neri, latino o afroamericani, asiatici o creoli, non ha importanza. Siamo tutti fratelli. Nessuno si offende o sghignazza, né si arrabbia se riceve di tanto in tanto una gomitata nelle costole, e nessuno, meraviglia delle meraviglie, sembra nutrire istinti violenti nei confronti del prossimo. Me compreso. Al contrario, ci ammassiamo tutti contro la vetrata, per assistere al miracolo che ha luogo nella stanza accanto.

Vi sembrano questi esseri umani? Riconoscete la Miami in cui ho sempre vissuto? O forse siamo stati vittime di strani esperimenti di fisica in cui acceleratori di particelle ci hanno spediti tutti su Mondo Bizzarro, dove la gente è sempre allegra, gentile e tollerante?

Dov’è finita la folla gioiosamente omicida di un tempo? E i compagni della mia gioventù, armati fino ai denti, invasati, mezzi matti e sanguinari? Possibile che la luce nell’altra stanza li abbia così cambiati e trasfigurati?

Quale fantastica visione al di là del vetro ha potuto trasformare un corridoio gremito di esseri umani qualunque, crudeli, pericolosi e violenti, in un gruppo di bonaccioni spensierati e senza midollo?

Do un’altra occhiata, incredulo: è così. Non ci sono dubbi. Disposte su quattro file, si agitano minuscole creature rosa e marroncine… Appaiono così piccole, rugose e inutili, eppure è per merito loro che questo branco di uomini vigorosi e spietati si è trasformato in un blob strisciante e arrendevole. E, come se tutto ciò non bastasse, ecco palesarsi un altro assurdo, drammatico e incredibile prodigio: uno di quegli gnocchi rosacei si è impossessato del nostro Diabolico e Davvero Depravato Dexter, mutando anche lui in un bavoso debosciato. E ora eccolo qui, lo gnocco, che agita il ditino verso la luce del neon, del tutto inconsapevole del miracolo appena compiuto… e inconsapevole persino del dito che sta muovendo, perché è l’assoluta Immagine dell’Inconsapevolezza… Eppure, guardate che cos’ha combinato con questo suo inconsapevole e inconscio dimenarsi. Guardate questa piccola meraviglia bagnata e profumata di latte, capace di cambiare ogni cosa.

Lily Anne.

Tre sillabe brevi e così ordinarie. Paiono prive di significato… ma attaccandole insieme e associandole a quello gnocco di carne che si agita nella culla è stato messo in atto il prodigio più grande. Il Dexter da Decadi Distaccato si è trasformato in una creatura dotata di un cuore che batte e pompa vita vera, e che sembra quasi vantare una certa somiglianza con un essere umano…

Ecco: lo gnocco fa un cenno con la potente manina e la Nuova Creatura all’interno di Dexter ricambia. Qualcosa nella cavità toracica preme e si gonfia, rimbalza contro le costole fino a stimolare i suoi muscoli facciali, che ora si distendono in uno spontaneo e quasi ignoto sorriso. Fulmini del cielo, si tratta forse di un’emozione? Sono crollato così tardi e così in fretta?

Apparentemente sì. Poi succede di nuovo.

Lily Anne.

— È il primo? — domanda una voce dietro di me.

Lancio una rapida occhiata alla mia sinistra, cercando di non perdere un solo secondo dello spettacolo all’interno della vetrata, finché non vedo un tozzo latinoamericano con indosso un paio di jeans e una linda camicia da lavoro con la scritta Manny cucita sulla tasca.

— Sì — rispondo, e lui annuisce.

— Io sono al terzo — dice, poi sorride. — E non mi è ancora passata la voglia.

— Non vedo perché dovrebbe — faccio, ricambiando lo sguardo di Lily Anne. Ora agita l’altra mano… e ora le muove tutte e due insieme! Che bambina sveglia.

— Ho avuto due maschi. — L’uomo scuote il capo, e aggiunge: — E poi una femmina.

Dal tono di voce capisco che il pensiero lo diverte e gli lancio un’altra occhiata furtiva. Come immaginavo, ha dipinta sul volto un’espressione di allegro orgoglio, stupida quanto la mia.

— Spesso i maschietti sono poco chiacchieroni — dice. — Stavolta volevo proprio una femminuccia e… — Il suo sorriso si fa ancora più largo.

Restiamo insieme per un po’ in complice silenzio, in contemplazione delle nostre stupende femminucce al di là del vetro.

Lily Anne.

Lily Anne Morgan. Ovvero il DNA di Dexter che vive e si propaga nel tempo fino a raggiungere una nuova generazione e non solo, anche il futuro remoto, un giorno al di là dell’immaginazione… Il DNA perpetua la vera essenza di me stesso e procede, fuori dalle grinfie della morte, lanciandosi con un balzo nell’avvenire, ben impacchettato nei cromosomi dexteriani… Come prospettiva è stupenda. O almeno, così pare al suo folle papà.

Tutto è cambiato. Un mondo che include anche Lily Anne Morgan è qualcosa di completamente sconosciuto: è più carino, più lindo, morbido e dai colori più luminosi. Tutto è più buono, persino la barretta di Snickers e la tazzina di caffè del distributore, ovvero ciò di cui mi sono nutrito nelle ultime ventiquattr’ore. La merendina aveva un sapore più invitante del solito e il caffè sapeva di speranza. La poesia inonda la mia mente arida e rifluisce fino ai polpastrelli: tutto mi sembra nuovo e meraviglioso. Il sapore del caffè e quello della vita. Ora c’è qualcosa da crescere, da proteggere, qualcosa di cui gioire. Un pensiero assai bizzarro mi sorprende: forse la vita non consiste più nel lasciarsi trasportare da quell’estasi oscura che mi caratterizzava prima di questo apocalittico istante. Forse il mondo di Dexter deve crollare ora e sulle sue ceneri ne sorgerà uno nuovo, felice e rosa confetto. E come la mettiamo con l’antico e terribile istinto a sventrare le pecore e gettarne via le ossa, ad aggirarsi nella notte malvagia come un mietitore e a offrire alla luna i lindi resti dei Deviati e Dexteriani Desii? Forse è venuto il tempo di smetterla, di non assecondare i propri impulsi, finché non si esauriscano del tutto.

