173931.fb2
Greenwich Village aveva perso smalto già da un po': era divenuto la vecchia signora dei quartieri newyorkesi. Sotto il grande arco di pietra di Washington Park si esibiva uno dei suoi figli. I ragazzi indossavano pantaloni mimetici. Erano pronti per la rivoluzione, se per caso ne fosse passata una da quelle parti.
La custodia di una chitarra raccoglieva le offerte dei passanti, ma nessuno rallentava per gettare una moneta. Maledicendo l'afa d'agosto, la gente marciava verso casa, verso una birra fresca e una musica diversa.
L'auto della polizia in borghese avanzava silenziosa. Il sergente Riker abbassò il finestrino dal lato del passeggero e ascoltò una cascata di note malinconiche.
Non era quello che si aspettava.
Il ragazzino non sapeva cosa volesse dire essere giovani. Trentacinque anni prima, sotto quell'arco c'era lui, Riker, con la chitarra elettrica e l'amplificatore, a far impazzire la gente, a costringerla a ballare sul marciapiede.
Bei tempi.
Poi era cambiato tutto. Il mondo era cambiato.
Riker aveva venduto la chitarra elettrica per comprare un anello. Amava quella ragazza più del rock & roll. Ma il matrimonio era finito e anche la musica l'aveva lasciato.
Il finestrino si richiuse.
Toccava sempre a Kathy Mallory il turno al volante, e non per scelta. Tra una bevuta e l'altra, il suo collega aveva fatto scadere la patente. Si avvicinava la fine della giornata di lavoro e Riker aveva dedotto che Mallory avesse dei piani per la serata. Indossava le scarpe da ginnastica d'ordinanza, nere come la T-shirt di seta e i jeans. Unica concessione al caldo, aveva arrotolato le maniche della giacca di lino. Se gli avessero chiesto di descrivere la sua giovane collega, Riker avrebbe trascurato i dettagli più evidenti, la pelle color latte di bionda naturale e quegli occhi così particolari. Avrebbe detto soltanto: «Mallory non suda».
Ma non era solo questo.
Il cellulare di Riker squillò. Scambiò alcune parole e lo rimise in tasca. «Niente cena stasera. Qualcuno della Omicidi vuole un consulto tra la Prima e la Nona.»
Il traffico scemava e Mallory accelerò. Riker sentì la macchina sbandare mentre faceva inversione e sfrecciava nella corsia di scorrimento veloce. Si incollò a un taxi giallo che liberò in fretta la corsia, la sua corsia adesso. Altre macchine si scansarono. Di solito evitava sirena e lampeggiante. I poliziotti non godono di grande rispetto in città, ma seminare il panico funziona sempre.
Riker si piegò verso la collega e disse, cercando di non perdere la calma: «Non vorrei morire stasera».
Mallory si voltò a guardarlo. Gli occhi verdi allungati e il suo sorriso dicevano: "Scendi pure se vuoi".
Continuò a fissarlo negli occhi finché Riker non alzò le mani in segno di resa.
Solo allora Mallory tornò a guardare la strada.
Riker avviò una conversazione silenziosa con Louis Markowitz, un fantasma che custodiva nel cuore e che utilizzava come calmante nei momenti di panico. Era una specie di preghiera, e cominciava sempre allo stesso modo: Lou, bastardo che non sei altro…
Erano passati quindici anni da quando la piccola Kathy Mallory vagabondava per le strade. La vita dei senzatetto è dura e cercare di aiutare quella ragazzina era divenuta la missione di Louis Markowitz, vecchio amico di Riker. Almeno finché erano vivi, i bambini non erano competenza della Crimini Speciali. Per diventarlo, come minimo dovevano morire in circostanze poco chiare.
La caccia a Kathy prendeva il via a fine turno. Il gioco era cominciato con queste parole, lasciate cadere come per caso: «Riker, se minaccia di spararti, non ammazzarla. La sua pistola è di plastica, e avrà sì e no dieci anni».
Al momento della cattura, la bambina stava in punta di piedi per cercare di sembrare più grande. Sosteneva d'avere dodici anni. Che bugiarda. Bugiarda e orgogliosa. Lou Markowitz avrebbe potuto schiacciarla con una risata. Invece, con pazienza infinita, aveva concordato con la bambina la più ragionevole età di undici anni. Così le pratiche d'adozione erano state avviate sulla base di una bugia leggermente più credibile.
