173636.fb2 Il bicchiere della staffa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 15

Il bicchiere della staffa - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 15

15

«Amy non entra in scena per tredici anni,» disse Cass. «Ma vi ho già raccontato una volta che cosa ho fatto durante questo periodo. Ricordate?»

«Siete stato per sette anni in una fattoria in Florida, e adesso capisco perchè, poi vi siete trasferito a San Francisco, dove avete iniziato la carriera di cantante professionista. Capisco perchè avete puntato a Occidente invece di tornare a New York. Ma, anche così, non correvate un grosso rischio a scegliere un mestiere che vi avrebbe costretto ad apparire in pubblico?»

«Ho pensato che il rischio non era poi grande. Ero cambiato molto in quei sette anni. Mi ero fatto più maturo, più robusto, più massiccio. Portavo i capelli tagliati cortissimi, come adesso. E per diversi anni ho coltivato i baffi. Solo chi aveva conosciuto molto bene James Norcutt lo avrebbe riconosciuto in Cass Phillips. E quelli che mi avevano conosciuto bene a Detroit e a New York non erano tipi da viaggiare molto o da frequentare i locali notturni. Ero un povero ragazzo, cercate di ricordarlo. Era un rischio calcolato, e l’ho corso, e me la sono cavata. Non ho mai incontrato nessuno che avevo conosciuto nell’Est. Solo Amy… Ma, prima di attaccare con Amy, voglio bere qualcosa. Voi siete sempre del parere che il vostro bicchiere non vi interessa?»

«Tanto vale che beva anch’io, credo. Io…»

Feci il gesto di alzarmi, ma egli mi disse: «No, restate dove siete. Non vorrei che vi venisse la pazza idea di precipitarvi alla porta.»

Tornai a mettermi a sedere. Fece scivolare la rivoltella in tasca, per avere entrambe le mani libere, tornò al banco t si versò da bere, senza togliermi gli occhi da dosso per più di un secondo di seguito. Tornò con il suo bicchiere e il mio.

Disse: «Dopo cinque anni a San Francisco, ho accettato l’offerta che mi veniva da un’altra città. Il proprietario di un club di Las Vegas mi ha visto una sera, mi ha proposto un contratto di tre mesi ed io ho accettato. Ed è stato a Las Vegas che ho conosciuto Amy.

«Anche lei cantava là. A Las Vegas, voglio dire, non nello stesso locale. Non aveva una gran voce, ma era maledettamente graziosa allora, e sapeva come comportarsi davanti al pubblico. Doveva avere poco più di vent’anni, e io ne avevo… vediamo… trentasette, ma sembrava che la differenza di età non contasse molto. Abbiamo provato una profonda simpatia reciproca, abbiamo cominciato a frequentarci, poi è stata qualcosa di più di una simpatia e ci siamo messi assieme.»

«Cantavate assieme?»

«No, i nostri stili erano troppo diversi; non saremmo assolutamente riusciti a far numero. Voglio dire che vivevamo assieme. Io ero innamoratissimo da principio e volevo sposarla, ma Amy si rifiutava di “legarsi”. Credo che si sopravalutasse e si considerasse destinata a una grande carriera a Broadway o nel cinema. Forse, considerando la nostra differenza d’età, era convinta che io sarei stato un sorpassato il giorno in cui ella fosse arrivata al culmine del successo.»

Si strinse nelle spalle. «E forse aveva ragione per ciò che mi riguardava. Io non miravo ad ottenere un successo favoloso, e non vi sarà difficile capire perchè. E lei, forse, avrebbe sfondato, o quasi, se non avesse bevuto. Beveva troppo anche allora, e peggiorava sempre.»

«Per quanto tempo siete vissuti assieme?»

«Per quasi tre anni. Ma procediamo con ordine, perchè è successo qualcosa molto prima. Esauriti i nostri contratti a Las Vegas, Amy intendeva trasferirsi a Los Angeles, perchè pensava che là sarebbe riuscita a cavarsela. E io ho acconsentito, ma ho suggerito che prima ci prendessimo un poco di vacanza, che andassimo a fare un giro a Yosemite e in qualche altro posto. Avevamo lavorato duro tutti e due e non eravamo certo a corto di denaro; potevamo permetterci un poco di vacanza, e ce la siamo presa.

