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Fenner comincio a riprendere coscienza sotto la cruda luce della lampadina che pendeva dal soffitto. Poi noto che la stanza era senza finestre.
Dopo di che, richiuse gli occhi e ascolto il pesante pulsare che aveva nel cranio. La luce gli bruciava gli occhi attraverso le ciglia, e cerco riparo girandosi. Quando si accorse che non poteva muoversi, alzo la testa e guardo. Quel movimento gli procuro una fitta lancinante in mezzo agli occhi, e dovette rimettersi a giacere, immobile. Poi, il dolore si affievoli, e ci riprovo.
Scopri che giaceva su un vecchio materasso, e aveva le mani legate alla testata in ferro battuto di un vecchio letto rugginoso. C'era soltanto quel letto nella stanza. Il pavimento era cosparso di cicche di sigaretta e di cenere. La polvere regnava sovrana. Sparse in giro, c'erano delle pagine di giornale, nel caminetto un mucchio di cenere nera, come se qualcuno avesse appena bruciato molta carta. Era una stanzaccia, che puzzava di umidita, di sudore e di vecchio.
Fenner si riposo. Non fece alcuno sforzo per liberarsi le mani. Giacque perfettamente immobile, gli occhi leggermente strizzati per la luce, respirando piano. Tese l'orecchio con un'intensita tale da cogliere qualsiasi sussurro. Standosene cosi immobile, riusci a cogliere dei suoni che dapprima non significavano niente per lui, ma che in seguito riconobbe come passi di uomo, mormorio di voci e il lontano frangersi dei marosi sulla spiaggia.
Infine si addormento perche sapeva che dormire era l'unica cosa saggia da fare in quel momento. Non se la sentiva proprio di tentare la fuga. Aveva perso il senso del tempo, e quando si risveglio seppe solo di aver fatto una bella dormita, perche si sentiva bene. Aveva ancora male alla testa, ma sopportabile in confronto delle fitte precedenti. Si sveglio, perche qualcuno si stava avvicinando alla stanza. Sentiva i suoi passi pesanti sulle piastrelle nude. Una chiave venne girata nella toppa e la porta fu spalancata con un calcio. Chiuse gli occhi. Era troppo presto per interessarsi alle visite.
Qualcuno gli si accosto, e la luce che aveva sugli occhi scomparve come se si fosse frapposto uno schermo. Ci fu un lungo silenzio, poi un grugnito e di nuovo la luce lo disturbo. I passi tornarono verso la porta. Fenner apri gli occhi e guardo. Le spalle tozze, incassate, e le gambe corte dell'uomo che stava per uscire non gli dissero niente, i capelli neri, grossi e untuosi, e la pelle scura gli fecero pensare a un cubano. L'uomo usci e richiuse a chiave la porta.
Fenner tiro un gran sospiro e comincio a trafficare con le mani. Le corde lo tenevano ben stretto, ma non eccessivamente. Sforzo e tiro, mordendosi un labbro. Lo sforzo lo estenuo e dovette fermarsi. Stette immobile, ansimando un poco. La poca aria che circolava in quel buco veniva da un finestrino sopra la porta. La stanza era calda e soffocante. Fenner senti il sudore bagnargli la camicia sulla schiena. Diede un leggero strappo ai polsi.
Penso: "Ho spostato le corde. Si, qualcosa ho fatto. Se solo non avessi questo dannato mal di testa, potrei combinare qualcosa. Su, ancora una volta".
Ricomincio a tirare, a dare strattoni. La mano destra, resa ormai scivolosa dal sudore, si sfilo pian piano dal bracciale di corda, ma la sinistra non si muoveva. Li, non c'era niente da fare. Lentamente, si alzo a sedere e si tocco il capo con delicatezza. La nuca era morbida, ma non c'erano ne bozzi ne escoriazioni. Fece un sorriso feroce. Poi si contorse sul fianco ed esamino le corde che stringevano la sinistra. Erano annodate sotto il letto in modo tale che sentiva il nodo, ma non lo vedeva. Per quanti sforzi facesse, non ci fu verso di allentarlo, e alla fine si rimise supino, imprecando tra i denti.
"Ho visto solo un'ombra in piedi, dietro di me" penso. "Chissa chi e stato a colpirmi? Carlos?" Forse era uscito e si era fermato a guardare dalla porta, ed era ritornato appena aveva visto Usignolo a terra. Oppure si trattava di qualcun altro? E dove si trovava, ora? E quel che piu importava, cosa gli avrebbero fatto?
Si sollevo un'altra volta e butto le gambe sul pavimento. Poi si alzo in piedi tremante, con la sinistra che gli impediva di stare completamente diritto. La testa gli doleva maledettamente, ma il dolore comincio a passare, mentre si accostava alla porta, trascinandosi dietro il letto. Si convinse che la porta era chiusa a chiave, e allora, spingendo nuovamente il letto contro il muro, si rimise a sedere.
"Devo liberare questa mano, in qualche modo" disse tra se. Si sdraio e comincio a dar strattoni al nodo, febbrilmente. Le dita umide scivolavano sulla corda, senza presa alcuna.
Un rumore di passi che si avvicinavano lo fece smettere, ed immediatamente si volto sulla schiena e infilo nuovamente il polso destro nel bracciale di corda. L'aveva appena fatto, che la porta si apri ed entro Carlos.
Reiger e Miller si fermarono sulla soglia. Carlos si avvicino e si fermo accanto al letto di Fenner, che apri gli occhi. I loro sguardi si incrociarono.
«Si e svegliato, il gradasso» disse Carlos.
Reiger e Miller entrarono nella stanza e Reiger chiuse la porta. Si avvicinarono al letto. Fenner li guardava in faccia, uno a uno, lentamente.
«Be', che cosa e successo?» chiese disinvolto.
Carlos tremava leggermente. Era pieno di droga fino alla cima dei capelli. Fenner lo vedeva dagli occhietti piccoli come la capocchia di uno spillo.
«Vogliamo far quattro chiacchiere.» Carlos colpi Fenner, con le nocche piccole e ossute, sotto il naso. Fenner aveva spostato la testa, vedendo arrivare il pugno, ma fu preso ugualmente, di striscio. Senti stridere i denti.
«Te lo dovevo, no?» disse Carlos.
Fenner non rispose. Odiava Carlos con tutte le sue forze, ma con la mano sinistra legata come poteva pensare di assalire quei tre?
«Cosi, sei un investigatore privato» riprese Carlos. Si tolse dalla tasca i documenti di Fenner e li sparse sul letto. «Sei stato piuttosto svelto a suonarmele, tu, eh?»
Ci fu un attimo di silenzio. Carlos si sedette sul letto. Fenner sapeva che avrebbe potuto agguantarlo, ora. Se gli altri due se ne fossero andati, avrebbe preso Carlos per il collo e l'avrebbe sistemato. Magari gli altri se ne sarebbero andati. Bisognava aspettare.
