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Il tenente Coffey chiuse la porta dell'ufficio. Per quella telefonata in Ohio serviva un po' di tranquillità. Parlò con la nonna di Stella Small.
La madre non era in grado di parlare, ma la nonna rimase in linea finché i singhiozzi non resero la conversazione impossibile.
Coffey riagganciò il telefono e si voltò verso il televisore. La diretta dall'Ohio era ricominciata: le due donne sedevano in salotto con un reporter. All'esterno della loro roulotte il circo mediatico aveva piantato le tende. Il giornalista stava intervistandole a proposito del colloquio telefonico avuto con la Sezione Crimini Speciali di New York. «La polizia è convinta di poter rintracciare Stella prima che venga uccisa?»
Nessuna pietà.
Il tenente guardò dalla vetrata dell'ufficio e contò dieci prostitute al seguito di Ronald Deluthe. Riker chiudeva il corteo. Gli altri poliziotti presenti sorridevano. Coffey conosceva i loro pensieri. Altre bionde, Dio è grande.
Il tenente si affacciò sulla soglia e chiamò Riker: «Charles Butler è qui, dice che l'hai cercato».
Charles sedeva in una stanza stretta immersa nella penombra. Ricordava la platea di un piccolo teatro, con file di sedie allineate davanti a un vetro a specchio. Dietro lo specchio c'era il palcoscenico, dove Ronald Deluthe intratteneva un gruppo di bionde. Sedevano intorno a un tavolo. Charles le vedeva parlare ma non poteva sentire cosa si dicessero.
Riker raggiunse Charles e si buttò su una sedia, il viso stanco illuminato dalla luce proveniente dalla finestra.
«Giornata difficile?»
«Surreale. Ho accompagnato il ragazzino a recuperare un po' di prostitute e quelle pazze gli si sono buttate addosso. Penserai che sia stato per via del suo giovane corpo.»
«No» disse Charles. «Troppo facile.»
Riker sospirò. «Volevano discutere di letteratura con lui.» Afferrò il vecchio western. «Quello che vedi seduto lì è il Club delle Amiche del Libro di Kathy Mallory. Quelle donne conoscono tutti i libri della serie. Erano loro a leggerli a Kathy quand'era bambina, un'ora a testa. Qualcuna conosce l'inizio della storia, altre la fine.»
«Ma nessuna ha mai letto un libro per intero.»
«Giusto. Ecco cosa facevano quando non lavoravano. Al club si sono aggiunte altre prostitute grazie al passaparola. Stasera hanno visto Deluthe arrivare con il loro autore preferito sottobraccio, e per di più, con un libro che non avevano mai letto.»
«L'ultimo della serie» disse Charles. «E adesso vogliono sapere come va a finire.»
«Deluthe ha detto loro di averne lette solo poche pagine. Così ha aperto il libro e ha cominciato a leggere davanti a una folla di battone. Il traffico si è quasi bloccato, non si è mai vista una scena del genere a New York. Ha smesso di leggere e ha detto di conoscere qualcuno che sapeva tutta la storia. Le prostitute hanno pensato che fosse una grande idea venire in una stazione di polizia. Ma c'è di più: hanno invitato delle colleghe da altre zone. Ho dovuto mandare delle volanti a prenderle…»
«E io come posso aiutarti?»
«Ho letto più o meno la metà dei libri della serie, ma quindici anni fa. Tu sei l'unico che l'ha letta tutta. Scambieremo le storie con le informazioni che ci servono. Almeno la metà di queste donne conosceva Sparrow di vista, e io ho bisogno di capire cos'ha fatto la settimana prima di essere aggredita.»
«Speri che qualcuna di loro abbia visto lo spaventapasseri?» Charles si voltò verso la vetrata e osservò Deluthe che stava sistemando la stanza ricavandone due stanzini e l'illusione di un certo grado di privacy.