Lily Anne è qui e io voglio essere una persona diversa.

Migliore.

La voglio prendere tra le braccia. Farla sedere sulle mie ginocchia e leggerle Christopher Robin e il dottor Seuss. Spazzolarle i capelli, insegnarle a lavarsi i denti, medicarle le croste sulle ginocchia. Stringerla al tramonto in una stanza piena di peluche, mentre la banda intona Tanti auguri, e vederla crescere e diventare adulta in un mondo libero da ogni male. Voglio scoprire di non poter essere quello che sono sempre stato… e tutto ciò non è affatto un male, perché ho capito una cosa fondamentale.

Non voglio essere il Deviato Dexter. Mai più.

A pensarci, non si tratta tanto di uno shock, ma di un coronamento. Ho vissuto la mia vita muovendomi in una certa direzione e adesso sono qui. Non ho più bisogno di commettere certe cose. Non ho rimpianti, e neanche ne sento la necessità. Ora c’è Lily Anne, che è meglio di qualsiasi danza nell’oscurità. È tempo di andare avanti, di maturare! È tempo di lasciare in soffitta il Vecchio Diabolico Dexter. Quella fase l’ho superata, e ora…

Ora nel coro che celebra la felicità di Dexter si percepisce una nota decisamente stonata. Qualcosa non quadra. Da qualche parte, lì intorno, un riflesso dell’antica vita malvagia oscura il nuovo benessere rosa confetto e un rauco sferragliare altera la nuova melodia.

Qualcuno mi sta osservando.

È il Passeggero Oscuro a sussurrarmi dolcemente il pensiero, soffocando una risatina. Seppur distratto dai miei melodiosi sentimenti, è sempre all’erta. Mi volto con attenta noncuranza, il finto sorriso di un tempo stampato in faccia, ed esamino il corridoio alle mie spalle. Comincio dal lato sinistro, vicino alle macchinette. Un vecchio con la camicia infilata dentro un paio di pantaloni dalla vita troppo alta è appoggiato al distributore delle bibite. Tiene gli occhi chiusi. Un’infermiera gli passa accanto, senza notarlo.

Mi volto a destra, dove il corridoio finisce in una T che da un lato conduce a una fila di stanze e dall’altro agli ascensori. Ed eccolo lì, netto come il bip emesso da un radar, anzi, parte di un bip, dato che il tipo ha appena svoltato l’angolo e ne intravedo solo metà schiena mentre sgattaiola verso l’ascensore. Pantaloni marroncini, camicia scozzese verdastra, un frammento di scarpa da ginnastica — e poi via nel nulla, senza degnarsi di spiegarmi perché mi stava spiando. Ma io so che lo stava facendo, me lo conferma anche il Passeggero Oscuro con quel sorrisetto compiaciuto che mi affiora dentro, ed è come se dicesse: Allora… chi è che ci stavamo per lasciare alle spalle?

Non esiste alcun motivo in questo mondo, né in nessun altro, per cui qualcuno debba interessarsi del vecchio me stesso. Ho la coscienza quanto mai sgombra e cristallina — il che vuol dire, ovviamente, che l’ho sempre pulita con molta cura, e che la sua esistenza poggia su basi concrete quasi quanto quella degli unicorni.

Eppure non si può negare: qualcuno ha cercato di spiarmi e la cosa mi secca non poco, perché non mi viene in mente nessun sano e simpatico motivo per cui questo qualcuno si possa divertire a osservare il Dimesso e Debosciato Dexter. Devo inoltre tener conto che una qualsiasi minaccia per il nostro Dexter può rappresentare un pericolo anche per Lily Anne… e questo non lo posso permettere.

Inutile a dirsi, il Passeggero si sta divertendo come un matto: un attimo fa mi commuovevo dinanzi a questo nuovo virgulto, rinnegando la via della perdizione, mentre ora rieccomi qui, ansioso di uccidere… Stavolta però è diverso. Non penso al divertimento. Penso a proteggere Lily Anne, e anche ora che ho goduto dello sbocciare di questa nuova vita, sono pronto a tagliare allegramente le vene a chiunque osi avvicinarsi a lei.

Confortato da tale pensiero, svolto tranquillamente l’angolo e lancio un’occhiata all’ascensore. Nulla. Il corridoio è vuoto.

Dopo pochi secondi di disarmante silenzio, il mio cellulare comincia a vibrare. Lo estraggo dalla custodia e controllo il numero: è il sergente Deborah, sangue del mio sangue adottivo, mia sorella poliziotto. Senza dubbio mi chiama per congratularsi amorevolmente della nascita di Lily Anne e farmi gli auguri. Rispondo.

— Ciao.

— Dexter. Siamo nella merda. Ho bisogno di te. Vieni subito qui.

— Ora non sono in servizio — le dico. — Sono in congedo per paternità. — Non faccio in tempo a spiegarle che Lily Anne è deliziosa e bellissima e che Rita dorme della grossa in fondo al corridoio, che Deborah mi comunica un indirizzo e interrompe la comunicazione.

Torno a salutare Lily Anne, che agita le manine piuttosto carinamente, ma non replica nulla.