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Il brusio dei curiosi si mescolava al gracchiare delle radio della polizia. Il solito nastro giallo delimitava il marciapiede. Un'ambulanza e un furgone dell'obitorio erano parcheggiati con le porte aperte: aspettavano i vivi e i morti. L'incaricato dell'ufficio del medico legale chiuse il sacco. La sigaretta gli penzolava dalla bocca, Riker gliela accese. «Il dottor Slope sta aspettando di fare l'autopsia. Che mi dice dell'altro cadavere?»
«Ce n'è solo uno» rispose Riker. «Questo.» Indicò quel che restava di George Neederland, il vecchio guardiano del negozio, l'uomo scomparso.
L'uomo dell'ufficio del medico legale alzò lo sguardo e vide un elicottero della polizia che decollava. «Avete appena portato via un corpo dal tetto. Cosa sta succedendo?»
«C'è un solo cadavere.» Riker si voltò e vide un altro giornalista che si avvicinava allo sbarramento della polizia. Il furgone di un'emittente televisiva scaricava luci e telecamere. Si voltò di nuovo verso l'incaricato del dipartimento di medicina legale. «Uno solo. Se la stampa riferirà qualcosa di diverso, il dottor Slope ti licenzierà in tronco. Farò in modo che lo faccia.»
Con fare meno minaccioso, Riker ringraziò Alice White che gli aveva portato una salvietta bagnata. Afferrò Mallory per un braccio e la costrinse a rimanere ferma mentre le ripuliva il sangue dalla faccia. «Accidenti, bambina mia, sei conciata peggio di Deluthe. Sei sicura che il sangue che hai addosso non sia tuo?»
Mallory si allontanò da lui diretta verso gli uomini della Scientifica urlando: «Ehi voi, fermatevi…».
Riker raggiunse l'ambulanza: «Avevate ragione ragazzi, Mallory non è ferita». Si voltò a guardare la collega che impartiva ordini e firmava i sacchetti con le prove, senza badare ai suoi vestiti malconci e ai capelli insanguinati che facevano inorridire gli spettatori.
L'infermiere che medicava Deluthe disse: «Si sta riprendendo».
Non c'era bisogno di proteggere il giovane poliziotto dai giornalisti, nemmeno sua madre avrebbe potuto riconoscerlo. Aveva la testa bendata, la faccia tumefatta, e una flebo al braccio. Riker aspettò finché non aprì gli occhi, poi continuò la lezione da dove l'aveva interrotta. «Quando hai trovato l'indirizzo di Natalie sui documenti del guardiano, dovevi venire da me. Mai muoversi senza rinforzi, figliolo… E la porta. Hai commesso un grave errore, quando hai visto la porta aperta avresti dovuto sapere che lo spaventapasseri era ancora nell'edificio.»
Deluthe tossiva. «Insomma, mi sta dicendo che sono licenziato?» Sorrise, e il labbro ricominciò a sanguinare.
«No» disse Riker. «Se volessi licenziarti, non perderei tempo a insegnarti come si fa a restare vivi.»
Il medico annunciò: «Tutto bene, si è stabilizzato».
«Dacci un minuto» disse Riker. Quando i medici si allontanarono dall'ambulanza aggiunse: «Ancora una cosa. Ti abbiamo promosso assassino, per un po'». Indicò due agenti seduti dentro all'ambulanza, si fidava di entrambi. «Waller ha preso i tuoi documenti e il distintivo, risponderà lui alle domande una volta all'ospedale. Tu tieni la bocca chiusa.» Si voltò e indicò Mallory. «Lei si prenderà il merito di averti picchiato di santa ragione. Chiariremo tutto domani.»
Prima che le porte dell'ambulanza si chiudessero sull'espressione perplessa di Deluthe, Charles Buder raggiunse Riker. «Mallory non dovrebbe andare in ospedale?»
«In linea teorica» rispose Riker. «Parlaci tu.»
«C'è qualcosa… qualcosa di strano in lei.»
«Davvero?» Riker si voltò a guardare la collega che si muoveva sulla scena del delitto come un automa. «Da cosa lo deduci?»
Charles colse il sarcasmo, ma si rifiutava di rispondere alle provocazioni che riguardavano Mallory. «Di solito è ossessionata dalla pulizia. Non sopporta nemmeno di avere una macchia sulle scarpe da ginnastica. Guardala ora, non sembra neppure accorgersi di tutto quel sangue sui vestiti e nei…»
«Sì, non sembra la solita fanatica. Ma è un buon segno, no? Tu che ne dici?»
