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La notte era mite e Mallory non indossava lo spolverino nero.
I blue-jeans chiari e la camicia bianca gli avevano facilitato l'inseguimento nell'oscurità. Charles non si mosse verso di lei, ma restò nell'ombra del cerchio d'alberi, in silenzio.
Mallory era ferma in un piccolo spiazzo erboso al centro del cimitero, dove due sentieri coperti di ghiaia s'incontravano formando una croce. Alle sue spalle, un gufo attraversò il cielo planando verso terra. Un piccolo animale strillò sotto i suoi artigli, e l'uccello notturno si rialzò in volo.
Mallory piegò la testa all'indietro e Charles pensò che stesse seguendo il volo del gufo. Poi si accorse che si trattava di qualcos'altro, qualcosa di più profondo. Sembrava in comunione con il cielo.
Mallory continuò a camminare fra le tombe e le statue. Si fermò dinanzi a quella che le era più cara, e poi proseguì.
Charles la seguì con lo sguardo finché non scomparve nel bosco di Henry, per poi riemergere e salire sull'argine. Quando giunse in cima, si fermò un attimo a guardare il cimitero.
Avrebbero viaggiato insieme prima di separarsi, ma Charles, in un certo senso, le stava dicendo addio. La separazione vera e propria sarebbe stata più banale: Mallory, arrivata a New York, lo avrebbe dimenticato. Da parte sua, Charles avrebbe smesso di umiliarsi seguendola come un cane. Si sarebbe fatto piccolo, fino a scomparire.
Le nuvole si stavano diradando lasciando intravedere le stelle. Si sentì vicino a Ira, libero dai concetti di spazio e tempo. Mentre Mallory attraversava la strada, Charles si accorse che non c'era una linea di demarcazione netta fra il cielo e l'argine di terra. Lei stava camminando in cielo.
Addio, Kathy Mallory.
Ripeté ancora il suo nome, stavolta ad alta voce, e quasi suo malgrado. Si mise nei panni di Mallory: la bambina di sei, sette anni che dallo sgabuzzino aveva sentito una voce incitare il branco silenzioso alla lapidazione della madre. Le parole forse non erano state chiare, ma la voce era riconoscibile. Apparteneva a Malcolm, che gli amici di vecchia data chiamavano Mal.
Mal Laurie: Mallory.
La bambina aveva preso il nome dell'assassino di sua madre. Aveva pianificato, fin da allora, di tornare a vendicarsi, quando le sue mani fossero state abbastanza grandi per impugnare un'arma. Ogni giorno della sua vita aveva scelto di farsi chiamare con quell'odiato nome, in modo da non dimenticare mai; la pena maggiore che un bambino possa sopportare. Era stata la sua unica ragione di vita.
Charles rimase lì per un po', pensieroso. Poi, dimenticandosi del suo proposito di salutarla per sempre, decise di seguirla. Voleva stringerla forte a sé, consolarla per il dolore e la perdita subita.
Si rendeva conto che a lei poteva non importare. Anzi, sapeva che non le sarebbe piaciuto.
Be', spiacente, Mallory.
Lui aveva bisogno di abbracciarla; un bisogno molto forte. E ora prese un'altra decisione che l'avrebbe infastidita ancora di più: sino alla fine dei suoi giorni, tutte le volte che lei si fosse voltata, lui sarebbe stato lì.