173939.fb2 La casa che uccide - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 7

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Charlie e Constance non si lamentarono quando Alexander cominciò ad accelerare per terminare velocemente il giro della casa. Mostrò loro come ogni porta fosse tenuta sotto osservazione durante il gioco, e come i sensori a pavimento fossero nascosti sotto la passatoia in modo che nessuno potesse entrare in una stanza senza che il suo passaggio venisse registrato.

«Rivoluzionerà sicuramente i sistemi di sicurezza» disse il giovane con convinzione.

«Il Grande Fratello è vivo ed è in mezzo a noi» fu l’amaro commento di Charlie.

«Se si deve garantire la sicurezza occorre anche utilizzare dei buoni impianti. La stanza di Gary era al piano di sopra. La volete vedere?» Sembrava aver assunto un atteggiamento difensivo e allo stesso tempo leggermente aggressivo.

«Hanno portato via tutto?» domandò Charlie.

«Intende dire se hanno preso i suoi oggetti personali? Quelli sì, ma l’arredamento è rimasto com’era e i computer che usava sono ancora lì. La stanza non è stata chiusa né l’accesso vietato.»

«Possiamo vederlo da soli, ma prima che lei vada mi dica qualcosa dell’apparecchio di cui parlava Bruce, l’unità di controllo. Ha detto che è grande come un pacchetto di sigarette, giusto? Cos’era in grado di fare esattamente con un congegno così piccolo?»

Alexander s’illuminò nuovamente. «A dire il vero ce n’era più di uno, e ognuno fungeva da computer dedicato.» Il ragazzo guardò prima Constance e poi Charlie come per verificare che fossero in grado di capire, ma ripiombò nella rassegnazione. «Avete presente i telecomandi per aprire le serrande delle autorimesse? Quel radiocomando portatile che le fa aprire e chiudere? Quella è una macchina dedicata, creata per svolgere una sola funzione. In un certo senso i computer portatili di Smart House sono così. Supponiamo che qualcuno cada in una delle camere da letto e non riesca a raggiungere la porta, oppure che scoppi un incendio o che vi sia una qualunque emergenza. Uno dei computer portatili fungeva da passe-partout, da chiave universale. Poteva aprire qualsiasi porta. Un altro computer era in grado di impedire, modificare o inserire alcune funzioni fondamentali di Smart House, per cui se lo spegnimento delle luci era programmato per le undici e si voleva farle spegnere più tardi, lo si poteva fare. Era possibile intervenire temporaneamente su alcune impostazioni pur mantenendo valide quelle di base in modo tale che poi il programma potesse ritornare alle funzioni originarie.»

«Cosa poteva controllare oltre alle luci?» domandò pazientemente Charlie quando Alexander tacque.

Con un vago gesto Alexander indicò tutta la casa. «Solo funzioni base come luci, sistema di condizionamento, temperatura dell’acqua nelle vasche da bagno e cose di questo genere.»

«La temperatura della piscina? Della Jacuzzi?» domandò Charlie a voce bassa.

Alexander si guardò attorno, era chiaramente agitato. Si trovavano ai piedi delle scale. La vetrata stava alle spalle di Alexander, ma di fronte a Charlie e Constance. Il ragazzo si voltò per guardare dietro a sé, e quando riprese a parlare lo fece con un filo di voce. «Mr Meiklejohn, onestamente non so cosa vi abbia programmato. Ce n’erano tre e non sono riuscito a trovarne neanche uno. Erano sempre rimasti giù in ufficio, ma dopo che Gary ha deciso di iniziare il gioco li ha portati in camera sua. E comunque, li ho visti per la prima volta questa primavera. Gary potrebbe averci aggiunto delle nuove funzioni, delle macroistruzioni di cui non sono al corrente, oppure potrebbe averli riposti da qualche parte ed essersene scordato. Non posso saperlo. Una cosa però la so: nessun altro era in grado di usarli. Il nostro programma è unico nel suo genere, e ognuna delle unità di controllo era programmata in un linguaggio completamente nuovo. Nessun altro qui potrebbe averle adoperate.»

