173931.fb2 La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 15

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13

Charles salutò in silenzio Louis Markowitz. La personalità del suo vecchio amico era stata coperta da strati di fotografie.

Mallory camminava lungo la parete di sughero strappando i rapporti, facendo schizzare via le puntine. Ingrandimenti di mosche e scarafaggi cadevano a terra mescolandosi ai ritratti di Natalie Homer. Sapendo quanto Mallory fosse una creatura patologicamente ordinata, Charles fu autorizzato a pensare che stesse perdendo il controllo. «Così la sorella di Natalie se n'è andata.»

«Infatti» disse Riker. «La stanno cercando. Speriamo che cerchi di filarsela in aereo o in autobus invece che in auto. Avremmo più speranze di beccarla. Forse Susan ha più paura di suo nipote che di noi.»

«E avrebbe ragione» disse Charles. «Se il figlio di Natalie è lo spaventapasseri…»

«È così.» Mallory strappò altre carte dalla parete, poi appese la fotografia acquistata da William Heart. «Tutto quadra.» Indicò la porta del bagno aperta. «Charles ha ragione. Il bambino probabilmente era in bagno mentre la madre veniva uccisa. Due giorni dopo l'hanno trovato che vagava per il palazzo, in stato di shock. Tutto questo prima che arrivassero i poliziotti.»

«Okay» disse Riker. «Diciamo che lo spaventapasseri è il figlio di Natalie. E cresciuto, ha un debole per gli omicidi a sangue freddo. Se sapesse chi ha ucciso sua madre, non esiterebbe a farlo fuori.»

«No» disse Mallory. «Forse il bambino era nascosto, spiava dal buco della serratura o dalla porta socchiusa. Magari non ha visto l'assassino in faccia.»

«E forse neppure l'omicidio» disse Charles. «Lo spaventapasseri non ha strangolato la vittima, come avevano fatto con sua madre, però ha imitato l'impiccagione.» Solo a questo punto Charles si accorse della calma che regnava nell'ufficio della Butler & Company. «Dov'è finito Lars Geldorf?»

«L'ho fatto portare a casa da Deluthe. Il vecchio è fuori dal gioco. Stiamo collegando ufficialmente i delitti. D'ora in poi non potrà più mettere piede qui.» Mallory si rivolse a Charles. «Qualche problema?»

«In effetti, Geldorf si è impegnato tanto in questo caso.» Mallory assunse un'espressione inequivocabile, e Charles capì che avrebbe dovuto rispondere No, figurati. Però, il vecchio Lars gli piaceva: «Geldorf potrebbe ancora contribuire…».

«Sbagliato.»

Mallory gli voltò le spalle. «Tutto quello che Geldorf aveva in mano era la faccenda dei pedinamenti e la pista dell'ex marito, il sospetto numero uno, da che mondo è mondo. Passava il tempo a cercare di smontare l'alibi di Erik Homer.» Sulla parete di sughero stava delineandosi un assassino piuttosto convincente. Mallory finì di riorganizzare le foto e i rapporti. Indicò la dichiarazione di Susan Qualen. «La sorella di Natalie pensava che il cognato fosse un uomo spregevole, ma quella sera parlò al telefono con lui per ore, e non stavano discutendo i particolari del funerale.»

Charles annuì: «Credi che fossero d'accordo per nascondere il bambino?».

«Sì» disse Mallory. «Non volevano che l'assassino scoprisse l'esistenza di un testimone oculare. Per questo nessuno ha mai trovato Junior. E stato mandato da qualche parente residente in un altro stato.»

Il computer richiamò l'attenzione di Mallory. Un testo che scorreva sullo schermo. «Un'ora fa ho controllato la fedina penale di Rolf e Lisa Qualen, una coppia del Wisconsin. Sono stati arrestati per aver rapito un bambino, ma l'età non corrisponde a quella del figlio di Natalie.» Mallory fece scorrere il testo. «Qui c'è un sacco di roba. E il tempo stringe.»

Charles si ritirò nel suo ufficio privato. Si sistemò in poltrona e affrontò tutto ciò che Mallory aveva stampato. Lesse tutti i rapporti degli assistenti sociali e della polizia, poi alzò lo sguardo. I detective avevano scelto un comodo divano per ascoltare la sua sintesi, e aspettavano. «La signora e il signor Qualen avevano un figlio di nome John, che morì annegato poco prima di compiere otto anni. Un anno prima dell'omicidio di Natalie. Due giorni dopo il ritrovamento del cadavere, i Qualen abbandonarono la loro casa di Racine, nel Wisconsin, e si trasferirono in una piccola città a un centinaio di chilometri. Qui iscrissero il loro bambino morto, John, alla scuola elementare.»