Carlos si chino in avanti e schiaffeggio Fenner sul viso. Lo picchio forte, due volte. Fenner sbatte le palpebre, ma non disse niente. Carlos si drizzo sulla schiena. Tremava tanto da far scuotere il letto. Sembrava quasi un pazzo, a guardarlo. Chiese: «Che ci sei venuto a fare quaggiu? Cosa vuoi scoprire?»
«Te l'avevo detto di lasciarmi stare» biascico Fenner a causa delle labbra gonfie. «Ora, perdio, te la faro pagar cara. Non avro pace finche non ti avro rotto la schiena in due.»
Miller esplose in una risata stridula. «E pazzo» disse «pazzo da legare.»
Carlos infilo le mani in tasca perche tremavano troppo. Disse: «Stammi a sentire. Ora ti lavoreremo. Voglio sapere perche sei venuto a Key West.
Dimmelo subito, o ti faro picchiare.»
Fenner ghigno. Comincio a far scivolare la mano fuori dalla corda. Esegui l'operazione con molta lentezza in modo che gli altri non se ne accorgessero.
«Accetta il mio consiglio, e lasciami andare» esclamo.
Carlos si alzo in piedi. Fece un cenno a Reiger. «Lavoratelo tu» ordino.
Reiger si accosto al letto, nello stesso istante in cui Fenner si era liberato la mano. Fenner parti con entrambi i piedi e colpi Reiger con un doppio calcio proprio alle ginocchia. Reiger ruzzolo a terra, e si prese le ginocchia tra le mani. Gli occhi dilatati dal dolore, comincio a bestemmiare.
Fenner si drizzo a sedere sul letto, mentre Miller gli saltava addosso.
Miller l'agguanto per i capelli e gli volto il viso, ma Fenner gli mollo un colpo piuttosto basso. Ci mise tutta la forza, in quel pugno.
Miller si accascio sul pavimento, tenendosi il ventre con le mani. Aveva il viso lucido di sudore, mentre si contorceva, cercando di tenere il fiato.
Carlos fu svelto a tirarsi indietro. Si era preso una bella paura. Fenner salto in piedi e fece per andargli addosso, trascinandosi dietro il letto. Reiger afferro la gamba del letto, facendosi trascinare. Fenner tirava, cercando di mettere le mani su Carlos, che in preda al panico si era ficcato in un angolo, lontano dalla porta. Il letto si sposto leggermente nella direzione voluta da Fenner, ma poi Reiger lo tiro indietro con uno strattone.
Carlos strillo con voce tremula: «Alzatevi, e dategli una lezione. Non restate sdraiati per terra, maledetti.» Estrasse una rivoltella e la punto contro Fenner. «Resta dove sei» grido con voce da allucinato «se ti muovi ti ammazzo.»
Fenner fece un altro passo avanti, trascinando il letto e Reiger assieme.
«Avanti, spara!» replico. «E l'unica via di salvezza che ti e rimasta.»
Miller si rialzo sulle ginocchia e si avvento su Fenner con un balzo. La mole del suo corpo scaravento Fenner sul letto. Fenner cadde con il braccio destro sotto la schiena e per qualche secondo Miller pote picchiarlo come voleva. Mollo un paio di pugni che non fecero certo bene a Fenner, ma poi questi alzo una gamba e lo scaravento giu dal letto. Miller si rialzo e Reiger attacco Fenner da dietro, prendendolo per la gola. Miller torno alla carica e diede tre o quattro pugni al corpo di Fenner. Miller era grasso, ma i suoi pugni si facevano sentire. Fenner, pero, sapeva che non doveva preoccuparsi di lui, Reiger era il vero pericolo. Reiger gli stringeva la gola col braccio come in una morsa d'acciaio e Fenner si senti girare la testa.
Puntando saldamente i piedi per terra, si irrigidi e si butto tutto all'indietro.
Lui, il letto e Reiger si capovolsero. Reiger mollo la presa, cercando di liberarsi.
Fenner era in una brutta posizione. Inginocchiato, con la sinistra contorta dietro la schiena e il letto addosso. L'unica cosa da fare per liberarsi da quella posizione, era di capovolgere il letto un'altra volta. Mentre si alzava in piedi, tenendo il letto sulle spalle, Reiger gli allungo un calcio. Lo prese dietro il ginocchio. Fenner cadde. I muscoli del braccio legato sembrava che volessero sprizzare scintille e, quasi impazzito dal dolore, Fenner butto il letto contro Reiger. La testata in ferro battuto prese Reiger sotto il mento e Fenner si butto sul letto con tutto il suo peso. Gli occhi di Reiger parvero schizzare fuori dalle orbite; comincio ad agitare le braccia violentemente.
Fenner continuava a spingere.
Miller lo assali e comincio a picchiarlo sulla testa, ma Fenner non mollo.
Se fosse riuscito a sistemare Reiger, forse ce l'avrebbe fatta a toglier di mezzo anche gli altri due. Reiger era diventato bluastro, le braccia si agitavano molto debolmente, ora. Carlos si avvicino e butto indietro il letto con una grande spinta. Reiger cadde sulle mani e sulle ginocchia, emettendo suoni strozzati come il rantolo di un cane.
Fenner aveva una ferita al sopracciglio sinistro e gli dava fastidio il sangue che aveva cominciato a colare. Brancolo in avanti con la mano libera.
Mollo un diretto nel ventre di Miller, e lo agguanto per la cintura. Miller emise un lungo gemito e cerco di liberarsi, ma Fenner lo tenne saldo.
Sempre tenendo Miller a quel modo, si tiro addosso il letto che piombo sulla testa dell'uno e dell'altro.
Carlos stava a guardarli attraverso la rete, ma non poteva afferrarli. Cerco di alzare il letto, ma Fenner lo teneva stretto con il braccio. Nel frattempo non mollava Miller, che comincio a gridare e a scalciare. Cerco di colpire Fenner in viso coi pugni, ma Fenner, col capo basso contro il petto, tenne duro.
Carlos corse fuori dalla stanza. Fenner lo udi urlare qualcosa in spagnolo. Miller si accascio improvvisamente. Era di un colore verdastro, e, immobile, guardava Fenner con occhi pieni di terrore.
Fenner cerco di sorridere, ma non ci riusci. Con un calcio, scanso Miller e capovolse il letto lentamente. Mise il braccio in una posizione piu naturale. Poi, lavorando febbrilmente, strappo la sbarra di ferro dagli infissi del letto. Anche cosi, con il braccio legato alla sbarra di ferro, era in una gran brutta posizione, ma non tanto brutta come prima. Si avvio verso la porta.
Passando accanto a Reiger, che se ne stava piegato in due con la schiena contro il muro, gli diede una mazzata con la sbarra. Reiger cadde su un fianco, coprendosi la testa con le mani.
Fenner mosse qualche altro passo e usci dalla stanza. Aveva l'impressione di camminare sulla colla. I suoi passi si fecero piu lenti mentre arrivava in fondo al corridoio, e, all'improvviso, cadde in ginocchio. La testa gli girava vorticosamente, e il petto gli doleva. Si reggeva con le mani, e aveva una gran voglia di stendersi per terra, ma sapeva che doveva andare avanti.