Charlie lo studiò con grande curiosità. Non aveva ancora deciso se quel ragazzo era semplicemente ingenuo o estremamente astuto. «Ne riparleremo più tardi, Alexander» gli disse. «Al momento non ne so abbastanza per fare delle domande. Sono sicuro che me ne verrà in mente qualcuna.»

«Io invece vorrei farne una» disse Constance, mentre il ragazzo si allontanava visibilmente sollevato. «Lei ha detto che Gary avrebbe potuto programmare delle funzioni o delle macroistruzioni. Vorrebbe spiegarmi cosa significa?»

Alexander cambiò posizione come se fosse stato colto da uno spasimo, e dopo una pausa disse: «Vi descrivo una delle cose che abbiamo programmato, tanto per darvi un’idea di quello che si può fare. Supponiamo che nella stanza numero tre vi sia un fumatore. Naturalmente ogni stanza è provvista di un rilevatore di fumo, e sono tutti tarati per rilevare quantità di fumo minime, sia che si tratti di fumo di sigaretta o di pipa. Noi inseriamo una macroistruzione condizionata per la quale, se il rilevatore di fumo si attiva a un livello minimo di pericolosità, allora vengono compiute determinate operazioni. Per esempio il condizionatore d’aria viene riprogrammato per aspirare il fumo e cambiare l’aria più spesso, o altre cose simili. Questa è una funzione permessa da una macroistruzione, si tratta di una serie di comandi contenuti in un file permanente che viene attivato da un segnale, in questo caso il rilevatore di fumo. Naturalmente il fumo di un vero incendio mette in moto ben altre procedure: scattano l’allarme, l’impianto antincendio e tutto quello che serve in circostanze come questa. Ogni serie di comandi può essere attivata da un tasto, da una combinazione di tasti o da qualunque segnale sia stato programmato. È questo ciò che il computer portatile può fare, inviare segnali.»

Constance annuì con un’aria assorta. «Capisco. Quindi, proprio come ha suggerito Bruce, il computerino potrebbe essere stato usato per cancellare la presenza di qualche giocatore?»

Il ragazzo sollevò per un istante le spalle magre. «Certo, è questo il punto. Gary potrebbe aver programmato questa funzione o tante altre. Non so se l’abbia fatto, ma avrebbe potuto.»

«Grazie per averci fatto da guida» disse Charlie prendendo sottobraccio Constance. «Andiamo al piano di sopra. Ci vediamo dopo.»

Alexander si allontanò in un attimo. Charlie e Constance salirono le scale e, arrivati’in cima, Constance disse: «Charlie, l’avvelenamento da anidride carbonica è diverso dall’anossia, e tu lo sai.»

Charlie sorrise. «Pensavo che avrei dovuto spiegarlo io a te.»

«Ma perché hai dato seguito alla cosa quando eravamo nella cella frigorifera?»

Charlie appoggiò un dito sulla bocca. «Voglio che parlino tutti il più liberamente possibile. Se al nostro assassino occorrevano informazioni interne, chi meglio di Alexander avrebbe potuto fornirgliele? Mio Dio, in quella testa deve avere dei chip al posto del cervello. Guarda, è arrivato qualcuno, anzi, più di uno.»

Charlie stava guardando l’atrio dall’alto della vetrata. Constance lo raggiunse e vide Milton con tre persone che non conoscevano, due uomini e una donna. La donna era molto bella.

«Diamo un’occhiata veloce alla camera di Gary e al tetto dell’edificio, poi andiamo a conoscere i nuovi arrivati.»

La camera di Gary fu una delusione. Senza i suoi oggetti personali sembrava un’altra lussuosa suite d’albergo composta da due stanze: un piccolo ufficio con due computer e la camera da letto. C’era poi un gabinetto separato e una sala da bagno grande il doppio di quella della stanza di Charlie e Constance. Charlie si guardò intorno con un’aria insoddisfatta. «Ci ritorneremo. Ora andiamo sul tetto.»