«Dilettanti» disse Riker.

Mallory finì il suo panino. «Tra il bambino morto e Junior c'erano due anni di differenza.»

«Anche il direttore della scuola notò che il certificato di nascita non corrispondeva all'età di Junior. Ovviamente apparteneva al bambino morto» disse Charles. «I Qualen gli dissero che i documenti erano andati persi in un incendio. Il direttore fece qualche ricerca e li trovò a Racine, insieme al certificato di morte del vero John Qualen.»

«A questo punto entra in scena la polizia?»

«Sì» disse Charles. «La polizia sospettava un rapimento, ma i Qualen non collaborarono mai alle indagini, e neppure il bambino.»

«Era spaventato» disse Mallory.

«Questo è ciò che ha pensato la polizia» disse Charles. «Non sapevano da dove venisse, non corrispondeva alla descrizione di nessun bambino scomparso. Lo diedero in affidamento, e i Qualen finirono sotto processo. L'accusa di rapimento non fu mai provata, ma furono riconosciuti colpevoli di falsificazione di atti d'ufficio. Si beccarono una multa salata, i documenti relativi all'affidamento vennero secretati e il bambino sparì nella burocrazia.»

Riker estrasse taccuino e matita. «Qual è il numero di protocollo per questo caso?»

«Per il bambino? Non c'è niente sui documenti del tribunale, mi dispiace.» Sollevò un foglio. «Questa è una lettera dell'avvocato dei Qualen. Cercarono di adottare il bambino, ma non ottennero neppure il permesso di fargli visita…»

«Ecco perché non riesco a trovarlo» disse Mallory. «I servizi sociali pensavano che i Qualen fossero una minaccia. Assegnarono al piccolo un nuovo nome e un nuovo numero di protocollo. Non sappiamo nemmeno quale età abbiano preso per buona.»

«Con quello che abbiamo in mano,» disse Riker «non otterremo mai l'autorizzazione ad accedere ai documenti relativi al bambino. E intanto lui impiccherà un'altra donna.»

«Lo sapremo presto» disse Mallory. «Ha già alzato il tiro con Sparrow. Con la prossima lo show sarà ancora più grandioso.»

La cucina di Riker era in disordine, cassetti aperti, un pezzo di pizza incollato al pavimento. Non aveva ancora trovato quella videocassetta. L'aveva vista milioni di volte, finché per paura che il troppo uso la rompesse, l'aveva sistemata in un armadio. Non ricordava quale.

Osservò il suo salotto. Charles Butler si accomodò sul divano sollevando una nuvola di polvere. Sul pavimento erano impilati cartocci di cibo e vecchi giornali. I portacenere traboccavano di mozziconi. Tuttavia, Charles era troppo ben educato per far trapelare il suo disagio di fronte a tanto squallore. Finalmente, il detective trovò la cassetta e la inserì nel videoregistratore. Offrì al suo ospite bourbon e soda nell'unico bicchiere pulito. Per sé preparò qualcosa di più robusto e si accomodò nella sua poltrona preferita.

«Un mio amico l'ha confiscata a un pedofilo che pattugliava Central Park in cerca di vittime.» Si voltò verso Charles e notò che si era irrigidito. «Rilassati, non si è avvicinato alla bambina, l'ha soltanto filmata…» Riker armeggiò con il telecomando e mise in moto il videoregistratore. «Fu questo a catturare l'attenzione di Lou. Il filmato aveva qualche anno quando l'abbiamo visto per la prima volta…»

Lo schermo si riempì dei colori di una luminosa giornata d'estate. In primo piano c'era una bambina bionda, la maglietta sporca le andava troppo grande. Riker fermò la cassetta. «Kathy aveva circa otto anni, ma è evidente che aveva passato troppo tempo per strada.»

Videro la bambina avvicinarsi a un'area giochi, indecisa. C'erano altri bambini.

Charles Butler si spostò verso lo schermo, attratto da quella Mallory in miniatura. Si sentivano le voci dei bambini che giocavano e correvano felici.

Kathy esitò, poi si avvicinò, cauta, alle altalene. Si mise a sedere guardando con sospetto a destra e a sinistra, poi cominciò a dondolarsi. Kathy si spingeva con forza. L'altalena sembrava sfiorare le inferriate del cancello del parco giochi, ma Kathy, si spingeva sempre più in alto. Rideva forte e si dondolava sulle teste delle mamme e delle tate che continuavano a gridare, Scendi di lì!

Riker guardò Charles che bisbigliava una preghiera silenziosa, Non cadere!

I piedi puntati verso il sole, Kathy rideva. La sua gioia si spense quando i suoi occhi incontrarono la telecamera. Lo sguardo si fece improvvisamente freddo, quello di un'adulta. Lasciò l'altalena e volò via dall'obiettivo. Lo schermo tornò nero.

Riker conosceva a memoria quella cassetta, ma strinse ugualmente il bicchiere di bourbon fra le mani. Per lui, la bambina stava ancora volando, e l'avrebbe fatto per sempre, come una moneta lanciata in aria e destinata a non atterrare mai.

Charles dormiva profondamente sul divano dell'ufficio, vestito con gli abiti del giorno prima. Mallory era sveglia, e guardava l'alba. Era tornata in ufficio con i giornali del mattino, e ora li sfogliava in cerca di un comunicato stampa della polizia. Non era sulle prime pagine. I delitti dello spaventapasseri, per la stampa, erano storie già vecchie.

Si parlava di scippi e di un altro accoltellamento in pieno giorno, ma la notizia bomba era un uomo decapitato da un tombino volante: era saltata una conduttura.

E poi c'era Riker.

Il giorno prima si era tagliato facedosi la barba. Dopo una sbronza gli tremavano le mani. Il bourbon lo stava lentamente uccidendo, ma Riker, malgrado tutto, restava padrone di sé. Non aveva perso l'integrità. Perché aveva rischiato il posto rubando qualcosa dalla scena del delitto di Sparrow?

Poliziotti e pompieri rubano dalle tasche dei morti, ma Mallory era convinta che mai Riker avrebbe fatto qualcosa di simile. Il suo sospetto era che Riker le stesse nascondendo delle prove. Che stesse conducendo un'indagine per conto suo.

Mallory voltò pagina, cercava il comunicato della polizia, un avvertimento a tutte le attrici bionde di New York.

In un articolo a pagina tre, il tenente Coffey metteva in guardia le possibili future vittime.

La giovane attrice era cresciuta con i vestiti smessi di sua madre e sua nonna. Solo il Vestito Magico non era stato acquistato in un negozio di roba usata, e adesso era rovinato e insanguinato. Stella aveva perso la sua armatura. Quel mattino Stella Small stava prelevando dei soldi. Non teneva mai i conti, si sarebbe spaventata a morte e privata di quei rari momenti di gioia. Aveva un'idea approssimativa di quanto denaro avesse in banca, ma di sicuro poteva permettersi un paio di calze, forse qualcosina di più. In mano aveva un volantino pubblicitario: saldi in un negozio di capi firmati. Mancava un'ora all'audizione e il posto era vicino.

Le cose sarebbero cambiate, presto.

In realtà i soldi le servivano per l'affitto, ma Stella decise che un vestito nuovo era indispensabile.

Corse fino alla fine dell'isolato e si mescolò alla folla fuori dal negozio, aspettando che aprisse. Stella era pronta per la battaglia. Le porte si aprirono e la caccia ebbe inizio. Oltrepassò donne anziane col bastone e scese rapidamente le scale puntando decisa i vestiti più interessanti. Se fosse piaciuta al regista, la sua vita sarebbe cambiata.

Il suo futuro era appeso a una gruccia.

Una donnona con degli orribili capelli tinti afferrò l'unico vestito azzurro taglia 44. Stella la osservò mentre tentava di chiudere la giacca, con l'unico risultato di far saltare il bottone. E aveva pure macchiato la manica con il rossetto.

La signora abbandonò l'idea di entrare nella giacca e se ne andò borbottando fra sé. Stella recuperò il bottone e il cartellino del prezzo. Controllò l'etichetta: uno stilista famoso scontato del cinquanta per cento: una specie di segno del destino.

Guardò l'orologio, era in ritardo per l'audizione, ma se si fosse sbrigata, non ci fosse stata coda alla cassa e la metropolitana fosse state puntuale, avrebbe potuto farcela. Il vestito era perfetto.

La macchia di rossetto era praticamente invisibile e c'era tutto il tempo per ricucire il bottone durante il tragitto in metrò. Da un anno portava nella borsa un piccolo set di cucito, in attesa di quel preciso momento in cui la sua vita sarebbe stata appesa a un filo.

Qualcuno la spinse contro lo specchio. Stella trattenne il fiato, e si aggrappò per non cadere. Alle sue spalle c'era un uomo. Nessun altro lo notò, erano tutte troppo prese ad armeggiare con i vestiti. L'uomo invece era perfettamente immobile, e aveva occhi solo per lei.