Si aggrappo al muro con una mano e si rialzo. Lascio una lunga striscia di sangue sulla tappezzeria giallastra. Penso: "Diavolo, non ce la faccio!" e cadde come un sacco.
Gli giungevano da pianterreno le urla, cerco di ritornare in camera. Li senti salire le scale di corsa. Penso: "Maledizione a questa sbarra!" e tento ancora una volta di liberarsi. La mano sembrava incorporata alla sbarra.
Fece uno sforzo per rialzarsi mentre due cubani inferociti lo assalirono contemporaneamente. Uno di loro lo afferro per la gola e l'altro per i piedi.
Questi scagnozzi erano forti.
Udi la voce di Carlos gridare: «Non troppo forte!» poi qualcosa gli scoppio in testa. Nell'oscurita, la sua mano incontro un viso e sferro in quella direzione un debole pugno, poi una luce violenta gli lampeggio davanti agli occhi e infine un'oscurita soffocante cancello ogni cosa.
Fenner penso: "Devo essere stato picchiato. Certo credono che non osero piu ribellarmi". Lo penso perche questa volta non si erano preoccupati di legarlo. Avevano portato via il letto e lo avevano lasciato nella stanza vuota, sul pavimento. Si concesse un minuto di riposo ma poi, quando cerco di muoversi, scopri che riusciva a malapena a girarsi.
Penso ancora: "Cosa diavolo mi succede?". Sapeva di non essere legato, perche non si sentiva nessuna corda addosso, ma non poteva muoversi. Poi si rese conto che la luce era sempre accesa, ma aveva gli occhi cosi gonfi che vedeva solo una macchia indistinta. Appena fece per muovere il capo, un dolore lancinante lo attraverso da capo a piedi e dovette restare immobile; poi cadde addormentato.
Si sveglio perche qualcuno lo prendeva a calci nelle costole. Non erano dati con violenza, ma egualmente tutto il suo corpo si contrasse dal dolore.
«Svegliati, gradasso» diceva Reiger, continuando a prenderlo a calci.
«Non fai piu il galletto, ora, eh?»
Fenner raccolse tutte le forze che aveva in corpo, rotolo in direzione della voce, e allungo le braccia a tentoni. Trovo le gambe di Reiger, le afferro e tiro. Reiger diede un grugnito strozzato, cerco di tenersi in equilibrio, e poi cadde all'indietro. Fece un tonfo tale che scosse la stanza. Fenner annaspo ferocemente verso di lui, ma Reiger lo respinse con un calcio e si drizzo in piedi.
Il suo volto era sconvolto da una fredda collera omicida. Si chino su Fenner, respinse con una manata le braccia alzate, poi l'agguanto per il bavero della camicia. Lo sollevo da terra e lo ributto giu, con violenza.
Entro Carlos. «Ti diverti?» chiese. C'era un leggero raschio nella sua voce.
Reiger si volse. «Stammi a sentire, Pio» disse tra i denti. «Costui ha la testa dura. Gliela sto rammollendo.»
Carlos si avvicino e abbasso gli occhi su Fenner. Lo mosse con il piede.
Poi guardo Reiger. «Non deve morire. Deve dirmi perche e venuto fin qui da New York e perche voleva entrare nella mia banda. Tutta questa faccenda mi suona falsa, e non mi piace.»
«Va bene. Devo cominciare subito a sciogliergli la lingua?»
Carlos abbasso lo sguardo su Fenner. «Non e in grado di essere strapazzato, per ora. Aspettiamo.»
Fenner riprese conoscenza un po' piu tardi. Gli pareva di avere un battaglio di ferro che gli martellasse in testa. Appena apri gli occhi, le pareti della stanza gli caddero in testa. Terrorizzato, chiuse gli occhi, cercando scampo nella ragione.
Rimase immobile per un poco, poi riapri gli occhi. Questa volta le pareti si muovevano, ma con lentezza, e non ne ebbe piu paura. Striscio carponi fino alla porta e provo la maniglia. Avevano chiuso a chiave. Aveva un solo pensiero fisso, ora: non avrebbe parlato, non voleva parlare. Lo avevano picchiato sulla testa cosi forte che aveva perso in parte l'uso della ragione, ma non sentiva piu il dolore che gli dilaniava il corpo.
"Devo scappare" penso. "Altrimenti continueranno a picchiarmi, fino alla morte." Si ricordo di cio che avevano fatto a quel povero cinese, e sudo freddo. "Non lo sopporterei" penso. Un lampo di furbizia gli illumino gli occhi e mise mano alla fibbia della cintura. La slaccio e la sfilo dai passanti dei pantaloni. Poi si alzo in piedi, vacillando. Dovette appoggiarsi con la mano al muro per reggersi.
Con cura esagerata fece passare la lunga cinghia di cuoio lungo la fibbia.
Aveva cosi formato un cappio, e se lo passo attorno al collo, tirando la cinghia ben stretta.
«Devo trovare un gancio, un chiodo, qualcosa. Devo fissare l'altra estremita da qualche parte» mormoro. Vago per la stanza, scrutando le pareti nude. Fece un giro completo e si fermo davanti alla porta, per la seconda volta.
«Allora, che faccio?»
Rimase cosi, con la testa ciondoloni, e la cinghia appesa al collo. Ripercorse la stanza ancora piu lentamente, ma le pareti erano nude. Non c'erano ne finestre, ne ganci, solo una lampadina in mezzo alla stanza. Si sedette sul pavimento e si mise a pensare. Il battaglio continuava a martellargli in testa, si strinse il capo tra le mani.
Poi vide la soluzione. «Non sono piu cosi sveglio, come una volta» disse a se stesso. Annaspo carponi fino alla porta e fisso la cinghia alla maniglia.
A testa in giu, avrebbe potuto impiccarsi benissimo. Ci voleva tempo, ma ci sarebbe riuscito.
Impiego un sacco di tempo a legare saldamente la cinghia alla maniglia.
Tenne la cinghia corta, in modo che il collo sarebbe stato a pochi centimetri dalla maniglia, poi alzo i piedi lentamente finche non si fu completamente capovolto, con tutto il peso appoggiato sulle mani.
Non pensava minimamente alla morte. L'unica sua preoccupazione era di farla in barba a Carlos. Rimase immobile per qualche secondo, poi stacco le mani, e il peso si trasferi tutto sulla cinghia. La fibbia lo colpi al collo e il cuoio gli sego la pelle.
"Funziona!" penso, trionfante. Il sangue gli scendeva alla testa. Lo spasimo dei polmoni era tale che stava per mettere le mani per terra, ma si astenne dal farlo. Davanti agli occhi, il buio completo. Poi, la maniglia della porta si spezzo e lui cadde sull'impiantito con un grande strepito.
Inebetito, respiro a pieni polmoni l'aria calda. Il morso della cinghia l'aveva ferito e colava sangue dal suo collo. Ma il senso di sconfitta era ben peggiore della sofferenza che martoriava il suo corpo stanco.
