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Sean King si sedette di scatto sul letto, come se qualcuno lo avesse svegliato di soprassalto con un pungolo da bestiame.
Sette ore! Mio Dio, sette ore! Ma in effetti non erano sette ore; era assai probabile che fossero di più. Il riferimento alle sette lo aveva fatto pensare all’assassinio di Sally. Era morta all’incirca sette ore dopo avergli raccontato di Junior. Era un punto di fondamentale importanza. Tuttavia, l’arco temporale di sette ore in quel preciso istante gli aveva fatto percepire un fatto strabiliante, talmente sorprendente che con quell’unica rivelazione tutti gli altri elementi del rompicapo cominciavano a tornare al loro posto.
Annaspò in cerca dell’orologio sul comodino. Era l’una di notte. Si alzò barcollante dal suo letto, inciampò su qualcosa che Michelle aveva negligentemente abbandonato sul pavimento della stanza degli ospiti e cadde per terra afferrandosi l’alluce dolorante. Cercò a tastoni intorno a sé e trovò l’oggetto. Era un manubrio da dieci chilogrammi.
«Cristo santo!» imprecò, rivolgendosi a nessuno in particolare. Si rialzò, si massaggiò il piede e percorse zoppicando il corridoio fino alla camera da letto di Michelle. Stava per irrompervi di slancio quando ci ripensò. Sorprendere Michelle Maxwell in quel modo e a quell’ora di notte poteva procurargli un biglietto di sola andata per l’obitorio.
Bussò con discrezione alla porta. «Sei coperta?»
Una voce assonnata filtrò attraverso i due centimetri di legno della porta. «Cosa c’è?»
«Se hai ancora l’abitudine di tenere sotto il cuscino quella mitraglietta da 50 mm vedi di non usarla. Vengo in pace.»
Entrò in camera e accese la luce. Michelle era seduta sul letto e si sfregava gli occhi.
«Mi piace il tuo gusto per la lingerie» commentò, osservando la sformata felpa grigia sulla quale campeggiava l’acronimo WIFLE — Women in Federal Law Enforcements, cioè l’Associazione degli agenti femminili delle forze dell’ordine federali — indossata dalla sua collega. «Mettitela in viaggio di nozze e il tuo maritino non ti lascerà più alzare dal talamo coniugale.»
Michelle lo fulminò con un’occhiataccia. «È per questo che mi hai svegliata in piena notte? Per criticare il mio pigiama?»
King si sedette sulla sponda del letto. «No, mi occorre che tu faccia una certa cosa mentre sono via.»
«Via? Dove?»
«Devo andare a controllare alcune cose.»
«Vengo con te.»
«No. Mi servi di più qui. Preferisco che tu tenga d’occhio i Battle.»
«I Battle? Chi in particolare?»
«Tutti.»
«E come pensi che lo possa fare?»
«Telefonerò a Remmy e le dirò che ci sono altre domande urgenti da fare. Lei riunirà tutti alla villa e questo ti faciliterà le cose.»
«Che domande dovrei fare?»
«Ti verranno in mente una quantità di cose, non preoccuparti.»
Michelle incrociò le braccia e lo fissò ostinatamente. «Che cosa diavolo ti passa per la testa?»
«Di preciso non so ancora, ma mi serve assolutamente che tu faccia come dico.»
«Mi nascondi ancora qualcosa. Sai che detesto questo tuo atteggiamento.»
«Non so ancora niente di preciso, ti ripeto. Ma sarai la prima a esserne informata, te lo giuro.»
«Vuoi almeno dirmi che cosa andrai a verificare?»
«D’accordo. Farò controllare il referto dell’autopsia di Bobby a un mio amico.»
«Perché?»
«Poi» proseguì King, ignorando la domanda «andrò all’ospedale della University of Virginia per effettuare una ricerca su certi narcotici. Poi andrò in una bottega di antiquariato.»
Michelle inarcò le sopracciglia. «Antiquariato?»
«Quindi andrò a far visita al medico di fiducia di Bobby Battle. Ho da porgli alcune domande che potrebbero chiarire molte cose. Infine, ma ugualmente importante, farò una scappata a Washington per procurarmi un certo aggeggio che potrebbe esserci di enorme aiuto.»
«Tutto qui quello che hai da dirmi?»
«Sì.»
«Ti ringrazio per la fiducia.»
King si alzò dal letto. «Sta’ a sentire, Michelle, se ti dicessi esattamente ciò che ho in mente, e risultasse poi completamente errato, questo potrebbe farti confidare nella persona sbagliata. Finché non saprò se ho ragione o torto, tieni a mente solo questo: finché non cattureremo l’assassino, non fidarti di nessuno. E intendo proprio nessuno.»
Michelle lo fissò negli occhi a lungo. «Stai cercando di spaventarmi?»
«No, cerco solo di proteggere entrambi. Hanno già tentato due volte di ammazzarci. Non vorrei che qualcuno ci prendesse gusto.»