173636.fb2 Il bicchiere della staffa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 14

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Herbie si piantò davanti a me, ed io mi fermai. «Siete andato a frugare a casa mia,» disse.

«Vi sbagliate, Herbie,» replicai. «Cercavo la signora Wayne. Ma nessuno è venuto ad aprirmi la porta. È per caso partita?»

«Sì,» ammise, con un brontolio. Poi continuò: «Statemi a sentire. Voi dovete andarvene, lasciare la città. Capito?»

«Ho capito, Herbie, ma non dovreste dire cose del genere. Non volete che vada a riferirle al capo McNulty, vero? O che gli racconti che girate di notte in bicicletta per spiare nelle macchine ferme. Vi metterebbe sotto chiave per questo.»

La sua espressione si fece ancor più minacciosa e brontolò, ma senza rispondere chiaramente, ed io ne approfittai per girargli intorno e bussare alla porta dell’ufficio di Birdie.

Disse: «Se mi accorgo che siete stato a casa mia, vi…» Poi, forse perchè Birdie stava aprendo, si interruppe e si diresse verso il punto dove Birdie aveva lasciato la falciatrice automatica.

«Avanti, Bob,» mi invitò Birdie. E, quando fummo nell’ufficio, con la porta chiusa e con la falciatrice che cominciava a ronzare nel prato: «Avete…»

«Ho cercato, sì, ma non ho trovato niente. Accidenti, Birdie, forse mi sbaglio, ma non riesco ancora a vedere in Herbie quell’essere innocuo che tutti compatiscono. Non si comporta certo in maniera innocua nei miei confronti; ce l’ha a morte con me, e non riesco a immaginare perchè. Non gli ho mai schiacciato i piedi. In ogni modo, grazie per avermelo trattenuto. A proposito, quanto vi devo?»

«Un dollaro sarà più che sufficiente. Se la sbrigherà in meno di un’ora, ma non gli do mai meno della tariffa minima, anche se ha lavorato mezz’ora soltanto.»

Presi dal portafogli una banconota da uno e gliela diedi.

«E grazie, Birdie. Statemi a sentire, Voglio che mi aiutiate a scegliere l’abito con il quale Amy deve essere seppellita. Mac mi ha pregato di portargli un completo.»

«Non… non potrei entrare là dentro, Bob. Mac mi ha fatto giurare di non metter piede nella stanza di Amy fino a quando l’inchiesta non sarà finita.»

«Oh, non dovete preoccuparvi per questo. Mac mi ha detto di chiedervi di aiutarmi a scegliere la roba.»

«E va bene, allora. Sbrighiamoci.»

Quando gli passammo accanto, Herbie non alzò gli occhi dalla falciatrice che stava manovrando. Birdie aprì la porta e lasciò la chiave all’esterno. Andammo all’armadio, ed io presi per prima cosa la valigetta alla quale McNulty aveva accennato. La misi sul letto e l’aprii: era vuota. Chiesi a Birdie di guardare nel cassettone e di prendere la biancheria e un paio di calze, ed intanto passai in rassegna le scarpe nell’armadio a muro e scelsi il paio che mi sembrava più adatto, un paio di scarpe nere di modello semplicissimo.

Poi Birdie ed io ci consultammo a proposito del vestito. L’abito messicano era il più nuovo ed anche il più elegante, ed io ero piuttosto incline a prendere quello. Ma Birdie lo considerava poco indicato alla circostanza, e mi lasciai dissuadere, anche se sono ancora convinto che Amy avrebbe scelto proprio quello. Birdie si soffermò su un vestito di organza bianco che era probabilmente il più semplice di tutti, ma rammentai un particolare che lo escludeva, come avrebbe escluso del resto quello messicano: erano tutti e due molto scollati. Spiegai a Birdie che non sapevamo come era stata condotta l’autopsia e che di conseguenza la scollatura meno generosa sarebbe stata la più indicata: da questo particolare poteva dipendere se al funerale la cassa sarebbe stata aperta o meno. Ella capì subito come stavano le cose, e finimmo per fermarci su un abito blu molto accollato ed in più che discrete condizioni. Birdie lo ripiegò nella valigia, e la nostra missione ebbe termine; Amy era ormai pronta per il suo ultimo viaggio.