In quel modo Kathy Mallory era diventata "la Figlia di Markowitz".
Lou Markowitz era stato ucciso in servizio e Riker sentiva la sua mancanza tutti i giorni. La figlia di Lou era cresciuta fino a raggiungere l'altezza di un metro e sessantotto, un revolver.357 aveva rimpiazzato la pistola di plastica, e Riker non era più autorizzato a chiamarla Kathy.
La scena del delitto brulicava di agenti della Omicidi.
Il tenente dell'East Side si fece avanti: «Scommetto che non avete mai visto niente del genere».
I lampeggianti gialli e rossi delimitavano la zona, le volanti e i vigili del fuoco deviavano il traffico tra East Village e Alphabet City. Tutto si svolgeva in una strada laterale, ma le uscite antincendio pullulavano di curiosi. Gli automobilisti, intrappolati nel traffico, suonavano il clacson e lanciavano insulti.
La berlina marrone di Mallory s'infilò nell'unico parcheggio disponibile: la fermata dell'autobus. Il vestito di Riker era stropicciato e macchiato nei punti canonici, e ora lui si stava allentando la cravatta per completare l'effetto di totale sciatteria. Un lavaggio a secco avrebbe potuto permetterselo, ma Mallory sospettava che non fosse al corrente dell'esistenza di quel servizio.
Sui marciapiedi la gente si agitava, spingeva, sbraitava. Il luogo del delitto era una specie di palcoscenico a cielo aperto. Giovani e vecchi accorrevano allo spettacolo. Due al prezzo di uno: omicidio e incendio.
La coppia di detective s'incamminò verso i lampeggianti. Gli agenti in divisa dietro le transenne tenevano a bada la folla che trangugiava pizza e bibite in lattina.
«Bella festa» disse Riker.
Mallory annuì. Una splendida messa in scena per l'omicidio di una prostituta. Il tenente dell'East Side cui spettava il caso non aveva fornito altri dettagli.
Faticarono a farsi strada prima che i poliziotti li riconoscessero e facessero spazio al grido di: «Largo, fate passare!». Un agente sollevò il nastro che delimitava il marciapiede. Riker passò davanti alla sua collega. Scese una breve rampa di scale fino a un pianerottolo di cemento sotto il livello della strada, poi sparì dietro la porta dello scantinato.
Mallory allontanò i poliziotti e rimase sul marciapiede. Nel giro di qualche minuto le avrebbero riferito una serie di informazioni: alcune sbagliate, altre inutili. Si sporse oltre la ringhiera e guardò il pianerottolo di cemento. Vicino alla finestra dello scantinato c'erano sacchi e bidoni della spazzatura, ma la lampadina sopra la porta non avrebbe permesso a un intruso di nascondersi lì nell'ombra. Non c'erano inferriate alle finestre: un chiaro invito a entrare. Infatti, una finestra era rotta.
Nella stanza, gli agenti di quartiere intralciavano i tecnici della Scientifica, intenti ai primi rilevamenti, aggirandosi per la stanza nei grossi stivali presi in prestito dai pompieri. Riker, indifferente alla sorte delle proprie scarpe, sguazzava in direzione del cadavere. Dozzine di candele rosse galleggiavano tutto intorno a lui.
La morta indossava una maglia a collo alto e una gonna lunga. Gli stivali di vernice erano di qualità scadente. Una strana tenuta per una prostituta, specie nella calura di agosto.
Mallory riconobbe l'assistente del medico legale. Il giovane patologo, con l'aria di chi si crede una divinità in terra, accese una sigaretta senza curarsi dell'agente della Scientifica che gesticolava la sua disapprovazione. Attraversò a passi lenti la stanza e finalmente si occupò del cadavere. Appoggiò lo stetoscopio, constatò il decesso, completò le formalità di rito. Non mostrò alcun interesse per i capelli della donna, per i segni evidenti di aggressione, per il tentativo di scotennamento. Né sembrò curarsi della ciocca di capelli biondi infilati nella bocca della vittima.
Mallory si domandò come mai i pompieri non avessero levato quella ciocca nel tentativo di rianimarla. Capitava spesso che distruggessero le prove sul luogo del delitto.