«Verso la metà della settimana, nel tardo pomeriggio, ci siamo fermati alla periferia di una cittadina della California di cui non ricordo neppure il nome e siamo scesi a un motel. Mentre facevo il bagno, Amy mi ha detto che andava a fare un giro in centro; doveva impostare una lettera e fare qualche acquisto all’emporio. Quando è tornata, si comportava in maniera strana, appariva preoccupata, ed io sono riuscito alla fine a farla parlare. Era entrata nell’ufficio postale e le era capitato di guardare gli avvisi esposti nella bacheca. Aveva visto il mio… che allora mi assomigliava un po’ più di adesso.

«La somiglianza era stata comunque sufficiente a preoccuparla. Dopo essersi assicurata che nessuno la guardasse, aveva staccato quell’avviso. Me lo ha mostrato. Se fossi stato furbo, avrei riso e avrei detto che si trattava semplicemente di una somiglianza vaga e accidentale, ma forse ero troppo sbalordito per recitare bene e cavarmela in quel modo. Proprio come quando voi mi avete rivolto quella vostra domanda. Credo che, quando qualcosa mi colpisce all’improvviso, non sono più assolutamente capace di interpretare la scena.

«Mi restava solo da confessarle ogni cosa, e l’ho fatto. L’amavo ancora e mi fidavo di lei, e non pensavo nemmeno che mi avrebbe tradito… o ricattato, con questo.»

«Ha conservato l’avviso per tutti questi anni?»

«No, lo abbiamo bruciato. Poi mi ha giurato che non avrebbe mai rivelato la cosa ad anima viva, ed io ci ho creduto. Poco meno di tre anni dopo, ci siamo divisi. O meglio, è stata Amy ad andarsene. Oh, nessuno di noi due era più innamorato allora. Lei voleva tentare la fortuna a New York, perchè sapeva che era l’unico posto dove io non potevo andare. E così ci siamo lasciati, senza rancori.

«Credo che nemmeno a me la cosa sia spiaciuta eccessivamente. Beveva troppo ormai, e, in ogni modo, non saremmo potuti restare assieme in eterno. Abbiamo deciso di romperla definitivamente e di non scriverci nemmeno. Non l’ho più vista e non ho più saputo niente di lei… fino a un mese fa.»

«E poi Amy è entrata in scena. Come faceva a sapere che eravate qui?»

«Non mi sono preso la briga di chiederglielo, ma non mi è difficile immaginarlo. Un paio di mesi fa è capitato qui un tale che aveva conosciuto Amy e me, mentre eravamo a Los Angeles. Mi ha chiesto di lei, ed io gli ho risposto, in tutta sincerità, che non avevo la minima idea di dove fosse o di che còsa facesse. Ma questo tale era diretto a Est, in macchina, e per ragioni sue deve essersi fermato per un poco a Kansas City. Probabilmente ha incontrato per caso Amy e le ha detto di avermi visto. Non riesco ad immaginare altrimenti come avrebbe potuto scovarmi.»

«E Amy vi ha tassato per cinquanta la settimana?»

«Precisamente. Con aria amichevole, ma non un soldo di meno e niente discussioni soprattutto. Cinquanta la settimana o mi avrebbe denunciato. Aveva un’altra copia di quell’avviso, e me l’ha mostrata. Certo aveva tenuto d’occhio gli uffici postali e doveva averla trovata poco dopo la prima — mio Dio, erano già vecchi allora, e non è possibile che siano esposti ancora adesso — per conservarla come un asso nella manica, per essere in possesso di qualcosa che, un giorno o l’altro, poteva anche riuscirle utile.

«Non che avesse bisogno di un avviso per ricattarmi, perchè avrei sempre potuto strapparglielo di mano quando me lo ha mostrato, o entrare clandestinamente nella sua stanza per recuperarlo. Le sarebbe bastato di chiamare un poliziotto, e per me era finita. Le mie impronte digitali non sono cambiate ed esistono ancora negli archivi.»

«Ma, Cass, è una storia che risale a venticinque anni fa. Non c’è prescrizione per le rapine a mano armata?»

«Credo di sì, in alcuni Stati. Ma dimenticate una cosa: il guardiano che uno dei ragazzi ha colpito è morto quattro mesi dopo, e il reato è venuto di conseguenza a trasformarsi in omicidio. Anche se ero fuori ad aspettare con la macchina, l’imputazione sarebbe pur sempre stata di omicidio. E per l’omicidio non c’è prescrizione.