Charles si alzò. Riker gli mise una mano sul braccio e disse: «Ancora una cosa, Charles. Ascolta bene. Nessuna di queste donne conosce il nome di Mallory, solo Sparrow la chiamava Kathy. Ma sentirai parlare parecchio di una bambina bionda con gli occhi verdi. Quella bambina è ufficialmente morta. Se saltasse fuori che così non è, la bambina finirebbe in galera per omicidio e incendio doloso».
Charles Butler seguì Riker fuori dalla stanza. Riker chiuse la porta a chiave, poi, per maggiore sicurezza, inserì uno stuzzicadenti nella serratura e lo spezzò. «Non vogliamo ficcanaso, vero Charles?»
Il detective entrò nella stanza degli interrogatori dove le prostitute stavano aspettando e disse: «Signore, siete nel posto giusto». Batté una mano sulla spalla di Charles: «Noi sappiamo come vanno a finire tutte le storie della serie».
Si guadagnarono un applauso.
Se Riker voleva proteggerla dal club delle amiche di Sparrow, avrebbe dovuto mettere una guardia alla porta. Le porte chiuse l'avevano sempre attirata, anche se questa non era granché come sfida. Mallory eliminò lo stuzzicadenti con l'unghia, entrò nella stanza e si tolse gli occhiali da sole. Si sedette di fronte alla vetrata, aspettando che oltre lo specchio cominciasse lo spettacolo.
Qualcosa non andava.
Mallory si avvicinò alla vetrata. Riconobbe parecchie prostitute insieme alle quali aveva trascorso molta parte della sua infanzia. Volti noti, rovinati dalle cicatrici e dai denti rotti. Sebbene si trattasse solo di una frazione del numero originale, si stupì di quante fossero sopravvissute. Il denominatore comune di tutte quelle donne, però, non era Sparrow. Era lei.
Qual era il gioco di Riker?
Deluthe sedeva a capotavola e scriveva a raffica sul taccuino: probabilmente stava raccogliendo le ordinazioni per i panini. Riker non lo voleva tra i piedi durante l'interrogatorio.
Mallory accese gli amplificatori. Sentire la voce di Charles Butler fu un altro shock. Si alzò in piedi e lei lo vide in fondo alla stanza. Riker gli stava presentando una puttana, Greta. Le mancava mezzo orecchio, perso tanto tempo prima.
Deluthe si allontanò per andare a comprare i panini, e l'interrogatorio cominciò. Mallory alzò il volume. Il sistema era concepito per ascoltare una conversazione per volta, non tutte insieme.
Chiuse gli occhi, cercando la voce di Charles.
Come faceva a sapere la trama dei suoi western? Rimase in ascolto. Charles aveva appena raccontato a Greta la fine di Binari lontani e ora le stava facendo delle domande sui movimenti di Sparrow.
Mallory guardò Riker. Parlava con un'altra prostituta. Dopo pochi minuti di quel colloquio, Mallory capì che stava cercando di risolvere l'omicidio sbagliato.
«Markowitz non sapeva che Sparrow era legata alla bambina, voleva solo che gli riferisse i suoi movimenti» disse Belle. «Sai, tenerla d'occhio…»
«Una bambina bionda» disse Riker, cercando di tagliar corto poiché conosceva già quella parte della storia. Era stato lui ad avvicinare Sparrow per avere informazioni, e Lou Markowitz ci aveva messo i soldi.
«Quei poliziotti volevano trovarla a tutti i costi. Offrirono dei soldi a Sparrow, e mica pochi. Poi le diedero un buono per un'uscita di galera gratuita firmato da Markowitz in persona.»
Riker rinunciò all'idea di far fretta a quella donna: qualunque droga usasse, non era anfetamina.
«Dunque,» continuò Belle «Sparrow cominciava la giornata battendo i marciapiedi, nel pomeriggio era un'informatrice della polizia e di sera diventava la magazziniera della merce rubata dalla bambina. È evidente che la sua carriera non andava granché bene.»