Anche quello fu una delusione. La nebbia era diventata così fitta da inghiottire interamente il mare, e anche la terra era poco visibile. La cupola era di vetro, la pavimentazione in plastica ma Charlie si accorse che era costituita da pannelli solari. Una piccola costruzione di legno di sequoia alloggiava l’ascensore e un gran numero di sedie pieghevoli e tavolini da giardino. L’aria era talmente fredda e umida, lassù, che non indugiarono a lungo.

Ripresero l’ascensore per il pianterreno ed entrarono nell’atrio dove un piccolo gruppo di persone si era radunato al bar per bere qualcosa. L’odore di cloro, delle gardenie e dei fiori d’arancio rendeva l’ambiente troppo soffocante per Constance. Mentre si avvicinavano al bar si accorse di odiare quella casa. Per quanto bella, moderna, confortevole e comoda, era anche inumana nelle proporzioni, nella scelta dell’arredamento e dei colori, nella presenza di occhi nascosti che potevano spiarti ovunque.

«Constance, Charlie» li salutò Milton Sweetwater. «Vi presento Laura e Harry Westerman e Jake Kluge. Ora avete conosciuto tutti.»

Accadeva spesso che gli uomini d’affari verso la cinquantina si assomigliassero in alcuni particolari, per la leggera pancetta che avevano messo su, per l’incipiente calvizie o cose simili. Su questo rifletteva mestamente Charlie mentre si davano la mano e si scambiavano reciprocamente brevi occhiate indagatrici. Davanti a sé però aveva due esemplari di uomini d’affari in perfetta forma. Jake Kluge era alto e possente, aveva capelli castani e lisci piuttosto lunghi e flosci. Dietro alle lenti a contatto trasparivano occhi azzurro chiaro. Milton aveva detto loro che Harry Westerman era uno scalatore, e in effetti ne aveva tutto l’aspetto. Possedeva un corpo sodo, nerboruto e una muscolatura tonica, sotto la pelle non aveva nemmeno un filo di grasso. Gli occhi scuri e penetranti in quel momento sembravano irrequieti e impazienti. Laura Westerman era uno schianto. Trattenne la mano di Charlie una frazione di secondo più del dovuto, e la cosa non sfuggì a nessuno dei due. Per anni a New York Charlie aveva visto quel genere di donna camminare in strada con scatole per cappelli, borsette per il trucco, correre per incontrare il tal fotografo o arrivare in tempo alla sfilata di moda negandosi qualunque caloria in eccesso rispetto alla quantità accuratamente stabilita dal proprio nutrizionista. Aveva visto anche i mariti di queste donne, accecati dalla gelosia o così presi dai loro interminabili impegni da non accorgersi che le mogli si concedevano a ogni uomo che incontravano.

«La casa non le fa paura, spero» disse Jake a Constance. «All’ultima riunione abbiamo deciso di non attivare nessuna funzione durante questo fine settimana, tranne quelle più semplici a noi più famigliari. Non c’è niente di cui preoccuparsi, il rischio ormai è pari a quello di qualunque ascensore di Manhattan.»

«In un certo senso è un vero peccato» intervenne Charlie prima che Constance rassicurasse Jake riguardo ai suoi timori. «Mi sarebbe piaciuto vedere tutta la baracca in funzione.»

Harry Westerman si voltò di scatto e andò dietro al bancone del bar. «Stavamo bevendo un Martini, voi cosa desiderate?»

«Ottima idea» disse Charlie dopo che Constance ebbe risposto al suo sguardo annuendo. «E per le luci?» domandò indicando con un ampio gesto l’atrio e il giardino. «È stato programmato un timer o bisogna fare il giro per accenderle e spegnerle una per una?»

