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«Sarà meglio caricarlo in macchina» disse lo sceriffo. «Quella maledetta fabbrica continua a vomitare feriti. Se chiamassimo un'ambulanza, dovremmo aspettare tutta notte.»
Il giovane agente della polizia di Stato richiuse la sua valigetta di pronto soccorso: «Nessun problema. È meno malridotto di quel che sembra».
Charles pensò che Riker avrebbe potuto stare peggio solo da morto.
Aveva le costole spezzate, un braccio rotto e buona parte del viso bendata.
L'agente diede una mano a sistemare Riker sul sedile posteriore, accanto a Mallory. Lei lo coprì con una coperta, rimboccandogliela come fosse un bambino. Era ancora incosciente, e sbatteva le palpebre di continuo.
L'agente si accostò al finestrino aperto. «Ho avvisato l'ospedale del vostro arrivo. Non vi faranno attendere.»
«Grazie» disse Mallory.
Quando furono soli, con Riker assopito fra di loro, Charles disse: «Hai visto Augusta che dava fuoco a Owltown?».
«Faceva pulizia» rispose Mallory.
«Come, scusa?»
«La terra è sua, adesso. Può farne quello che vuole.»
«Vuoi dire che è stata Augusta a comprare le proprietà terriere della New Church?»
Mallory annuì. «La zona commerciale e tutto il lungofiume sono suoi. Vuole farne un'oasi per i gufi. Ah, guarda laggiù.» Alle loro spalle un edificio crollava tra le fiamme. «Un'altra notifica di sfratto.»
Lo sceriffo e la suo vice salirono a bordo. Un attimo dopo la macchina si mosse, costeggiando i resti fumanti di Owltown.
Charles si rivolse ancora a Mallory. «Non credi che dovremmo cercare di fermar…»
«Non è rimasto molto, Charles, a parte il negozio là in fondo» e indicò l'unico edificio superstite.
«Ops!» si corresse, mentre le fiamme ingoiavano anche quello. «Tutto andato.» Guardò Charles e sorrise. «Accidenti!»
Lo sceriffo imboccò la statale, diretto verso l'ospedale. Nello specchietto retrovisore brillava l'incendio di Owltown. Rivolto alla sua vice, che non aveva più aperto bocca, disse: «Anche oggi ti sei meritata lo stipendio».
Dal sedile posteriore Mallory fece notare che era stata un tantino lenta.
«La mira era perfetta» replicò lo sceriffo.
«Hai ragione» concesse Mallory. «Non c'è male, per una novellina.»
«Dove… che cosa è successo?» Riker aveva finalmente aperto gli occhi. Girò adagio la testa, da un finestrino all'altro, cercando un punto di riferimento.
«È tutto finito» disse Mallory. «Torna a dormire.»
«Non proprio» sottolineò Charles. «Non sappiamo ancora chi abbia ucciso Babe Laurie.»
«E forse non lo sapremo mai» esclamò lo sceriffo, come se quella possibilità non lo turbasse affatto. Ma Charles decise che Jessop doveva aver risolto quel piccolo mistero, perché, riflesso nello specchietto, sorrideva compiaciuto.
Mallory sembrava indifferente, imperturbabile.
«Ehi, bimba» fece Riker.
«Sta' tranquillo» disse Mallory. «Siamo quasi arrivati.»
«Ti ricordi quando eri alta poche spanne e potevo ancora chiamarti Kathy?»
«Certo che me lo ricordo. Ora riposa. Chiudi gli occhi.» Era un ordine, anche se impartito in tono gentile,
Riker, però, non voleva obbedire. Ora aveva gli occhi ben aperti. «Quante ne abbiamo passate insieme, eh?»
«Sì, Riker.»
«Quindi, posso chiamarti Kathy, adesso?»
«No.»
Riker sorrise e chiuse gli occhi e mormorò una rispostaccia. Mallory non era disposta a lasciargli l'ultima parola. Avvicinò la testa alla sua e sussurrò: «Dormi».
Charles fece l'inventario dei danni subiti dai suoi compagni. Lo sceriffo aveva una benda sopra l'occhio destro, ma pareva di ottimo umore. Riker stava tornando in sé. Mallory aveva ferito tutta quella gente, eppure sembrava solo un po' stanca, come dopo una lunga giornata. Ma Lilith era un'altra storia.
Charles ne osservò il profilo: guardava fuori dal finestrino, le labbra serrate in una linea dura e sottile. Gli occhi, tanto tristi, sembravano sul punto di chiudersi.
Aveva appena ucciso un uomo, e un penoso senso di perdita la consumava.
Il finestrino incorniciava la luna sospesa sui campi di canna da zucchero.
Il mento di Lilith si rialzò appena. Charles colse il suo sguardo nel riflesso del finestrino: apparentemente fissava la luna, ma a lui sembrò che stesse guardando un panorama completamente diverso.
La morte aveva cambiato tutto.