Un fotografo della polizia fece un gesto con la mano e il patologo ruotò il cadavere su un fianco, mostrando il nastro adesivo che legava le mani dietro la schiena. Il cappio fu rimosso per lo scatto successivo. L'altro capo della corda, tagliato di netto, pendeva ancora dal lampadario. Il tenente dell'East Side non aveva esagerato. Superata l'epoca dei linciaggi di massa, l'impiccagione rappresentava una forma di omicidio decisamente rara. E Mallory sapeva che quella non era stata una morte istantanea.
Tortura?
Si voltò per osservare la folla e vide un poliziotto che un tempo lavorava nel suo distretto. Aveva deciso di lasciare la polizia appena prima di perdere il posto, e adesso era nei pompieri. «Ciao, Zappata. Chi ha rotto la finestra? Voi o l'assassino?»
«Noi.» Il vigile del fuoco si avvicinò baldanzoso e Mallory pensò che meritasse una lezione. Evitava di guardarla in faccia, per convincersi di essere più alto di lei. «Ho bisogno di un favore» le disse, lo sguardo puntato all'altezza del suo petto.
Scordatelo, stronzo. «Siete venuti con una sola autopompa?» domandò Mallory a voce alta.
«Sì, non era granché come incendio. Fumo, più che altro.» Indicò un giovane biondo vestito di scuro. «Vedi quell'idiota di un novellino? Ti spiacerebbe spiegargli che non c'è bisogno che chieda una dichiarazione a ciascuno dei miei?»
«Non è con me, chiedi al suo tenente.» Il tenente Loman avrebbe dato una bella ripassata a Zappata. Una seccatura in meno per lei.
Mallory indicò il cadavere. «Allora, l'avete tirata giù voi?»
«No, sono stati gli agenti.» Zappata era orgoglioso di se stesso. «Quando siamo arrivati era morta stecchita, così non ho toccato nulla, per preservare le prove.»
«Vuoi dire… che l'hai lasciata lì appesa?»
«Sì, un piccolo allagamento, qualche vetro rotto, ma per il resto la scena del delitto era intatta quando gli agenti sono arrivati.»
Era una vecchia mania di Zappata quella di dirigere le operazioni come se fosse un suo diritto. Mallory osservò le facce degli altri pompieri, una squadra di pochi uomini radunati intorno all'autopompa. In vista non c'erano capi, nessun grado alto. Se Zappata non fosse stato un ex poliziotto, gli uomini non gli avrebbero mai dato retta, e ci sarebbe stata un'ambulanza parcheggiata sul marciapiede e non il furgone della Scientifica. Ora capiva perché si fossero presentati sul posto gli agenti di tre dipartimenti diversi. «Hai fatto tu tutte le telefonate?»
«Sì, una bella fortuna. La squadra della Scientifica era a pochi isolati. È arrivata prima della polizia.» Zappata sogghignò, aspettando i complimenti per il modo in cui aveva gestito la situazione.
Mallory decise di lasciarlo in pasto alla stampa che lo reclamava dall'altra parte del nastro. Le telecamere zoomarono sul viso di Zappata mentre si avvicinava ai microfoni sventolati da una selva di giornalisti. Avrebbe fatto loro un bel resoconto di tutte le irregolarità e le violazioni di cui si era macchiato quella sera.
Mallory scese le scale e si fermò di fronte alla finestra. Da quel punto distingueva chiaramente l'estremità della corda legata alla maniglia di un armadio. Sul pavimento, in corrispondenza del lampadario, non c'erano oggetti che facessero pensare a un patibolo improvvisato. Immaginò l'assassino che sistemava il cappio intorno al collo della donna e tirava l'altra estremità per sollevare il corpo da terra. Le gambe della vittima non erano legate: probabilmente aveva cercato di resistere, aveva scalciato e scalciato finché non era morta.
L'assassino era un maschio, facile deduzione. Un omicidio del genere richiedeva forza fisica. Mallory sapeva che non c'era stata passione tra vittima e assassino. Quando un uomo ama davvero una donna, l'ammazza di botte o a coltellate.
Stava fissando la schiena di Riker, quando lui si piegò per raccogliere qualcosa nell'acqua. Quando si rialzò non aveva in mano niente e si stava abbottonando la giacca. Se non l'avesse visto con i propri occhi, Mallory non l'avrebbe mai creduto. Riker era un poliziotto onesto.
Cos'hai rubato?
Perché rischiare tanto?
Riker si unì agli altri e il gruppo si allontanò dal cadavere. Non fecero caso al ragazzo che entrava dalla porta dello scantinato, un tipo con i capelli giallo fosforescente. Il biondino si chinò sulla vittima. Allungò la mano e la ciocca di capelli le cadde dalla bocca. Idiota. Cos'altro poteva andare storto quella sera?
Il novellino con i capelli gialli bloccò la visuale a Mallory e si chinò ancora sulla vittima come per baciarla.
Che cosa stai facendo?
Un istante dopo strattonava il corpo della donna, comprimendole ritmicamente il petto. L'idiota stava tentando di rianimare una donna morta. «È viva» gridò.
No! No! No!
Tre detective si voltarono contemporaneamente. Il patologo, terrorizzato, si avvicinò. Riker fu più veloce. Si inginocchiò accanto alla vittima e accostò le dita alle narici. «Oh merda, respira!» Le mani di Riker si strinsero, diventarono due pugni.
«Ti rendi conto di cos'hai fatto?» gridò al biondino. Non l'aveva detto, ma sottintendeva stronzo.
Era rimasta troppo tempo senza ossigeno: un poliziotto inesperto aveva appena trasformato un cadavere perfetto in un inutile vegetale.
Il capo del dipartimento di medicina legale ruppe il silenzio che regnava nella stanza d'ospedale con un'uscita secca: «La vivisezione di un essere umano è illegale in tutti i cinquanta stati». Il dottor Edward Slope emanava il senso di autorità tipico di un ufficiale dell'esercito, malgrado lo smoking, la borsa da medico e il tono di pesante sarcasmo davanti a una donna morente. La paziente, in ogni caso, non se la prese. Il fatto che muovesse gli occhi non significava che fosse viva. «Aspetteremo che muoia per fare l'autopsia.»
«È soltanto un dettaglio» disse Riker. «Poco fa questa donna era morta.» Tutto ciò che serviva al detective era un sommario esame da parte di quell'uomo la cui parola non veniva mai messa in dubbio in tribunale.
«Morirà di nuovo, presto.» Lesse la cartella clinica. «Il dottore ha scritto di non rianimarla. Morte cerebrale, dieci ore senza il supporto delle macchine la uccideranno.» Si voltò verso l'uomo calvo accanto a Riker. «Loman, in mattinata portami il corpo in sala dissezione. Prima, però, controllale il polso.»
Anche il tenente Loman sembrava moribondo. Una epidemia di influenza al dipartimento aveva decimato la squadra. Gli occhi iniettati di sangue e il pallore testimoniavano turni massacranti. «Non mi riguarda, dottore.»
Loman batté sulla spalla del sergente Riker: «Adesso il caso è tuo».
«Neanche per sogno!» protestò Mallory, e lanciò un'occhiataccia alla donna: secondo i suoi parametri una prostituta in coma era interessante più o meno quanto un gatto morto.
«È il vostro caso.» La voce del tenente era ferma. «I patti sono patti. Sparrow era un'informatrice di Riker. Il caso spetta a voi.»
Mallory passò a Riker la macchina fotografica, come se con le mani libere sperasse di vincere il match. Poi tornò a guardare Loman. «Qualcuno ha impiccato una prostituta. Non è un caso per la Crimini Speciali, e tu lo sai.» In quell'istante le venne in mente di aggiungere: «Signore». Ma il protocollo non era il suo forte.
Il tenente Loman si allontanò dal letto e si rivolse a Mallory: «Cristo, quel tipo è uno psicopatico! Guarda cosa le ha fatto!». Tutto quello che rimaneva dei capelli della vittima erano poche ciocche spelacchiate. Dalla bocca colava un filo di saliva e gli occhi erano rivoltati all'indietro.
Riker tirò la tenda che circondava il letto in modo da proteggere sé, il medico e la paziente da sguardi indiscreti. «Dalle solo un'occhiata.»
«No» disse il dottor Slope. «Mettile un biglietto all'alluce, così so chi ha vinto il caso. Sono in ritardo per la cena.»
Si sentì bussare violentemente alla porta. L'agente di guardia alla porta stava discutendo con qualcuno. Quando bussarono ancora Mallory alzò la voce per farsi sentire. Ringraziò il tenente Loman: se la tenesse pure una prostituta in fin di vita. Il tenente, furioso, replicò che non aveva abbastanza personale, che i suoi uomini accumulavano cadaveri su cadaveri, che in quel caldo la gente impazziva, e il numero degli omicidi aumentava senza sosta. Agosto è un mese impegnativo per i poliziotti e gli assassini.
Il dottor Slope si era fatto un'idea su quel continuo bussare alla porta: «Il medico di guardia non vuole che la paziente venga spogliata davanti a un pubblico di poliziotti. Giusto?». Fissò la macchina fotografica che Riker aveva in mano, come se fosse un depravato.
«Il medico di guardia è un ragazzino, sta facendo la specializzazione» disse Riker. «Se la esaminasse lui, che valore avrebbe la sua testimonianza in tribunale?»
Qualcuno riprese a colpire la porta, gridando: «Fatemi entrare, bastardi».
«Il nostro dottorino vuole vedere la sua paziente e voi glielo impedite. Hai idea di quante leggi stai violando stasera?» disse Slope.
«Certo, sono un poliziotto» rispose Riker.
Nel corridoio, Mallory parlava con il giovane medico: «Questo è un ospedale. Smettila di gridare». Sbatté la porta e ricominciò a contrattare con il tenente Loman. «Anch'io ho problemi di personale. Devi darmi tre dei tuoi uomini…»
«Tu sei pazza!» La voce del tenente fremeva per la collera. Se non fosse stata la figlia di Markowitz, l'avrebbe già sbattuta contro il muro.
Riker, dietro la cortina di tende, ammorbidì il tono per convincere il medico legale. «Solo cinque minuti. Una cosa veloce, un esame rapido, qualche campione.»
«No, nel modo più assoluto.» Il dottor Slope si girò verso la porta: «Dovete lasciare entrare quel dottore».
«Perché? Che cosa potrebbe fare per lei?»
«Se questa donna ha famiglia, faranno causa all'autorità sanitaria municipale. Dobbiamo rispettare le procedure.» Mallory scostò le tende ed entrò. «Loman ci darà due agenti per le scartoffie.» Poi si rivolse al dottor Slope e disse: «Viva o morta, ci serve quell'esame, subito».
Il capo medico legale era abituato a dare ordini, e non gli piaceva prenderne da Mallory. Fu evidente dal tono della risposta. «Domattina sarà morta. Dovrete aspettare…»
Riker era pronto per tornare alla carica, ma Mallory lo prese in contropiede. «Forse hai ragione, meglio insabbiare tutto.» Finalmente era riuscita a catturare l'attenzione del medico.
Il dottor Slope incrociò le braccia: «Ma cosa…».
«Sono stati commessi parecchi errori stasera» disse Mallory. «Nessuno ha chiamato l'ambulanza. Un pompiere inesperto ha deciso che la donna era morta, forse perché non sbatteva le palpebre. Perché non lo chiedete a lui? Prima di entrare nei vigili del fuoco lavorava in polizia, e lì ha imparato a preservare la scena del delitto.» Indicò il letto: «Ha lasciato la donna dov'era, appesa per il collo».
Il padre adottivo di Mallory era stato il miglior amico del dottor Edward Slope, fondatore del circolo del poker settimanale. Il dottore conosceva Mallory da sempre, le voleva un bene dell'anima ma sapeva che non poteva fidarsi di lei. Si voltò verso Riker, in cerca di una smentita.
«È andata proprio così» disse Riker. «Colpa del virus dell'influenza che ha decimato la divisione dell'East Village. Non c'erano uomini esperti a bordo dell'autopompa.»
Mallory mimò uno sbadiglio, per manifestare tutto il suo disinteresse nei confronti del caso. «E così gli uomini di Loman, prendono per buona la parola di un pompiere convinto che si tratti di omicidio. E uno dei tuoi, un dottore, l'unico autorizzato a usare quel dannato stetoscopio, conferma la morte della vittima.»
«Ammesso che l'abbia confermata…»
«Ho sentito dire che il mese scorso all'obitorio è resuscitato un cadavere. C'era il tuo amico di turno, quella notte?»
«Sono sicuro che in quel momento la donna era morta.»
«Non puoi esserne sicuro.» Mallory indietreggiò per ammirare lo smoking, poi passò un'unghia laccata di rosso sulla giacca dell'uomo. «Ma dopo tutto che te ne importa? È una serata di festa.» Mallory era davvero subdola: il pompiere, la polizia, l'assistente di Slope… tutti avevano commesso degli errori, riducendo quella donna a un vegetale, ma il medico legale che colpa ne aveva? «Non è una grande perdita.» Mallory guardò di nuovo la porta, poi abbassò la voce in un sussurro: «È soltanto una puttana. Lasciamo che le infermiere lavino il corpo e cancellino le prove. Nessuno saprà mai cosa è successo stanotte».
Voltò le spalle al dottor Slope e alla sua aria umiliata. Adesso toccava a Riker alzare il tiro: «Ho bisogno di quell'esame, e lo voglio ora…». Quindi il tocco finale, quasi un tentativo di corruzione. «Ti scorteremo fino alla festa. Stasera il traffico è un incubo.»
«E va bene, hai vinto» Slope posò la borsa sul tavolo. «Kathy, prendi appunti.» Con ciò il dottore intendeva pareggiare i conti, sapendo quanto Mallory odiasse essere chiamata per nome.
Slope sorrise compiaciuto. Era riuscito a irritarla, e intanto s'infilava i guanti di lattice.
«Niente trucco.» Riker si chinò sul letto per scattare la prima fotografia: «Sembra che Sparrow non stesse lavorando stanotte. L'assassino non può essere un tizio rimorchiato per strada… Tracce di droga?».
Il dottor Slope esaminò con cura gli occhi della donna, poi le unghie delle mani. «No, almeno nessun segno evidente…» Nessun livido sulle braccia, né segni di iniezioni. Slope accese una piccola torcia, ispezionò le narici. Poi prese una siringa dalla borsa. «Non ha sniffato, ma faremo un'analisi del sangue.»
Abbassarono il lenzuolo. Sul fianco sinistro della donna c'era una vecchia cicatrice da arma da taglio. «A quanto pare, il coltello è stato rigirato nella ferita.» Il dottor Slope aveva un'aria corrucciata: «È probabile che avessero già cercato di ucciderla».
Intanto Riker, attraverso l'obiettivo della macchina fotografica, osservava le dita avvolte nel lattice che tastavano la cicatrice. «È successo parecchio tempo fa.»
«Una rissa di strada?» chiese Slope.
«Può darsi.» Riker sapeva che Mallory avrebbe potuto fornire tutti i dettagli di quella rissa, ma lei disse soltanto: «Sparrow ci sapeva fare con il coltello».
«In questo caso, spero di non vedere mai le ferite del suo avversario.» Il patologo alzò lo sguardo, continuò: «Oppure le ho già viste, nel corso di un'autopsia?».
Riker alzò le spalle, non gli piaceva mentire al dottor Slope. «Non ho seguito quel caso.» Ed era vero. Inquadrò il viso di Sparrow. Non c'erano dubbi sulla sua identità, ma all'inizio aveva stentato a riconoscere i suoi occhi senza mascara né ombretto. Due anni prima portava i capelli biondo platino. Adesso erano di un colore più naturale. Dall'ultima volta che l'aveva vista c'erano stati altri cambiamenti.
Sparrow, che cosa è successo al tuo naso?
Una volta, il naso rotto era la prima cosa che saltava all'occhio nel suo viso. Evidentemente, se l'era rifatto, e della Sparrow di un tempo rimaneva solo il mento pronunciato e l'espressione aggressiva di ogni newyorkese che si rispetti.
Sparrow aveva poco più di trent'anni l'ultima volta che l'aveva vista. La strada e la droga l'avevano invecchiata di altri venti, eppure adesso sembrava nuova di zecca. «Si è fatta un lifting, vero?»
«Anche la rinoplastica,» disse Slope «dermoabrasione e un intervento alle palpebre piuttosto recente. Si vedono ancora le cicatrici. Un bel lavoro, costoso. Una squillo di alto bordo.»
«Non direi proprio» lo corresse Riker. Sparrow era sempre stata una baldracca da pochi soldi, con la misteriosa capacità di farlo ridere. Era l'informatrice di Riker da quando era poco più che adolescente.