«E anche se, dopo molti anni, il New Jersey, in un impeto di generosità decidesse di non chiedere la mia estradizione — ma non posso contare su una eventualità del genere, non vi pare? — l’imputazione mi verrebbe a costare tutto quello che ho. Per ottenere la licenza del bar ho dovuto giurare di non avere precedenti penali, e, se risultasse che invece ne ho, non solo perderei la licenza ma sarei anche processato, qui in Arizona, per spergiuro.»

Scosse la testa, adagio. «E poi mi sono reso conto che, con quei cinquanta dollari la settimana, Amy mi avrebbe comunque ridotto al lastrico. Sapete quanto guadagno con questo locale, al netto di tasse e spese? Una cifra discreta, un centinaio di dollari, durante la stagione. E nell’estate, che è ormai prossima, ci sono settimane che non arrivo nemmeno ai cinquanta. Con che cosa avrei mangiato?

«Bob, non volevo uccidere Amy. Ma non avrebbe ascoltato ragioni e non riuscivo a vedere altra via d’uscita. Avrei potuto magari andarmene di qui, con tutto quello che ho, e cercarmi un posto di lavapiatti o di barista. Ma anche così avrebbero finito per scatenarsi alle mie calcagna. Amy era vendicativa quando si arrabbiava, e la mia fuga l’avrebbe certo fatta impazzire di furore. Per rendermi la pariglia mi avrebbe denunciato, e questa volta avrebbero avuto fotografie e descrizione aggiornate, perchè era capitato più di una volta che qualcuno scattasse istantanee qua dentro, ed io non potevo sottrarmi all’obiettivo senza suscitare sospetti. Dovevo per caso seppellirmi di nuovo in una fattoria per altri sette anni ed uscirne quando ne avevo cinquantasette?

«Bene, si trattava di Amy o di me, e ho deciso che doveva essere Amy. Il ricattatore non merita altro che una morte violenta. E a convincermi è stato il fatto che, dopo tutto, Amy non aveva bisogno dei miei soldi; il suo assegno era più che sufficiente, ed aveva vissuto con quello per anni senza lavorare. Io avevo lavorato per quello che avevo, mi guadagnavo ogni dollaro che incassavo. Accidenti, Bob, non potevo continuare a pagare ad Amy cinquanta dollari la settimana; sarei fallito prima di autunno. Se solo si fosse mostrata ragionevole…»

Si sentiva giustificato di aver ucciso Amy. Ma come si sarebbe giustificato se avesse deciso di uccidere anche me? Probabilmente con la legittima difesa: la sua vita o la mia. In qualunque maniera potesse finire quella vecchia imputazione elevata nei suoi confronti nel New Jersey, l’assassinio premeditato di Amy non gli sarebbe certo costato meno della camera a gas.

Ma non volevo che i suoi pensieri prendessero questa direzione. Volevo che continuasse a parlare.

«Che cosa è successo precisamente mercoledì notte?» gli chiesi.

«Credo di potervi raccontare anche questo ormai. Ma ho bisogno di un altro bicchiere. E voi?»

Guardai il mio ed ebbi la sorpresa di vederlo vuoto. Non ricordavo di aver bevuto un solo sorso. Annuii.

Cass si alzò con la rivoltella nella destra e prese i bicchieri con la sinistra. «Non cercate di fare scherzi,» disse. «Se tentate di raggiungere la porta, posso abbattervi prima che abbiate fatto tre passi, e la detonazione, ammesso che qualcuno la senta, verrà scambiata per il rumore dello scappamento di una macchina.»

Appoggiò la rivoltella al banco per avere le mani libere, ma mi tolse gli occhi di dosso solo per i pochi secondi che gli furono necessari per voltarsi e prendere le bottiglie. «Quasi vorrei che tentaste,» continuò ed ora il suo tono era quasi lamentoso. «In questo modo dovrei pur decidermi. Non mi va di uccidere a sangue freddo.»

Dissi: «Avete ucciso Amy a sangue freddo.»

«Credo di sì. Ma senza farla soffrire, questo dovete concedermelo. Dormiva, non ha sentito il coltello, non ha sofferto affatto, non si è neppure accorta di morire. Quanti sono quelli che hanno una morte così facile?»

Tornò a sedersi di fronte a me.

Dissi: «Come mai vi ha lasciato entrare in camera sua, Cass? Non aveva paura di voi? O ci eravate già stato prima?»