«Magazziniera? Ma stiamo parlando di una ladruncola!» Riker si finse stupito, sperava che Belle alludesse all'episodio dei videoregistratori.
«Ehi, chi è che racconta la storia? Sta' a sentire, io stavo battendo con Sparrow. Lei aveva già deciso di fregare Markowitz, ma a un certo punto si presenta la bambina con un carrello del supermercato pieno di videoregistratori. Nuovi di zecca, ancora imballati. Le chiedo se vuole che le legga una storia, ma mi risponde di no. Be', quella sì era una novità! Insomma, guarda Sparrow e le dice che le serve un posto per nascondere quella roba.»
Ancora la grande rapina al furgone: in questa versione Kathy era la protagonista assoluta.
«La bambina voleva vendere i videoregistratori. Tall Sally era l'unico ricettatore che Sparrow conoscesse, ma la piccola non voleva trattare con Sal. Non disse mai il perché. Così trovarono un altro compratore.»
«Frankie Delight?»
Belle alzò le spalle. «E chi lo sa? Io no di certo. Adesso mi dici come finisce Terra di tenebre?»
Riker conosceva benissimo la fine di quel libro. Era il suo preferito, anche se la soluzione della sparatoria nella notte senza luna era piuttosto ridicola. «Finisce con un'imboscata» disse Riker. «Quaranta fuorilegge appostati sulle rocce, armati. Aspettano che lo sceriffo Peety compaia nel canyon. Lui però ha un presentimento, come se sapesse che qualcosa sta per accadere, ma non ha scelta. Deve seguire Wichita Kid.»
«Perché è il suo lavoro» disse Belle. «La legge è la sua vita.»
«Esatto. Ha soltanto due pistole, e niente proiettili di riserva. Non ci sono stelle, neanche una. È convinto che non vedrà mai più la luce delle stelle. Si sente perso senza di loro, il cielo non lo aiuterà a ritrovare la strada. Quindi ferma il cavallo e riflette. Si chiede che senso abbia la sua vita, ha perso la fede, non sa dove andare. Non riesce nemmeno a distinguere il distintivo puntato al petto: è talmente buio. Il libro finisce con lo sceriffo che si lancia al galoppo nel canyon sapendo che è una trappola, sapendo che non può vincere. I banditi aprono il fuoco. Alza lo sguardo e vede i bagliori dei colpi, come stelle.»
«È bellissimo» disse Belle, alzandosi dalla sedia.
Riker indicò un'altra donna. «È il tuo turno.»
La seconda prostituta si chiamava Karina, e fece subito un paio di domande. «Ho sentito bene? Frankie Delight? Che fine ha fatto quel bastardo? Non che m'interessi saperlo, sono solo curiosa.»
«L'ultima volta che l'ho visto,» disse Riker «era morto arrostito sul tavolo dell'obitorio.»
Mallory spalancò gli occhi. Come faceva Riker a sapere dell'omicidio di Frankie Delight? Il corpo dello spacciatore era carbonizzato. Nessuno avrebbe potuto riconoscere il cadavere.
Frankie il pazzo.
Chiuse gli occhi e richiamò alla mente le immagini dello spacciatore in un edificio deserto su Avenue B, un ragazzo bianco, magro, con i jeans strappati e molte catene d'oro al collo. Forse Riker aveva identificato il cadavere in base a quelle catene?
Mallory rivide l'edificio fatiscente, i muri fetidi, i topi, una sola via d'uscita. Riuscì a inquadrare il momento in cui Sparrow capì che Frankie la voleva fregare, e prendersi i videoregistratori senza pagarli. Nessuno aveva estratto i coltelli, non ancora, ma la prostituta e lo spacciatore si stavano studiando.