Charles sospirò. Indicò la tasca della giacca di Riker. «Quando le darai quel libro?»
«Presto, aspetto solo il momento buono.»
Mallory si stava avvicinando. Charles si allontanò prima che gli ordinasse di rimanere oltre il nastro.
Riker sorrise, felice di vederla ancora viva. «Hai perso l'occasione d'informare Deluthe del casino che ha combinato oggi, ci ho pensato io.»
«Gli hai detto che ha ucciso un uomo disarmato, l'unico testimone oculare dell'omicidio di Natalie Homer?»
«No, piccola, ho lasciato quella parte a te. Aspetta che esca dall'ospedale. Allora lo coglierai di sorpresa e il colpo sarà ancora più duro.»
Era una battuta, ma Mallory parve prendere l'idea in seria considerazione.
«Ho sentito che hai spremuto Geldorf.»
«Se l'è cercata» rispose Mallory.
«Certo. Per questo gli hai detto che lo spaventapasseri era un poliziotto. Dovevi avere ottime ragioni per rivelare un dettaglio come quello. Hai pensato che il vecchio fosse nella lista dell'assassino e gli hai dato un avvertimento. E stata la tua buona azione quotidiana.»
Mallory non avrebbe mai ammesso un gesto di pietà. Forse era ciò che Riker voleva credere, una sua fantasia. Il detective alzò gli occhi verso le nuvole, minacciavano pioggia. «Questa volta non siamo soddisfatti, vero Mallory?»
No, proprio no.
Mallory lo guardò, e lui rivide la sua Kathy a dieci anni, stravolta alla fine di una brutta giornata. Riker sentì crescere l'odio. L'odio verso il bastardo che aveva ucciso Natalie Homer. A vent'anni dal primo delitto, il numero delle vittime non poteva essere ufficializzato finché Sparrow era attaccata alle macchine che la tenevano in vita. E poi c'era Mallory, diversa, cambiata in maniera preoccupante.
Riker estrasse dalla tasca un sacchetto di carta marrone. Conteneva il libro. «Tieni, un premio di consolazione.» Le regalò l'ultima puntata della saga dello sceriffo Peety e Wichita Kid. «Credo che apprezzerai la dedica.»
Aveva contrassegnato la pagina, così che trovasse subito il messaggio del suo più grande ammiratore, una lettera d'amore scritta prima che Louis Markowitz e Kathy facessero amicizia.
Riker si allontanò mentre Mallory apriva il regalo.
Era diretto all'auto di Mallory, pianificando un sabotaggio che le impedisse di tornare a casa da sola. E poi, se l'avesse vista piangere, Mallory non l'avrebbe mai perdonato, e Riker aveva già abbastanza preoccupazioni. Stava ancora pagando per tutti i crimini commessi contro Kathy bambina.
«Riker!» gridò lei. «Dove stai andando? Non abbiamo ancora finito qui…»
Come aveva potuto pensare che Mallory si sarebbe commossa?
L'appartamento di Manhattan era costoso ma austero. In salotto si percepiva l'odore di due fantasmi di Brooklyn, Louis e Helen Markowitz. La loro casa odorava dello stesso deodorante al pino. Riker pensò che fosse il modo con cui Mallory aveva scelto di ricordarli, visto che in tutto l'appartamento non si vedeva una fotografia o un ricordo di famiglia. Probabilmente credeva che nulla, in quella casa, avrebbe potuto rivelare la sua personalità, ma non era così. Il tappeto bianco testimoniava la sua ossessione per la pulizia, i vetri scintillavano e tutte le sedie erano allineate con ordine maniacale. Tutto era bianco e nero, senza compromessi, proprio come Mallory. Per questo il piccolo oggetto gli saltò subito all'occhio. Evidentemente, Riker non era stato l'unico a rubare dalla scena del delitto. Recuperò dal tappeto il fermacapelli d'avorio. Era finemente intarsiato e sembrava piuttosto prezioso. Sparrow lo indossava sempre quando si incontravano, era il suo oggetto preferito. Quel fermaglio l'aveva sempre incuriosito: valeva almeno una dose, eppure non era mai stato venduto. Morta Sparrow, quel fermacapelli sarebbe stato un ricordo o un trofeo per Mallory?
Si voltò e vide entrare la sua collega. Indossava una vestaglia bianca e si asciugava i capelli.
Riker mise in tasca il cellulare. «Il dottor Slope ha finito l'autopsia del guardiano notturno. Era morto da circa due settimane. Cause naturali. Credi che lo spaventapasseri avesse progettato quest'ultimo omicidio?»
«No. Aveva fatto amicizia con il vecchio anni fa. Voleva passare un po' di tempo nel palazzo dove la madre era stata uccisa. Quella era la sua idea di casa.»
Con grande sorpresa di Riker, Mallory accettò un bicchiere di bourbon e soda.
Si chiese se Mallory bevesse quando era sola. Certo, non avrebbe mai bevuto in pubblico, col rischio di perdere il controllo davanti a dei testimoni. «Allora è questo che ha innescato le impiccagioni? La morte del guardiano?»
«Non lo sapremo mai, grazie a Deluthe.» Mallory fissò la tasca in cui Riker aveva riposto il cellulare. «Che notizie ci sono dall'ospedale?»
«Se ti riferisci a Deluthe, sopravviverà.» Riker la guardò finire il bourbon. «Ha il naso rotto, una frattura alla testa e la spalla lussata. E gli rimarrà una brutta cicatrice in faccia, un sacco di punti. Il dottore dice che Deluthe non sembra preoccupato per questo, anzi, è quasi contento.» Prese il telecomando del televisore. «Se invece pensavi a Sparrow, hanno detto che domattina sarà tutto finito.» Non riuscì a capire quale reazione la notizia avesse suscitato in Mallory. Perlomeno non aveva sorriso. «E ora le buone notizie.» Riker accese il televisore eliminando il sonoro, preferiva dare la sua versione dei fatti. «I giornalisti sono molto confusi sul numero dei cadaveri. Pensano che lo spaventapasseri sia ancora vivo, ma gravemente ferito.» Indicò l'immagine di un'adolescente presa d'assalto dai microfoni. «E quello che ha detto la ragazzina.»
Mallory annuì. «È rimasta sul tetto soltanto pochi minuti.»
La ragazzina tremava davanti alle telecamere e Riiter si avvicinò allo schermo. «Guarda qui, il padre sta per picchiare i giornalisti.» Partì un pugno. «Bel colpo.» Poi l'inquadratura cambiò. Adesso c'erano tre bambini che parlavano tutti insieme. «Oh, i ragazzini! Adesso viene il bello.»
«Non hanno visto niente» disse Mallory. «Si sono nascosti prima che potessero…»
«Sì, ma secondo la loro versione, tu hai sparato a quel bastardo alle gambe, poi gli hai sottratto la pistola e gli hai sparato un'altra volta. Ma sapevano che era ancora vivo perché l'hanno visto allontanarsi da te strisciando. Dio benedica la loro fantasia.»
«Ho bisogno di qualcosa per innervosire un sospettato.» Mallory, nella sala operativa, allineava le fotografie sulla parete. «Dobbiamo risolvere l'omicidio di Natalie, stanotte.»
Era comprensibile. In mattinata le vere notizie sullo spaventapasseri sarebbero state di pubblico dominio. «D'accordo» disse Charles. «Erano due le persone che la pedinavano. Solo l'assassino di Natalie lo sapeva.» Mallory era scettica.
«È una questione di stile» continuò. «Il primo pedinatore era l'ex marito. Sono sicuro che Lars aveva ragione su questo. Forse potremmo perdonarlo per…»
No. Uno sguardo a Mallory e lo convinse del fatto che il perdono era fuori questione. Charles prese uno dei messaggi ingialliti. «Erik Homer picchiava la moglie, era un tipo poco paziente. Non è credibile che passasse delle ore a ritagliare – una alla volta – le lettere dai titoli dei giornali. E solo per comporre artistici messaggi per Natalie.» Lesse ad alta voce le parole del messaggio. «"Oggi ti ho toccato", suona più poetico che minaccioso. Non è nello stile di Erik Homer. Quando ha incontrato la seconda moglie, ha smesso di seguire Natalie. Infatti lei ha smesso di chiamare la polizia, e questo spiega l'intervallo di due settimane nelle denunce. È stato il secondo uomo che ha lasciato questi messaggi, l'amava e l'ha uccisa.»
«Ammettiamo che sia così.» Mallory si allontanò dalla parete per permettergli di osservare i ritratti dei suoi cinque sospetti come apparivano vent'anni prima. La fotografia di Lars Geldorf proveniva dall'archivio di un giornale. I primi piani di altri due detective e di un agente erano stati ricavati dalle Polaroid scattate sulla scena del delitto ed elaborate al computer. La foto di un altro agente era stata recuperata dal suo fascicolo personale. «Sappiamo che il nostro uomo era un poliziotto, ma chi?»
«Come possiamo essere sicuri che sia uno di questi?»
«Perché uno degli agenti ha informato la centrale dell'impiccagione classificandola come un suicidio, e tre detective sono corsi sul posto.»
«Fammi indovinare» disse Charles. «Di solito non intervengono tre detective per un suicidio?» Cosa stava tralasciando? Osservò le fotografie degli uomini in giacca e cravatta. «Hai ristretto il campo a questi detective perché tutti e tre hanno ignorato le denunce di Natalie?»
«No.»
Certo che no, troppo facile.
«Su una cosa hai ragione.» Mallory appese al pannello una fotografia di Natalie Homer che sorrideva al fotografo. «La amava, era ossessionato da lei, era la cosa più bella che avesse mai visto.»
Tu sei bella.
Glielo aveva mai detto? No, mai.
«Lui, invece, non era niente di speciale» disse Mallory.
Non era speciale, non era bello.
«Non era alla sua altezza» disse Mallory. «Tutto quello che poteva fare era guardarla e seguirla. Probabilmente pensava che avrebbe riso se avesse saputo che pensava spesso a lei, a loro due insieme. Lei era inavvicinabile, intoccabile.»
Lontana come la luna tu non immagini neppure quello che…
«Sospettavo di lui.» Mallory indicò la fotografia di Lars Geldorf. «Ancora oggi il vecchio è molto legato a Natalie. Era il primo della mia lista.»
«Era?» disse Charles. «E adesso?»
«Il figlio di Natalie spiò dalla porta del bagno. Se avesse visto un detective in abiti civili, non avrebbe mai saputo che era un poliziotto.»
Charles era sinceramente sollevato che Lars non fosse più fra i sospetti, ma non poté esimersi dal farle notare che Junior vide quell'uomo una seconda volta, due giorni dopo, fuori dall'appartamento. Il bambino doveva sapere che quegli uomini erano tutti poliziotti.
«Tre detective intervengono per un suicidio,» disse Mallory «ma non è stato l'indirizzo ad attirare la loro attenzione. Uno degli agenti fornì il nome della vittima, ma nessuno era mai stato all'appartamento di Natalie quando era ancora viva. Ho controllato. Era lei ad andare alla polizia per le denunce. Hai letto l'interrogatorio di Deluthe con Alan Parris. Gli agenti rimasero nella stanza due secondi prima di chiudere la porta e chiamare rinforzi. Videro un cadavere senza capelli appeso a una corda. Era gonfio, ricoperto di vermi, il viso irriconoscibile.»
«Ma sapevano che era Natalie» disse Charles. «Sapevano che era il suo appartamento.»
«Uno di loro sì» disse Mallory. Indicò le fotografie degli agenti: «Riesci a distinguere Loman da Parris?».
«È facile» disse Charles, anche se non aveva mai visto né l'uno né l'altro. «Loman è l'unico presente nelle foto della scena del delitto, Parris non volle più entrare nella stanza. Oh, certo, si somigliano molto.» Perfino Lars Geldorf li aveva confusi. Entrambi erano poco più che ventenni, avevano lineamenti regolari, gli stessi capelli e occhi scuri sotto la visiera. «Junior li incontrò sul pianerottolo, con Alice White. Ma gli uomini in divisa erano due.»
«A rimanergli impressa fu proprio la divisa» disse Mallory. «Ma se il bambino non riusciva a distinguerli, come possiamo…»
«Proviamo a tirare una moneta» propose Charles, visto che la logica non li portava da nessuna parte.
Riker si voltò verso la finestra. I furgoni delle emittenti televisive erano parcheggiati in doppia fila. Uomini con telecamere e microfoni assaltarono i poliziotti di scorta al detective con la testa fasciata. Altri giornalisti osservavano una finestra al secondo piano. «Niente di meglio che una folla assatanata per far montare la paura.»
Waller e il collega entrarono sorreggendo Deluthe. Delle infermiere professioniste non avrebbero potuto essere più delicate di questi due uomini corpulenti, che scrutavano preoccupati la faccia dell'agente ferito. Le differenze gerarchiche sparivano quando qualcuno veniva ferito nello svolgimento delle sue funzioni.
Il segno della corda era visibile sul collo di Deluthe, una larga cicatrice gli attraversava la guancia e aveva un braccio appeso al collo. Era pallido, evidentemente non aveva preso antidolorifici.
Era stata un'idea di Mallory?
La guardia d'onore fu congedata. Riker non voleva spettatori. Quando la porta si richiuse, Mallory si avvicinò a Deluthe. Prese il braccio sano di Deluthe, quello ferito, e lo ammanettò.