Sfilo la cinghia dal collo, e resto supino, fissando il soffitto sporco. Era talmente intontito che non riusciva a coordinare i pensieri, ma sapeva che se continuava a pensare, avrebbe trovato un'altra soluzione.
Rimase a lungo cosi, infine si alzo a sedere. Ancora una volta un lampo di furbizia brillo nei suoi occhi. Afferro la cinghia e ne esamino la fibbia.
C'era l'ardiglione, corto, aguzzo… Sulle vene del polso, penso. Bastava pungerle con l'ardiglione e sarebbe morto dissanguato.
«E una bella morte. Chissa perche non ci ho pensato prima» mormoro.
Freneticamente, cerco l'arteria. Quando credette di averla trovata, prese la fibbia e spinse l'ardiglione nella carne.
Apparve una macchiolina di sangue, spinse con piu forza. L'arteria comincio a pulsare violentemente. Poi all'improvviso l'ardiglione affondo nella carne e il sangue ne usci fluente. Fenner era cosi esausto che cadde riverso all'indietro. Batte la testa contro il muro e perse i sensi.
Un'ombra oscura si materializzo nella nebbia. Fenner guardo meglio e si chiese vagamente se fosse un angelo. No, non un angelo, bensi Ricciolina.
Si chino su di lui e gli disse qualcosa che lui non capi, ma rispose: «Ciao, bambola» sommessamente.
La stanza cominciava a prendere forma e la nebbia si diradava. Dietro a Ricciolina c'era un uomo in piedi, con una faccia che assomigliava a quella di una capra. Vago, come se fosse lontano, lontano, Fenner lo senti dire:
«Ora stara meglio. Basta che lo lasciate riposare. Se avrete ancora bisogno di me, tornero.»
«Dammi un bicchiere d'acqua» chiese Fenner e cadde addormentato.
Quando si risveglio, si sentiva meglio. Il battaglio in testa aveva smesso di martellare e la stanza non accennava a muoversi. Ricciolina era seduta su una sedia accanto a lui, gli occhi gonfi, come se non avesse dormito da molto tempo.
«Dio santo…» incomincio Fenner, ma Ricciolina salto in piedi e gli sistemo le lenzuola. «Non affaticarti» disse. «Ora stai bene. Rimettiti a dormire.»
Fenner chiuse gli occhi e cerco di far funzionare il cervello. Era inutile.
Il letto era buono e non aveva piu quel dolore per tutto il corpo. Riapri gli occhi.
Ricciolina gli porto un po' di acqua.
«Non posso prendere niente di piu forte?» chiese lui.
«Stammi a sentire, capoccione, tu sei malato.» Percio prendi quello che ti do «replico Ricciolina.»
«Dove sono, comunque?» chiese Fenner.
«A casa mia, in White Street.»
«Per favore, bambola, ti dispiace svelarmi il mistero e spiegarmi come ho fatto ad arrivare fin qui?»
«E tardi. Devi dormire. Te lo diro domani.»
Fenner si alzo sui gomiti. Gli girava la testa, ma non sentiva alcun dolore. Era debole, ma niente di piu. «Ho dormito troppo. Voglio sapere tutto, subito» disse.
Ricciolina sospiro. «Va bene, va bene. Voi, ragazzacci, me ne date di grattacapi!»
Fenner non apri bocca. Si rimise giu e aspetto.
Ricciolina corrugo la fronte. «Usignolo era furioso con te. Che cosa gli hai fatto?»
Fenner la guardo. «Non mi ricordo» rispose dopo un attimo d'esitazione.
Ricciolina fece una smorfia. «Mi disse che Carlos ti aveva tramortito e poi ti aveva portato al porto. Volevo sapere che cosa ti fosse successo.
Sbollita la rabbia, anche Usignolo comincio a inquietarsi. Diceva che significava abbandonare Crotti se non ti difendeva. Non c'e voluto molto per convincerlo a venire a cercarti. Quando ti ha portato qui, eri conciato maluccio. Mi ha detto di cercare un dottore e di farti curare.»
Fenner non ci credeva. «Quell'ometto mi ha portato via dalla casa di Carlos? Ma Carlos non ha detto niente?»
Ricciolina sbadiglio. «Lui non c'era. Erano tutti all'albergo.»
«Capisco» Fenner rimase immobile, pensieroso, infine chiese: «Che giorno e oggi?» Lei glielo disse. «Sempre di maggio?» insistette. La ragazza annui. L'investigatore fece un calcolo a fatica. Aveva lasciato Glorie, sola, per quattro giorni. Sembrava che fosse passato molto piu tempo.
Poi chiese: «Carlos si e gia accorto della mia scomparsa?»
Ricciolina torno a sbadigliare. «Uhm, uhm, ma non ha ancora cercato ne me ne Usignolo. Si fara vivo, prima o poi. Lui le pensa tutte.»
Fenner si mosse. Le passo le dita tra i capelli, gentilmente. La cute era molto tenera.
«Non ti vorra tanto bene, quando lo sapra.»
Ricciolina fece spallucce. «E vero» rispose, e sbadiglio un'altra volta.
«Questo letto e grande. Ti metto in imbarazzo se mi sdraio accanto a te?»
Fenner sorrise. «Vieni pure, se ti fa piacere. Ricciolina restitui il sorriso e usci dalla stanza. Poco dopo ritorno avvolta in una vestaglia di lana rosa.»
«Be', ti da un'aria casalinga» constato lui.
Lei si avvicino e si sedette dall'altra parte del letto. «Puo darsi, ma e calda» rispose. Si libero delle pantofole con un calcio e si tolse la vestaglia.
«Non ci crederai, ma ho sempre freddo, a letto» spiego. Portava un pigiama di flanella leggera.
Fenner la guardo salire sul letto, accanto a lui. «Anche quel pigiamino ha un'aria poco romantica, vero?» disse.
Lei abbandono la testolina bionda sul cuscino. «Ebbe'?» Sbadiglio e sbatte gli occhi. «Sono stanca» annuncio. «Badare a un ragazzaccio come te e una faticata.»
Fenner disse gentilmente: «Certo. Dormi. Vuoi che ti canti la ninna nanna?»
«Matto» brontolo Ricciolina mezza addormentata e piombo nel sonno.
Fenner giaceva nell'oscurita, ascoltando il respiro profondo della ragazza, e cercando di ragionare.
Si sentiva ancora intontito, con la mente intorpidita. Poco dopo, si addormento anche lui.
La luce del mattino lo sveglio. Apri gli occhi e si guardo in giro, conscio di avere la mente libera e il corpo senza piu dolori. Sebbene si sentisse un po' irrigidito muovendosi nel letto, gli parve di star bene.
Ricciolina si alzo a sedere lentamente e sbatte le palpebre.
«Ciao, come ti senti?» lo saluto.
Fenner le sorrise. Era un sorriso un po' contorto, ma gli illuminava anche gli occhi. «Sei stata buona con me» disse. «Chi te l'ha fatto fare, piccola?»
Ricciolina si volto dall'altra parte. «Non spremerti le meningi per questo» rispose. «Te l'ho detto fin dal primo momento che sei un bell'uomo» chiuse gli occhi.