«C’è un quadro di comando generale» rispose Milton lanciando sguardi imbarazzati a Harry, intento a preparare i cocktail. «Oppure si possono spegnere singolarmente.»

Harry versò nei bicchieri gli altri due aperitivi e li posò sul bancone. «Di solito sono controllate da Smart House» disse. «Come tutto il resto.» Charlie porse il bicchiere a Constance e cominciò a sorseggiare il suo Martini. «Cosa pensa di riuscire a scoprire esattamente in un fine settimana, Mr Meiklejohn?» gli domandò Harry energicamente, come tutto ciò che faceva. «La polizia ci ha tenuto qui per giorni, e continua comunque a tornare per le indagini. Ho votato contro un suo coinvolgimento, volevo informarla di questo.»

«So già alcune cose di cui la polizia non è stata informata» rispose tranquillamente Charlie. «So del gioco e dei computer portatili che potevano intervenire sul sistema operativo principale. E ora so che la decisione di aprire un’altra indagine non è stata unanime. Direi che ho fatto dei progressi.»

Harry si rabbuiò e il suo sguardo si fece più penetrante. Laura rise sommessamente. «Harry però si è convinto» intervenne la donna. «Quando ne abbiamo discusso alla fine si è detto d’accordo con tutti gli altri.»

Harry le fece segno di tacere e Charlie notò che, nonostante Laura fingesse di ignorarlo, in realtà era incredibilmente attenta a ogni gesto e a ogni espressione del marito.

«Di che computer portatile sta parlando?» domandò Harry.

Charlie guardò Harry e poi Jake che rispose scuotendo la testa. «Gary non lo ha fatto vedere a nessuno di voi due?» Poi, rivolto a Laura: «Nemmeno a lei?»

Questa volta Laura fece una risatina nervosa, raggiunse il marito dietro al bancone e cominciò a esaminare attentamente le bottiglie. «Può aggiungere ancora un particolare al conto delle cose che sa e che non abbiamo raccontato alla polizia. Gary amava i segreti più di qualsiasi altra cosa. Le assicuro che se avesse avuto un giocattolino come quello lo avrebbe conservato gelosamente, quantomeno finché non fosse stato pronto per la grande dimostrazione di lunedì. Non è così, tesoro?» disse rivolta a Harry con un tono beffardo.

«Tutto quello che so è che non me ne ha parlato.»

«Mi venisse un colpo» mormorò Jake Kluge. «Ma è ovvio che doveva avere una cosa del genere, più di una. Dove sono? Lei li ha visti? Ce li ha Alexander?»

Charlie scosse la testa. «Temo di no. Alexander dice di non essere riuscito a trovarli. Perché ha detto che è ovvio?»

«Avremmo dovuto immaginarlo» rispose Jake. «È ovvio che ci debba essere un comando manuale. Un altro asso nella manica di Gary. Devono essere da qualche parte. Alexander li ha cercati?»

«Ha detto che non è riuscito a trovarli. Perché sono importanti, Mr Kluge?»

Jake trasalì poi sorrise. «La prego, Jake. Posso chiamarvi Charlie e Constance?» domandò. «Lo vede, Charlie, è già riuscito a spiegarci qualcosa. C’erano alcune funzioni svolte da questa dannata casa che non siamo stati in grado di immaginare, e questo spiega perché. Se Gary poteva sovrapporre un comando manuale al sistema principale, avrebbe avuto la possibilità di farlo funzionare secondo determinate caratteristiche. Harry, andiamo a cercare Alexander. Grazie, Charlie.»

Harry uscì da dietro al bar e si allontanarono insieme.

«Solo una cosa prima che andiate via» li fermò Charlie. «Mi sembra di capire che nessuno di voi due fosse molto entusiasta di chiarire una volta per tutte questa brutta situazione. Perché avete cambiato idea?»

Jake si strinse nelle spalle. «Io non ho mai detto di essere contrario.»

«Ma lo era?»

