175056.fb2 Piombo e tritolo - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 7

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D.F."

Fenner pago, saluto con un cenno e usci. Torno alla villetta, camminando di buona lena.

Glorie lo aspettava con gli aperitivi.

«Ho premura. Beviamo e mangiamo contemporaneamente» disse Fenner.

Glorie suono il campanello. «Dove vuoi andare?» chiese.

Fenner sorrise. «Vado a trovare tuo marito» rispose con gentilezza. «E ora che lui lasci da parte la timidezza e cominci il gioco pesante.»

Glorie alzo le spalle. «Non ti serve un uomo come lui» disse.

Mentre mangiavano, Fenner rimase silenzioso. Dopo cena, si alzo.

«Stammi a sentire, piccola, parlo sul serio. Finche non ho ripulito la citta, tu devi restare qui. Per nessuna ragione devi lasciare questa casa. Sai troppe cose e hai messo Thayler in pericolo. Se solo uno scagnozzo della loro banda ti vedesse, ti taglierebbe la gola. Percio non ti muovere.»

Glorie stava per ribattere, ma Fenner gliel'impedi. «Sii ragionevole» disse pazientemente. «Non ci vorra molto, e ti avro salvata per succhiare quattrini a qualche altro imbecille.»

Glorie ribatte: «Ah, quand'e cosi!» e si sposto su un altro divano. Fenner usci e ando in cucina.

Bugsey aveva appena finito di cenare e stava facendo gli occhi dolci alla cameriera spagnola, che lo ignorava.

«Esco. Puo darsi che rientri stanotte, e puo darsi di no» disse Fenner.

Bugsey si levo in piedi. «Devo prendere la rivoltella?»

Fenner scosse il capo. «Tu rimani qui» disse. «Il tuo compito e di proteggere la signorina Leadler. Tieniti sveglio e stai all'erta. Potrebbero venire a cercarla.»

«Ma, capo, per tutti i santi…» comincio Bugsey.

«Tu rimani qui» ribatte Fenner, seccato.

Bugsey mosse i piedi, inquieto. «Quella ragazza non ha bisogno di protezione. Caso mai, io ho bisogno di protezione.»

«Cosa stai blaterando? Mi hai detto che hai sempre desiderato avere un harem. Quella ragazza vale almeno venti ragazze, non ti pare?» gli chiese Fenner, e prima che l'altro potesse rispondergli, se n'era gia andato.

«Credevo di averti detto di star lontano da me» esclamo Noolen.

Fenner butto due pezzi di carta sulla scrivania. «Dagli un'occhiata» disse.

Noolen raccolse le carte, le guardo, e s'irrigidi. Getto un'occhiataccia a Fenner, e poi ancora alle carte.

«Farai meglio a bruciarle» disse Fenner.

Noolen stava gia prendendo un fiammifero.

Osservarono in silenzio l'operazione finche la cenere non volo sul pavimento.

«Questo ti ha salvato almeno in parte, vero, Leadler?» osservo Fenner.

Noolen impallidi mortalmente. «Non chiamarmi cosi, maledizione.»

«Perche dovevi diecimila cucuzze a Thayler?» incalzo Fenner.

«Come ti sei impossessato di quelle carte?»

«Oh, le ho trovate. Ho pensato che saresti stato piu disposto a muover guerra, senza quel debito con Thayler.»

Noolen strizzo gli occhi, nervoso. «Glorie ha parlato» disse. C'era qualcosa di cattivo, di stridente nella sua voce.

Fenner scosse il capo. «Me l'ha detto la polizia. Stammi a sentire, fratellino, e venuto il momento di decidersi. Se non ti metti in combutta con me, ti riporto nell'Illinois. Saranno contenti di rivederti.»

Noolen si sedette. «Certo» rispose. «Perche non cominci dal principio?»

Fenner si studio le unghie. «Voglio un po' di guerriglia, tanto per cominciare» disse. «Prima di tutto, bisogna eliminare la banda di Carlos. Poi bisogna sabotare i suoi battelli, e alla fine voglio la testa di Carlos su un piatto. Dopo di che, potremo cominciare a dar la caccia a Thayler.»

Noolen ci penso. «Quella e gente con la pelle dura» disse. «Non sara facile.»

«Assalto di sorpresa, fratellino» rispose Fenner con un ghigno. «Li faremo correre attorno al tavolo. Hai qualcuno che possa affrontare Carlos?

Qualche maciste?»

Noolen fece un cenno d'assenso. «Conosco una piccola banda che lo farebbe per una bella sommetta.»

«Bene, sta a te dargli quanto vogliono. Ti ho fatto risparmiare diecimila dollari, ora tocca a te spendere. Perche dovevi a Thayler tutti quei quattrini?»

Noolen sposto gli occhi. Fenner si chino in avanti. «Stammi a sentire, sorcio, se non giochi a carte scoperte con me, ti daro in pasto ai lupi. Dio!

Sei cosi giallo che ti mancano solo un paio d'ali. Sputa, canarino!»

Noolen spinse indietro la sedia. «Thayler non voleva che io divorziassi da Glorie» disse cupamente. «Mi diede diecimila dollari, per questo, ma poi li rivolle indietro.»

Fenner lo beffeggio. «Siete tutti una razza…» esclamo, alzandosi in piedi. «Presentami ai tuoi scagnozzi.»

Noolen rispose: «Non ho detto che l'avrei fatto.»

«Ti spacco il muso tra un po', se continui su questo tono» invei Fenner.

«Dimentica che ho qualcosa a che fare con la polizia. Questa citta non significa niente per me. Voglio che Carlos e la sua banda siano spazzati via di qui, e mi sto togliendo il gusto di farlo io personalmente. Poi me ne andro. Dipendera da te farti valere e diventare il padrone, quando loro saranno eliminati.»

Noolen si alzo. «Io credo che sia un'impresa troppo grande, ma se e questo che vuoi, staro a vedere.»

Uscirono insieme. Quattro minuti di automobile e arrivarono in un bar di Duval Street. Noolen entro, seguito da Fenner. Il barista accenno un gesto di saluto a Noolen, che prosegui verso il retro del negozio.

In uno stanzone, con un tavolo da biliardo e due lampade con la luce verde, c'erano cinque uomini che appestavano l'atmosfera con il fumo delle sigarette.

Alzarono la testa di scatto, quando Noolen e Fenner entrarono. Uno di loro infilo la stecca nel porta-stecche e usci.

«Voglio parlare con voi» disse Noolen.

Gli si avvicinarono, muovendosi nell'atmosfera fumosa, coi volti privi di espressione e gli occhi freddi, inquieti. Noolen agito il pollice verso Fenner.

«Questo e Fenner. Si e fatto delle idee sulla banda di Carlos. Dice che e ora di buttarla fuori dalla citta.»

Guardarono tutti Fenner. Poi un tipo alto, sottile, con il mento sfuggente e gli occhi acquosi, cattivi, disse: «Ah si? Bene, e una magnifica idea. Vorra dire che ci faranno un funerale collettivo.»

«Presentami questi ragazzi» intervenne Fenner, tranquillo.

Noolen comincio: «Schaife» indicando l'uomo che aveva parlato. «Scalfoni con la camicia verde. Kemerinski con la stecca in mano, e Mick Alex, lo strabico.»

Fenner penso che erano una bella collezione di topi di fogna. Saluto con un cenno.

«Facciamo amicizia» disse, avvicinandosi ai lunghi sedili imbottiti, fatti apposta per controllare il tavolo da biliardo dall'alto. «Perche non beviamo qualcosa?»

«Chi e costui, capo?» chiese Schaife a Noolen.

Noolen ebbe un sorriso acido. «E quello che si dice un bravo ragazzo» rispose. «Non vi troverete male con lui.»

Si sedettero tutti sulla panca e aspettarono che il barista portasse da bere.

Fenner attacco: «Si beve in mio onore. Ma chi paga e Noolen.»

«Ho un appuntamento con una ragazza, tra poco. Perche non veniamo al sodo?» chiese Scalfoni, un italiano basso e rinsecchito.

Gli altri grugnirono.

«Carlos ha fatto da padrone in questa citta per troppo tempo. Gli renderemo la vita cosi difficile, che sara costretto a battersela. Voglio che vi mettiate con me in questa impresa. Non si tratta di andare a fare una passeggiata, significa guerra aperta.»

«Quanto pagate?» chiese Schaife.

Fenner lancio un'occhiata a Noolen. «Tocca a te, ora.»

Noolen ci penso sopra, poi decise: «Duemila cucuzze a testa e un lavoro sicuro quando saro io il capo.»

Kemerinski si gratto il naso, pensieroso. «Vuoi dirigere tu l'organizzazione di Carlos?» chiese a Noolen.

Noolen scosse il capo. «Ho un'organizzazione che vale cento volte di piu. A questo ci penso io.»

Kemerinski guardo Schaife. «Duemila cucuzze non sono poi tante, ma mi piacerebbe suonargliele, a quelli, a patto di non lasciarci la pelle.»

«Facciamo tremila» propose Schaife.

Noolen scosse il capo. «No» rispose secco. «Duemila e gia tanto.»

Ci fu un attimo di silenzio, poi lo strabico Alex decise: «Per me va bene.» Gli altri esitarono, poi accettarono. Fenner tiro il fiato. "Fin qui, tutto bene" penso.

«Avremo bisogno di un battello» disse. «Nessuno di voi ha un motoscafo?»

Kemerinski disse che ne aveva uno.

Fenner annui. «C'e un posto a nord di Key Largo, che si chiama Black Caesar's Rock. E li che Carlos tiene la sua flotta. E li che Thayler compra i cinesi e poi decide la loro sistemazione finale. Possiamo andare a darci un'occhiata.»

Scalfoni apri le sue gambe corte. «Io ho proprio quello che ci vuole per quella gente» disse, con un sorriso gelido. «Vi andrebbe l'idea di una scorta di bombe a mano?»

Fenner getto un'occhiata vaga per la stanza. «Bombe?» ripete. «Certo, portate le bombe.» Uno sguardo gelido apparve nei suoi occhi. «Certo» disse ancora una volta. «E una buona idea.»

«La polizia ci piantera un sacco di grane per queste bombe» osservo Noolen, inquieto.

Fenner scosse il capo. «La polizia se ne infischia di Carlos. Fara festa quando quella canaglia morira.»

Scalfoni si alzo. «Quando si comincia?» chiese. C'era un tono decisamente ansioso nella sua voce.

«Si comincia subito. Partiamo appena la barca e pronta e appena voi ragazzi avrete raccolto un po' di munizioni.»

Scalfoni esito, poi alzo le spalle. «Avevo un appuntamento, ma aspettera. Mi pare che qui ci sia piu da divertirsi.»

«Dov'e la barca?» domando Fenner a Kemerinski.

«Nel porto, di fronte all'albergo San Francisco.»

«Bene. Ci troviamo li tra un'ora, d'accordo?»

Erano tutti d'accordo, e Fenner usci con Noolen. Propose gentilmente, mentre uscivano in strada: «Se fossi in te, correrei dalla polizia a cercare protezione. Se a Carlos viene il sospetto che tu sia coinvolto in questa storia, chissa che cosa potrebbe combinarti al Casino. Non mettere fuori il naso fino a quando non e tutto finito. Chiedi alla polizia che ti mandi qualche uomo, come protezione.»

Noolen era inquieto, rispose che l'avrebbe fatto, e spari nell'oscurita.

Passando per i vicoli meno frequentati, Fenner s'incammino verso il porto. Andava di buon passo, con il cappello abbassato sulla fronte, e gli occhi che scrutavano l'oscurita. Non aveva alcuna intenzione di imbattersi nella banda di Carlos, per il momento. Sapeva che Carlos lo stava cercando.

Penso tra se che le prossime ventiquattro ore sarebbero state ancora piu interessanti della giornata trascorsa.

Avvicinandosi al porto, passando per la Negro Beach, vide davanti a se una macchina, ferma sotto un lampione, e dentro vi era qualcuno. Guardo attentamente e prosegui, rallentando il passo senza sapere veramente perche lo facesse. Quella macchina, ferma nella strada deserta, sembrava un po' troppo isolata, troppo in attesa di qualcosa. D'improvviso, Fenner s'infilo in un portone, perche si era accorto che le tendine della macchina erano state scostate. Non c'era vento, ed ebbe la sgradevole impressione che qualcuno l'avesse osservato.

Il rumore del motore messo in moto gli giunse nel silenzio, poi la macchina avanzo lentamente. Fenner rimase nascosto dentro il portone finche le luci rosse dei fanali posteriori scomparvero dietro l'angolo. Si gratto il mento, pensoso, poi ritorno sul marciapiede.

Non prosegui il cammino, ma rimase immobile, tendendo le orecchie.

Percepi il ronzio di un motore, e un freddo sorriso si disegno sulla sua bocca. La macchina non si era allontanata. Stava tornando indietro.

Attraverso la strada di corsa ed entro in un altro portone. Appiattendosi contro il muro, cerco la rivoltella e la tolse dalla fondina sotto l'ascella.

Tolse la sicurezza e impugno il calcio.

La macchina apparve sull'angolo. Stava guadagnando velocita. Avanzava a fari spenti, e, mentre passava, da un finestrino parti una sventagliata di mitra.

Fenner udi il crepitio dei proiettili che si abbattevano contro il muro, dall'altra parte della strada, dove si era nascosto prima. Sparo tre volte alla macchina mentre gli passava davanti. Udi il fragore del vetro di un finestrino che si infrangeva, la macchina sbando paurosamente, sali sopra il marciapiede e ando a sbattere contro la vetrina di un negozio. Uscendo di corsa dal suo portone, Fenner percorse un tratto di strada, passando davanti alla macchina, e s'infilo in un vicolo buio. Si chino su un ginocchio e sbircio la strada, nascosto dietro l'angolo.

Tre uomini saltarono fuori. "Uno di loro" penso Fenner "e Reiger". Corsero a cercare rifugio. Fenner prese di mira l'uomo in mezzo e premette il grilletto. Quello barcollo, cerco di mantenere l'equilibrio, poi cadde in avanti. Nel frattempo gli altri due si erano infilati nei portoni. Cominciarono a sparare verso il vicolo dove stava Fenner, uno con una pistola e l'altro con un Thompson. Fenner se ne infischiava dell'uomo con la rivoltella, ma il Thompson gli dava parecchio fastidio. I proiettili scheggiavano il muro e dovette retrocedere perche le schegge di cemento erano pericolose.

Memore della notte sul battello, Fenner retrocedette ancora di piu. Non voleva correre il rischio di essere sfracellato da una bomba.

«Vieni qui, a ripararti» gli grido qualcuno.

Vide una porta aperta alla sua sinistra e una sagoma sulla soglia. «Chiudi la porta e mettiti al riparo» grido. «Quelli non scherzano.»

Era una donna che aveva parlato. Chiese, senza la minima eccitazione:

«Devo chiamare la polizia?»

Fenner le si avvicino. «Scappa, sorellina» rispose. «Questa e una faccenda privata. Stai dentro; puoi farti male a mettere fuori il naso.» Proprio mentre stava parlando un lampo accecante e una violenta esplosione scaraventarono Fenner in avanti, e lui e la donna furono sbattuti dentro lo stretto corridoio.

Fenner chiuse la porta con un calcio. «Accidenti! Quelli hanno le bombe» esclamo.

La donna aveva la voce che tremava, ora. «Questa casa non reggera un altro colpo come quello. Crollera.»

Fenner si alzo in piedi, malsicuro. «Dov'e la stanza che da sulla strada?» chiese. Si mosse nell'oscurita dirigendosi dove pensava di trovare la stanza, e inciampo nella donna, che era ancora seduta per terra. Lei l'afferro alle gambe e disse: «Lascia perdere. Se spari dalla finestra, ti butteranno un'altra bomba.»

«E allora lasciami uscire» rispose Fenner, inferocito.

Lontano giunse il suono di una sirena che si avvicinava di gran carriera.

«La polizia» disse la donna. Lascio andare Fenner e si rialzo in piedi.

«Hai un fiammifero?»

Fenner lo accese e la donna prese la fiammella tremula dalle sue dita. Si avvicino a un fornello a gas e lo accese. Era una donna grassa, bassa di statura, di mezza eta, con il mento quadrato e gli occhi decisi.

«Credo di doverti la vita» disse l'investigatore. «Se fossi rimasto fuori, quando e scoppiata la bomba, ora sarei appiccicato al muro. Be', sara meglio che me la squagli prima che la polizia si faccia viva.»

La sirena s'avvicino ululando, poi si spense in un ronzio, mentre i freni stridevano sull'asfalto.

«Resta qui. E troppo tardi per uscire» gli consiglio la donna.

Fenner esito, guardo l'orologio, vide che mancavano ancora quaranta minuti all'appuntamento e annui. «Non so perche» disse «ma tu mi ricordi la ragazza migliore che ho avuto. Mi tirava sempre fuori dai pasticci.»

La donna scosse il capo. Un lampo di simpatia brillo nei suoi occhi.

«Si?» fece. «E tu mi ricordi il mio vecchio quando aveva la tua eta. Era svelto, forte, deciso. Era un brav'uomo.»

Fenner si mosse.

«Attraversa il corridoio e vai in cucina» riprese la donna. «La polizia sara qui fra un minuto. Conosco i poliziotti di questa zona, ci penso io a loro.»

«Bene» rispose lui, ando in cucina e accese la grande lampada a olio.

Chiuse la porta e si sedette su una sedia a dondolo. La stanza era misera, ma pulita. Il tappeto per terra era vecchio e logoro. Sulla parete c'erano tre quadretti di immagini sacre, accanto al caminetto due grossi gusci di tartaruga, uno per parte. Dalla strada, gli giunse un gran parlare, ma non riusciva a cogliere il senso delle parole. Per capirle, avrebbe dovuto aprire la porta, ma potevano vedere la luce accesa. Cosi si dondolo dolcemente sulla sedia e ripenso a Reiger.

Quella era gente col pelo sullo stomaco. Ancora gli rintronava la testa, tanto era stata forte l'esplosione. Poi mise una mano in tasca, ne tolse il portafoglio e sfilo cinque biglietti da dieci dollari. Si alzo e mise le banconote sotto il piatto della credenza. Probabilmente la donna non avrebbe accettato dei soldi da lui, ma ne aveva certo bisogno, a giudicare dalla casa.

Pochi minuti dopo, lei entro. Gli fece un cenno. «Se ne sono andati» disse.

Fenner si alzo dalla sedia. «Sei stata molto buona. Ora dovro andare.»

«Aspetta un minuto, straniero» disse la donna. «Era la gente di Carlos, quella?»

Fenner la guardo pensoso. «Che ne sai di loro?» chiese.

Gli occhi della donna s'indurirono. «Ne so fin troppo. Se non fosse stato per loro, il mio Tim sarebbe ancora qui.»

Fenner rispose: «Si, erano loro. Che cosa successe a Tim?»

Lei stava in piedi, immobile, come una statua di granito. «Tim era un brav'uomo» spiego guardando dritto negli occhi di Fenner. «Non era ricco, ma tirava avanti. Aveva una barca e portava fuori i pescatori, al largo del Golfo. Poi questo Carlos gli ordino di portare i cinesi sulla sua barca. Gli offri del denaro ma Tim non accetto. Era fatto cosi, lui. Era forte e deciso, e disse di no a Carlos.

«Carlos non ottenne quello che voleva e cosi uccise il mio Tim. Chi e ucciso non soffre. Chi rimane, soffre. Tim mori subito; si spense come una luce. Ma io non dimentico. Credo che quando saro morta e sepolta, trovero le cose piu facili, ma in questo momento ammazzerei volentieri quel Carlos.»

Fenner si alzo in piedi. Disse gentilmente: «Sta' tranquilla. Carlos paghera anche per questo. Non ti servirebbe a niente, ucciderlo. Lascia a me Carlos. Ho un conto aperto con lui.»

La donna non rispose. Si porto d'improvviso il grembiule alla bocca e il viso le si contrasse in una smorfia di dolore. Fece segno a Fenner di andarsene, e mentre lui usciva, lei cadde sulle ginocchia, accanto alla sedia a dondolo.

Quando Fenner arrivo al porto, Schaife lo aspettava fuori dall'albergo San Francisco. Entrarono nell'albergo e bevvero un bicchiere di corsa, poi Fenner lo segui sul molo.

«Ho due Thompson e molti proiettili» disse Schaife. «Scalfoni ha portato una borsa piena di bombe. Dio sa se funzionano. Le ha fatte lui, con le sue mani. Quel ragazzo muore dalla voglia di buttarle addosso a qualcuno fin da quando gli e venuta l'idea di prepararle.»

«Stanotte sara l'occasione buona» disse Fenner.

La barca di Kemerinski era piuttosto grande. Alex e Scalfoni stavano fumando, nell'attesa. Fenner salto a bordo mentre Kemerinski spuntava dal locale del motore. Fece un ghigno a Fenner. «Tutto a posto» disse. «Possiamo partire quando volete.»

«Bene. Che cosa aspettiamo? Avvia il motore.»

Gli altri tre saltarono a bordo, e Kemerinski scomparve nel locale del motore, che comincio a ronzare. La barca rollo e Schaife la diresse con la prua verso il mare aperto.

«Sbarcheremo dalla parte del paese» decise Fenner «e raggiungeremo a piedi la loro tana. Forse avremo fretta nel venire via.»

Kemerinski grugni. «Questa vecchia ciabatta non e troppo veloce» disse, mentre destreggiava la barca tra le luci.

Scalfoni si accosto e si arrampico nella cabina. La sua pelle untuosa scintillava nella luce fioca. «Ho portato le bombe» disse. «Dio santo! Come mi divertiro a sentirle esplodere.»

Fenner si tolse il cappello e si gratto la testa. «Anche loro hanno le bombe» l'avverti. «Me ne hanno tirata una, un'ora fa.»

Scalfoni rimase a bocca aperta. «E scoppiata?» chiese.

Fenner lo guardo e annui. «Certo, ha quasi distrutto una casa. Spero che tu abbia fatto un buon lavoro con le tue bombette. Ne avremo bisogno.»

«Madonna mia!» fece Scalfoni e se ne ando a dare un'altra occhiata alla sua borsa.

Circa un quarto d'ora dopo, Fenner individuo delle luci in lontananza. Le indico a Kemerinski.

«Black Caesar.»

Fenner si arrampico fuori dalla cabina. Si avvicino agli altri tre, che stavano guardando le luci.

«Mettiamoci d'accordo» disse. «Siamo venuti qui per affondare le barche di Carlos. Dobbiamo agire il piu in fretta possibile, e senza troppe complicazioni. Scalfoni, tu porti le bombe. Schaife e io terremo i Thompson, Alex ci coprira le spalle con la rivoltella. Kemerinski restera sulla barca, d'accordo?»

Assentirono.

Mentre la barca entrava nel piccolo porto naturale, Schaife prese i due Thompson e ne passo uno a Fenner. Scalfoni usci dalla cabina, con una grossa borsa nera in mano.

«Non statemi attorno» disse. «Questi giocattoli sono molto sensibili.»

Risero tutti.

«Qualcuno ci mettera una pallottola in quella borsa, stai sicuro» fece Alex. «Ti risparmi il funerale, in ogni caso.»

La barca giro in semicerchio e si accosto al molo, mentre Kemerinski interrompeva i contatti. Il motore si spense con un ronzio.

Schaife salto sul molo e Alex gli lancio la cima. Kemerinski allungo la borsa delle bombe a Scalfoni, teneramente.

«Stai all'erta» gli raccomando Fenner. «Appena senti il rumore delle bombe, avvia il motore. Dovremo venir via subito.»

«Certo, d'accordo. In bocca al lupo, ragazzi» disse Kemerinski.

Attraversarono il paese. La strada che portava al porto era brutta e stretta. Grosse pietre spuntavano qua e la, e Scalfoni ci inciampo, una volta.

Gli altri imprecarono, nervosi.

«Sta' attento, idiota» disse Alex «sta' attento a dove cammini!»

«Sto attento. Da come vi comportate, sembra che crediate che queste bombette siano pericolose. Magari non esplodono nemmeno.»

«Prendiamo i vicoli laterali» decise Fenner. «Voi due per primi, Scalfoni e io vi seguiamo a una certa distanza. Non dobbiamo attirare l'attenzione.»

La notte era calda, e c'era una luna splendida. Fenner e Schaife portavano i Thompson avvolti in un vecchio sacco di tela. Costeggiarono il paese e attraversarono l'isola, passando per una serie di piazzette e di vicoli oscuri. I pochi pescatori che incontrarono, li guardavano incuriositi.

Dopo una ripida salita, si ritrovarono di nuovo sul mare, che scintillava a parecchie centinaia di metri sotto di loro.

«Ci siamo, credo» disse l'investigatore.

In fondo alla scarpata, si vedeva una baracca di legno, un lungo molo in cemento armato, e sei barche a motore ancorate. Dalle due finestre della baracca si vedeva la luce accesa; la porta, semiaperta, gettava un fascio di luce sull'acqua tranquilla.

In silenzio, guardarono giu.

«Preparate le bombe» ordino Fenner. «Prendetene due ciascuno. Prima dobbiamo attaccare la baracca. Quando tutto vi sembrera abbastanza sicuro, si potra cominciare con le barche. Bisogna affondarle tutte.»

Scalfoni apri la borsa e ne tolse due bombe. Le passo a Fenner. Le bombe erano fatte con due pezzi di tubi, corti. Fenner aspetto finche Scalfoni non ebbe dato a ognuno un paio di quei gingilli, poi riprese: «Schaife ed io penseremo alla baracca. Tu, Scalfoni, alle barche. Alex, rimani qui e scendi ad aiutarci solo se ci vedi nei guai.»

Scalfoni apri la camicia e vi infilo le bombe.

«Se caschi adesso, ti dissolvi in aria» gli disse Fenner, con un ghigno.

Scalfoni annui. «Gia» rispose «ho paura persino a respirare.»

Fenner teneva due bombe nella sinistra e il Thompson nella destra. «Bene» disse «andiamo.»

Muovendosi lentamente, Schaife e Fenner cominciarono a scendere la scarpata. Fenner disse: «Tu vai a destra, io vado a sinistra. Non voglio nessuno sparo, a meno che non sia necessario.»

Il viso affilato di Schaife sogghigno. «Sara necessario, non temere» rispose.

A meta scarpata si fermarono. Dalla baracca era uscito un uomo e camminava lungo il muro.

«Questo complica le cose» osservo l'investigatore.

L'uomo stava in piedi sul molo, guardando il mare aperto. «Resta dove sei per un attimo» disse sottovoce a Schaife. «Potrebbe sentirci, tutt'e due insieme.»

Fenner continuo la discesa lentamente. L'uomo era sempre in piedi, con la schiena voltata, immobile. Fenner arrivo in fondo alla scarpata e si alzo in piedi. Infilo le bombe nella camicia. Era talmente concentrato al pensiero di quell'uomo, che non avverti nemmeno il contatto gelido del metallo contro la pelle. Col Thompson imbracciato, s'incammino lungo il molo, in punta di piedi. Era giunto a una ventina di metri dall'uomo, quando inciampo in un sasso che rotolo in acqua, con un tonfo. Fenner si senti gelare. Fermandosi, immobile, mise il dito sul grilletto.

L'uomo si guardo alle spalle, vide Fenner e si volto di scatto.

«Non ti muovere» gli grido Fenner agitando il Thompson.

Sotto il chiarore della luna, l'investigatore riconobbe nell'uomo un cubano. Gli vedeva i bulbi bianchi degli occhi che sembravano voler uscire dall'orbita. Il cubano trasali dalla sorpresa, poi cadde sulle ginocchia, con la mano che scivolava dentro la giacca. Fenner lo maledi sottovoce e premette il grilletto. Sparo un colpo solo, secco. Il cubano cadde all'indietro, stringendo le mani al petto; poi rotolo in mare.

Fenner si mosse fulmineo. C'erano due grossi bidoni di benzina accanto e si acquatto dietro di essi. Si nascose un secondo prima che un mitra cominciasse a sputare dalla baracca. Un forte odore di benzina gli disse che il bidone era stato bucato.

Il mitra continuo il suo rosario, c'era una tale grandine di pallottole che Fenner non poteva fare altro che starsene immobile, disteso a terra, il viso schiacciato nella sabbia, aspettandosi da un secondo all'altro di essere lacerato da qualche proiettile. Infilo la mano nella camicia e tolse le due bombe. Ne soppeso una in mano e la lancio al di sopra del bidone, contro la baracca. La senti urtare contro qualcosa e poi cadere a terra.

"Ecco cosa valgono i lavori casalinghi di Scalfoni!" penso, irritato.

Il mitra si era zittito, e il silenzio che ne segui era altrettanto pauroso.

Sbircio da dietro il bidone, cautamente. La luce della baracca era stata spenta e la porta chiusa. Afferro l'altra bomba, e la getto contro la porta.

Mentre alzava la mano, il mitra riprese vita, e si ritrasse appena in tempo.

La bomba colpi la porta e una vampata di fuoco divampo nell'oscurita, seguita da un rumore assordante. Pezzi di cemento e schegge di legno gli passarono fischiando sopra il capo, e il colpo era stato cosi forte da fargli rintronare la testa. Dovette rettificare la sua opinione sulle bombe di Scalfoni. Il mitra tacque. Sbirciando un'altra volta da dietro il bidone, Fenner vide che la porta era stata scardinata. Le pareti di legno erano annerite dal fumo e scheggiate. Proprio mentre guardava, ci furono due violente esplosioni dietro la baracca. Schaife faceva la sua parte.

Appoggiando il Thompson sopra il bidone, sparo una lunga sventagliata di mitra all'interno della baracca, poi si accuccio un'altra volta. Qualcuno rispose dalla baracca semidistrutta con qualche colpo isolato. Fenner scarico meta del suo mitra. Poi ci fu un lungo silenzio.

Alzando gli occhi, distinse Scalfoni nell'oscurita che strisciava giu lungo la scarpata, tenendo una mano contro il petto. Era molto esposto, ma Fenner si immaginava il suo ghigno trionfante. Evidentemente lo individuarono, perche gli spararono addosso con un fucile automatico. Scalfoni non perse la testa. Infilo la mano nella camicia, ne trasse una bomba e la lancio contro la baracca. Fenner segui il volo della bomba, poi si appiatti sulla sabbia. Aveva l'orribile sensazione che la bomba stesse per cadergli in testa.

La bomba colpi la baracca ed esplose con un suono lacerante. Un grosso bagliore illumino il cielo e poi il tetto della baracca prese fuoco. Scalfoni prosegui la discesa, tranquillo. Piegato in due, passo di corsa davanti alla baracca e raggiunse Fenner dietro i bidoni.

«Madonna!» esclamo eccitato. «Non scherzano mica. Che nottata! Non mi sarei perso lo spettacolo per tutte le ragazze del mondo.»

«Sta' attento. Stanno uscendo» l'avverti Fenner.

«Se permetti, gliene faccio assaggiare un'altra. Ancora una, una sola.»

«Fa' pure, divertiti» sorrise Fenner. Scalfoni lancio la bomba dentro la baracca. L'esplosione che ne segui fu cosi violenta che sebbene fossero riparati dai bidoni, risentirono il colpo.

Un momento dopo, qualcuno strillo: «Sono finito. Vengo fuori. Smettete… smettete!»

Fenner non si mosse: «Esci, con le mani in alto.»

Un uomo usci barcollando dalla baracca in fiamme. Aveva il viso e le mani devastati dalle schegge di vetro, e gli abiti a brandelli. Si fermo, incerto, nella tremula luce delle fiamme, e Fenner riconobbe Miller. Usci da dietro il bidone, con le labbra tirate sui denti.

Schaife venne avanti correndo, tutto eccitato. «Non c'e nessun altro?» chiese. Miller rispose: «Gli altri sono tutti morti… non toccatemi, vi prego.»

Fenner allungo un braccio e l'afferro per la camicia. «Credevo d'aver gia regolato i conti con te, qualche tempo fa» disse villanamente.

Miller si butto in ginocchio, appena riconobbe Fenner. «Non farmi del male» imploro.

Fenner lo percosse con la mano libera. «Chi altri c'e la dentro?» chiese.

«Avanti, canarino, canta.»

Miller era tutto tremebondo. «Non c'e piu nessuno» si lamento. «Sono tutti morti.»

Alex scese correndo. Fenner gli disse: «Tienilo d'occhio. Trattalo bene.

Ha avuto un brutto colpo.»

«Davvero?» e con un pugno Alex butto a terra Miller, poi lo prese a calci.

«Ehi, non eccitarti. Ci voglio parlare, con lui» intervenne l'investigatore.

«Va bene. Te lo consegnero nelle migliori condizioni per parlare» e continuo a prenderlo a calci.

Fenner li lascio e si allontano lungo il molo verso le barche. Scalfoni attendeva.

«Affondale» ordino Fenner. «Tienine una. Torniamo da Kemerinski in barca. Ci risparmiamo il cammino.»

Torno da Miller, che si era tirato in piedi e implorava Alex di lasciarlo stare. Fenner disse ad Alex di andare ad aiutare Scalfoni.

«Glielo avevo pur detto a quel verme del tuo capo» urlo Fenner a Miller «che cosa lo aspettava. Questo e solo l'inizio. Dov'e Thayler?»

Miller non diede risposta. Aveva il capo affondato nel petto e mugolo un suono strozzato.

Fenner gli pianto il Thompson nelle costole. «Dov'e Thayler?» ripete.

«Parla, canaglia, o ti riduco un colabrodo.»

«Lui non viene mai qua. Non so dove sia» rispose Miller.

Fenner mostro i denti. «Ce la vedremo» disse.

Scalfoni arrivo correndo «Stanno riempiendosi d'acqua» disse. «Se le finissi con un paio di bombe, per essere piu sicuro, cosa ne diresti?»

«Perche no?» rispose Fenner.

Qualche minuto dopo, l'assordante boato delle bombe che esplodevano riempi il silenzioso porticciolo e il fumo sali dalle barche.

«Su, canaglia» invei Fenner «andiamo a fare una passeggiata.» Dovette spingere Miller davanti a se con la canna del Thompson. Miller era talmente terrorizzato che non poteva camminare. Continuava a mormorare:

«Non spararmi. Non voglio morire. Non voglio morire…»

Gli altri erano gia saliti sulla barca e li aspettavano. Schaife avvio il motore.

«Accidenti» esclamo. «Questo e il lavoro piu fantastico che abbia mai fatto. Non avrei mai pensato che ce l'avremmo fatta.»

Fenner cerco una sigaretta e l'accese. «Il bello comincera appena Carlos lo verra a sapere» osservo. «Avevo detto che l'assalto di sorpresa riesce sempre, ma ora Carlos sa con chi ha a che fare; il resto non sara cosi facile.»

Girarono attorno all'isola con la barca e fecero un segnale a Kemerinski, che avvio il motore e li raggiunse appena fuori dal porto. Trasbordarono tutti sulla barca di Kemerinski; Alex trascinava Miller. Scalfoni fu l'ultimo ad andarsene, e prima di farlo, punto il mitra e foro il fianco della barca.

Mentre saliva a bordo, Kemerinski disse: «Mi pare un peccato affondare tutte queste barche. Una mi avrebbe fatto comodo.»

«Ci ho pensato» rispose Fenner «ma Carlos ha ancora una banda piuttosto numerosa, e avrebbe potuto recuperarle. Non c'era altro da fare.»

Mentre Kemerinski dirigeva la barca in alto mare, volle sapere che cosa era successo.

«Ho sentito tutto il fracasso» disse. «Il paese era sconvolto. Si immaginavano che cosa stesse accadendo, ma nessuno di loro aveva il coraggio di andare a godersi lo spettacolo da vicino.»

«Porta quella canaglia in cabina» disse Fenner ad Alex. «Voglio parlargli.»

«Certo» e Alex trascino Miller nella cabina illuminata.

Miller rabbrividi, guardando Fenner con gli occhi iniettati di sangue.

«Questa» dichiaro Fenner «e la tua ultima occasione, canarino. Se parli, sopravvivi. Dove posso trovare Thayler?»

Miller scosse il capo. «Non lo so» borbotto. «Giuro che non lo so.»

Fenner guardo Alex. «Dice che non lo sa» fece.

Alex mollo un pugno in pieno viso a Miller. Fenner ripete, freddamente:

«Dov'e Thayler?»

Miller singhiozzo e borbotto qualcosa.

«Bene, lascia fare a me» decise Fenner. Mise una mano in tasca e ne tolse la rivoltella. Si avvicino a Miller e si chino su di lui. «Alzati» gli ordino, aspramente. «Non voglio fare un macello qui dentro. Esci sul ponte.»

Miller guardo la canna della rivoltella, con gli occhi sbarrati, quindi disse con una voce bassa, piatta, svuotata dal terrore: «E andato a casa di quella ragazza, la Leadler.»

Fenner rimase immobile. «Come lo sapeva, della casa?» chiese infine.

Miller appoggio la testa contro il muro. Il sangue gli colava dal naso, non staccava gli occhi dalla rivoltella. «Bugsey gli ha telefonato» sussurro.

«Bugsey?»

«Si.»

Fenner inspiro lentamente. «Come lo sai tu, tutto questo?»

La paura aveva sfinito Miller completamente, e gli aveva lasciato solo la calma della morte. Disse, come se fosse molto stanco: «Stavo per uscire quando sei arrivato tu. Thayler mi ha telefonato. Bugsey lo ha trovato per telefono e gli ha detto dove si nascondeva la Leadler. Thayler mi ha detto di raggiungerlo. Lui intanto passava a prendere Usignolo.»

Fenner drizzo la schiena e usci dalla cabina di corsa. «Dagli col motore» grido a Kemerinski. «Dobbiamo tornare subito.»

«Non va piu di cosi. Altrimenti scoppia» rispose Kemerinski.

«Allora, fallo scoppiare» disse Fenner. «Voglio andare piu in fretta.»

Quando la barca infilo il porto di Key West, Fenner disse: «Alex, porta Miller da Noolen. Digli di tenerlo nascosto finche non arrivo io, poi lo consegneremo alla polizia.»

«Diavolo! Perche non gli dai uno spintone e lo buttiamo di sotto?»

Fenner fece gli occhiacci. «Fai come ti ho detto.»

Schaife stava accostando al molo. Saltarono tutti a terra. Poi Fenner vide la berlina parcheggiata nell'ombra. Grido: «Giu… buttatevi giu!» e si butto a terra per primo.

Dal finestrino della macchina comincio a crepitare il fuoco. Fenner impugno la rivoltella e sparo tre volte. Gli altri si erano appiattiti per terra, tranne Miller che sembrava troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa. Un nugolo di proiettili lo colpi al petto e lui stramazzo al suolo senza un gemito.

All'improvviso, Scalfoni si alzo in piedi, prese la rincorsa verso la macchina, e lancio la sua ultima bomba. Proprio mentre la scagliava, si porto l'altra mano alla gola e cadde in avanti pesantemente. La bomba, avendo il tiro raccorciato, esplose violentemente e rovescio la macchina su un fianco.

Fenner si alzo in piedi, gridando come un pazzo, correndo verso la strada e sparando. Tre uomini sgusciarono da sotto la macchina. Uno di loro trafficava con un Thompson. Sembravano tutti intontiti dall'esplosione.

Fenner sparo all'uomo con il Thompson, che cadde in avanti. Schaife avanzava correndo, assali uno dei due uomini rimasti e lo butto a terra mentre lo picchiava in testa con il calcio della rivoltella.

Il terzo uomo si volse di scatto e punto la rivoltella su Fenner, che quasi non si accorse del filo di sangue che gli scorreva sulla guancia. Lo raggiunse con un calcio nelle gambe e con un pugno sul polso gli fece volare la pistola, poi si chino su di lui, tramortendolo con il calcio della pistola.

Mentre si rialzava, un'altra macchina spunto dall'angolo della strada. Cominciarono a mitragliare dal finestrino.

"Questa volta, e la fine" penso Fenner. Movendosi a zig zag, si nascose dietro la berlina rovesciata. Le pallottole scheggiavano il selciato ai suoi piedi. Schaife, mentre cercava di mettersi al riparo, lancio un urlo e comincio a rotolare su se stesso. Un'altra mitragliata dalla macchina, e cadde a terra.

Nascosto dietro la berlina, Fenner sparo quattro colpi, poi alzo gli occhi per vedere chi era rimasto. Alex e Kemerinski erano rimasti sulla barca.

Vide Kemerinski aprire il fuoco con il mitra. La notte si rianimava di spari e di esplosioni.

L'investigatore decise che era tempo di andarsene. Alex e Kemerinski, dalla loro posizione, potevano affrontare un qualsiasi numero di scagnozzi.

Voleva tornare alla villetta. Aspetto il momento piu propizio, poi, sempre utilizzando la macchina rovesciata come schermo contro il fuoco, indietreggio e s'infilo nel vicolo piu vicino. Da lontano gli giunsero i fischi dei poliziotti, e si affretto a infilare un altro vicolo. C'erano troppe cose da fare ora, per rischiare di incappare nella polizia.

Un tassi gli sfreccio accanto, mentre Fenner svoltava sul corso principale. Correndogli accanto, Fenner fece segno all'autista, che freno. Fenner spalanco la portiera, dando l'indirizzo della villetta. «Fai presto, amico» disse. «Voglio dire, molto presto.»

Il tassista schiaccio a fondo l'acceleratore e il tassi parti rombando. «Che cosa sta succedendo al porto?» chiese tenendo gli occhi fissi sulla strada.

«Pare che si sia scatenato l'inferno.»

«Certo» rispose Fenner, appoggiandosi allo schienale. «Inferno e la parola giusta.»

Il tassista sporse la testa dal finestrino e sputo. «Sono contento di andare nella direzione opposta. E pericoloso restare da quelle parti.»

Fenner non lascio che il tassista lo portasse proprio davanti alla villetta.

Lo fece fermare all'angolo della via e percorse di corsa il pezzo di strada che gli restava. C'erano le luci accese, e mentre risaliva il vialetto circolare, vide qualcuno che si allontanava dalla soglia. Infilo una mano dentro la giacca e sfilo la rivoltella dalla fondina.

Un ragazzo con un cappello a visiera si fermo al suono della voce di Fenner, e lo raggiunse. Era un fattorino. «Siete voi il signor Fenner?» chiese.

«Certo. Hai un telegramma per me?»

Il ragazzo gli consegno una busta. Mentre Fenner scarabocchiava una firma, il ragazzo disse: «Ho suonato per un pezzo. Ci sono le luci accese, ma non c'e in casa nessuno.»

Fenner gli diede la mancia. «E cosi che la facciamo in barba ai ladri, figliolo» gli spiego, e si diresse verso la casa. Infilo il telegramma in tasca, apri la porta d'ingresso, ed entro.

Nel salotto c'era Bugsey, steso a terra, in una pozza di sangue scuro.

Fenner lo guardo. Non c'era niente da fare, Bugsey era morto stecchito. Estrasse la rivoltella e si diresse in punta di piedi verso la stanza da letto.

C'era Thayler seduto su una sedia in tubolare, con un'espressione di sorpresa dipinta sul viso. Un filo di sangue rappreso gli correva dalla bocca alla camicia. Gli occhi erano vuoti e fissi.

«Bene, bene» disse Fenner a voce alta e guardo la stanza. Era facile capire cosa era successo. Thayler era seduto, con la faccia alla porta. Probabilmente stava parlando con Glorie. Poi doveva essere entrato qualcuno che Thayler conosceva. Thayler, dopo aver alzato gli occhi, visto chi era, s'era rassicurato, ma questo qualcuno doveva avergli sparato al petto. Fenner gli si avvicino e gli tocco la mano. Stava diventando fredda, ma conservava ancora una traccia di tepore.

Una sedia scricchiolo, come se qualcuno l'avesse spostata. Il rumore veniva dalla cucina. Fenner rimase immobile, tendendo l'orecchio. La sedia scricchiolo ancora. Fenner si accosto alla porta e guardo fuori. Poi, movendosi con molta cautela, entro in cucina, la rivoltella in mano.

Era Usignolo, che si reggeva in piedi, aggrappato allo schienale di una sedia. Aveva in mano un'automatica dalla canna corta ma appena riconobbe Fenner lascio cadere la mano su un fianco.

«Ferito?» chiese Fenner. C'era qualcosa nell'atteggiamento di Usignolo, che si aggrappava alla sedia, che gli fece fare quella domanda.

«Mi ha preso al ventre» rispose Usignolo lentamente. Cerco di girare attorno alla sedia, e come Fenner si avvicino per aiutarlo, replico febbrilmente: «Non toccarmi.»

Fenner si ritrasse e lo guardo mentre si sedeva faticosamente sulla sedia.

Quando si fu sistemato, il sudore gli rigava la fronte.

«Stai calmo» disse l'investigatore. «Chiamo un dottore.»

Usignolo scosse il capo. «Devo parlare» disse. «Nessun dottore mi puo piu aiutare.» Si piego lentamente in avanti, premendo l'avambraccio contro lo stomaco.

«Che e successo?»

«Ho sparato a Thayler, e quel cane di Bugsey ha preso me. Credevo di potermi fidare di lui. Mi ha sparato cinque colpi, prima che io potessi aprir bocca. Poi l'ho sistemato.»

«Perche uccidere Thayler?» domando Fenner.

Usignolo fisso cupamente il pavimento. Quando parlo, la sua voce era molto cupa. «Hanno ucciso Ricciolina. Cosi siamo pari. Volevo ammazzare anche Carlos, ma credo che ormai non ce la faro.»

«L'hanno uccisa perche tu e lei mi avete liberato.»

«Si, ma Thayler ha sempre voluto liberarsene. Sapeva troppe cose. Sia io che lei sapevamo troppe cose. Sapevamo anche di te. Glorie era alla base di tutto. Lei, e quel suo cinese.»

«Che cinese?» chiese Fenner, a bassa voce.

«Chang. Quello che ti hanno depositato in ufficio.»

«Sapevi anche quello?»

Usignolo chiuse gli occhi. Premette ancora di piu le braccia contro il ventre. Solo facendo cosi, e chinandosi su se stesso riusciva a non cadere da una parte. Infine disse, con una voce debolissima, strangolata: «Si, sapevo anche quello. Carlos ha scoperto la storia col cinese. Glorie amoreggiava con lui. Quando Thayler la porto a New York per una vacanza, ci ando anche Chang, con loro. Quel cinese lavorava per Carlos. Carlos sospettava che lui se l'intendesse con Glorie, e cosi spedi a New York anche un paio di scagnozzi per tenerlo d'occhio. Hanno scoperto la tresca e l'hanno ucciso. Poi Thayler te l'ha portato in ufficio.»

Fenner non muoveva ciglio, e intanto rifletteva: «Perche? Perche lo hanno portato da me, per amor del cielo?»

Usignolo scosse il capo. «Non lo so. Per qualche suo oscuro gioco.» Parlava molto lentamente, soffrendo ancora di piu per pronunciare le parole chiaramente. «Qualcosa deve aver funzionato male nel viaggio a New York. Qualcosa che ha dato inizio a tutto questo.»

«Chang? Glorie ne era innamorata?» Fenner credeva di essere arrivato alla soluzione di tutto.

Usignolo rabbrividi, ma non volle cedere. Il dolore lo devastava, e la morte gli si avvicinava a grandi passi, ma fingeva di non soffrire. Voleva dimostrare a Fenner che sapeva incassare bene, senza un gemito.

«Era pazza di lui» disse e comincio a vacillare sulla sedia.

«Dov'e ora?»

«Ha tagliato la corda, appena e cominciata la sparatoria. Comunque, Thayler gliel'avrebbe fatta pagare cara, se non fossi intervenuto. Era meglio… se… aspettavo, prima di sparargli.»

Fenner non fece in tempo ad afferrarlo. Crollo dalla sedia sul pavimento.

Fenner si inginocchio e gli sollevo il capo. «Crotti e un bravo ragazzo» disse Usignolo con un filo di voce. «Diglielo che ti ho aiutato. Cosi… siamo pari.» Guardo Fenner da dietro le lenti spesse, cerco di dire qualcosa, e non ci riusci.

«Glielo diro» assicuro Fenner. «Sei stato leale con me.»

Usignolo sussurro: «Dai la caccia a… Carlos. Ha una taverna… dietro al Whiskey Joe…» Fece un mezzo sorriso a Fenner, poi il viso s'irrigidi, e spiro.

Fenner gli adagio il capo gentilmente per terra e si rialzo. Si asciugo le mani col fazzoletto, fissando il muro di fronte con un'espressione vuota.

Mi rimane Carlos, ora, penso, e poi questa storia sara finita. Mentre riponeva il fazzoletto, trovo il telegramma. Lo tolse di tasca e straccio la busta.

Diceva:

"Ragazza morta ritenuta Marian risulta da impronte digitali figlia rapita di Andrew Lindsay. Marian non sembrerebbe tutto cio che sembrava. Paula".

Fenner accartoccio lentamente il telegramma. «Cosi stanno le cose» disse. «Ora credo di poter concludere tutto.»

Getto un'ultima occhiata a Usignolo, poi si allontano dalla villetta.

Dov'era Glorie? Ora che Thayler era morto, era di nuovo libera di squagliarsela. Fenner penso che poteva trovarla da Noolen. Poteva essere andata da qualsiasi altra parte, ma valeva la pena di tentare da Noolen. Quando una ragazza vede tre uomini ammazzarsi in una sparatoria, e per un pelo non rischia di fare la stessa fine, difficilmente riesce a escogitare un piano intelligente. Era terrorizzata, e doveva essere andata dall'unica persona rimasta che conosceva bene. Conosceva bene Noolen, concluse Fenner. Era si o no suo marito?

Torno sul corso principale, prese un tassi, e si fece portare al Casino.

Due poliziotti erano in piedi, accanto all'entrata, ed entrambi gli lanciarono una brutta occhiata, mentre saliva le scale di corsa. Fenner sogghigno vedendo questa prova della cautela di Noolen. Attraverso la grande sala, che stava per essere chiusa. C'era una luce accesa e, a parte i due cubani in maniche di camicia che coprivano i tavoli con delle tele cerate, la sala era vuota. Alzarono gli occhi, vedendo entrare Fenner.

«Noolen e sempre in ufficio?» chiese, camminando diritto in quella direzione.

«E occupato, per il momento» rispose un cubano, cercando di fermarlo.

Fenner arrivo per primo alla porta, la spalanco ed entro.

Noolen, Kemerinski e Alex erano seduti attorno alla scrivania. C'era una bottiglia nera, senza etichetta e dei bicchieri sulla scrivania e tutti quanti fumavano. Alzarono gli occhi, le loro facce trasalirono, poi, vedendo Fenner, tirarono il fiato. Noolen lo guardo male: «Che storia e questa?» disse amaramente. «Schaife e Scalfoni morti, e loro due, ci mancava poco. E cosi che tu vorresti distruggere Carlos?»

Fenner non era dell'umore adatto per dar retta a Noolen. Appoggio la mano piatta sulla scrivania e guardo Noolen dritto in faccia. «Calmati, tu.

Quando t'e venuto il mal di pancia? Schaife e Scalfoni sono morti? E con questo? Credi forse di poter combattere una guerra senza avere perdite? E non ci pensi a cio che hanno perso quelli dall'altra parte? Gli abbiamo distrutto tutte le barche. Abbiamo bruciato la loro base. Thayler e morto, Usignolo e morto, Miller e morto, Bugsey e morto, insieme ad altri sei o sette della banda. Tutto questo non vale i tuoi soldi?»

Noolen lo guardava fisso. «Thayler?» La sua voce era poco piu che un sussurro.

Fenner annui. «Rimangono Carlos e Reiger. E questi ultimi due ci terrei particolarmente a farli fuori da solo. Poi, tutta la banda sara stata eliminata.»

«Quest'uomo sa quello che dice» disse Kemerinski. «Io continuo a lavorare per lui.» Alex fece un cenno d'assenso e grugni.

«Va bene. Che cosa aspettiamo? Dov'e il locale di Whiskey Joe?» chiese Fenner.

«Vicino alla Negro Beach.»

Fenner si volse a Noolen. «Vado a sistemare Carlos. Quando ritornero, avro qualcosa da dirti. Aspettami qui.»

Si volse agli altri due: «Prendete un paio di Thompson. Andiamo al Whiskey Joe. Carlos e la.»

Alex si allontano. Kemerinski chiese: «Solo noi tre?» Era piuttosto preoccupato.

Fenner scosse il capo. «Ci vado io, da solo. Voi due entrate dopo, e raccogliete i cocci.»

Fenner usci assieme a Kemerinski. Alex aspettava in macchina, coi due Thompson in braccio.

«I mitra li pigliate voi due. Aspettate fuori finche non sentite sparare» ordino Fenner «poi entrate e fate fuoco su tutto quello che vedete. Non smettete di sparare finche non e rimasto piu nulla da prendere di mira, intesi?»

«Che notte, ragazzi!» commento Alex.

Il macchinone percorse Duval Street a forte velocita. Era tardi e non incontrarono nessuna macchina. Kemerinski guidava con impazienza. Ridusse la velocita appena raggiunsero South Street e svolto a destra. In fondo a South Street, si accosto al marciapiede e spense il motore. «Il locale e laggiu, all'angolo con Negro Beach.»

Fenner scese dalla macchina e s'incammino lungo la strada. Gli altri due lo seguirono, nascondendo i Thompson sotto la giacca.

«Ha una casa dietro quel locale» disse Fenner. «La conoscete?»

«C'e un magazzino dietro» rispose Alex «forse e quello.»

«Andiamo a vedere.»

Il locale di Whiskey Joe aveva gia chiuso per quella notte. Nell'oscurita sembrava soltanto una pila di assi nere e marce.

«Per questo vicolo» disse Alex sottovoce.

«Restate qua» suggeri Fenner. «Vado a dare un'occhiata.»

Si allontano giu per il vicolo, che era completamente buio e puzzolente.

Camminava con molta attenzione, senza acquattarsi contro il muro, ma anche senza far rumore. In fondo al vicolo c'era una piazzetta. Voltando a destra e girando attorno al locale di Whiskey Joe, si trovo davanti a un grosso edificio quadrato, con il tetto piatto. Anche questo, era solo una nera sagoma contro il cielo trapunto di stelle. Si avvicino, trovo una porta, provo cautamente ad aprirla. Era chiusa a chiave. Avanzo di qualche passo, cercando una finestra, giro l'angolo e prosegui lungo il lato sud. Niente finestre. Sull'altro angolo c'era una scala di ferro che si arrampicava su per il muro. Doveva portare al tetto.

Ritorno sui suoi passi verso gli altri due, che lo aspettavano in fondo al vicolo.

«Credo di averli trovati» disse. «C'e soltanto una porta. Tutto quello che dovete fare voi due, e di appostarvi la fuori e di accoglierli con una nutrita scarica di mitra appena escono. Non fatevi vedere, riparatevi e aprite il fuoco, ecco tutto.»

Vedeva i denti di Kemerinski mentre sghignazzava. «Io vado sul tetto e ve li mando fuori» continuo Fenner. «Non fate sciocchezze, e quando avete finito il lavoro, tagliate la corda. Io so badare a me stesso.»

I due grugnirono per dimostrare che avevano capito, poi Fenner ritorno verso l'edificio. Si arrampico per la scaletta di ferro, assicurandosi della solidita di ciascun piolo prima di appoggiarvi il proprio peso. Conto quaranta pioli prima di raggiungere il tetto. Quando sporse il capo dalla balaustra, vide che in mezzo al tetto c'era un lucernario quadrato, con la luce, dentro, ancora accesa.

Fenner sapeva che doveva stare molto attento nell'attraversarlo. Il minimo rumore avrebbe richiamato l'attenzione di quelli che stavano di sotto.

Prima di salire sul tetto, cammino lungo la balaustra e guardo giu. Individuo Alex e Kemerinski nascosti in una fossa proprio di fronte alla porta del magazzino. Lo videro e agitarono una mano. Fenner rispose al saluto, poi scavalco la balaustra e salto sul tetto.

Tenendo la rivoltella nella destra, percorse in punta di piedi, lentamente, lo spazio che lo divideva dal lucernario. Gli ci vollero parecchi minuti, ma non fece alcun rumore. Buttando indietro il cappello, guardo nella stanza sottostante. C'era Carlos. C'era Reiger, e un altro che non conosceva. Erano a un paio di metri da lui. La stanza era molto bassa, come una soffitta, e Fenner ne fu talmente sorpreso che si trasse indietro con uno scatto.

Carlos fumava disteso sul letto. Reiger si dondolava su una sedia, con il capo appoggiato al muro; dormiva. L'altro tipo sonnecchiava sul pavimento.

Fenner esamino i listelli che reggevano i vetri del lucernario; ne provo la consistenza con il pollice. Erano poco consistenti. Allora si alzo in piedi e, allungando il piede destro, lo punto dove i listelli si incrociavano. Tiro un gran respiro e poi si butto giu con tutto il suo peso.

I listelli cedettero scricchiolando, e lui e le schegge di vetro piombarono nella stanza di sotto. Cadde in piedi, barcollo e strinse la rivoltella.

Carlos rimase perfettamente immobile sul letto, con la sigaretta che gli tremava in bocca. L'uomo per terra cerco istintivamente la rivoltella. Era cosi intontito che l'istinto lo porto incontro alla morte. Se non fosse stato cosi addormentato, niente al mondo l'avrebbe convinto a cercare di prendere la rivoltella. Fenner gli sparo in mezzo agli occhi.

Reiger e Carlos erano come due statue di ghiaccio. Guardavano Fenner con occhi fissi, impietriti.

«Ti voglio» disse Fenner a Carlos.

La cenere della sigaretta cadde sul petto di Carlos, che getto una disperata occhiata a Reiger e poi ancora a Fenner. «Dammi una tregua» prego con voce roca.

«Tieni la bocca chiusa» replico Fenner. «Ho passato un paio di giorni a letto per colpa vostra. Ora avrete quello che vi spetta. Non lo faro io. Potete farlo da voi. Risolvete la questione in un duello. Chi vince potra uscire da qui. Io non lo tocchero. Forse avrete sentito dire che io sono un uomo di parola. Se vi va bene e cosi, oppure vi ammazzo subito, tutt'e due.»

Reiger parve tirare il fiato. Disse: «Se lo uccido, tu non mi toccherai?»

Era incredulo.

Carlos si rannicchio contro il muro. «Reiger» grido. «Tu non lo farai.

Sono io che comando, mi senti? Tu non lo farai.»

Reiger si alzo lentamente dalla sedia; aveva un sorriso ambiguo sul viso.

«Un minuto» ordino Fenner. «Alza le zampe e mettiti faccia al muro.»

Reiger brontolo, ma Fenner gli punto la rivoltella nel fianco. Quello alzo le mani e si volto. Fenner gli tolse la rivoltella dalla tasca e indietreggio.

«Resta dove sei e non ti muovere.» Si accosto a Carlos, l'afferro per il bavero e lo trascino giu dal letto. Una breve occhiata lo convinse che Carlos non aveva armi.

Fenner si ritiro in un angolo della stanza accanto alla porta e si appoggio alla parete.

«Che aspettate? Nessuno di voi due vuol rivedere la famiglia?»

Carlos comincio a strillare contro Reiger, ma l'espressione degli occhi di Reiger lo convinse che avrebbe fatto meglio a difendersi. Reiger, le mani basse, un'espressione animalesca sul viso, comincio ad avanzare verso Carlos, che giro attorno alla stanza, col sudore che gli correva giu per il viso. La stanza era troppo piccola perche quel gioco durasse a lungo. Reiger scatto all'improvviso, afferrando Carlos alla vita. Questi urlo di terrore, picchio Reiger in testa con i pugni chiusi, e cerco di divincolarsi. Reiger picchiava Carlos alle costole. Si dibattevano per la stanza, picchiandosi l'un l'altro e mugolando, poi il tacco di Carlos si incastro tra le mattonelle dell'impiantito e cadde a terra, con Reiger sopra. Reiger gli sbatteva la testa contro il pavimento. Volse il capo e con un ghigno disse a Fenner: «Ora te lo ammazzo questo cane» ansimo. «Te lo ammazzo.»

Carlos allungo una mano e ficco due dita negli occhi di Reiger. Un orribile grido usci dal petto di Reiger, e termino in un lungo ululato. Si stacco da Carlos. Tenendosi una mano sugli occhi e picchiando l'aria con l'altra, comincio a vacillare per la stanza. Carlos si rialzo, scosse il capo e aspetto che Reiger gli passasse davanti. Quando quello passo, allungo un piede e mando Reiger bocconi per terra. Reiger cadde sulla faccia e rimase per terra, lamentandosi e scalciando.

Carlos si era dimenticato della presenza di Fenner. Vedeva soltanto Reiger. Si butto su di lui, lo inchiodo al pavimento con le ginocchia, e lo afferro alla gola. Reiger cerco debolmente di staccare le mani di Carlos, poi si affloscio. Carlos lo lascio andare e si alzo in piedi, tremante.

Fenner era rimasto appoggiato alla parete, e teneva Carlos sotto la mira della rivoltella.

«Sei stato fortunato» disse. «Sparisci prima che io cambi idea. Via, taglia la corda, corri.»

Carlos raggiunse la porta vacillando e la spalanco. Fenner lo udi scendere le scale all'impazzata, e trafficare con la serratura. Rimase immobile, con la testa piegata da una parte, in ascolto. Poi, nel silenzio della notte, esplosero le sventagliate dei due Thompson, durarono qualche attimo, infine, di nuovo, il silenzio.

Fenner ripose la rivoltella lentamente e cerco una sigaretta. "Credo di averne avuto abbastanza di questa citta. Tornero a casa e portero a spasso Paula, tanto per cambiare" mormoro tra se. Si arrampico sul lucernario e scese per la scaletta di ferro. Udi il suono di una macchina che avviava il motore. Erano Alex e Kemerinski che si congratulavano per la bella giornata.

Giro l'angolo e guardo Carlos. Fenner era un uomo scrupoloso. Non aveva alcun dubbio che quei due sapevano fare un buon lavoro, ma voleva accertarsene. Non c'era bisogno di preoccuparsi. Avevano fatto un buon lavoro.

Si spazzolo l'abito con la mano, concentrando i suoi pensieri, poi s'incammino verso il locale di Noolen.

Noolen si alzo dalla sedia vedendo Fenner entrare. «Che e successo?» chiese.

Fenner lo guardo. «Cosa pensi che sia successo? Sono carne da macello, tutt'e due. Dov'e Glorie?»

Noolen si asciugo il viso con il fazzoletto. «Morti? Tutt'e due?» Non ci poteva credere.

«Dov'e Glorie?» ripete Fenner, scocciato.

Noolen appoggio le mani tremanti sulla scrivania. «Perche?»

«Dov'e, maledizione?» Gli occhi di Fenner erano molto intensi e gelidi.

Noolen fece un gesto. «E di sopra. Lasciala perdere, Fenner. Ci pensero io a lei, d'ora in poi.»

Fenner sogghigno. «Ma davvero? Non crederai mica che sia pentita?»

Il viso di Noolen si fece vagamente rosso. «Non intendo sopportare le tue sporche insinuazioni» disse. «Dopo tutto, e mia moglie.»

Fenner butto indietro la sedia. «Perdio!» esclamo, alzandosi in piedi «sei piu scemo di un vecchio scemo. E va bene, se le cose stanno cosi…» Scrollo le spalle. «E proprio in gamba, questa Glorie. Col gruzzolo del vecchio amore defunto, scappa a consolarsi tra le braccia del nuovo amore. Non e cosi forse?»

Noolen rimase immobile, gli occhi aggrottati e fissi, la bocca leggermente contorta.

«Taglia corto con queste allusioni, Fenner. Non mi piacciono» ribatte.

Fenner si volse verso la porta. «Devo vedere quella ragazza» disse.

«Dove la trovo?»

Noolen scosse il capo. «Non la vedrai» rispose. «Attento a come ti comporti qui, o te ne pentirai.»

«Davvero? E va bene, non la vedro; ma sai che cosa faro? Tra un'ora ritornero qui, accompagnato dalla polizia, e con un mandato di arresto per quella ragazza.»

Noolen sogghigno. «Non hai nessuna prova contro di lei» ribatte.

«Certo, non ne ho. Soltanto un'accusa di omicidio. Ma gia, cosa vuoi che sia un'accusa di omicidio? Ben poca roba, nel vostro ambiente.»

Le dita grassocce di Noolen si contorsero, e il suo roseo faccione prese un colore verdastro. «Di che cosa stai parlando?» disse, a denti stretti.

Fenner si mosse verso la porta. «Lo vedrai. Non ho tempo per discutere con te. O la vedo subito, oppure la vedro in prigione. Per me, non fa nessuna differenza.»

Il viso di Noolen scintillava sotto la luce della lampada. Si decise: «Ultima stanza a destra, primo piano.»

«Non mi ci vorra molto, tu resta dove sei.» Fenner usci e chiuse la porta dietro di se.

Quando arrivo davanti all'ultima porta a destra del primo piano, giro la maniglia ed entro. Glorie fece un balzo sulla sedia, bianca in viso, la bocca aperta per la sorpresa.

Fenner chiuse la porta e ci si appoggio. «Stai comoda» disse lentamente.

«Voglio solo far quattro chiacchiere con te.»

Lei si lascio ricadere sulla sedia. «Non ora» rispose, con la voce tirata.

«E tardi, voglio andare a letto… sono stanca… glielo avevo detto di non lasciar salire nessuno.»

Fenner scelse una sedia di fronte alla ragazza e si sedette. Butto il cappello sulla nuca e frugo in tasca in cerca del pacchetto di sigarette. Ne offri una a Glorie.

«Vattene! Vattene! Non voglio…» incomincio lei.

Fenner prese una sigaretta e rimise il pacchetto in tasca. Disse: «Sta' zitta.» Poi si accese la sigaretta e soffio una nuvoletta di fumo verso il soffitto. «Tu e io dobbiamo far quattro chiacchiere. Prima parlo io, poi tu.»

Lei si alzo dalla sedia e fece per andare alla porta, ma Fenner allungo una mano, la prese per il polso, e la tiro indietro. Lei cerco di graffiarlo con le lunghe unghie ricurve. Fenner le prese anche l'altra mano, le imprigiono entrambi i polsi con una mano sola, poi con la mano libera la colpi al viso con uno schiaffo. Quattro segni rossi apparvero sulla guancia della ragazza, che esclamo: «Oh!»

Lui le lascio andare i polsi e la spinse indietro con rabbia. «Siediti, e sta' zitta.»

Lei si sedette, toccandosi la guancia.

«Te ne pentirai» sibilo tra i denti.

Fenner si sistemo sulla sedia, facendola scricchiolare. «Questo e quello che tu credi» rispose, sbadigliando. «Aspetta che ti racconti un'altra storiella. Ti distruggera.»

Lei strinse i pugni e se li picchio sulle ginocchia. «Basta. Lo so che cosa mi vuoi dire. Non voglio ascoltare.»

«Per te non esisteva altro che Chang» disse, imperterrito, Fenner.

«Quando Carlos lo uccise, la vita non ebbe piu senso per te. Tutto cio che ti rimaneva da fare era di regolare i conti con Carlos, che ti aveva distrutto l'unica cosa per cui valesse la pena di vivere la tua sporca vita. Giusto, fin qui?»

Lei si porto le mani al viso, rabbrividi e rispose: «Si.»

«Thayler volle andare a New York per una gita e ti porto con se. Ma tu non ti rassegnavi a star lontana da Chang nemmeno per qualche giorno, cosi Chang ti raggiunse e vi vedeste, mentre Thayler era occupato altrove.

Ma Carlos vi aveva fatti pedinare da un paio dei suoi cubani che vi scoprirono e uccisero il cinese. Giusto anche questo?»

«Entrarono in camera, quella notte che rimasi con lui» rispose lei. La sua voce era priva di espressione. «Uno di loro mi teneva mentre l'altro gli tagliava la gola. Ero presente, quando lo uccisero. Dissero che avrebbero ammazzato anche me, se lui avesse opposto resistenza, e cosi lui rimase disteso sul letto e lascio che quell'orribile cubano gli tagliasse la gola. Oh, se tu fossi stato presente! Se tu l'avessi visto sul letto con quel cubano chino su di lui. Il terrore che apparve nei suoi occhi, quando mori. Non potevo far niente, ma giurai a me stessa che Carlos l'avrebbe pagata cara, gli avrei distrutto tutto quello che aveva costruito.»

Ancora una volta, Fenner sbadiglio. Si sentiva stanco. «Non sei una brava ragazza» disse. «Non posso provare pieta per te, perche hai sempre pensato soltanto a te stessa. Se tu fossi una vera ragazza, avresti compiuto la tua vendetta a qualsiasi costo, anche a costo di perderti, ma tu non avevi il coraggio di perdere quello che gia possedevi, e cosi hai dovuto progettare un piano per tenere Thayler e buttare Carlos in pasto ai lupi.»

Glorie comincio a piangere.

«Mentre succedeva tutto questo, Thayler si era trovato un altro giocattolo» riprese Fenner. «Anche Thayler era un poco di buono. C'era una ragazza che si chiamava Lindsay. Magari la conobbe a una festa. Gli piacque, e in un modo o nell'altro riusci a trascinarla in camera sua. Sapeva che tu non c'eri e la convinse a salire. Mi immagino quello che accadde. