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Una ringhiera di ferro proteggeva il giardinetto del condominio dove abitava Stella Small. Mallory suonò il citofono. Non rispose nessuno, così frugò nella tasca dei jeans ed estrasse un sacchetto di velluto che conteneva un piccolo kit da scassinatore. L'aveva rubato molti anni prima al suo maestro, Tall Sally. L'aveva perso per qualche tempo, insieme al resto della sua fanciullezza, e poi ritrovato tra le cose di Louis Markowitz. Lou era un sentimentale, non era riuscito a buttar via i suoi giochi. In quel preciso momento, prima che potesse armeggiare con la serratura del cancello, Ronald Deluthe usciva dall'edificio. «Non c'è nessuno in casa. Ho lasciato il mio biglietto da visita sotto la porta.»
«Come sai che non c'è nessuno?»
«È così» rispose Deluthe. «Ho controllato.» Mallory rimise in tasca il kit. «Come?»
«Ho bussato alla porta e nessuno ha risposto. Non ho sentito nessun rumore, non sembrava che…»
«Che rumore fa una donna impiccata, Deluthe?»
«Ricevuto.»
«Come hai avuto la chiave?»
«Dall'amministratore, in fondo alla strada.» Deluthe tenne aperto il portone per far passare Mallory. «Per avere le chiavi dell'appartamento serve un mandato.» Salirono al secondo piano, e si fermarono davanti al 2B. «Ecco, detective… È sicura che entrare sia legale?»
«Sì, Deluthe, noi crediamo che quella donna sia in pericolo.» Mallory non intendeva ripetere una lezione che Deluthe avrebbe dovuto imparare all'accademia di polizia. Probabilmente non era stato un allievo modello. Fino a quel momento, il genero del vice procuratore si era dimostrato piuttosto mediocre.
«Me ne occupo io» disse Deluthe.
Mallory si fece da parte, con le braccia conserte.
Tirò un calcio alla porta ma senza successo. Neanche un'ammaccatura. Mallory aspettò che tentasse di nuovo di rompersi il piede, poi perse la pazienza. «Hai finito?»
Mallory sfoderò il suo kit e si avvicinò alla porta. Prima si occupò della serratura superiore, una di quelle ritenute "a prova di ladro". Deluthe voleva imparare. «E adesso cosa succede?»
«Succede che questa forcina ci farà entrare» disse Mallory. «Ne porto sempre una con me, per le emergenze.»
Come molti newyorkesi, Stella Small non si era preoccupata di chiudere entrambe le serrature, e Mallory impiegò pochi minuti per risolvere la questione. La porta si aprì su una stanza squallida, i vestiti sparpagliati, il letto sfatto, un lavandino pieno di piatti sporchi.
Sul pavimento, mezza coperta dal cuscino del divano c'era una copia di «Backstage».
«Sembra che siano passati i ladri» disse Deluthe.
Mallory scosse la testa. Quel posto assomigliava all'appartamento di Riker. Anche lui avrebbe frugato nell'armadio alla ricerca di un vestito non troppo macchiato. «Stella stava solo cercando qualcosa da mettersi.»
«Nessun cadavere appeso al soffitto.» Deluthe osservò il lampadario e sorrise. «Avevo ragione io, detective.» C'era un indumento azzurro abbandonato sul pavimento, ma Deluthe non ci fece caso.
«La donna che state cercando,» chiese Mallory «che cosa indossava?»
«Un completo azzurro chiaro» rispose Deluthe. Si era accorto della giacca. La raccolse e mostrò a Mallory la "X".
«Stella Small è la prossima vittima.» Mallory afferrò la giacca e sull'etichetta lesse il nome di un noto stilista. Il taglio era buono, come il tessuto. Camminò tra i vestiti abbandonati sul pavimento, qualità scadente, di seconda mano. Qualche pezzo isolato, però, rivelava buon gusto. La giacca sciupata era il pezzo migliore, decise Mallory, che aveva un debole per le giacche ben fatte. Poi trovò lo scontrino in una tasca ed ebbe la conferma: l'aveva acquistata in saldo.
Sul tavolo c'era un mucchio di buste ancora chiuse, tutte bollette non pagate. Mallory aprì il cassetto e cercò il libretto degli assegni. Quella ragazza non aveva un soldo, e probabilmente non era uscita per fare compere. Del resto, tutto costava troppo a New York. Probabilmente la ragazza sarebbe rientrata di lì a poco a mani vuote. «Deluthe, tu stai qui e aspetta. Non mi importa quanto dovrai restarci. Mi sono spiegata?»
Potendo scegliere dove interrogare i testimoni, Riker aveva scelto una cella, la stanza più piccola di tutta la Crimini Speciali. I muri erano sporchi: una patina marroncina prodotta da anni di fumo e di vomito. Metà della stanza era occupata da una branda. La porta era aperta, un invito e una minaccia per il transessuale più alto e platinato di tutta New York. Seduto sulla sedia di metallo, teneva le gambe accavallate sotto il tavolo. «Dove ti eri cacciato, detective? Ho un appuntamento, stasera…»
Riker chiuse la porta alle sue spalle, lentamente, poi guardò l'orologio. «Non ci vorrà molto, Sal. Ma se hai tanta fretta, possiamo vederci domani. Ti mando a prendere con la volante davanti al negozio. Magari all'ora di pranzo.»
«No, grazie.» Tall Sally fissava l'orologio al muro e armeggiava con il reggiseno. «Ho già parlato con l'altro poliziotto, la bionda con gli occhiali di Armani.»
Tall Sally, ex travestito, ex maschio, ex ladro, dimenticò il suo lato femminile. «Armani. Qualcosa mi dice che è corrotta.»
«So cos'hai raccontato alla mia collega.» Riker buttò una cartellina sul tavolo. «E so che hai mentito.» Si mise a sedere con i piedi sul tavolo, tanto per far capire che lui non aveva fretta. «Parliamo di Sparrow, oppure, se preferisci, dei vecchi tempi.» Riker girò la cartellina così che Sal potesse vedere il nome scritto a caratteri maiuscoli: FRANKIE DELIGHT. «È stato quindici anni fa, ma quell'omicidio è ancora un caso aperto, e io so che tu eri lì.»
Centro.
Sal indietreggiò trascinando la sedia sul pavimento. «Non c'entro niente con quella storia. Frankie era pazzo. Probabilmente c'erano almeno un centinaio di puttane che volevano morto quel bastardo.»
«Probabilmente ti stai chiedendo come so che eri con lui la notte in cui è morto.» Ora che Tall Sally non era più un maschio, ma una signora, Riker era l'unico uomo vivente a sapere che quel corpo carbonizzato era Frankie Delight. «Forse non lo sai, ma il reato di omicidio non cade in prescrizione.»
«Se Sparrow ti ha detto che l'ho accoltellato io, ha mentito.»
Secondo il patologo, John Doe alias Frankie Delight era stato ucciso con un coltello. Sal confermava la teoria secondo la quale i criminali sono davvero stupidi.
«C'è un altro problema» disse Riker. «Sparrow è stata accoltellata la stessa notte.» Aprì la cartellina e consultò i quattro moduli necessari a fare richiesta per un temperino elettrico. «Qui c'è la dichiarazione dell'autista dell'ambulanza. Stava recandosi sul posto quando ha visto una donna alta e bionda sbracciarsi in mezzo alla strada.» Era vero. Ma quindici anni prima Riker era stato l'unico ad ascoltare quella dichiarazione e si era ben guardato dal metterla nero su bianco. «Dunque Sal…»
«Se non fosse stato per me, quella puttana strafatta sarebbe morta dissanguata.» Sal gesticolava, un'ostentazione di femminilità. «Se la sarebbero mangiata i topi. Le ho salvato quella merdosa vita.» Quella versione non combaciava con quanto Riker sapeva sul conto del transessuale.
«So che ti sei servita di una bambina di dieci anni per rubare videoregistratori da un camion.» Aprì di nuovo la cartellina, e finse interesse per un altro foglio senza importanza. «Ho due poliziotti pronti a testimoniare che c'eri anche tu. Quando è spuntata la volante, hai mollato lì la bambina e te ne sei andata.»
«Cosa ti fa pensare che io…»
«Rispondi alle domande, Sal. È così che funziona. Qui comando io. So che la bambina ha dato i videoregistratori a Sparrow, che li vendeva per pagarsi l'eroina. E tu l'hai beccata, l'hai accoltellata e hai ucciso lo spacciatore. C'è il movente, l'occasione… Ho tutto quello che mi serve per chiudere il caso.»
«Frankie era morto quando sono arrivata. Conosci i miei precedenti. Nessun coltello, niente armi!» Tall Sally era fuori di sé. «Frankie ha accoltellato Sparrow, e io ho portato quella puttana sanguinante sulle spalle per tre isolati.»
«Hai spostato il suo corpo dalla scena del delitto, così hai potuto tornare indietro e riprenderti la roba senza imbatterti in una decina di poliziotti…»
«No, è stata un'idea della bambina. Mi ha trascinato fino a un edificio vuoto su Avenue B. Era una crack-house, prima che i poliziotti lo ripulissero. Ho trovato la puttana sdraiata sul marciapiede. Così me la sono caricata sulle spalle, mentre la bambina andava a cercare un telefono funzionante. Le ho dato io i soldi per chiamare l'ambulanza, poi ho lasciato Sparrow…»
«E sei tornata a riprenderti i videoregistratori. A quel punto hai visto il corpo di Frankie. È andata così, Sal?»
«Quella bambina non me l'aveva detto… Un morto vicino ai miei videoregistratori. C'era tanto sangue, giuro, Riker, tutto il sangue che aveva in corpo era colato sul pavimento. Aveva ancora il coltello piantato nella gamba.» Sal fece una smorfia di disgusto. «Era il coltello di Sparrow, c'era una grossa "S" sull'impugnatura.»
«Peccato che l'arma del delitto non sia mai saltata fuori.» Era una bugia, Riker stesso aveva fatto sparire quel coltello tanto tempo prima. «Magari la bambina confermerà la storia. Come si chiama?»
«Non lo so, per strada la chiamavano Pulce Volante. Correva velocissima, ma adesso è morta, Sparrow ha detto che era andata arrosto in un incendio.»
Adesso Riker era sicuro che Tall Sally non avrebbe mai collegato la Pulce Volante a una poliziotta di nome Mallory. «Le prove sono contro di te, Sal. Puoi trovarti un avvocato, o possiamo dimenticare questa storia. Ti capita di vedere Sparrow ogni tanto, vero? Se menti, ti faccio revocare la libertà vigilata.»
Finalmente Tall Sally si sporse in avanti e disse: «L'altro poliziotto, la bionda, ha detto che Sparrow si è fatta rifare il naso. Se l'ho vista, è stato prima dell'intervento».
«Puoi fare di meglio Sal. Devo sapere cosa ha fatto Sparrow la settimana prima dell'aggressione.»
«Come faccio a dirti quello che non so? Io so solo che tre mesi fa ero bloccata nel traffico al Lincoln Tunnel, ed eccoti Sparrow, che si lavorava le auto dei pendolari con le altre puttane. La regina dei pompini.»
«Stai mentendo. Da quasi un anno non ci segnalano prostitute in quella zona.»
«Tu non guidi spesso, vero Riker?»
Perché Sal avrebbe dovuto raccontare una bugia così facile da smascherare? Il detective udì delle voci dall'altro lato della porta, una apparteneva a Ronald Deluthe.
«Va bene, puoi andare.» Riker percepì una brezza sottile quando Tall Sally abbandonò la stanza. Deluthe si scansò al passaggio di quella donna gigantesca. E il detective non poté fare a meno di notare che il colore dei capelli di Sal sembrava più naturale di quello di Deluthe.
«Allora, hai qualcosa per me?»
«Le fotocopie per Butler.» Deluthe mise un plico di fogli sul tavolo. Dava le spalle alla porta quando Mallory apparve sulla soglia.