La notte in cui si erano conosciuti, Sparrow era bagnata fradicia, troppo stonata per ripararsi dalla pioggia.
Aveva passeggiato tutta la notte su e giù per il marciapiede, levando i pugni al cielo: «Dio! Dammi un attimo di tregua!». Le divinità invocate da Sparrow vivevano negli attici. Credeva che la manna le sarebbe caduta in testa dal paradiso ai piani alti.
Non andò così.
In pochi anni aveva imparato a vendere il suo corpo per comprare l'eroina. Voleva smettere, e avrebbe smesso domani… sempre domani. Balle. Ciononostante Riker rimaneva il suo più ardente ammiratore. Sfiorò gentilmente una ciocca di capelli. «Cos'ha usato? Forbici o rasoio?»
Il medico alzò le spalle: «Non sono un barbiere».
«Rasoio» disse Mallory, che spendeva centinaia di dollari dal parrucchiere.
Riker immaginò la lama tranciare i capelli, gli occhi di Sparrow terrorizzati, il rasoio che sfiorava il viso appena rifatto. Mallory si avvicinò al letto. «Che ne dici di quel segno sul braccio? Ancora rasoio?»
«Può darsi» disse Slope. «Tu concentrati sugli appunti, signorina. Rileggerò ogni singola parola prima di firmare.» Si chinò per guardare da vicino la ferita sul braccio di Sparrow. «E roba vecchia di qualche giorno, non se l'è procurata difendendosi.» Consultò la cartella clinica. «Il dottore ha verificato l'ipotesi della violenza carnale. Non c'è traccia di liquido seminale. Nessun trauma nella zona genitale.» Guardò Mallory: «Ma non posso escludere un rapporto consenziente con il preservativo, quindi non saltare a conclusioni affrettate». Slope sistemò il corpo a pancia in giù, esaminò la parte posteriore delle ginocchia, i piedi, le dita. Nessuna traccia di iniezioni recenti. Sparrow aveva dato un taglio all'eroina, era pulita.
Di nuovo giovane, ricominciava da capo.
Dove stavi andando con la tua faccia nuova?
Dopo aver riletto gli appunti il dottore firmò, mettendo fine alla sua prigionia. Mallory aprì la porta e lo fece uscire. Slope si fece da parte per far passare un ragazzo con il camice corto dei tirocinanti. Il giovane medico piombò nella stanza insieme a un'infermiera e a un carrello carico di strumenti. Il dottor Slope rimase a guardare mentre il medico e l'infermiera intubavano la donna. «A cosa serve tutto questo se…»
«C'è segno di attività cerebrale.» Il giovane medico esaminò gli occhi blu di Sparrow. «Non avrei dovuto ascoltare quegli stupidi agenti. Mi hanno detto che questa donna è stata rianimata venti minuti dopo la morte. Non può essere vero.» Poi si voltò verso la faccia sbigottita di Riker. «Lei non aveva il diritto di tenermi fuori da questa stanza. Potrebbe essere troppo tardi…»
«Basta così. La sua paziente non è mai stata in pericolo» intervenne Slope che afferrò la cartella clinica e indicò il fondo della pagina. «Qui c'è scritto di non rianimare.» Scrutò il cartellino: «Credo che questa sia la sua firma».
«Sì signore, ma ho firmato prima di vedere i risultati degli esami.»
«Ed è stato uno sbaglio, non crede?» Non era una domanda, era l'ultima parola di Edward Slope su un errore imperdonabile.
Il giovane dottore era solo un ragazzino petulante. «Ho detto agli agenti che la mia paziente aveva bisogno di assistenza.»
«Nessuno mi ha avvertito» disse Riker. «Non ne ero al corrente.»
«Lei lo sapeva!» Il giovane medico si voltò e puntò il dito per accusare Mallory, che però se n'era già andata. La porta si stava richiudendo alle sue spalle.
Riker raggiunse una sedia accanto al letto. Aveva cinquantacinque anni, ma si sentiva molto vecchio e molto stanco, e di colpo aveva freddo. A fatica, riuscì a convincersi che nessun poliziotto, neppure Mallory, poteva essere tanto stupido da esporsi all'accusa di omicidio volontario, e che Mallory non aveva appena cercato di uccidere Sparrow.