«A che cosa pensi?» chiese Fenner, piano.
Lei gli passo una mano sul viso, con dolcezza. «Stavo solo pensando che e brutto incontrare un ragazzo come te quando e ormai troppo tardi.»
Fenner si scosto. «Non devi prenderla cosi» rispose serio.
Lei scoppio a ridere, all'improvviso, ma i suoi occhi erano seri. «Ti porto la colazione. In bagno troverai il rasoio.»
Quando ebbe finito di farsi la barba, trovo la colazione che l'aspettava sul tavolo. Si mise a sedere. «Che fame!» esclamo, guardando il cibo.
La vestaglia che aveva trovato nell'armadio doveva essere di Usignolo.
Gli arrivava alle ginocchia e lo stringeva alle spalle.
Ricciolina ridacchio nel vederlo. «Sei uno schianto.»
Fenner ingollo la colazione in quattro bocconi, e Ricciolina dovette friggergli altre due uova. Gli disse: «Fai presto a recuperare, tu.»
Fenner fece un cenno d'assenso. «Sono formidabile. Dimmi, piccola, che cos'e Usignolo per te?»
Lei gli verso del caffe. «E un'abitudine. Sto con lui da due anni. E gentile, e credo che lui sia pazzo di me» alzo le spalle. «Sai come capita. Non conosco nessuno che mi piaccia di piu, e cosi posso anche far felice lui.»
Fenner annui, si appoggio allo schienale e accese una sigaretta. «Che cos'e Thayler per te?»
Il viso di Ricciolina s'irrigidi. Il sorriso scomparve dai suoi occhi. «Il lupo cambia il pelo, ma non il vizio» disse con amarezza, alzandosi in piedi.
«Non vengo a spifferare le cose a te, poliziotto.»
«Allora, lo sai?»
Ricciolina comincio a sparecchiare. «Lo sappiamo tutti.»
«Anche Usignolo?»
«Certo.»
«Ma Usignolo mi ha tolto dai pasticci.»
«Deve a Crotti qualcosa.» Ricciolina porto via i piatti.
Fenner rimase seduto a pensare. Quando lei ritorno: «Non fare la cattiva, piccola» disse. «Tu ed io possiamo fare grandi cose, assieme.»
Ricciolina si chino sul tavolo. Il suo viso era indurito e sospettoso. «Non caverai mai niente da me, con questo tono, percio cambia registro.»
«Lo so, dimenticalo» rispose l'investigatore.
Appena si fu chiusa nella stanza da bagno, arrivo Usignolo. Guardo Fenner con occhi duri.
«Ti ringrazio, amico. Credo che tu mi abbia salvato la pelle» gli disse Fenner.
Usignolo non si mosse. Disse: «Ora che stai bene, farai meglio a squagliartela. Questo paese e troppo piccolo per due tipi come Carlos e te.»
«Ci puoi scommettere» rispose Fenner.
«Quale tipo di accordo avevi con Crotti, poliziotto?» domando Usignolo. «Che intenzioni hai?»
«Crotti non vuole avere Carlos tra i piedi. Io sono un pistolero di Crotti.
Il mio compito e di eliminarlo.»
Usignolo avanzo un po' di piu nella stanza. «Tu devi andartene da questa citta, subito» disse. «Se Carlos viene a sapere che ti ho aiutato, cosa credi che mi fara?»
Gli occhi di Fenner erano molto intensi, mentre guardava Usignolo. «Io faro la pelle a Carlos. E meglio che tu ti metta dalla parte di chi vince.»
«Appunto. Gia ci sto. Vattene, oppure li aiutero a farti scappare» Usignolo era molto serio e tranquillo.
Fenner capi che era inutile parlare con lui. «Fai come ti pare» disse.
Usignolo esito, poi tolse una 38 speciale dalla tasca, e l'appoggio sul tavolo.
«Questa e perche tu possa uscire dalla citta sano e salvo. Crotti ha fatto molto per me. Ma se stasera sei ancora qua, ti conviene sparare per primo appena mi vedi. Hai afferrato il concetto?»
Usci, chiudendosi la porta alle spalle.
Fenner raccolse la rivoltella e la soppeso in mano. «Bene, bene» disse.
Ricciolina usci dal bagno. Vide la rivoltella. «E venuto Usignolo?»
Fenner annui distrattamente.
«Com'era? Amichevole?»
«Pressappoco come te.»
Ricciolina grugni. «Sei pronto per uscire? Prendo la macchina. Ti lascio dove vuoi.»
«Certo» rispose lui. Stava pensando. Poi la guardo. «La carriera di Carlos sta per finire. Forse preferisci parlare ora?»
Ricciolina alzo il mento. «Va' al diavolo» disse. «I tuoi vestiti sono nell'armadio. Per arrivare all'albergo, ti basteranno.» Si accosto alla porta.
«Vado a prendere la macchina.»
Fenner si vesti piu in fretta che poteva. I suoi vestiti avevano l'aria di essere appena usciti da uno scontro automobilistico. Non se ne curo. Appena ebbe finito di vestirsi, apri la porta e usci nel corridoio. La sua intenzione era di trovare Ricciolina a pianterreno. Si incammino lentamente verso la rampa delle scale; si accorse di non essere forte come credeva. Camminare era una fatica, ma prosegui. In cima alle scale si fermo. Ricciolina giaceva sul pianerottolo sottostante.
Fenner rimase immobile e spalanco gli occhi. Poi si tolse la rivoltella di tasca e scese le scale cautamente. Non c'era nessuno in giro. Appena si fu avvicinato vide il manico di un coltello che sporgeva dalla schiena della ragazza. Si fermo e la giro. La testa ricadde all'indietro, ma era ancora viva.
Gli ci volle uno sforzo enorme per portarla al piano di sopra. Era pesante, e, quando finalmente l'adagio sul letto, tremava. Poi afferro il telefono.
Il numero di Usignolo era sul taccuino. Compose il numero, tenendo gli occhi fissi su Ricciolina.
«Pompe funebri» rispose Usignolo, compassato.
«Vieni qui subito. Hanno beccato Ricciolina.» Fenner riattacco e torno verso il letto.
Ricciolina apri gli occhi. Appena vide Fenner, gli tese una mano. «Mi sta bene, per avere aiutato un poliziotto» disse con voce fioca.
Fenner non osava toglierle il coltello. La prese fra le braccia in modo che il manico non le pesasse sulla schiena. Le disse: «Stai calma, piccola; ho chiamato il medico.»
Ricciolina si contorse. «Arrivera troppo tardi» fece, poi raggrinzi il viso e comincio a piangere.
«E stato Carlos?» chiese Fenner.
Ricciolina non disse niente.
«Dammi una traccia» insistette lui. «Non essere cosi stupida da fargliela passare liscia. Gliene importa proprio tanto di te, a Carlos.»
«E stato uno dei suoi cubani» disse Ricciolina. «Mi e saltato addosso prima che potessi aprir bocca.»