«A proposito degli altri vestiti, Birdie,» dissi. «Quelli che aveva quando è arrivata qui. Erano eleganti? Con che tipo di guardaroba è venuta?»

«No, quello che portava non aveva l’aria né particolarmente nuova né particolarmente elegante. Roba da dieci o quindici dollari. Perchè?»

Non c’era ragione per cui dovessi tacere. La storia che Amy, a Mayville, incassava cinquanta e spendeva più di cento per settimana sarebbe comparsa in ogni modo l’indomani sul giornale di Bisbee. Le spiegai che stavamo cercando di sapere quanto poteva spendere approssimativamente prima di venire lì.

Birdie disse: «Bene, non saprei quanto poteva spendere a Kansas City, ma in ogni modo i suoi soldi non andavano certo in abiti. Un guardaroba come quello non doveva essere costato più di un cento all’anno, cioè un paio di dollari la settimana, come massimo. Ricordo che, quando ho visto che cosa appendeva nell’armadio, quando ho notato quelle valigie da quattro soldi, mi sono chiesta come mai, se era tanto povera, non si prendeva una camera in città per risparmiare.»

«E perchè, secondo voi, non lo ha fatto?»

«Non fate lo sciocco, Bob Spitzer. Sapete benissimo che in nessuna stanza d’affitto, sia pure a Mayville, si accetta o si tiene chi beve come beveva lei e chi segue i suoi orari. In un motel, non importa invece, purché non diate fastidio agli altri, e Amy non dava fastidio a nessuno. Non la vedevo quasi mai, salvo quando usciva, verso mezzogiorno. E non sono puritana, io: la morale degli altri non mi interessa, purché non secchi me o i clienti.»

«Intendete la morale, Birdie, o semplicemente gli eccessi alcoolici?»

«Soltanto gli eccessi alcoolici, credo. Per ciò che ne so, non ha mai ricevuto uomini in camera sua, e in caso contrario me ne sarei accorta, potete esserne certo. Salvo la notte scorsa, naturalmente.»

«E ha mai ricevuto donne in camera sua?»

Birdie scosse energicamente la testa. «No, non era di quella categoria, Amy, ve lo posso assicurare. E non è stata una donna a bere con lei e a ucciderla, l’altra notte.»

«E come potete esserne così sicura?»

«Per il modo in cui era vestita… o svestita. Si sarebbe messa almeno una vestaglia se era una donna quella che veniva a trovarla. Le donne sono più riservate con le altre donne, sia pure loro amiche, che con gli uomini.»

Sorrisi. «Ci credo sulla vostra autorità.»

«Avete bisogno di qualcosa d’altro? Ho da lavorare, io.»

«Devo darmi un’occhiata in giro; Mac mi ha chiesto di controllare un paio di cose, già che ero qua. Ma voi andate pure; quando avrò finito, chiuderò e vi porterò la chiave.»

Quando fu uscita, mi chiesi da che parte avrei dovuto cominciare. Avevo già deciso che, dal momento che dovevo cercare la cannula, avrei ispezionato accuratamente tutto il locale, nella speranza di trovare magari qualcosa che McNulty e lo sceriffo avevano trascurato.

Molti attaccano con il nastro adesivo o con le puntine qualcosa, specie documenti, dietro o sotto i cassetti, e così per prima cosa controllai con la massima attenzione i cassetti. Guardai anche dietro lo specchio sul cassettone e dietro i due quadri appesi alle pareti. Guardai… ma credo sia inutile elencare tutti i posti dove guardai, perchè non trovai nulla.

Salvo che nel bagno, dove trovai qualcosa che, se non mi fu d’aiuto, mi lasciò perplesso. Avevo letto da qualche parte che c’è chi adotta come nascondiglio il serbatoio dell’acqua per il gabinetto, e sollevai il coperchio per dare dentro un’occhiata. La palla di rame era del tipo a due emisferi, e mi costò una certa fatica separarli per un controllo. E dentro trovai qualcosa: uno scarafaggio morto. Avrei dato (e darei ancora) non so che cosa per sapere come lo scarafaggio era finito là dentro, ma non mi riusciva di vedere che cosa poteva avere a che fare con la morte di Amy.

Non trovai la cannula. Se l’assassino non se l’era portata via — il che appariva, a dir poco, improbabile — sembrava sicuro che Amy non aveva avuto rapporti sessuali con il suo carnefice.