Istintivamente, il detective Mallory puntò l'indice della mano e sollevò il cane di una pistola immaginaria. Allo stesso modo, la piccola Kathy aveva estratto la sua pistola di plastica e l'aveva puntata contro lo spacciatore. Frankie Delight era di fronte a lei, quando all'improvviso era caduto in ginocchio tenendosi lo stomaco, stava male dal ridere. Indicando la pistola aveva detto: «Mi farai un buco grosso così con quella». E poi rivolto a Sparrow: «Ehi puttana, la tua siringa fa dei buchi più grossi, vero?». Si era rialzato senza smettere di ridere. «Con quell'affare puoi fare davvero male a uno scarafaggio. Se gli spari nelle gambe, quello ha smesso di camminare.»
Anche Sparrow era scoppiata a ridere. Nello stesso istante Frankie le aveva infilato il coltello nel fianco e lo aveva rigirato nella ferita.
Lo sguardo stupito di Sparrow…
Frankie rideva, rideva mentre Sparrow si accasciava sul pavimento, macchiando il muro di sangue. Le risate coprivano le urla della bambina.
Riker accese la sigaretta di Karina. «Allora sei stata tu a organizzare l'incontro?»
«Sì, Sparrow voleva vendere dei videoregistratori, li aveva rubati una bambina. Una storia da non credere. Conoscevo quello spacciatore, l'unico che vendeva droga in cambio di merce. Tutti gli altri volevano soltanto i soldi.»
«Sparrow voleva scambiare i videoregistratori con la droga?»
«Sì, ma in realtà voleva il denaro. Doveva pagare l'affitto, quindi aveva pensato di scambiare i videoregistratori con la droga e poi rivenderla.» Karina soffiò una nuvola di fumo. Con l'autorità di un avvocato dichiarò: «Ricettazione di merce rubata».
Riker sorrise, un'operazione di riciclaggio di denaro sporco dalle modalità decisamente insolite.
May sorrise a Charles, mettendo in bella mostra due denti: uno rotto e l'altro d'oro. «Cos'è successo dopo l'imboscata in Terra di tenebre?»
«Ora te lo dico» sorrise Charles. «Il pistolero è già fuori dal canyon quando i banditi cominciano a sparare sull'uomo che lo inseguiva.»
«Lo sceriffo Peety.»
«Esatto. Sembra che sia finita per lo sceriffo, ma Wichita Kid gira il cavallo e torna indietro a salvarlo.»
«Sapevo che l'avrebbe fatto» disse May. «Ma c'erano quaranta banditi. Come ha fatto ad ammazzarli tutti?»
«Non li ha ammazzati, ha sparato allo sceriffo.»
May sgranò gli occhi, si sporse in avanti e strillò: «Wichita non avrebbe mai fatto una cosa del genere».
«Ti giuro che è andata così.» Charles era colpito da tanta ostilità. In fondo, era solo una storia. «Spara allo sceriffo, lo colpisce a una spalla. Basta per disarcionarlo. Una mossa astuta, i banditi credono che sia morto e smettono di sparargli addosso. I banditi si complimentano con Wichita Kid per la sua mira: ha sparato da un cavallo al galoppo.»
«Adoro quel ragazzo» esultò la prostituta battendo le mani.
«Adesso tocca a me» disse Charles. «Quando è stata l'ultima volta che hai visto Sparrow?»
«Quattro mesi fa, forse di più.»
Charles guardò la donna che sedeva dietro May. «Signora, è il suo turno.»
Mallory non riusciva a concentrarsi sui dialoghi nell'altra stanza. Un flusso di ricordi si affacciava alla mente, inarrestabile come un fiume in piena. Con gli occhi di sé bambina, vedeva Sparrow contorcersi sul pavimento, perdere un fiume di sangue dalla ferita al fianco. «Gesù!» gridava, «Gesù!»
Anche Kathy conosceva Gesù, era il Re del Dolore, crocefisso con i chiodi e una corona di spine. Anche lei qualche volta lo aveva invocato, ma senza aspettarsi il suo aiuto. Era solo un altro rito, come le storie che Mallory si faceva leggere dalle prostitute.