Fenner si accorse che lei impallidiva a vista d'occhio. Si affretto a domandare:
«Perche Thayler porta sempre con se la tua foto? Che cos'e per te?»
Ricciolina sussurro debolmente: «E mio marito.» Fenner vedeva che stava morendo. Le mise una mano dietro la schiena e le tolse il coltello.
La ragazza straluno gli occhi e diede un piccolo grido. «Cosi va molto meglio» disse infine.
L'adagio sul letto. «Non temere, Carlos la paghera cara.»
«E bravo!» sussurro lei. «Pareggia pure i conti con Carlos, se vuoi, ma a me non servira piu a niente.»
Fenner si ricordo di aver visto dello Scotch, si diresse verso l'armadio a muro e ne verso due dita. Glielo fece trangugiare.
Lei trattenne il fiato. «Ah! Tienimi viva finche non ti avro detto tutto» disse con amarezza.
Fenner le prese le mani. «Tu puoi sistemare un sacco di cose. Thayler e d'accordo con Carlos?»
Lei esito, poi mosse un poco la testa. «Ci va d'accordo fin troppo» disse in un soffio. «E stato un cattivo ragazzo, e io non gli devo niente.»
«In che posizione si trova?»
«Comanda il sindacato» chiuse gli occhi. Poi prego: «Non chiedermi piu niente, per favore. Ho paura.»
Fenner si senti maledettamente inutile. Il viso di lei era bianco come un foglio di carta. Solo un rosso gorgoglio alle labbra rivelava che era ancora viva.
Qualcuno prese a salire le scale di corsa. Fenner corse alla porta. Usignolo entro. Aveva il viso lucido di sudore. Scanso Fenner e corse verso il letto. Era arrivato troppo tardi. Ricciolina era morta poco prima che lui entrasse.
Fenner usci dalla stanza e chiuse la porta. Mentre infilava le scale, veloce, un lungo gemito gli giunse da dietro la porta. Era Usignolo.
Appena vide Fenner, il direttore dell'Haworth Hotel giro attorno al banco. «Che cos'e questa storia?» farfuglio con la voce che tremava di indignazione. «Dove credete di essere, in una locanda di malaffare?»
«E lo chiedete a me?» rispose Fenner, oltrepassandolo. «Se e quello che voi dite, dove sono le ragazze?»
Il direttore gli corse dietro. «Signor Ross, sono costretto a insistere. Non posso tollerare questi disordini.»
Fenner si fermo. «Di che cosa state blaterando?»
«I miei clienti hanno paura a salire al terzo piano. C'e una specie di cane bulldog seduto la fuori, che non lascia passare nessuno. Ho minacciato di chiamare la polizia, ma quello mi ha risposto che gliel'avete ordinato voi, di restare di guardia. Che cosa significa?»
«Preparatemi il conto. Me ne vado» disse Fenner. Sali le scale di corsa, lasciando il direttore solo a protestare. Non c'erano segni di Bugsey fuori dalla porta, che spalanco con un calcio.
Glorie era seduta sul letto e Bugsey accanto a lei. Stavano giocando a carte. Bugsey aveva addosso solo un paio di mutandine bianche e il cappello. Il sudore gli correva giu per la schiena.
Fenner rimase immobile. «Cosa sta succedendo qui?»
Glorie butto giu le carte. «Dove sei stato?» chiese. «Cosa ti e successo?»
Fenner entro e chiuse la porta. «Un sacco di cose» rispose. Poi rivolgendosi a Bugsey: «Che cosa fai, lo spogliarello?»
«Voleva vincermi la camicia da notte, ma io l'ho battuto» spiego Glorie.
Bugsey afferro i pantaloni. «Stai certo che sei arrivato al momento giusto» brontolo febbrilmente. «Questa ragazza e un diavolo con le carte.»
Fenner non aveva voglia di ridere. Disse: «Scendi subito, e procurati una macchina con le tende ai finestrini. Parcheggiala davanti all'entrata di servizio dell'albergo, tra un quarto d'ora.»
Bugsey lotto con i vestiti. «Ti hanno preso a pugni, mi pare.»
«Non ti preoccupare di me» rispose Fenner, freddamente. «Quanto ti ho detto e urgente.»
Bugsey usci infilandosi la giacca. Fenner chiese: «Te la senti di alzarti?»
Glorie butto via il lenzuolo e scivolo sul pavimento. «Sono rimasta a letto soltanto per sconvolgere un po' il povero Bugsey» spiego. «Che cosa e successo?»
Fenner cerco un nuovo abito e si cambio. «Non star li a bocca aperta» le grido. «Vestiti. Dobbiamo andarcene da qui al piu presto.»
Lei comincio a vestirsi. «Non puoi dirmi dove sei stato?»
Fenner era occupato a vuotare i cassetti dentro un paio di valigette.
«Sono stato assalito da una banda di scagnozzi. Me li sono scrollati di dosso.»
«Dove andiamo adesso?»
«Traslochiamo da Noolen» fece l'investigatore.
Glorie scosse il capo. «Io non vengo» disse.
Fenner fini di chiudere le valigette e poi alzo la testa. Attraverso la stanza con un paio di passi veloci, e poi afferro il polso della ragazza. «Tu fai quello che ti dico io» disse.
«Non da Noolen.»
«Ho detto da Noolen. Non ho intenzione di aspettare i tuoi comodi. O ci vieni con le tue gambe, o ti ci porto a forza.»
Si avvicino al telefono e chiese il conto. Mentre aspettava, passeggiava per la stanza, inquieto. Glorie si era seduta sul letto e lo guardava imbronciata.
«Hai in mente di fare qualcosa?» gli chiese.
Fenner alzo gli occhi. «Moltissime cose» rispose. «Questi banditi mi hanno pestato i piedi e adesso io li distruggero. Non mi fermero finche non avro risolto il mistero che c'e sotto tutta questa faccenda e finche non avro fatto una poltiglia di quel grasso maiale.»
Il fattorino porto il conto e Fenner pago. Poi afferro le due valigette con una mano e prese Glorie per il gomito con l'altra. «Andiamo» disse, e scesero insieme le scale.
Trovarono Bugsey al volante di un macchinone. Bugsey pareva perplesso, ma non disse niente. Fenner sali dietro con Glorie. «Da Noolen. Presto» comando.
Bugsey si giro per guardare Fenner. «Da Noolen? Stammi a sentire, non vorrai mica andare da quell'idiota!»
Fenner si chino in avanti. «Da Noolen» ripete, guardando Bugsey molto intensamente. «Se non ti va, scendi. Guido io.»
Bugsey sposto gli occhi su Glorie.
«Su sbrigati, cuor di leone, quest'uomo vuole essere obbedito quando da degli ordini» l'incoraggio lei.
«Oh, be'» fece Bugsey e avvio il motore.
Glorie stava seduta in un angolino, un'espressione cupa in viso. Fenner fissava la strada nascosto dietro le grosse spalle di Bugsey. Arrivarono da Noolen in silenzio. Quando infilarono il breve viale davanti al Casino, Glorie disse: «Non voglio entrarci.» Lo disse piu per protestare che nella speranza di essere ascoltata. Fenner apri la portiera e salto fuori.