Per un istante guardò Charlie con curiosità, poi annuì. «Penso che ognuno di noi desideri solo lasciarsi tutto questo alle spalle e riprendere l’attività aziendale. Come ha detto Harry, crediamo poco nell’apporto di una nuova investigazione.»

«È stata la casa?» domandò Charlie quasi in un bisbiglio.

«Cristo santo!» sbottò Harry. Riprese a camminare ma Jake lo afferrò per un braccio.

«Aspetta un attimo» gli disse Jake. «Lo abbiamo assunto. La società lo ha assunto per fare domande e noi abbiamo accettato di rispondere.» Quindi lasciò la presa e volse lo sguardo verso Charlie, «No, Charlie, non nel modo che insinua con la sua domanda. La casa non poteva intenzionalmente uccidere nessuno.»

«Non ho parlato di intenzioni» borbottò Charlie. «Ma Jake, Harry, se non è stata la casa allora è stata una persona. Volete lasciarvi alle spalle anche questo? Volete lasciar perdere tutto anche nel caso in cui arrivassimo a stabilire che è stata una persona a uccidere due uomini?»

Harry lanciò un’occhiata rabbiosa a Milton Sweetwater, come se la responsabilità di avergli fatto cambiare idea fosse tutta dell’avvocato. «La Bellringer potrebbe andare a picco» rispose bruscamente Harry. «Non mi interessa un accidente chi sia stato. Voglio solo risolvere la faccenda una volta per tutte, così potremo tornare a occuparci della società. La soddisfa questo?»

Charlie annuì. «Assolutamente sì. Jake?»

«È vero, lei non ha parlato di intenzioni, ma nemmeno di morti accidentali. Questa è la terza ipotesi.»

«Lo terrò a mente» rispose Charlie in maniera conciliante. «E se scoprissimo che è stata una persona? Che effetto avrà sulle aspettative della società?»

Jake scosse la testa. «Non lo so. Nessuno di noi lo sa. Forse in un modo o nell’altro andremo tutti in rovina… comunque ci andremo di sicuro se non chiariamo questa storia. Collaboreremo, Charlie. È questa la vera domanda che le sta a cuore?»

«In parte, in parte. Ci vediamo dopo.» Si rivolse a Constance e disse: «Andiamo a disfare le valigie e a lavarci le mani.»

Milton li informò che la cena sarebbe stata pronta alle sette. Laura osservò Charlie prendere per mano Constance, e con l’accenno di un sorriso agitò le dita verso di lui per salutarlo.

Salendo le scale Constance cominciò a ridere sommessamente, Charlie emise una specie di brontolio. «Non ci troverai niente di divertente quando me la caricherò in spalla e partirò per il Messico.»

«No, tesoro» gli rispose Constance.

Ritornati in camera, Constance disfece le valigie méntre Charlie esaminava il contenuto della busta che gli aveva consegnato Milton. Studiò a lungo le piantine della casa, che trovò disegnate stupendamente. Lo statuto della società lo intimoriva, e le relazioni del medico legale erano troppo agghiaccianti per essere esaminate prima di cena. Di fronte alla lista dei giocattoli indicati come armi del delitto increspò le labbra, piegò il foglio e lo mise in tasca. Sollevò lo sguardo dai fogli sparsi sulla scrivania e vide Constance davanti alla finestra, intenta a osservare la nebbia fitta che saliva e calava, svelava, nascondeva, indispettiva. Le si avvicinò e le cinse la vita.

«Che cosa ne pensi?» gli domandò Constance.

«Sono come passeggeri di una nave che un capitano folle ha gettato in mezzo alla tempesta. Tutti loro avrebbero desiderato che Gary finisse a mare. Milton vuole che la società sia stabile come l’IBM o la Ma Bell, non ama il disordine. Jake è in lizza per la scalata al potere, ai soldi, al prestigio e a tutto quello che oggigiorno significa essere il grande capo di un’azienda. Dietro quella facciata da Monte Rushmore, Harry potrebbe nascondere un’invidia patologica. Bruce invece è pazzo, anche lui affetto da invidia ma per altre ragioni, si sente in debito con la vita. Beth voleva affrancarsi dalla schiavitù psicologica che Gary alimentava in lei. Per quanto riguarda Laura vedremo in seguito, ma non ho il minimo dubbio che anche lei avesse un motivo per eliminare Gary.» Charlie le premette le spalle. «Come sto andando?»

Constance accennò una risata. «Da dieci e lode. Sono uno strano gruppo» disse con un’aria assorta. «Non penso che avrebbero fatto qualcosa per sapere come sono morte le due vittime se non fosse stato per i profitti della società.»

«Scommetti che uno di loro tirerà fuori la possibilità che quella sera si sia introdotto in casa un estraneo, e che almeno altri due del gruppo sosterranno l’ipotesi?»

«Sai bene che sono moralmente contraria al gioco d’azzardo» gli rispose con un’aria sussiegosa. «E poi so già che Bruce solleverà l’ipotesi e sua madre la sosterrà. Charlie, non pensi sia strano che Alexander non abbia accennato prima ai computerini? Dei tre uomini che avevano lavorato alla casa e conoscevano l’intero sistema lui è l’unico rimasto. Probabilmente riesce a sfruttare al massimo le potenzialità dei computer senza il minimo sforzo, non credi?»

«Credo che l’unico modo per cavare qualcosa da quell’idiota sia inchiodarlo a terra e torturarlo» rispose risolutamente. «Sei pronta per un altro giro col gruppo?»

«Sapete, tutto sommato è possibile che quella sera sia entrato qualcuno, mi riferisco a un estraneo, naturalmente» esordì Bruce a cena.

Maddie annuì con enfasi. «Certo che è possibile. Non ho mai creduto che questo sistema di sicurezza fosse affidabile.»

Constance guardò Charlie con aria divertita, e il marito sospirò.

«Jake, Harry, pensate sarebbe stato possibile?» domandò loro Charlie, fingendo di non essersi accorto che Alexander aveva bloccato la forchetta a mezz’aria e stava per intervenire.

Jake scosse la testa. «Ne dubito. La polizia ha passato ore a esaminare l’impianto, prima al cancello sulla collina e poi agli accessi veri e propri della casa. È semplicemente impossibile che qualcuno sia entrato o uscito senza che i suoi movimenti venissero rilevati. Esiste un registro particolareggiato. La polizia ha anche cercato di aggirare il programma per verificare se qualcuno fosse riuscito a neutralizzare i sistemi di sicurezza.»

«E il tetto?» domandò Bruce.

«I balconi» disse Maddie. «Tutti quei balconi! Chiunque avrebbe potuto accedervi!»

Questa volta Alexander parlò prima che Charlie potesse intervenire. «Impossibile! È uno dei programmi che eravamo praticamente pronti a commercializzare.»

«Praticamente pronti?» domandò Charlie. «Vuol dire che non era stato completato?»

«Era ancora troppo specifico» spiegò Alexander. «Nel frattempo, prima di mostrare la versione definitiva, stavamo cercando di generalizzare il sistema. Ci servivano solo un paio di mesi in più. E comunque, per quanto riguarda le specifiche esigenze di Smart House, era già in funzione da maggio.»

«È questo il problema» disse Harry con rabbia. «Dovrebbe essere personalizzato per ogni cliente o azienda e questo significa costi e tempo. Pochi mesi? Penso che ci vorrà un anno o più per metterlo a punto.»

«Lei crede che possa non aver registrato la presenza di un intruso quella sera?» gli domandò Charlie.

«Certo, specialmente dal momento che Gary aveva un sistema di comando manuale. Avrebbe potuto disattivare tutto. Stiamo parlando di un sistema che controlla l’intera casa, il terreno circostante, la serra, e il computer portatile può attivare o disattivare qualsiasi funzione rientri nel sistema principale.»

«Qualcuno potrebbe essere salito dalla spiaggia» disse Maddie con un accenno di disperazione.

«Maddie, basta!» esclamò Milton, ma il suo tono era gentile. «Sappiamo tutti che non è entrato nessuno quella sera!»

«E perché escludere la spiaggia?» domandò Charlie con aria pensosa.

«Perché ci troviamo su un promontorio, e con l’alta marea non si riesce ad approdare» spiegò Milton. «C’è un’insenatura racchiusa tra scogliere rocciose, ma con l’alta marea è assolutamente impraticabile. La polizia ha ispezionato anche quella zona.»

Charlie si voltò verso Bruce. «Prima ha menzionato il tetto. In che modo qualcuno sarebbe potuto arrivare lassù?»

Bruce guardò Harry, l’uomo che collezionava scalate in montagna, ma sviò subito lo sguardo. «Oggi ho esaminato la parete di pietra sul retro della casa. Si può scalare» disse Bruce. «Un buon arrampicatore potrebbe arrivare fino al tetto da lì.»

Harry annuì. «È vero. Anch’io l’ho studiata, ma da un’angolatura diversa. Non solo un buon arrampicatore, ma praticamente chiunque. Ti ricordo però, Bruce, che una volta sul tetto si deve comunque superare uno scanner e attraversare dei sensori a pavimento.» Il tono di Harry era pungente. «Certo, Gary, Rich o qualcun altro avrebbero potuto disattivare il sistema di sicurezza ma non l’hanno fatto. Esiste una registrazione dei movimenti che avrebbe sicuramente mostrato la presenza di un intruso. Non cerchiamo di convincerci che uno sconosciuto possa aver eluso il sistema di sicurezza, che abbia avuto il tempo di impararne il funzionamento e riprogrammarlo.»

«Secondo la mia esperienza» intervenne tranquillamente Charlie «ogni azione compiuta da un soggetto in un ambiente chiuso viene sempre notata da qualcuno, anche in una casa grande come questa.»

«La polizia ci ha fatto ricostruire quanto è successo quella sera già molte volte» sbottò Laura. «Sono stufa marcia di ripensare a tutto quanto, a chi era dove e a che ora. Nessuno ha visto niente.»

«Penso che la gente veda più di quanto si renda conto al momento. La polizia ha accettato le vostre dichiarazioni perché non era al corrente del gioco, ma io sì. Scommetto che vi tenevate d’occhio l’uno con l’altro. Se lo aveste ammesso davanti alla polizia sarebbe sembrato un atteggiamento sospetto, ma ora potete confessarlo liberamente. Propongo di ricostruire le varie fasi del gioco così come si è svolto a maggio. Ripercorrere le stesse azioni potrebbe stimolare la memoria in un modo che il semplice parlarne non potrebbe mai riuscire a fare.»

«No!» esclamò Maddie, e si alzò di scatto. Cercò a tentoni il tavolo e, scontrato il bicchiere di vino, si lasciò ricadere sulla sedia fissandolo inorridita. «Guardi cos’ho fatto. Guardi cosa mi ha fatto fare!»

«Non ha partecipato al gioco allora, e di sicuro non sarà costretta a partecipare stavolta» la rassicurò gentilmente Constance.

«Nessuno dovrà partecipare» disse Laura Westerman. «Se quel dannato computer verrà riacceso me ne andrò via» e guardò il marito con un’aria torva. «Non sono nemmeno un’azionista. Non sono obbligata ad accettare nulla.»

«Ma abbiamo bisogno di lei» protestò Charlie. «Il voto di Mrs Elringer deve passare a lei. Non è andata così la volta scorsa?»

«È stato Gary a insistere» rispose seccamente Laura. «Non dava a nessuno la possibilità di scegliere. C’è un’altra cosa che dovrebbe sapere riguardo a Gary: nessuno osava mai contraddirlo. Nessuno! Voleva giocare il suo folle gioco e tutti hanno detto: "Bene, uccidiamoci a vicenda per finta!". Se avessi rifiutato Harry me l’avrebbe rinfacciato per mesi! È soddisfatto? Temo che lei non abbia questo tipo di potere su di noi.»