Riker riconobbe la donna, non dalla faccia e nemmeno dal nome. La sciarpa cadde sul pavimento e rivelò una cicatrice familiare. L'omaggio di un uomo che, come pagamento dei suoi servizi, aveva cercato di tagliarle la gola. Doveva andarci cauto. Era la prostituta che aveva messo in relazione Sparrow con la bambina creduta morta nell'incendio, e tutto per tre secondi di notorietà in un servizio al telegiornale.
La donna non si ricordava di lui. Poliziotti e clienti dovevano sembrarle tutti uguali. Il rossetto di Marilyn era sbavato, in contrasto con la voce seducente.
«Certo che ricordo» disse Marilyn. «Sarà stato quattordici o quindici anni fa. Le ho portato la roba in ospedale, il giorno dopo che fu accoltellata.»
«La roba? Eroina?»
«Solo un po', giusto un tiro. Non abbastanza per farla partire. Ci tenevo alla sua salute, mi doveva dei soldi. Dio, era messa proprio male e quello che le ho dato non l'aiutò molto.»
Riker si avvicinò per accenderle la sigaretta. «La bambina andava a trovarla in ospedale?»
«Sì. Quando entrai era seduta sul letto. Sparrow le dava da mangiare dal vassoio dell'ospedale. Stava addentando la mela, e un attimo dopo dormiva come un sasso. Chiuse gli occhi e la mela le rotolò via dalle mani. Non è strano, le cose che ti rimangono in testa a distanza di tanto tempo?»
«Cos'altro successe quel giorno?»
«Sparrow la svegliò e le ricordò che aveva qualcosa da fare, subito. Non ho mai scoperto cosa. La bambina scese dal letto, era così stanca, poverina. La salutò e si diresse verso la porta. Fu l'ultima volta che la vidi viva.»
Mallory ascoltava i dettagli della sua visita all'ospedale. Quel giorno Sparrow l'aveva rispedita nell'edificio deserto… Il giorno dell'incendio. Non voleva ricordare quei momenti, ma le immagini si formavano nella sua testa contro la sua volontà… I topi che rosicchiavano il cadavere dell'uomo. Il rumore del coltello di Sparrow quando lo aveva estratto dal cadavere.
«No, tesoro» disse Crystal. «Era da un po' che Sparrow non lavorava al tunnel. L'ultima volta che l'ho vista, stava pensando di rifarsi il naso. Dopo ho sentito che lavorava negli hotel, quindi quel naso doveva essere davvero ben fatto. Io non sarei durata cinque secondi in uno di quegli alberghi, mi avrebbero sbattuta fuori a calci. Allora, raccontami il resto della storia.»
«Prima dimmi una cosa» disse Charles. «Perché t'interessano questi libri?»
Crystal ci pensò un attimo, poi sorrise. «Ho aspettato quindici anni, voglio sapere come va a finire.»
«Ti ricordi il primo cowboy ammazzato da Wichita?»
«Certo che me lo ricordo, tutte conosciamo quella parte, l'unica per cui siamo state pagate.»
«Cioè?»
«La bambina ci pagava per la prima ora. Ci dava qualcosa che aveva rubato, qualcosa di bello. Devo ammetterlo, aveva buon gusto. Poi, dopo la prima volta, le storie erano gratis. Tutto quello che doveva fare era dire, "Leggimi una storia", e qualcuno la riaccompagnava a casa.»
«E leggevate per lei… perché volevate sapere come andava a finire?»
«Proprio così, ma non era mai lo stesso libro. Per un'ora t'immergevi in una storia, ma non sapevi come andava a finire. O magari ti beccavi la fine, ma non conoscevi l'inizio.»
«In Ritorno a casa si scopre che il primo cowboy morto era un assassino. Faceva parte di una banda che aveva ucciso il padre di Wichita e rubato il suo bestiame.»
«Per questo la madre era finita a fare la ballerina in un saloon. Era una donna tutta casa e chiesa.»
«In effetti» disse Charles. «Fu costretta a scegliere: accettare il lavoro al saloon o morire di fame, e lei aveva un figlio a carico. Bene, in questo libro Wichita ha quasi concluso la sua missione. E riuscito a scovare l'ultimo membro della banda degli assassini del padre, un uomo che si nascondeva a Franktown, e lo uccide.»
«Lo sceriffo arresta Wichita Kid?»
«No.»
«Wichita lascia la città, giusto? Scappa di nuovo?»
«No, non in questo libro.» A quel punto Charles si rese conto che la donna non sapeva che quello era l'ultimo libro della collana.
«Non dirmi che Wichita si costituisce?» Lesse nel volto di Charles un destino ben peggiore per Wichita Kid. «No» disse. «Non dirmi che muore, non osare dirmi una cosa del genere!» Urlò: «Come è possibile che Wichita muoia?».
La conversazione si interruppe bruscamente. Dieci prostitute entrarono, in lutto per la morte di Wichita Kid.
Mallory sedeva al buio, gli occhi chiusi, la testa che dondolava lentamente. Non ricordava il libro intitolato Ritomo a casa.
C'era un'altra questione irrisolta.
«Raccontami cosa succede al cavallo» disse Minnie. «Il vecchio Blaze rotola da un dirupo alla fine di un libro. Dimmi che almeno il cavallo non è morto.»
«Dunque,» disse Riker «sembra che il cavallo non possa salvarsi, ma poi ricompare nel libro successivo. La ragazza indiana…»
«Uccello Grigio? Quella che amava Wichita Kid? Ne parla in quasi tutti i libri.»
«Sì, proprio lei. Cura il cavallo con la magia e delle erbe. La ragazza muore, ma il cavallo è sano come un pesce.»
«Non è romantico?»
«Già.»
Mallory era diretta all'ufficio della Butler & Company. Quella sera ritiravano l'immondizia e la strada era piena di sacchi maleodoranti. Qualcosa sgusciò nell'oscurità, vicino ai bidoni. Mallory chiuse gli occhi e premendosi le mani sulle orecchie cercò di scacciare il rumore dei topi sul legno marcio, mille zampe che correvano intorno al corpo sanguinante. Non riusciva a dimenticare l'odore di cherosene, fumo e carne bruciata.
Si fermò a un telefono pubblico, compose tre numeri a caso, poi i quattro che conosceva a memoria. Da quando era bambina non aveva più usato quel rito. Il telefono squillava, e Mallory era eccitata esattamente come allora. Ma perché? Si aspettava si trovare conforto dall'altra parte del filo?
Una donna rispose: «Pronto?».
Mallory non aveva dimenticato la formula: "Sono Kathy, mi sono persa", ma non riuscì a pronunciarla.
«Pronto?» La voce della sconosciuta si fece allarmata.
Signora, non sente il rumore dei topi?
Charles abbandonò la sua teoria. La bambina non aveva mai creduto agli eroi, né credeva che i personaggi del libro fossero reali. Era riuscita a legare un gruppo di prostitute a una storia. Una tecnica antica. Aveva puntato sul bisogno delle persone di sapere come andrà a finire. La bambina era intelligente.
Era la volta di Gloria e Maxine. Non erano sorelle, ma si assomigliavano e si vestivano allo stesso modo, pantaloncini e top rosso. Erano più giovani delle altre. Il trucco era più sobrio e il tempo non era stato crudele con loro. Avevano insistito per essere interrogate insieme.
«Facciamo tutto insieme» aveva detto Gloria. «Proprio tutto, tesoro.»
Charles si accinse a raccontare la fine di un altro libro, Una capanna ai confini del mondo.
«E non venirci a raccontare che il predicatore ha fatto piovere» disse Gloria.