Istintivamente Riker toccò il libro nella sua tasca. Voleva consegnarlo a Mallory in un momento tranquillo, ma avrebbe dovuto aspettare. Mallory indossava gli occhiali scuri, il suo modo di nascondersi. Tall Sally non sarebbe tornata, ma ci sarebbero stati altri interrogatori, altre prostitute avrebbero potuto riconoscere i suoi occhi. Gli occhi verdi di Kathy. Si sentiva in trappola? No, aveva altro per la testa. La sua attenzione era concentrata sulla giovane recluta. Senza il minimo rumore, entrò nella stanza e si fermò dietro di lui. «Ti avevo detto di rimanere nell'appartamento di Stella Small.»
Deluthe balbettò. «Ho lasciato un agente di guardia alla porta.»
Mallory si mise a sedere. «Tu non puoi dare ordini agli agenti, non ne hai l'autorità.»
«Vuoi fare incazzare i sergenti?» aggiunse Riker.
Mallory abbassò gli occhiali da sole perché Deluthe potesse vedere che mancava davvero poco perché esplodesse. «Quell'agente si è allontanato per intervenire in un battibecco tra marito e moglie scoppiato in un condominio vicino. Nessuno si è preoccupato di informarlo che attendere il rientro di Stella Small era una questione di vita o di morte.»
«Ci vado subito» disse Deluthe e si alzò.
«No» disse Mallory.
Deluthe rimase bloccato a mezz'aria, aspettando il permesso di farsela addosso.
Mallory non alzò la voce. «Ho sistemato io le cose con il sergente. Mi ha dato un agente da mettere di guardia alla porta e un altro per interrogare gli inquilini. Anche quello era compito tuo.»
«Non sapevo che…»
«Devo spiegarti tutto? Siediti.»
Deluthe si accasciò sulla sedia.
«Se ne occuperanno gli agenti, tu stanne fuori.»
Riker rimase in silenzio finché Mallory non lasciò la stanza, poi si dedicò a consolare Deluthe. «Da quanto tempo sei nella squadra di Loman? Quattro mesi?»
Deluthe annuì.
«Non ti hanno insegnato niente?»
«Sissignore» disse Deluthe, e non era affatto sarcastico quando aggiunse: «So chi vuole il caffè con il latte e lo zucchero, e chi invece lo prende amaro. So chi vuole la maionese nel panino e chi preferisce il burro. Io non sbaglio mai».
«Esatto» disse Janos. «Il tunnel pullula di puttane.» Le puttane si erano riappropriate della zona, mentre il sindaco era tutto preso da un nuovo tipo di psicosi: aveva deciso di sterminare tutti gli insetti, potenziali diffusori del virus dell'East Village. Quell'estate, gli insetticidi avevano provocato la morte di due anziani che soffrivano di enfisema, mentre gli insetti, che non avevano ucciso nessuno, venivano sterminati senza pietà. Le prostitute, invece, erano scampate allo sterminio, almeno così sosteneva Janos.
Mentre camminava sul marciapiede accanto a Riker agitava le mani, quasi accogliesse le parole in aria. «Devi vederlo con i tuoi occhi. Tutte quelle donne all'imbocco del tunnel, davvero uno spettacolo.»
Riker stava aspettando che Deluthe li raggiungesse. Poi disse: «Ragazzo, vuoi venire con me al Lincoln Tunnel per una bella retata di puttane?».
«Sissignore.»
«Non puoi metterti i guanti, le insospettirebbe. Quindi pensaci bene, figliolo. Stiamo parlando di pidocchi, piattole, herpes, AIDS, tutte le malattie del mondo.»
Janos sorrise. «La sala d'aspetto di Dio per le puttane moribonde.»
«Sarà divertente» disse Riker. «Sei sicuro di voler venire?»
«Sissignore.»
Il tenente Coffey guardava la televisione nella sala operativa. Trasmettevano un servizio di quindici minuti e l'argomento era Stella Small. «In prime-time, troppo bello per essere vero.»
«Erano entusiasti» disse il detective Wang. «Questo farà salire alle stelle il prezzo della pubblicità. Il serial killer che impicca le vittime ha un alto indice di gradimento.»
Il reporter sullo schermo intervistava un barista nel quartiere di Stella Small. I clienti del bar salutavano i telespettatori a casa. La telecamera inquadrò la vetrina, la porta e poi di nuovo la strada. Il giornalista chiedeva: «Dove è adesso Stella? L'ha vista di recente?». Sembrava il conduttore di quiz che invita il pubblico a giocare da casa.
In sovraimpressione comparve il numero della polizia, mentre in dissolvenza compariva un asilo, con tanti bambini in maschera. Coffey si chiese come l'emittente fosse riuscita a scovare il video di una recita scolastica dell'Ohio. Stella Small bambina camminava sul palco in bilico sui sandali dai tacchi altissimi. Cadde all'indietro, colpendo i cuori di due poliziotti della Omicidi e di otto milioni di newyorkesi. Piangeva e chiamava la mamma.
«Oh, no.» Coffey aveva capito da dove era sbucato quel video. «La sua agente ha parlato con i giornalisti.»
Ronald Deluthe parcheggiò la macchina a una certa distanza dal tunnel dove una schiera di donne puntava gli automobilisti bloccati nel traffico. Dondolando lentamente sui tacchi, le prostitute luccicavano di sudore. Le macchine facevano lo slalom fra quel supeimercato di top attillati, bigiotteria e rossetti fiammeggianti. Alcune si tuffavano nelle macchine, sparivano dalla vista e riemergevano con il denaro.
«Le battone non sporgono mai denuncia» disse Riker. «E non identificano mai i sospetti. E sai perché, Deluthe? Quando i colpevoli escono in libertà vigilata, le pestano a sangue, oppure le ammazzano. Testimone morto, caso chiuso. La giustizia funziona cosi. Dobbiamo convincere queste signore che non andranno mai in tribunale. Quindi lascia fare a me, ragazzo. Ho più esperienza di te nel mentire alle donne.»
Allentò la cravatta e abbottonò la giacca per nascondere la pistola. «Dammi quindici minuti. Scoverò quelle più probabili. Poi ce ne porteremo via due o tre.»
Riker scese dall'auto e aprì il cofano della macchina, come se qualcosa non funzionasse. Poi raggiunse le prostitute, barcollando. Fingeva d'essere un innocuo ubriaco, niente che potesse mettere in allarme il radar di una puttana.
Venti minuti dopo, aveva inquadrato tre tossiche che avevano più o meno l'età di Sparrow. Un'ora in cella e si sarebbero arrampicate sui muri: una prostituta in crisi d'astinenza parla sempre più che volentieri. Una di loro aveva un'aria familiare, ma se anche l'aveva arrestata in passato non si sarebbe ricordata di lui. Non fece domande dirette, ma sospettava che conoscessero Sparrow.
Riker guardò l'orologio. Dov'era finito Deluthe? Era già passato troppo tempo, e una delle prostitute su cui aveva messo gli occhi se n'era andata.
Una berlina rossa accostò e una donna con un paio di sandali s'infilò nel finestrino dicendo: «Salve, tesoro».
Riker si voltò e vide Deluthe scendere dalla macchina. Che cosa aveva in mano?
Riker strizzò gli occhi, poi frugò nella tasca della giacca. Vuota. Il libro doveva essergli caduto nella macchina.
Intanto, il giovane agente non riusciva a mascherare l'imbarazzo di fronte a tutta quella pelle nuda, e questo attirò subito l'attenzione delle prostitute. Adesso lo scrutavano con sospetto, pronte a scappare. Riker non era più così sicuro di riuscire a fermarne almeno una.
Poteva andare peggio di così? Certo.
In tutto il mese di agosto non c'era stato un alito di vento, a parte quella sera. La giacca di Deluthe si aprì. Tre prostitute videro la pistola nella fondina e scapparono.
Il supermercato era chiuso.
Tutte le brune andarono da una parte, tranne una bionda che invertì il senso di marcia e si buttò verso Deluthe.
Gradualmente, le prostitute dimenticarono la paura e circondarono Deluthe. Gli accarezzavano i capelli, il petto, le gambe. Sorridevano, mostrando alla recluta bocche rosse e denti d'oro scintillanti: «Dove scappi, bellezza?», «Vieni qui, tesoro».
Una prostituta indicò il libro che teneva in mano, dicendo: «Sai come va a finire la storia?».
Riker restò a bocca aperta vedendo Deluthe aprire il western e iniziare a leggere a voce alta. Il suo pubblico era mezzo nudo, è vero, ma molto attento.