«Scendete, tutt'e due.»
Erano le undici e mezza quando entrarono nel vestibolo deserto del Casino.
Nella sala principale trovarono un cubano in maniche di camicia che manovrava svogliatamente un aspirapolvere. Alzo gli occhi quando si avvicinarono e li guardo a bocca aperta. Punto lo sguardo su Glorie che gli fece gli occhiacci.
«C'e Noolen?» chiese Fenner.
Il cubano premette l'interruttore dell'aspirapolvere, spegnendolo quasi con tenerezza.
«Vado a vedere.»
Fenner gli fece cenno di no con la testa. «Tu resta dove sei» disse, secco.
Attraverso la sala diretto verso l'ufficio di Noolen. Il cubano si oppose debolmente: «Ehi!» ma non si mosse da dov'era.
Glorie e Bugsey si affrettarono a seguire Fenner, che spalanco la porta dell'ufficio e si fermo sulla soglia. Noolen era seduto alla scrivania. Stava contando un grosso rotolo di dollari. Appena vide Fenner, il suo viso divenne paonazzo e butto i dollari nel cassetto.
Fenner entro nello studio. «Non sono qui per una rapina» disse, asciutto «sono venuto per un consiglio di guerra.»
Volse il capo e disse a Glorie e a Bugsey, che si erano fermati sulla soglia: «Entrate, voi due, e chiudete la porta.»
Noolen se ne stava immobile dietro la scrivania. Quando Glorie entro, porto una mano al collo della camicia, come se gli desse fastidio. Glorie non guardava verso di lui. Si diresse verso una sedia, in un angolo, in fondo alla stanza, e si sedette. Bugsey chiuse la porta e ci si appoggio contro.
Nemmeno lui guardava Noolen. C'era una strana tensione nella stanza.
«Che diavolo succede?» riusci a dire Noolen.
Fenner prese uno dei sigari verdi di Noolen dalla scatola sulla scrivania, lo addento e accese un fiammifero con l'unghia del pollice. Spese un lungo minuto per accendere bene il sigaro, poi butto via il fiammifero e si sedette sull'orlo della scrivania.
«Hai una bella faccia tosta, Ross» disse Noolen. «Ti ho gia detto che non mi interessa la tua merce. Sono sempre dello stesso parere.»
«Non si chiama Ross» disse Glorie con voce piana. «E Fenner, un agente investigativo con tanto di licenza.»
Fenner volse il capo e la guardo, ma lei si stava aggiustando la gonna sulle ginocchia con un'espressione imbronciata e indifferente.
Bugsey si succhio un labbro. I suoi occhi da uva spina uscirono dalle orbite. Noolen, che stava allungando un braccio per prendere un sigaro, appena senti Glorie, si fermo. La sua mano bianca e grassoccia ondeggio sulla scatola dei sigari come un gabbiano in volo, poi la ritrasse, e l'appoggio sul sottomano.
«Se tu non fossi cosi addormentato, la notizia ti sarebbe giunta prima» fece l'investigatore.
Noolen giocherellava con la mano. «Esci da questa stanza» disse con voce roca. «Gli investigatori privati sono veleno, per me.»
«Abbiamo qualcosa da fare assieme, tu ed io» replico Fenner, guardandolo con intensita. «Non c'entra la legge in questa faccenda.»
«Esci» ripete Noolen con cattiveria.
Senza sforzarsi, Fenner lo colpi alla mascella. Noolen fece un balzo indietro; le sue grosse cosce puntate sotto la scrivania gli impedirono di andare a gambe all'aria.
Fenner scivolo dalla scrivania, si allontano di quattro passi e si volto per guardarli tutt'e tre.
La mano di Bugsey frugava nella tasca della giacca. Gli si leggeva sul viso l'indecisione che lo tormentava.
«Stai fermo. Se ti azzardi a muovere un dito, ti stacco le orecchie» gli ordino Fenner.
Bugsey tolse la mano di tasca e la porto alla testa. Si gratto la zucca vigorosamente. «Io taglio la corda» disse.
«Tu rimani, se vuoi fare una cosa sensata» rispose Fenner, calmo. «Ti immagini come sara contento Carlos di sapere che hai scarrozzato in giro un investigatore privato.»
Bugsey divento verdastro. «Non lo sapevo» replico cupamente.
Fenner lo beffeggio. «Dillo a Carlos. Non occorre che tu lo dica a me.»
Bugsey esito, poi si accascio contro il muro.
Fenner lancio un'occhiata a Noolen, afflosciato sulla sedia. Tutta la sua animosita era scomparsa. «Bene» disse. «Forse ora si potra parlare seriamente. Tu ed io dobbiamo cacciar fuori Carlos e i suoi scagnozzi da questa citta. Bugsey puo stare dalla nostra parte, o tornare da Carlos. Me ne infischio di quello che fa. Se torna indietro, dovra faticare a farsi capire da quella gente; se resta si guadagna cinquecento cucuzze alla settimana finche il lavoro non sara portato a termine.»
Gli occhi di Bugsey si illuminarono. «Ci sto, a queste condizioni» rispose.
Fenner apri il portafoglio, ne tolse alcune banconote, ne fece una palla, poi la butto a Bugsey. «Per cominciare» disse.
Noolen osservo tutta la scena in silenzio. Fenner gli si avvicino e si sedette un'altra volta sulla scrivania. «Ti piacerebbe diventare il padrone di questa citta?» gli chiese. «E lo diventerai, se collabori con me.»
«Come?» Noolen parlava con voce rauca.
«Mettiamo insieme la tua piccola banda, me e Bugsey, e facciamo diventare questa citta un inferno per Carlos. Affondiamo i suoi battelli, sabotiamo la sua organizzazione, e diamo la caccia a lui.»
Noolen scosse il capo. «No, non lo faro» rispose.
«Tu, pezzo di lardo, hai ancora paura?»
«Non ho mai lavorato con i piedipiatti, e non comincero adesso.»
«Non capisci. Quattro giorni fa, Carlos mi ha preso e mi ha portato nella sua tana, al porto. Me la son vista brutta, ma me la sono cavata. Ormai e diventata una faccenda personale. Non ho intenzione di chiamare in causa la polizia.»
Noolen scosse il capo. «Non ci sto.»
Fenner rise. «E va bene, ti costringero.» Si alzo in piedi. «Tu sei con me, allora?» chiese a Bugsey.
Bugsey annui. «Resto a tua disposizione» rispose.
Fenner fece un cenno a Glorie. «Andiamo, piccola» disse. «Tu, io e Bugsey lavoreremo insieme, finche questo verme non si decidera a combattere.»
Glorie si alzo. «Non mi voglio immischiare, nemmeno io.»
Fenner le mostro i denti. «Che peccato» rispose, avvicinandosi e prendendola per un braccio. «Ma tu non sei Noolen; tu devi fare quello che ti dicono.»
«Lasciala stare» intervenne Noolen.
