173931.fb2 La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 22

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20

Il tenente Loman allontanò la cornetta e gridò: «Ehi, bastardi!».

Si voltarono in cinque.

«Avete visto Deluthe stamattina?»

«Il biondo? No» disse un detective. «Me ne ricorderei.»

Il tenente dell'East Side chiuse la porta dell'ufficio e tornò al telefono. «No, Riker, non è qui. Come ti stavo dicendo, non è un genio, ma ti sbagli sul suo conto. Non è un raccomandato. Il vice procuratore lo odia.»

«Il suocero? E per quale motivo?»

«Il matrimonio è andato a rotoli quattro mesi fa e il padre della ragazza è fuori di testa. Non è andato per il sottile. E venuto qui e mi ha detto di licenziarlo, ma non voglio avere niente a che fare con questa storia.»

«Per questo l'hai scaricato a me?»

«Vuoi la verità, Riker? Mi ero dimenticato di lui, occupava soltanto dello spazio. Nessuno lo notava. Poi la notte che hanno impiccato quella prostituta si è presentato con quei capelli ossigenati…»

«E finalmente ha attirato la vostra attenzione.»

«Come se la cava, Riker?»

«Bene, se la cava bene.»

Pssst.

Ronald Deluthe ascoltava la radio, la frequenza della polizia: le chiamate riguardavano liti domestiche e piccoli furti. Quell'indirizzo non era fra le chiamate, e pochi minuti non avrebbero fatto la differenza.

I vapori dell'insetticida avevano inondato l'appartamento, compreso il ripostiglio e i vestiti. Non si distingueva nessun altro odore, anche se il corpo nel sacchetto di plastica era abbondantemente decomposto.

Pssst.

«Grandioso.» Riker passeggiava nervosamente nell'ufficio della Butler & Company. «Quindi i detective scomparsi sono due.» Si avvicinò al fax per leggere l'ultimo rapporto della polizia del Wisconsin. «Dunque Mallory era al telefono con quelli. Poi cosa è successo?»

«Abbiamo parlato dello spaventapasseri» disse Charles. «Stava lavorando al computer quando all'improvviso ha preso e se ne è andata…»

Riker guardò l'orologio. «Aspettiamo qualche minuto, magari chiama.» Sedette alla scrivania di Mallory e prese il telefono. Mentre attendeva che il dottore di Sparrow rispondesse, Charles disse: «D'accordo. Vado a preparare il caffè».

La cucina era appena più accogliente del regno informatico di Mallory, ma Charles detestava quella macchina per il caffè tutta cromata, piena di plastica e di componenti elettronici. Charles sapeva far funzionare gli elettrodomestici, ma li odiava cordialmente. Quindi si spostò nel suo appartamento, a pochi passi dall'ufficio della Butler & Company e mise sui fornelli una vecchia caffettiera. Quando Riker lo trovò, il caffè era pronto. Charles gli passò un portacenere. «Allora, come sta Sparrow?»

«Sempre lo stesso. È in fin di vita, ma tiene duro. Un'ora fa, il dottore ha pensato che stesse per uscire dal coma. Un'infermiera ha scambiato uno spasmo muscolare per un movimento volontario.»

«Chiami spesso l'ospedale?»

Riker annuì.

«Per te non è solo la vittima e la testimone di un crimine. Quella donna ti piace.»

«Ne abbiamo passate tante insieme. Era un tipo intelligente, e mi ha facilitato il lavoro. Le sue informazioni erano preziose. Se fosse entrata in polizia, a quest'ora sarebbe tenente.» Poi aggiunse: «Ed è stata buona con Kathy».

Charles si chiese come Riker potesse dire una cosa del genere. A sentire le prostitute, Kathy doveva cavarsela da sola, e soltanto il Club delle Amiche del Libro le dava una mano. «Sparrow si drogava, altro che istinto materno… Se ci teneva tanto, perché non ha consegnato Kathy agli assistenti sociali?»

«Perché Kathy non aveva bisogno solo di un pasto caldo e vestiti. Aveva bisogno d'amore, e Sparrow le voleva bene. A modo suo, ma le voleva bene.»

Charles posò le tazze sul tavolo e si mise a sedere. «Mallory la odia, vero?»

Riker non rispose. La risposta poteva essere soltanto una: sì. Charles aprì una confezione di biscotti, quelli che il detective preferiva.

«Fammi indovinare,» disse Riker «stai cercando di corrompermi?»

«Una domanda sola, a proposito dei western… e delle prostitute.»

Riker sorrise. «Che bambina sveglia, eh? L'altra sera ne abbiamo interrogate solo dieci, le altre sono probabilmente morte o hanno lasciato la città. Kathy, comunque, le cercava per tutta la città.»

«E credi che i libri servissero solamente a questo? Quelle storie le servivano per costruirsi una sorta di rete di sostegno?»

«Chissà» Riker alzò le spalle. «Lou e io ci siamo chiesti spesso le ragioni di questa attrazione. Non sapevamo del Club delle Amiche del Libro.»

«Non credi che le interessassero davvero quelle storie?»

«Indiani e cowboy le sono sempre piaciuti. Il sabato mattina guardava vecchi western in televisione, con Lou. Per un periodo è stata l'unica cosa che avevano in comune. Ha subito voluto bene a Helen, ma ci ha messo un po' a fidarsi di Lou.»

«Sai,» disse Charles «non ho mai smesso di chiedermi perché l'abbia sempre chiamato Markowitz.»

Il detective guardò l'orologio. «Non ho letto l'ultimo libro. Alla fine Wichita Kid viene ucciso?»

«Sì.»

«Sapevo che sarebbe finita così.»

«Se hai letto solo i primi libri, come hai…»

«Sapevo che lo sceriffo avrebbe fatto il suo lavoro.»

«Ma lo sceriffo voleva bene a Wichita Kid.»

«Per questo ha dovuto ucciderlo, Charles. Ecco perché lo sceriffo Peety è un eroe. Il mio lavoro invece è una faccenda più sporca. Ogni giorno diamo ai cattivi una possibilità. Quelli tradiscono gli amici, noi facciamo un accordo e li guardiamo tornare in libertà.»

«Ma non gli assassini.»

«No, quelli no.»

«Eccetto Kathy Mallory. Ieri sera dicevi che potrebbe essere processata per omicidio e incendio.»

«Il caso è chiuso.»

«Ma Kathy non è morta.»

«E non ha ucciso nessuno.» Riker provò compassione per il povero Charles, lasciato in sospeso un'altra volta. Chiunque sarebbe impazzito, ma lui era un uomo paziente.

«Un'altra domanda, Riker. Non ti disturbano le somiglianze tra la vicenda di Mallory e il caso dello spaventapasseri?»

Riker fissò la tazza vuota, soppesando attentamente le parole. «È una vecchia tesi, secondo la quale poliziotti e assassini sono sostanzialmente uguali. Ciò che ci distingue è… il dopo, quello che succede dopo aver ammazzato qualcuno. Credi che il nostro spaventapasseri provi rimorso?»

Charles scosse la testa. «No, non quest'uomo.»

«Quando un poliziotto è coinvolto in una sparatoria dall'esito fatale, gli viene tolta la pistola, perché il rimorso non lo spinga a uccidersi.»

«Dunque non credi che Mallory si identifichi con lo spaventapasseri?»

«No» disse Riker. «Credo che adesso sappia come si sentiva Louis Markowitz.»

«In caccia del figlio perduto?»

«Il figlio di Natalie, un cucciolo malato.» Riker continuava a fissare l'orologio. «Perché non chiama?» Prelevò un fax accartocciato dalla tasca e lesse: «Allora, Odeon, nel Nebraska è l'ultimo posto che lo spaventapasseri ha considerato casa».

«Stavamo cercando una definizione di "casa", quando Mallory si è alzata e se n'è andata.»

Riker batté i pugni sul tavolo, facendo sobbalzare le tazze. «L'ha trovato! Mallory sa dove vive lo spaventapasseri. Dimmi tutto quello che vi siete detti.» Era un ordine. «Ogni dannata parola.»

Mallory era in piedi davanti all'ingresso di un palazzo dell'East Village, l'ultimo indirizzo di Natalie Homer. Suonò il campanello dell'appartamento dei padroni di casa. Nessuno rispose, e non sentì alcun rumore all'interno.

Un uomo sul marciapiede stava avvicinandosi e la guardava incuriosito. Salì la breve rampa di scale e si avvicinò a Mallory. «Io vivo qui, posso esserle utile?»

«Lei è il signor White? Il marito di Alice?»

«Sì.»

Mallory mostrò il distintivo e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Quando l'uomo aprì la porta, il diritto di Mallory a entrare non era in discussione. Mallory si chiese come queste gentili persone del Midwest potessero sopravvivere a New York. «Sua moglie è in casa?»

Il signor White lesse un biglietto sul tavolo nell'ingresso. «È uscita a fare la spesa. Prego, si accomodi, non tarderà.»

Quando entrambi furono seduti, il signor White le disse: «Alice mi ha riferito che le ha fatto fare il giro della casa. Le piace come l'abbiamo sistemata?».

«Un bel lavoro» disse Mallory.

Il signor White sollevò le sopracciglia, probabilmente si aspettava un commento più generoso. «Posso fare qualcosa per lei?»

«Mi auguro di sì.» Mallory estrasse i due identikit dello spaventapasseri e li posò sul tavolino. Accanto a quelli mise una stampata con la riproduzione della patente.

«Viene dal Nebraska» disse il signor White dopo aver letto l'indirizzo sulla patente. «Mia sorella vive lì.» Corrugò la fronte. «Una fotografia orribile.»

Pssst.

Deluthe si stava lentamente abituando a quel veleno insetticida. Sapeva che non poteva toccare nulla, tantomeno il pulsante che spegneva la macchina. Il cadavere posato sul pavimento del ripostiglio era ricoperto da una muffa verde e nera, come l'interno del sacco trasparente che conteneva il corpo. L'età del cadavere si intuiva dai capelli bianchi. Era un uomo, si capiva dalle mani, mani grandi e squadrate. Nessun segno di ferite di alcun tipo, nessuna causa apparente di morte.

Accanto al ripostiglio, nel portaombrelli, c'era una mazza da baseball, l'arma di difesa preferita dai newyorkesi.

Il giovane detective si alzò e si guardò intorno. Tutto era esattamente come doveva essere.

Pssst.

«Be'» disse il signor White «potrebbe essere chiunque.» Alzò lo sguardo dall'identikit dello spaventapasseri, che si era rivelato inutile quanto la patente. «Mi rincresce, sono fuori tutto il giorno, è mia moglie che tiene d'occhio i vicini.»

«Forse ha notato uno sconosciuto aggirarsi qui intorno. Indossa un cappello da baseball e ha una borsa…» Mallory udì lo scampanellio della porta d'ingresso. Alice era a casa.

Deluthe si avvicinò alla porta chiusa del bagno. Non riusciva a ricordare se avesse lasciato la porta aperta. Tranne il soffio dello spray, la stanza era immersa nel silenzio. Era quasi sicuro di essere il solo essere vivente nell'appartamento. Quasi. Impugnò la pistola. Il sudore cominciava a colargli sul viso. Si figurò Mallory che lo sfotteva anche da morto, perché non aveva chiamato rinforzi.

Qualcosa lo colpì in piena faccia. Perdeva sangue dal naso. Le ginocchia erano deboli e sarebbe caduto a terra da un momento all'altro.

L'uomo aveva qualcosa in mano. Un'arma? Deluthe sollevò la sua pistola.

No, era una bomboletta spray.

Pssst.

Gli occhi di Deluthe erano in fiamme. L'insetticida l'aveva praticamente accecato. Distingueva solo una sagoma bianca e sfuocata, una faccia che galleggiava, poi cadde in ginocchio. Il dolore aumentò.

La signora White entrò nell'appartamento: «John, hai visto il biglietto?». Appoggiò le borse della spesa, e notò che il marito aveva ospiti. «Oh salve, è il terzo poliziotto che vedo oggi.»

«Cosa?» disse il signor White.

«Stamattina presto c'era un agente in uniforme. È arrivato appena sei uscito. Credo che fosse un amico di George. Poi ne è venuto un altro…» si voltò verso Mallory. «George è il custode, anni fa lavorava nella polizia.»

Mallory le mostrò l'identikit dello spaventapasseri. «Assomiglia a quest'uomo?»

«Oh no» disse ridendo. «George ha sessantacinque anni. È un uomo corpulento e ha pochi capelli.»

Deluthe indietreggiò. Le lacrime avevano calmato il bruciore dell'insetticida e adesso distingueva la figura di un uomo di fronte a lui. Fece per sparare, ma l'uomo gli aveva sottratto la pistola. Allungò un pugno in direzione del suo avversario. Un calcio nei testicoli lo fece piegare in due, poi un pugno alla bocca dello stomaco gli levò il fiato. Cadde sul pavimento, dove restò a contorcersi mentre l'uomo apriva e chiudeva dei cassetti, poi sentì il rumore di uno strappo. Cercò di concentrarsi. Dov'era il portaombrelli con la mazza da baseball?

Vicino al ripostiglio.

Vedeva a malapena delle ombre confuse, ma riuscì a distinguere la sagoma scura accanto al ripostiglio. Strisciò fino a lì, finché riuscì a toccare il portaombrelli. Mentre cercava di afferrare la mazza, sentì che l'uomo correva nella sua direzione. Si rimise in piedi e colpì alla cieca.

Aveva beccato qualcosa. Carne e ossa. L'uomo ombra era andato al tappeto.

La signora White osservò gli identikit e la fotografia.

«Ci pensi bene, signora» disse Mallory. «L'ha mai visto prima?»

«Potrebbe essere chiunque, anche quel giovane poliziotto. Gli ho detto che George non era in casa, ma l'uomo a cui subaffitta l'appartamento…»

«…lavora di notte,» disse John White «come il vecchio George.»

«Così ho pensato che stesse dormendo,» disse la moglie «e l'ho detto al poliziotto.»

«Il primo?» chiese John White «oppure hai…»

«L'ho detto a tutti e due» disse la moglie. «Il secondo era un detective, mi ha chiesto se poteva lasciare un messaggio sotto la porta di George.»

Deluthe fu afferrato alle gambe. Sbatté la nuca sul pavimento, la mazza da baseball ancora in mano.

Il peso dell'uomo lo schiacciava, rotolarono sul tappeto andando a sbattere contro il muro. Deluthe riuscì ad assestare un pugno su una faccia che riusciva a malapena a vedere.

L'assalitore, adesso, era sotto di lui, e Deluthe seguitò a colpirlo, una raffica di pugni. L'uomo sembrava non reagire ai colpi, poi una mano strizzò i testicoli di Deluthe. Dov'era la mazza?

Mallory era sconcertata. «Quest'uomo vive nel vostro condominio e non sapete come si chiama?»

«Vede,» disse il signor White, parlando per conto della moglie «non è proprio uno sconosciuto, per anni è venuto a trovare il vecchio George.»

Ancora una volta Mallory indicò le immagini sul tavolo. «Questo potrebbe essere l'uomo che ha subaffittato l'appartamento?»

«Forse, ma non ne sono certa, potrebbe essere uno di quei poliziotti. Il detective… quello che voleva lasciare il biglietto. È passato poco fa, l'ho mandato al piano di sopra. Io dovevo uscire…»

Pssst.

Deluthe giaceva sul fianco. Poteva sentire il sapore del sangue mentre si strappava il nastro adesivo. Con l'altra mano cercava la mazza da baseball. Non fece in tempo ad afferrarla che l'uomo gliela strappò, poi gli immobilizzò il braccio destro dietro la schiena. Deluthe sentiva i muscoli e le ossa che si torcevano, il dolore era insopportabile. Il suo urlo fu coperto da un pezzo di nastro adesivo.

«L'affittuario di George è un giovane tranquillo» disse Alice. «Non sentiamo un solo rumore provenire dal suo appartamento.»

«Non lo sentiremmo comunque» sorrise il signor White. «L'appartamento è all'ultimo piano. Un giorno l'ho incrociato per le scale. Aveva le chiavi di George. Mi disse che il vecchio era partito, motivi di famiglia.» Sorrise per rassicurare Mallory. «Aveva le chiavi di George, mi sembrava una persona per bene, non c'era ragione per…»

«Le faceva paura.» Mallory non attese risposta, ce l'aveva scritto in faccia. «Guardi di nuovo.» Sollevò uno degli identikit dello spaventapasseri. «Cerchi di immaginarlo con un cappello da baseball e una borsa di tela grigia con una striscia rossa.»

«Ah, la borsa» disse la signora White. «Non esce mai senza.»

Mallory alzò gli occhi al soffitto, come se riuscisse a vedere attraverso i pavimenti del condominio. «C'è un'uscita sul retro?»

«La porta che dà in giardino.»

«Non ci sono uscite antincendio?»

«No.»

«Quindi se vuole uscire deve…»

«Deve passare dall'atrio» disse John White.

«Mi dia le chiavi.» Mallory tese la mano. «Svelto!»

Quando Deluthe riprese coscienza, aveva le mani legate. Cercò di sollevare la testa. Aveva una corda stretta intorno al collo e il resto del suo corpo era bloccato dal peso dell'uomo.

Senza fiato, gli occhi in fiamme, il cuore come un martello.

Scalciò in preda al panico, le gambe ricaddero a terra. Smise di lottare, improvvisamente si sentiva leggero. I muscoli si distesero, la paura svanì.

Chiuse gli occhi. Il peso che lo opprimeva era scomparso, la forza di gravità non lo tratteneva più sul pavimento. Cominciò a fluttuare nell'oscurità.

Non sentiva più nulla.

La porta si chiuse. La stanza era mortalmente silenziosa.

Riker urlò: «Vai più veloce, coraggio! Sei con un dannato poliziotto!».

Charles obbedì, evitando per miracolo un taxi e il camion sbucato da una via laterale.

Furono costretti a una lunga deviazione per evitare un ingorgo. Guidavano da un'eternità per raggiungere un posto a dieci minuti di distanza, se solo avessero potuto volare!