173646.fb2 Il Volo Dellangelo Di Pietra - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 29

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26

Charles volò giù per le scale. Attraversò di corsa l'atrio, diretto alla stanza sul retro, dove c'era il telefono. Sul tavolo trovò un biglietto: «Vado all'ufficio dello sceriffo. Rimani dove sei!».

Charles stava esaminando il filo del telefono spezzato, quando Augusta si precipitò nella stanza correndo e aprì la cassettiera.

«Un gruppo d'uomini sta attraversando il ponte. Vengono qui.» Stava cercando qualcosa nel primo cassetto in alto, tra la biancheria intima.

«Dobbiamo andar via, e in fretta.» Tirò fuori una piccolissima pistola e richiuse il cassetto. Gliela mostrò. «È una 45 monocolpo, ma è meglio di niente.» Se la infilò nella tasca del vestito e uscì di corsa dalla stanza. La gatta parve capire il senso di quella fuga prima di Charles, e corse dietro alla sua padrona.

Charles uscì nell'atrio, gareggiando in velocità con l'animale. Gli chiuse la porta sul muso, e la bestia cominciò a miagolare.

«Lasciala uscire» ordinò Augusta.

Lui aprì la porta e la gatta balzò fuori. Charles guardò Augusta, che nel frattempo era montata sul cavallo bianco, privo di sella. «Saranno già arrivati al cimitero. Salta su, o sei un uomo morto.»

«Non sarebbe meglio…»

«So riconoscere un branco di assassini pronti al linciaggio, Charles. Vuoi vivere? E allora salta su.»

Charles montò sul cavallo dietro ad Augusta.

«Tieniti più forte che puoi!» urlò lei, lanciando il cavallo al galoppo.

Non andava a cavallo da che era un bambino, e anche allora non era mai montato senza sella. Gli sembrava di cadere a ogni istante. I massicci muscoli dell'animale si allungavano e si contraevano nella corsa. Erano diretti verso l'argine, che si stagliava nero come la pece sullo sfondo del cielo.

Si piegò in avanti per farsi sentire da Augusta: «Seguiremo la base dell'argine, girando intorno all'Upland Bayou?».

«Non è possibile» gli rispose, filando dritto verso la barriera. «Il terreno è troppo bagnato e insidioso» gridò lei. «Il cavallo ci rimetterebbe le zampe prima ancora di arrivare alla casa di Henry.»

«E lui, quando sarà di ritorno?»

«Stanotte tardi. Avvinghiati bene con le gambe e affonda i talloni nei fianchi. Seguiremo la strada che il cavallo conosce meglio. L'ha percorsa migliaia di volte.» Con abilità guidò l'animale sul sentiero che si arrampicava sull'argine. Charles si teneva stretto, ginocchia e talloni contro il pelo del cavallo, le braccia attorno alla vita di Augusta, certo che sarebbe caduto non appena il cavallo avesse vacillato sulla salita erbosa. Ma l'animale non perse il suo slancio in avanti, trovando un punto d'appoggio nelle zone asciutte del terreno che si sbriciolavano sotto i suoi zoccoli.

Charles voltò il capo a guardare la casa. Un esercito di formiche con teste e mani biancastre stava spuntando dal viale delle querce per convergere su Casa Trebec.

Gli ampi calzoni dell'uomo sui trampoli impedivano la vista della bara trasparente mentre passeggiava avanti e indietro sul pianale del pick-up. Tra la folla, qualcuno aveva gli occhi celati dietro una maschera colorata, qualcun altro indossava piume e mantelli. Il costume da torero indossato da Malcolm brillava più di qualsiasi altro vestito. Aveva abbandonato il suo trono per mettersi a cavalcioni sulla bara: salutava con la mano i suoi sudditi e rideva.

Solo la banda dixieland era silenziosa. I suonatori si scambiavano occhiate ansiose, desiderosi di andarsene subito. Clark Kinkaid, il trombettista, ripose lo strumento e fece un cenno agli altri. Cominciarono ad allontanarsi, ma uno dei fratelli Laurie tagliò la strada al sassofonista: era Ray, armato di fucile.

I musicisti ci ripensarono e rinunciarono all'idea di andarsene. Una bella ragazza danzante arrivò con una bottiglia piena e la offrì alla banda. Stavano tutti bevendo da più di un'ora, ma il funerale doveva ancora incominciare.

Clark guardò la pila di bastoni con in cima gli stracci imbevuti di benzina: avrebbero dovuto essere accesi da tempo per dare inizio alla fiaccolata lungo Main Street. Ma il pick-up del crematorio era arrivato ed era stato rispedito indietro vuoto. A quanto sembrava, Malcolm aveva altri piani per i divertimenti della serata.

Clark aveva accettato un altro impegno per il gruppo, immaginando che tutto sarebbe finito prima delle otto. Ora si chiedeva con impazienza quando sarebbe iniziato lo spettacolo e chi fosse quell'uomo anziano in mezzo al cerchio di ubriachi. Uomini e donne serrarono le fila per restringere il cerchio e Clark salì sul parafango del camion per vedere meglio.

Tutti gli occhi erano puntati su Malcolm, che scavalcò la bara, si alzò in piedi e tese tutte e due le mani per imporre silenzio. «Questo Riker,» la voce di Malcolm era rabbiosa mentre indicava l'uomo dal vestito grigio, «questo ubriacone assatanato, questo rifiuto umano è stato trovato nel cimitero, nudo dalla cintola alle caviglie, sul cadavere dell'idiota del paese.»

Tutt'intorno al camion si levarono proteste e oscenità.

«Guardatelo, è così ubriaco che non riesce a stare in piedi. La sua vittima non è morta in fretta: è stata violentata e picchiata a morte per ore. Povero idiota indifeso. Abusare di un ritardato è come stuprare un bambino.»

«Malcolm» urlò Riker, nient'affatto ubriaco. «Tuo fratello stuprò Ira Wooley quando aveva solo sei anni. È un vizio di famiglia? Viene da lì la tua esperienza?»

«Fatelo tacere!»

Un uomo sferrò un pugno in faccia a Riker, che cadde in ginocchio. Aveva il labbro spaccato e la bocca piena di sangue. Malcolm era livido. Qualcosa era andato storto, e Clark si chiese se quel qualcosa avesse a che fare col fatto che Riker era del tutto sobrio.

Malcolm agitò il pugno rivolto al cielo. «Tre testimoni lo hanno trovato…»

«Fu quella la ragione dell'omicidio di Cass Shelley!» Riker si rialzò. «Lei aveva i risultati delle analisi. Babe aveva violentato anche Jimmy Simms. Ecco perché lui era scappato di casa quando aveva solo dodici anni.»

«Tappategli quella boccaccia che vomita bugie!»

Ma stavolta il solo a farsi avanti fu Dan Simms, il padre di Jimmy, che ascoltava con profonda attenzione. Malcolm si volse verso il fratello Ray che, con un cenno di assenso, si infilò tra la folla per sistemare le cose. Riker continuò: «Lei non riusciva a spiegarsi come mai un piccolo di sei anni avesse contratto l'epatite come un drogato. Allora gli fece il test per la sifilide. Ricordate la festa per lo scolo di Babe? Lui…».

Le mani di Ray Laurie si serrarono attorno alla gola di Riker.

Ma Dan Simms era più robusto di Ray e non ebbe difficoltà a staccare le sue grasse dita dal collo di Riker. Si girò verso Malcolm: «Questo non è quel che mi hai raccontato tu, Mal. Ora voglio stare a sentire quest'uomo sino alla fine».

Malcolm scuoteva la testa con compassione. «Dan, come puoi dar retta a un pervertito che è stato sorpreso con i calzoni abbassati mentre violentava quel povero idiota?»

«Tu hai detto che era ubriaco, ma non è vero» disse Dan Simms. Si rivolse a Riker: «Continui, signore».

«Cass aveva i risultati delle analisi del sangue di Babe, Jimmy e Ira» proseguì Riker. «Confrontò la gravità della malattia nei tre pazienti. Scoprì che Babe era in uno stadio molto avanzato della sifilide, poi veniva Jimmy e infine Ira, contagiato di recente. Ecco cosa stava cercando di dirvi quando si presentò alla riunione. Ma Malcolm la allontanò a forza e mise tutto a tacere.»

«Menzogne, tutte menzogne!» protestò Malcolm.

«E che razza di menzogne raccontasti al padre di Ira?» Riker parlava a voce più alta adesso. «So che fu lui a scagliare la prima pietra. Gliela mettesti in mano tu? Di' la verità!»

Ray Laurie si rivolse al padre di Jimmy: «Dan, lo sai che è una bugia. Malcolm era già andato via quando volarono le prime pietre».

Simms si girò a guardare Malcolm: «E allora, come faceva lui a sapere che era stato il padre di Ira a…».

Il calcio del fucile colpì Simms che si accasciò a terra. Il colpo successivo fece cadere Riker in ginocchio.

Malcolm tuonò: «Era pronto a raccontare qualsiasi bugia. A sputare qualsiasi oscenità. Tutto quello che sappiamo con certezza è che Riker ha stuprato e ucciso quel povero idiota. Forse temeva che noi non l'avremmo consegnato allo sceriffo. Forse pensava che saremmo stati così in collera per quel che aveva fatto che gli avremmo cavato gli occhi, l'avremmo scorticato vivo e lapidato a morte. E io non potrei biasimare nessun uomo e nessuna donna che lo facesse». Indicò le torce. «Prendete quelle torce e mostrategli la luce.»

Riker si rialzò a fatica. Malcolm puntò il dito verso i musicisti. «Suonate» ordinò.

Quelli si guardarono. «Suonate forte!» strillò Malcolm.

Clark balzò giù dal parafango del camion, impugnò la tromba e insieme al resto della banda cominciò a suonare.

«Più forte!» urlò Malcolm.

La banda suonava, Riker urlava dal dolore. Malcolm scese dal camion e si allontanò dallo spiazzo, dirigendosi verso il Lower Bayou.

Tutte le luci di Owltown si spensero, seguite da quelle puntate sul camion di Laurie. Per Charles questo poteva voler dire una sola cosa: Mallory non si era ancora gettata nella mischia. Lui, per parte sua, si teneva ben stretto alla vita di Augusta. Alla loro sinistra, in fondo al lungo pendio scosceso, scorreva il Mississippi, nero come la notte. Avevano superato l'Upland Bayou e l'abitato di Dayborn. Da lì, le fiamme delle torce di Owltown avevano ancora le dimensioni di un fiammifero.

Augusta gridò: «Adesso scendiamo».

Il cavallo percorse la ripida discesa, ma inciampò e cadde malamente. Charles sentì lo stomaco risalirgli in bocca insieme con un brivido di adrenalina. Vide che il terreno veniva verso di lui, allora strinse Augusta a sé, sollevò un ginocchio e puntò il piede sul dorso dell'animale. Poi lui e Augusta volarono via, lontano dal cavallo che gemeva a terra.

Charles cadde di schiena e Augusta sopra di lui. Lei fu la prima a rialzarsi. Anche il cavallo cercava di rimettersi in piedi, ma ricadeva a ogni tentativo, con nuove grida di dolore. Alla luce vivida della luna lui vide l'osso bianco uscire dalla zampa dell'animale e brillare tra pelle e sangue.

Charles si avvicinò ad Augusta e le mise una mano sotto il braccio. Lei lo respinse, guardandolo severamente ed estraendo di tasca la pistola. «Vai» lo incitò. «Io ho da fare.»

Mentre Charles si voltava verso lo spiazzo, Augusta si inginocchiò accanto al cavallo e gli puntò la pistola dietro l'orecchio. Charles stava correndo quando sentì lo sparo. I nitriti cessarono. Dopo un attimo di esitazione, Charles riprese a correre verso i bagliori di Owltown.

La prima persona che vide fu Malcolm: si stava allontanando dalla folla mentre la banda continuava a suonare.

Charles si precipitò in mezzo alla ressa. Non ebbe difficoltà a farsi strada nell'assembramento di persone: erano tutti più bassi di lui. Trovò Riker al centro della calca, disteso a terra, fra le pietre. Lo coprì col suo corpo, mentre altri sassi piovevano contro la sua schiena. Ebbe il buonsenso di ripararsi la testa con le braccia.

Poco dopo, la folla si aprì a sufficienza perché Charles vedesse Augusta in piedi accanto al camion. Stava infilando il lembo di uno straccio nel serbatoio. Lo straccio diventò scuro. Lei alzò il capo e incontrò lo sguardo del trombettista. Accese un fiammifero e glielo mostrò. Il musicista rimase a bocca aperta, diede una gomitata al sassofonista accanto a lui e un attimo dopo tutti e cinque i suonatori saltarono giù. Augusta diede fuoco allo straccio, poi, con calma, si accese un sigaro, mentre la fiamma correva rapida fin dentro al serbatoio.

Ray Laurie era in piedi sul camion a controllare la folla, mentre Augusta si allontanava e spariva veloce nella notte. I componenti della banda attraversarono di corsa lo spiazzo dirigendosi al parcheggio.

L'esplosione fece vibrare il terreno. Charles ne sentì l'impatto: fiamme e schegge di metallo riempirono l'aria. Una vampata di fuoco si avvolse su se stessa e si gonfiò in una nuvola di fumo. Il corpo di Ray Laurie fu sbalzato dal pick-up, avvolto dalle fiamme. L'uomo cadde a terra urlando e si rialzò correndo tra la folla, che fuggì inorridita da quel falò umano. Cadde ancora, contorcendosi. Scese il silenzio: un tremendo lezzo di carne bruciata si diffuse nell'aria.

Mentre la gente annichilita osservava Ray Laurie che moriva bruciato, Charles si inginocchiò e si mise intorno al collo una delle braccia inerti di Riker. Lo sollevò e lo trascinò via. Le punte delle scarpe di Riker si lasciarono dietro un solco.

Ray Laurie aveva smesso di urlare e di contorcersi. A un tratto Charles si sentì tutti gli occhi addosso. Avvertiva il calore delle fiamme alle sue spalle e la tensione cresceva con il rumore dei passi.

La folla si muoveva compatta verso di lui.

A una a una, le teste si chinarono e le mani raccolsero un sasso.

Charles si preparò ai colpi. Era pronto a deporre a terra Riker e a distendersi sopra di lui per proteggerlo.

«Guardate là!» gridò una donna ai margini della folla.

Sulla strada principale di Owltown un unico lampione era acceso. Ritta in quel cono di luce c'era una figura solitaria, con gli stivali ai piedi e indosso uno spolverino da cavallerizzo. Il volto era in ombra sotto la falda di un cappello nero.