«No, non c’ero mai stato. Non avevo mai messo piede nel motel di Birdie. Ma conoscevo il numero della stanza di Amy. Me lo aveva detto lei, e mi aveva detto anche di andarla a trovare qualche sera, dopo che avevo chiuso qui.» Sogghignò, cupo. «Dubito che le sue intenzioni fossero onorevoli. Doveva avere ancora un debole per me, anche se questo non le impediva di ricattarmi. Non le sarebbe spiaciuto di ricominciare dal punto in cui ci eravamo lasciati dieci anni fa. Così, ero sicuro che mi avrebbe lasciato entrare.»

«E siete…?»

«Volete sapere se sono andato a letto con lei e poi l’ho uccisa? No, Bob, non sono poi mascalzone fino a questo punto. Ma doveva aspettarmi, lei, o in caso contrario, non mi avrebbe lasciato entrare senza buttarsi qualcosa addosso. E, accidenti, sono un uomo, io, e Amy aveva uno splendido corpo e, se fossi andato per qualsiasi altra ragione…»

«Avevate un appuntamento? Sapeva che sareste andato da lei?»

Scosse la testa. «No, ma sapevo che mi avrebbe lasciato entrare. Ho tenuto aperto fino alla una mercoledì, perchè non volevo chiudere in anticipo per essere poi magari costretto a dare spiegazioni. Sono andato con la macchina al motel e sapevo che, se Amy non c’era, sarebbe arrivata di lì a qualche minuto, dopo la chiusura del Filone. Dall’altra parte della strada, davanti al motel, c’è una catasta di legna, ricordate? Sono andato a fermarmi là dietro, in modo che la macchina rimanesse nascosta.

«Ma c’era già un’altra macchina là, e l’ho riconosciuta quando i miei fari l’hanno inquadrata. Non pensavo che il suo proprietario potesse essere con Amy, ma, per non correre rischi, mi sono allontanato, e stavo già pensando di rimandare tutto alla sera dopo quando…»

«Di chi era quella macchina?»

«E che importa? Quello è uscito solo dieci minuti dopo, e non dalla costruzione di Amy, ma da quella di Birdie.»

«Di Birdie? Volete dire che Birdie…?»

«E perchè no? Birdie ha poco più di quaranta anni, ed è ancora in discrete condizioni. E le donne grandi e grosse come Birdie piacciono agli uomini magri. Perchè Birdie non dovrebbe avere una relazione, se così le piace, e che diritto avete voi di sorprendervi per questo?

«In ogni modo, quel tale se n’è andato, ed io ho raggiunto subito la porta di Amy ed ho bussato. Doveva essere ancora sveglia, perchè dopo un istante ho sentito la sua voce che chiedeva: “Cass?” E questo, se non altro, dimostra che non riceveva altre visite. Quando ho risposto di sì, ha aperto, mi ha lasciato entrare e poi si è affrettata a chiudere, prima di accendere la luce. Poi è tornata di corsa sul letto e si è avvolta in una coperta. Ma ho avuto il tempo di vedere che era nuda e ho capito che credeva di sapere la ragione per cui ero venuto.

«Non me lo ha detto, naturalmente. Ma io ho aperto la bottiglia di whisky che avevo portato ed ho riempito i bicchieri. Mi sono messo a sedere sul bordo del letto e abbiamo brindato ai vecchi tempi ed alla nostra vecchia amicizia. Mio Dio, come sapeva bere, quella donna! Dopo un poco, ero già quasi ubriaco, e non avevo certo tracannato tutto il giorno. Ma lei era fradicia, non riusciva più a parlare in maniera coerente, ed aveva tanto sonno che doveva ormai aver rinunciato all’idea che andassi a letto con lei. Perchè mi ha detto che avrei fatto meglio a battermela ed a lasciarla dormire.

«E allora ho detto: “Va bene, Amy, ma beviamo il bicchiere della staffa.” Ho riempito ben bene i due bicchieri e le ho dato il suo, ed è stato proprio questo a metterla a terra: il bicchiere della staffa. È crollata e si è addormentata come un sasso.

«E poi… bene, ho fatto quello che ho fatto. E lei non se n’è nemmeno accorta. Ho frugato dappertutto nella stanza. L’avviso non c’era, maledizione, sono rimasto quasi due ore, a cercare in ogni posto possibile. Assieme ai documenti, niente di importante, ho preso il poco denaro che ho trovato, solo per dare l’idea che il movente poteva essere stato il furto. Poi sono uscito, e…»

«Un momento,» lo interruppi. «Non eravate mai stato al motel prima di allora. Come facevate a sapere il trucco di chiudere la porta a chiave dall’interno, e perchè… Un momento, al perchè posso rispondere io. Più tardi la trovavano e più irriconoscibile sarebbe stata la pista. Ma come facevate a sapere il trucco della chiave?»

Mi guardò fissamente. «Me ne ha parlato un cliente, un anno fa. Un certo Bob Spitzer. Ricordate la prima… no, la seconda volta che siete venuto da me quando stavate ancora da Pirdie, e mi avete raccontato che eravate rimasto chiuso fuori? Mi avete spiegato come erano andate le cose, allora. Bene, non sapevo se Birdie aveva fatto poi cambiare la serratura, ma non ci avrei perso nulla a tentare. Non ricordate di avermi raccontato questo episodio?»

«Scusatemi se vi ho interrotto. Continuate, Cass.»

«Una volta fuori, ho ricordato la sua macchina. E sapevo dove con ogni probabilità era. Non avevo prelevato le sue chiavi, ed era troppo tardi ormai per tornare a prenderle, ma ho pensato che certo chiudeva soltanto l’accensione e che in ogni modo non mi sarebbe stato difficile forzare le portiere. Erano aperte ma l’avviso non era nemmeno in macchina. Questo è tutto. Sono tornato a casa. E…»

«Siete stato voi a mettere gli scacciapensieri nello scomparto dei guanti?»

«Mio Dio, erano scacciapensieri? Sì, sono stato io a metterli, ma credevo che fossero capsule di eroina o di morfina. E l’ho fatto, ancora una volta, perchè le indagini prendessero una direzione sbagliata. Volevo lasciarle nella sua stanza, ma me ne sono ricordato solo quando ero già uscito.»

Dissi: «Siete riuscito a far prendere alle indagini una direzione sbagliata. Oggi Mac ha mandato Chico nel Messico e domani arriva il F.B.I. Ma, se non sapevate che cosa erano, come mai si trovavano in vostro possesso?»

«Per un caso puro e semplice. Un poco prima di Natale, cinque mesi fa, è capitata da me una coppia di turisti, tipo Hollywood. Hanno bevuto un bicchiere soltanto, ma la donna ha dimenticato la borsetta sul tavolo, dove io l’ho trovata un’ora più tardi. L’ho messa in un cassetto, sicuro che se ne sarebbero accorti e sarebbero tornati a riprenderla. Invece non si sono più fatti vedere. Quella sera, quando ho chiuso, ho guardato nella borsetta per cercare se c’erano nome e indirizzo, perchè, se li avessi trovati, avrei fatto recapitare la borsetta per posta. Niente documenti invece, ma cinque buone ragioni che dovevano averli consigliati a non correre il rischio di tornare: quelle cinque capsule di stupefacenti. Forse avevano paura che avessi aperto subito la borsetta e avessi chiamato la polizia.

«Forse avrei dovuto consegnare a Mac capsule e tutto, ma ho pensato che sarebbero stati guai; mi avrebbero rivolto un mucchio di domande, forse avrebbero avvertito perfino il F.B.I. Non volevo richiamare l’attenzione su di me, e così ho messo la borsetta in un cassetto che non adoperavo mai, pensando di liberarmene quando avessi attraversato in macchina il deserto… ma poi me ne sono dimenticato completamente.

«Fino a quando non ho deciso di uccidere Amy. E allora ho pensato che, dal momento che sarebbe stato impossibile attribuire a me quelle capsule, sarebbe stato logico nasconderle nella sua stanza, per confondere le idee.»

Si interruppe improvvisamente e mi guardò. «Bene, questo è tutto. E adesso tacete. Basta con le domande. Devo riflettere.»

«Basta con le domande, Cass. Ma voglio dirvi una cosa ancora. È inutile che cerchi di convincervi che possa o voglia mantenere il segreto, sapete benissimo che mentirei. Ma posso convincervi che non ce la farete a cavarvela con…»

«Chiudete il becco!» mi interruppe. E parlava sul serio, maledettamente sul serio. La bocca della rivoltella era appoggiata al bordo della tavola. «Se dite una sola altra parola, sparo, e così una parte del problema sarà risolto e potrò concentrarmi sul resto. Una parola soltanto, e sarete voi a decidere per me. Capito? Rispondete di sì con un cenno del capo, se avete capito.»

Annuii.

Ero fradicio di sudore.