«Certo che no» le rispose in tono conciliante. «Né lo vorrei un simile potere.» Charlie li guardò con aria meditabonda. «Confesso che sto ancora cercando di capire come mai avete acconsentito a tutto questo, come mai avete giocato per avere i voti.»

Vi fu un lungo silenzio. Alla fine Jake si schiarì la voce. «Era un’assemblea importante. Gary, Rich, Alexander e un paio di altre persone della società stavano lavorando sui sistemi informatici di Smart House riguardo alla possibilità di utilizzare un’intelligenza artificiale, e sembrava che fossero arrivati a una svolta. Altri soci però consideravano le ricerche un vero pozzo senza fondo che in breve avrebbe prosciugato le risorse finanziarie della compagnia. È un tipo di ricerca che avrebbe bisogno di sovvenzioni statali, di ingenti somme di denaro di cui una società piccola come la nostra non può disporre. Era un incontro importante quindi, e la tentazione di acquisire abbastanza voti per influire sulla decisione finale è stata irresistibile per molti di noi.»

«E Gary era pronto a rischiare tanto?» domandò Charlie. «Avrebbe accettato un voto contrario? Una decisione che lo avrebbe obbligato a sospendere la ricerca?»

«Non correva alcun rischio!» gridò Alexander. «Sapeva che se i soci avessero colto la possibilità che veniva offerta loro avrebbero visto cosa era riuscito a compiere in questa casa. Aveva realizzato la maggior parte dei progetti ai quali aveva cominciato a lavorare, e quel fine settimana avrebbe provato che era sulla strada giusta. Chi riuscirà a collegare un computer digitale a un computer analogico attraverso un sistema globale e parallelo che sia al contempo logico diretto e obiettivo diretto diventerà l’eroe informatico del secolo. Gary lo stava facendo!»

«Ci saranno in ballo un mucchio di soldi» disse Charlie.

Jake scoppiò in una risata e posò energicamente il tovagliolo sul tavolo. «Un mucchio di soldi non rende affatto l’idea, Charlie. È per questo che non abbiamo preso in considerazione il fatto che lo avesse ucciso uno di noi. Naturalmente è questo ciò di cui lei sta parlando, di un omicidio commesso da uno di noi. Vede, Gary era la gallina dalle uova d’oro, e sebbene nessuno di noi abbia le sue capacità intellettive, a questo tavolo non ci sono nemmeno degli idioti. In questa fase stiamo rivedendo tutto il lavoro svolto da Gary, in parte correggendone ed eliminandone i difetti con l’aiuto di Alexander e di altri che, inizialmente scettici, ora sono dei veri sostenitori del progetto. Se riusciremo a venire fuori da questa situazione, i sistemi informatici di questa dannata casa varranno molti soldi, un mucchio di soldi, e quel sabato pomeriggio, molte ore prima della morte di Gary, non c’era una sola persona che non si fosse resa conto di questo. Insomma, Charlie, è questo il dilemma.»

«Allora non dovrebbero esserci obiezioni alla mia proposta di simulare nuovamente il gioco, giusto per vedere se qualcuno nota qualcosa di diverso rispetto ai ricordi precedenti.»

Bruce spinse indietro la sedia. «D’accordo. Spostiamoci in soggiorno a bere il caffè e ad ascoltare le regole del gioco, proprio come la volta scorsa. Laura, hai intenzione di tirarti indietro?»

Laura gli lanciò un’occhiata sprezzante. «Dico sul serio, se quel computer viene riacceso me ne vado.»

«Non useremo il programma del gioco» la rassicurò Charlie. «La mia proposta è che sia io a svolgere la funzione del computer. Ci trasferiamo in soggiorno? Vi dirò cosa ho in mente mentre beviamo il caffè.»