«No, niente di simile. Quando a Wichita passa la febbre, la capanna è ancora in fiamme. Se vi ricordate quello che succede nel libro precedente…»
«Certo» disse Gloria. «I contadini credevano che la donna fosse una strega e che avesse provocato la siccità. Avanzavano con le fiaccole accese verso la casa. Tutto bruciava e Wichita stava morendo. Almeno è quello che pensò la donna. Allora si inginocchiò e chiese pietà a Dio.»
«Giusto» disse Charles, ripetendo la frase finale: «"Un urlo che straziò le stelle nel cielo". Nel libro dopo, Wichita si sveglia e bagna la donna con un secchio d'acqua. Se la carica sulle spalle ed esce dalla porta principale, camminando tra le fiamme». Poi stupì le prostitute con un'altra citazione: «"A torso nudo, i lunghi capelli biondi che volavano nel vento tra le scintille, la pelle bollente per il fuoco e per la febbre." A quella vista, il finto predicatore si pente e si converte: cade in ginocchio dichiarando che Wichita è un angelo. I contadini rimangono interdetti. Poi Wichita estrae la pistola e loro si ricredono, non vogliono più bruciare la strega».
Le prostitute erano attente: «Wichita cammina attraverso le fiamme».
«Sì,» disse Charles «ma poi, verso la fine del libro, spara a un uomo.»
«Oh, fa sempre così» disse Gloria. Il fatto che fosse una specie di serial killer non le disturbava affatto. «Dunque cammina attraverso le fiamme.»
«Veniamo a noi» disse Charles. «Avete detto di aver incontrato Sparrow di recente.»
«La settimana scorsa» disse Gloria. «Io e Maxine eravamo a caccia di clienti a Columbus Circle, c'era un congresso. C'era anche Sparrow, vero Maxine?»
«Sì.» Maxine continuò a masticare il suo chewing gum.
«Stava lavorando, esattamente come noi» disse Gloria. «Ma non sembrava una puttana. Era davvero in forma, vero Maxine?»
«Sì, davvero.»
«Scusatemi» disse Charles. «Avete notato niente di strano quel giorno? Qualcosa di diverso…»
«Ti riferisci al naso rifatto? O al tipo che le ha ferito il braccio col rasoio?»
Deluthe sedeva accanto a Maxine concentrata sul monitor del computer. Stavano creando il loro mostro assemblando nasi, occhi, orecchie con un programma fotografico dell'FBI. Poche scrivanie più in là, un disegnatore lavorava con Gloria: «Potrebbe descriverlo meglio?».
«Un tipo freddo» rispose Gloria.
«Ma cosa…» L'esasperato disegnatore d'identikit colse il segnale di Riker – Chiudi la bocca - e lasciò la protesta a metà. «Il colore dei capelli» intervenne Riker. «Chiari o scuri?»
«Biondi» disse Gloria, alzando la voce perché tutti la sentissero. «Aveva i capelli biondi, vero Maxine?»
«No» rispose l'amica. «Erano scuri, castano scuro.»
«Maxine, sei scema. Era biondo, te lo dico io. Biondo naturale.» La prostituta guardò la testa di Ronald Deluthe: «Non erano decolorati».
Sperando di arrivare a un compromesso, Riker disse: «Forse era quel biondo che si scurisce quando si diventa adulti».
«Sì, giusto» approvò Maxine osservando le radici dei capelli di Gloria. Si voltò verso Deluthe: «Facciamoli castani».
«No, non va» sentenziò Gloria osservando il disegno. «Ricominciamo, disegnalo di profilo… come le foto segnaletiche, l'ho visto solo così. Maxine l'ha guardato in faccia.» Consultò l'amica: «Vero, Maxine?».
«Sì» confermò l'altra.
Gloria continuò a raccontare. «Stavo salutandola quando si è avvicinato uno strano tipo. Era rigido, camminava come un robot. Sono rimasta dov'ero, zitta. Sparrow non l'aveva notato. Poi quel tipo ha tirato fuori un taglierino dalla borsa da ginnastica.»
Gloria studiò Charles e pensò che quell'uomo elegante non s'intendeva di taglierini. «Un affare di metallo con una lama.» Si rivolse di nuovo a Riker. «Le ha sfregiato il braccio. Non potevo crederci, con tutta quella gente intorno. Freddo come il ghiaccio. Poi si è allontanato, tranquillo, come se lo facesse tutti i giorni. Ha rimesso il taglierino nella borsa. A quel punto ho fatto notare a Sparrow che sanguinava, non se n'era neanche accorta… Non è vero Maxine?»
«Più o meno.» Maxine non ascoltava più l'amica, fissava il monitor di Deluthe. Deluthe armeggiò col computer e aggiunse al ritratto due occhi gelidi, privi di espressione.
«Meglio» disse Maxine. «Ma bisogna ancora lavorarci…»
Charles attraversò la stanza. Diede a Maxine una fotografia di Erik Homer, il padre dello spaventapasseri.
«Gli occhi non sono uguali.» Si voltò verso Deluthe. «La bocca invece sì, ma il nostro tizio non sorrideva.»
Riker diede a Gloria il suo panino. «Ti ricordi qualche particolare della borsa?»
«Niente di speciale, vero Maxine? Una borsa normalissima.»
Maxine scosse la testa. «Sembrava la mia borsa della palestra. L'ho comprata in saldo al supermercato.»
Riker si avvicinò alla sedia di Maxine. «Com'era fatta?»
«Grigia con una striscia.»
Deluthe smise di lavorare: «Una striscia rossa?»
«Sì, come la mia.»
Deluthe fissò l'immagine sullo schermo, poi attraversò la stanza per osservare il ritratto fatto dal disegnatore. «Ho visto questo tipo, era tra la folla sulla scena dell'ultimo delitto. Ricordo la borsa. Ne ho una uguale, tranne per il fatto che la sua ha la striscia rossa.»
«Comprata da Kmart?» chiese Maxine. «È di nylon, giusto?»
Deluthe si voltò verso Riker. «No, da L.L. Bean, è di tela.»
Riker si girò verso Charles. «Fai compagnia alle signore.» Prese Deluthe per un braccio e lo trascinò nella sala operativa dove stavano appese le foto della scena del delitto, accanto a quelle dell'autopsia di Kennedy Harper.
«Fammelo vedere» Riker puntò il dito sulla folla radunata fuori dalla casa di Kennedy Harper. «Qual è?»
Deluthe indicò la foto di un uomo voltato di spalle. «È lui… Mi dispiace.»
Nelle prime ore del mattino, la brezza sollevava cartacce e pacchetti di sigarette in un vicolo di SoHo. L'allarme di un'automobile scattò con un suono acuto e fastidioso. Un inquilino aprì la finestra e le lanciò contro un missile scuro. La scarpa sfiorò la macchina e mancò di poco i due uomini che camminavano.
Riker alzò lo sguardo: «Pessima mira» gridò. Poi disse a Butler: «Poteva andare peggio. Non hai idea di quanti pazzi abbiano una pistola».
Un altro uomo sbucò dal condominio. Impugnava una mazza da baseball. Vide avvicinarsi Riker e Charles, e la mazza sparì dietro la schiena.
«Questo qui fa sul serio» disse Riker.
Svoltarono l'angolo accompagnati da un rumore di vetri infranti. L'allarme cessò.
Erano diretti verso la Butler & Company. Mallory di sicuro era già al lavoro. Charles doveva parlarne subito a Riker, finché erano soli. «Quando hai detto che la bambina era morta… Non intendevi letteralmente, quindi…»
«Ho visto il certificato di morte. Due pompieri lo hanno confermato sotto giuramento, e nessuno dei due doveva un favore a me o a Lou.»
«Non vuoi dirmi cosa è successo, vero? Non mi darai neanche un indizio?»
«No.»
«E sulla storia dell'omicidio e dell'incendio…»
«Neanche.»