Fenner non gli fece caso. «Andiamo» disse e uscirono dalla stanza; Glorie gli camminava accanto, impettita.
Una volta in strada, Fenner si fermo. «Andiamo a casa tua» disse a Glorie.
Glorie scosse il capo. «Ti ho gia detto che non ho una casa.»
Fenner sorrise. «Andiamo dove tieni i vestiti. Questo abito da sera e un po' fuori posto, a quest'ora.»
Glorie esito, poi disse: «Stammi a sentire, io non voglio avere a che fare con Carlos, davvero. Ti dispiace fare a meno di me?»
Fenner la spinse in macchina. «Troppo tardi, bimba» rispose, con malagrazia. «Non posso permettere che ti sparino addosso tutte le volte che vogliono. Dovrai stare appiccicata a me per un po' di tempo.»
Lei tiro un sospiro. «E va bene. Ho un appartamentino a Sponge Pier.»
Fenner fece un cenno a Bugsey. «Sponge Pier, a tutto gas» ordino.
Bugsey salto in macchina e Fenner lo segui. Si sedette accanto a Glorie, tenendo le valigette sulle ginocchia. «Ci sara da divertirsi, tra poco, in questa citta» disse. «Forse vincero, o forse no, ma qualunque cosa capiti a me, sara Carlos il primo a rivedere il Creatore.»
«Lo odi a morte, vero?» gli chiese Glorie.
Fenner guardo fisso dinanzi a se. I suoi occhi erano molto freddi. «Puoi dirlo» rispose, cupo.
Circa a mezzo miglio da Sponge Pier, seminascosta da un folto gruppo di palme, c'era una villetta; Bugsey entro con la macchina nel piccolo giardino e la parcheggio di fronte alla porta. Una larga veranda protetta da tapparelle verdi correva attorno alla casa, tutte le finestre avevano le persiane verdi.
Fenner scese dalla macchina e Glorie lo segui, dicendo a Bugsey: «Il garage e dietro.»
«Hai una macchina?» le chiese Fenner.
«Si. Ti dispiace?»
Fenner guardo Bugsey. «Riporta indietro questa. Useremo la sua. Dobbiamo fare economia.»
«Non chiedermi il permesso» replico, sarcastica, Glorie.
«Hai dei domestici?» chiese lui.
«C'e una donna che dirige la casa.»
«Benissimo. Bugsey l'aiutera.» Ancora una volta Fenner si volse a Bugsey. «Riporta la macchina, e poi torna subito qui. La signorina Leadler avvertira la sua governante del tuo arrivo. Poi ti renderai utile, finche non avro bisogno di te. Capito?»
«Sei tu che paghi lo stipendio» rispose Bugsey e porto via la macchina.
Fenner entro con Glorie nella villetta. Era una bella casa. Una donnetta spagnola sbuco da chissa dove, e Glorie agito una mano. «Questo e il signor Fenner. Sara mio ospite per qualche giorno. Preparate il pranzo, per favore.»
La donna lancio a Fenner una rapida occhiata. A lui non piacque per niente la stupida sorridente espressione della donna; poi lei scomparve.
Glorie apri una porta a sinistra dell'ingresso. «Accomodati. Intanto io mi cambio.»
Fenner disse: «Certo» e girello per la stanza. Era molto comoda: cuscini, divani e poi ancora cuscini. Le finestre davano sulla veranda, e la stanza era in penombra.
Entro la spagnola e preparo un tavolo sulla veranda, per il pranzo. Fenner si sedette su un divano e si mise a fumare. «Quando avete finito, preparatemi qualcosa da bere» disse. Lei non diede risposta, e Fenner non si preoccupo di ripetere. Rimase seduto, tranquillo.
Poco dopo arrivo Glorie. Si era messa un abito di seta bianca lungo fino alle caviglie, e un paio di sandali bianchi. I capelli color rame erano raccolti dietro le orecchie da un nastro rosso. La sua bocca era molto rossa e i suoi occhi scintillavano.
«Ti piaccio?» chiese e piroetto lentamente davanti a lui.
«Si» disse Fenner, alzandosi. «Stai bene.»
La ragazza gli fece una smorfietta, quindi preparo gli aperitivi.
Il cocktail ghiacciato era ottimo. Quando si sedettero a tavola, Fenner si sentiva bene. Consumarono il pranzo quasi senza parlare. Fenner sentiva su di se gli occhi di Glorie. Continuava a guardarlo, e appena lui alzava la testa, lei spostava subito gli occhi. Parlarono della villetta e della governante spagnola e di cose che non importavano.
Dopo che la donna ebbe sparecchiato, Fenner si sdraio sul divano. Glorie si moveva inquieta per la stanza. Fenner la seguiva con gli occhi, perche gli piaceva guardarla. A un certo punto, lei sbotto: «Non startene li, sdraiato, a far niente!»
«Cosa vuoi che faccia?»
Lei si accosto alla finestra e guardo fuori. Fenner continuava a guardarla con interesse.
«Vieni, ti mostro la casa» decise Glorie.
Fenner si alzo dal divano, la segui nell'ingresso e poi in un'altra stanza, molto grande. Era quasi vuota. Pavimento lucidato a cera, qualche tappeto, e un grande divano letto, quello era tutto l'arredamento. Sulla destra c'erano uno spogliatoio e un bagno. La ragazza lascio passare Fenner, poi chiuse la porta.
Fenner ispeziono lo spogliatoio e il bagno, mentre lei aspettava. «Bello» disse. Sentiva il respiro della ragazza anche da li. Non la guardava. Continuo a muoversi per la stanza, mentre lei aspettava. Poi disse, all'improvviso: «Parliamo.»
Lei si sedette fiaccamente sul letto. Porto le dita intrecciate dietro la nuca. Fenner la guardo. Il suo viso era senza espressione.
«Thayler e l'uomo che dirige il sindacato per conto di Carlos. Era sposato con una certa Ricciolina Robbins, la segretaria di Usignolo. Carlos l'ha uccisa poco fa. Tu te l'intendevi con Thayler. Sapevi che lavoro faceva?»
«Siediti, e ti diro tutto.»
Fenner le si sedette accanto. «Ebbene?»
«Dammi la mano.»
Mise la mano nelle sue. «Lo sapevi?» ripete.
Lei la strinse forte. «Si, lo sapevo» rispose.
Fenner rimase immobile. «Sapevi che era sposato con Ricciolina?»
Lei si sdraio con gli occhi chiusi, mordendosi un labbro. «No.»
«Sapevi tutto anche di Carlos?»
«Si, sapevo tutto di lui.» Si rialzo. Gli avvolse le braccia attorno al collo, attirandolo verso di se. Prima che le labbra riuscissero a raggiungere la sua bocca, Fenner la respinse. «Piantala» disse bruscamente, alzandosi in piedi. «Non combinerai mai nulla con me.»
Usci dalla stanza, aprendo la porta che era chiusa a chiave e lasciandola spalancata. Passo accanto a Bugsey che era appena entrato. Non disse niente, e usci in giardino.