Le mie ricerche richiesero un certo tempo, e avevo sentito per l’ultima volta il ronzio della falciatrice automatica da circa cinque minuti quando finii. Avevo indugiato di proposito? Non lo so. In ogni modo, Herbie e la sua bicicletta non c’erano più quando uscii, chiusi a chiave la porta e andai a restituire la chiave a Birdie.

Misi in macchina la valigia con gli abiti di Amy e tornai in città. Erano le sei precise quando arrivai, in perfetto orario per trovare McNulty da Cass e farmi offrire da lui il bicchiere che mi aveva promesso.

Quando entrai, era seduto in fondo al banco e stava chiacchierando con Cass. Si voltò, e, approfittando del fatto che mi guardava, io appoggiai la valigia accanto alla porta e gliela indicai con un cenno perchè capisse di che cosa si trattava. Poi mi unii a loro.

«Il solito, Bob?» mi chiese Cass, e alla mia risposta affermativa cominciò a prepararmi un whisky ed acqua.

«Qualcosa?» domandò McNulty.

«Niente.» Non lo avrebbe interessato certo il mistero dello scarafaggio morto nel galleggiante del serbatoio. «Nessuna traccia di cannula. E voi avete qualche novità da raccontarmi?»

Cass stava tornando con il mio bicchiere; me lo appoggiò davanti e fece squillare il registratore di cassa per dare il resto a McNulty. Qualcuno all’altra estremità del banco ordinò un bis, ed egli, invece di unirsi a noi, andò da quella parte. McNulty disse: «Solo una telefonata di Chico, da Nogales. Stava per tornare, ma ha chiamato prima. Negativo.»

«L’esercente o gli stupefacenti?»

«L’uno e l’altro. Anche ad Agua Prieta e a Naco non sanno niente di stupefacenti in transito. A Nogales risulta che c’è un poco di contrabbando di eroina e, in misura minore, di morfina — qualche volta riescono a pescare un contrabbandiere, o dietro informazione o su controllo — ma di scacciapensieri non hanno mai sentito parlare. E quell’esercente di Nogales è il proprietario di un rispettabilissimo negozio di abbigliamento maschile che si trova in viaggio di piacere. Nessun legame con il contrabbando.»

«Niente da Kansas City?»

«Niente. Ci metteranno un bel po’ di tempo a scoprire, sia pure approssimativamente, quanto spendeva Amy.» Vuotò il bicchiere. «Bene, adesso me ne vado.»

Cercai di convincerlo ad accettare il bis da me, ma non ne volle sapere. Uscendo, prese la valigia con gli abiti di Amy.

Uno dei due uomini in fondo al banco — lo conoscevo di vista come il cassiere capo della banca, ma non sapevo come si chiamasse — andò accanto al juke box, infilò una moneta nella fessura e premette il pulsante. Pochi istanti dopo attaccò la musica: una versione strumentale di None but the Lonely Heart. E, dopo le note dell’introduzione, Cass cominciò a cantare. A mezza voce, ma con quel tanto che bastava per dominare la musica. Era una canzone bella e triste.

Ma non ero in uno stato d’animo adatto per apprezzare la bellezza o la tristezza. Mi sentivo irritato con me stesso perchè, a quanto pareva, non sarei riuscito a trovare altro che valesse la pena di telefonare a Tom Acres, anche se mancavano ancora quasi quattro ore alla chiusura del giornale.

Accidenti, pensai, non può succedere niente in queste quattro ore? Charlie Sanger avrebbe tenuto aperto l’ufficio, ma certo non si sarebbe interessato al caso. E non sapevo che cosa avrei potuto fare io, quale maledetta domanda avrei potuto rivolgere che non fosse già stata rivolta o da me o da McNulty.

Niente. Era, quella, la prima occasione che mi capitava di fare l’inviato speciale, sia pure per un giorno, ed avevo sperato di riuscire a combinare qualcosa. Non di dar fuoco al mondo o di risolvere il caso da solo — anche se, credo, avevo sperato di trovare un coltello insanguinato a casa di Herbie — ma di scovare qualche particolare per un articolo più sostanzioso di quello, insignificante, che avevo già telefonato a Tom.

Bene, dovevo pur mangiare in qualche momento, prima della chiusura del giornale, e tanto valeva che me la sbrigassi subito. Aspettai che Cass avesse finito di cantare — non pensavo nemmeno di andarmene mentre si esibiva — poi salutai ed uscii.

Mangiai senza il minimo appetito a uno dei ristoranti più economici e me la presi calma. Quando uscii, erano le sette e cominciavano a calare le tenebre. Tre ore da far passare, ma io volevo pensare a qualcosa di costruttivo da fare, non intendevo lasciar passare quel tempo così, semplicemente.

Ma la sola idea che mi venne fu quella di passar di nuovo all’ufficio di polizia per un ulteriore controllo.

C’era Charlie Sanger, che era immerso nella lettura di un western.

«È successo qualcosa, Charlie?» gli chiesi.

«No. E credo che non succederà niente.»

Sospirai; era precisamente quello che mi aspettavo. «Va bene, Charlie,» dissi. «In ogni modo, mi fermerò un poco da Cass. Tanto vale ammazzare il tempo là. E, se mi promettete di avvertirmi se succede qualcosa, non avrò più bisogno di venire a disturbarvi.»

«Certo, Bob. Ma non trattenete il fiato fino a quando non mi metto in comunicazione con voi. Non succederà niente stanotte. La città è più morta che mai.»

«Grazie, Charlie.»

Attraversai la strada ed entrai da Cass. Non mi sentivo certo soddisfatto di me. Forse, dopo tutto, la professione del cronista non era bella come avevo immaginato.

Cass era solo. «Lieto di vedervi, Bob,» disse, e sembrava sincero. «Statemi a sentire, prima di prepararvi il solito voglio farvi una proposta.»

«Purché non sia una proposta sconcia.»

Rise. «La sera mi ha l’aria di essere morta, e stavo pensando di chiudere e di andare a Bisbee e a Naco, se trovavo qualcuno che veniva con me. Sono ormai sei mesi che non usciamo più assieme. Che ve ne sembra?»

«Una proposta simpatica, ma sono più o meno di servizio fino alle dieci. Non che mi ammazzi di lavoro, ma devo tenere i contatti con la polizia fino all’ora in cui Tom Acres chiude, nel caso che succeda qualcosa.»

«Bene, non è troppo tardi per partire. E se tenessi aperto fino alle dieci e poi ce la battessimo?»

Mi sentivo tentato, ma ricordai quanto poco avevo dormito la notte precedente. Se fossimo andati al Messico, non mi sarei certo coricato più presto quella sera… e l’indomani era per me una normale giornata di lavoro.

«Temo proprio di non poter venire stasera, Cass. Ma, se volete andare da solo, o se trovate qualcun altro che vi accompagna, me la batto non appena decidete di partire. Posso ammazzare il tempo al Filone.»

Cass scosse la testa. «Lasciamo perdere. Era semplicemente un’idea che mi era balenata, così. Whisky e acqua?»

Annuii. «Ma lo farò durare per un pezzo. Non voglio bere in fretta ed essere cotto per le dieci. Però non ci guadagnerete certo molto se tenete aperto solo per me.»

Sorrìse. «E nemmeno ci guadagnerei molto se vi portassi al Messico. Non preoccupatevi; verranno altri clienti più tardi. Non sono ancora le sette e mezzo.»

Mi riempì il bicchiere e continuò: «Ora che ci penso, lo scaffale qui ha bisogno di rifornimenti. Scusatemi, ma devo andare a prelevare dal ripostiglio qualche bottiglia.»

Mi misi a sedere davanti al bicchiere e mi guardai nello specchio dietro al banco. Cercando di pensare a qualcosa su cui riflettere.

Bene, c’era quel misterioso avviso della polizia per… come si chiamava?… James Norcutt… che avevo trovato nella cassaforte di Hetherton. Impossibile che avesse qualcosa a che vedere con l’assassinio di Amy Waggoner. Pure, non ci sarebbe stato niente da perdere a chiedere a McNulty se aveva mai sentito parlare di un certo Norcutt. Non quella sera, naturalmente, anche se ero alla disperata ricerca di qualcosa d’altro da trasmettere a Tom. Ma non potevo certo disturbarlo a casa per rivolgergli una domanda che, uno contro un milione, avrebbe ottenuto una risposta negativa.

Cass ricomparve, carico di bottiglie, e cominciò a disporle in ordine sugli scaffali del banco.

«Cass,» dissi, «avete mai sentito nominare un certo James Norcutt?»

Si voltò quando cominciai a parlare, e quando pronunciai il nome mi stava guardando dritto in faccia. Notai sul suo viso un’espressione prima sbalordita e poi rigida, e in quella frazione di secondo seppi chi era James Norcutt, ricercato per rapina a mano armata a Hoboken. Era cambiato molto in quegli anni, ma restava pur sempre qualche somiglianza. Il suo viso era più pieno, ed egli doveva essersi appesantilo; i dati segnaletici davano per James Norcutt soltanto settantotto chili, mentre Cass doveva superare gli ottantacinque. E i suoi capelli erano dritti, tagliati cortissimi, di un grigio ferro; quelli di Norcutt erano stati lunghi e neri, pettinati accuratamente all’indietro. Ma il colore dei suoi occhi non era cambiato, e la sua altezza, uno e ottantasette, era sempre la stessa. E certo anche le impronte digitali avrebbero corrisposto.

Pure era cambiato moltissimo, e forse non avrei mai immaginato la verità se non si fosse voltato verso di me e se non avessi notato quell’improvviso mutamento della sua espressione quando avevo pronunciato il nome. Se avesse ritrovato la sua aria normale prima di voltarsi e avesse detto: «No, chi è?» con ogni probabilità non lo avrei ricollegato a quella fotografia.

Ma le cose erano andate come erano andate, io sapevo… e lui sapeva che io sapevo.

Con un sospiro aprì il cassetto del banco e sollevò la destra che impugnava una rivoltella. Disse, con voce calma: «Mi spiace, Bob. Non muovetevi da quello sgabello.»

Conoscevo quella rivoltella, perchè una volta avevamo parlato di armi ed egli me l’aveva mostrata. Una piccola e tozza Colt-Cobra dalla canna corta, calibro 9. E sapevo che la teneva sempre carica.

Fece il giro del banco e abbassò la saracinesca che recava all’esterno la scritta «Chiuso», tenendo la rivoltella nascosta sotto il grembiale, in modo che chi guardasse dentro per caso non potesse vederla. Diede un giro di chiave ed abbassò anche le saracinesche delle vetrine. Poi tornò dietro al banco e fece scattare alcuni interruttori; le luci si spensero, salvo quella che teneva sempre accesa come lampada per la notte.

Poi venne a mettersi accanto a me. Non avevo ancora detto niente, non ero riuscito a trovare una sola parola da dire.

Disse: «Dobbiamo chiacchierare un poco, noi due. Andiamo in uno scomparto. Prendete pure il bicchiere, se volete.»

Mi alzai, ma lasciai il bicchiere dov’era. Non avevo nessuna voglia di bere, fosse pure per l’ultima volta in vita mia. Dissi: «Cass, non vi gioverà certo di uccidermi.»

«È precisamente di questo che dobbiamo discutere. Mettetevi a sedere.»

Scivolai in uno scomparto, e Cass prese posto davanti a me. Teneva in grembo la rivoltella stretta in pugno, forse perchè aveva paura che cercassi di strappargliela, mentre un’idea del genere non mi passava neppure per la testa. Sapevo che, in un corpo a corpo con Cass, non sarei mai riuscito ad avere la meglio, anche se fosse stato disarmato.

Mi chiese: «C’è qualcun altro che sa?»

«Sì. Una persona almeno, e probabilmente due. Così, vedete anche voi che non vi servirebbe a niente di…»

«Chi?»

Scossi la testa decisamente. «Cass, non ho nessuna intenzione di dirvelo. Se ve lo dicessi, potreste uccidere me ed avere la possibilità, sia pure remota, di cavarvela. Almeno sapreste chi altro dovreste uccidere oltre a me.»

Brontolò e mi fissò per qualche istante, riflettendo. Disse: «Eravate nella stanza di Amy questo pomeriggio, ho sentito che ne parlavate con Mac. Potreste aver trovato là l’avviso della polizia, anche se io non sono riuscito a trovarlo, ed è mancato poco che, per cercarlo, sfasciassi tutto. E in questo caso… Ehi, in piedi!»

Un poco perplesso, mi alzai. Continuò: «Vuotate tutte le tasche sulla tavola e poi rovesciatele. Se lo avete trovato là e lo avete ancora addosso, è probabile che mentiate quando dite che altri sono al corrente.»

«Va bene,» dissi, mentre cominciavo a fare quanto mi era stato ordinato. «Ma non l’ho trovato, e nemmeno visto, al motel.» Terminai di vuotare le tasche. «Ecco, questo è tutto.»

Non volle correre rischi. Appoggiò la rivoltella dove lui avrebbe potuto raggiungerla ed io no, e fece un rapido controllo. Frugò persino nel mio portafogli, per accertarsi che non avessi infilato là dentro l’avviso ripiegato.

Sospirò. «E va bene. Rimettete tutto in tasca e sedete.»

Mentre tornavo a riprendere la mia roba, dissi: «Sentite, Cass, so che eravate una volta James Norcutt; so che avete ucciso Amy, con ogni probabilità perchè vi ricattava. Ma perchè non mi raccontate il resto, tutto quanto dal principio alla fine?»

«Non mi va di parlare. Devo riflettere. Tenete chiuso il becco.»

«Cass, parlare vi aiuterà a riflettere. Levatevi questo peso dallo stomaco. Che cosa avete da perdere? Abbiamo tutta la notte a nostra disposizione.»

Questa frase mi spaventò quando la pronunciai, perchè era vero. Avevamo realmente tutta la notta a nostra disposizione, perchè nessuno si sarebbe accorto della mia scomparsa prima del mattino seguente. Tom Acres non si sarebbe preoccupato, se non lo avessi richiamato. Forse Charlie Sanger avrebbe tentato di mettersi in contatto con me, ma, trovando chiuso il bar di Cass, avrebbe lasciato perdere. E la mia padrona di casa non si sarebbe certo messa in pensiero se non fossi ancora rientrato quando andava a letto; era una cosa che capitava molto spesso.

Cass tornò a sospirare. «Va bene. Credo che non importi più ormai, e tanto vale che vi racconti tutto. Vediamo un po’ da dove devo cominciare. Sono cresciuto a Detroit in brutta compagnia. Avevo appena terminato le medie superiori quando sono stato arrestato assieme ad altri per furto. Avevo diciannove anni. Mi sono buscato una condanna a due anni e ho fatto diciotto mesi. È stato allora che mi hanno fotografato e rilevato le impronte, e così la mia fotografia su quell’avviso è vecchia di quasi trent’anni.

«Quando sono uscito di prigione, ho lasciato Detroit e mi sono trasferito a New York. Mi sono guadagnato onestamente da vivere per quattro anni, e poi sono rimasto disoccupato per un certo periodo di tempo, perchè si era nel momento della grande crisi. Di nuovo mi sono messo con un paio di poco di buono, e non ho saputo rispondere di no quando mi hanno chiesto di aiutarli in quello che chiamavano un semplice furto con scasso. A Hoboken. Volevano soltanto che facessi da palo e guidassi la macchina; non sarei dovuto nemmeno entrare con loro.»

Dissi: «Dovevate avere circa venticinque anni allora, cioè venticinque anni fa.»

«Già, e credevo si trattasse di un furto puro e semplice, perchè, in caso contrario, non li avrei accompagnati. Non ero armato, e mi avevano detto che non lo erano nemmeno loro. Non ho mai potuto dimostrarlo. Li stavo aspettando in strada, in macchina, con il motore acceso, quando dentro è cominciata la sparatoria. Avevo una paura terrìbile, ma non intendevo piantarli in asso, qualunque cosa stesse succedendo. Sono fuggito solo quando ho sentito una sirena che si stava avvicinando.

«Ho saputo più tardi dai giornali che cosa era successo. I miei compagni o avevano lavorato male o avevano calcolato male il tempo e si erano trovati a faccia a faccia con un custode, e subito aveva avuto inizio la sparatoria. Uno di loro era rimasto ucciso. L’altro e il custode erano tutti e due feriti, e il custode è morto quattro mesi dopo. Quello che hanno catturato vivo ha cantato, e in questo modo io venivo a trovarmi nei guai fino al collo. Dovevo battermela. La polizia conosceva i miei precedenti ed era in possesso delle mie impronte digitali e delle mie fotografie, che allora erano vecchie soltanto di qualche anno.»

Chiesi: «Ma a che punto entra in scena Amy, Cass? Come aveva fatto a sapere?»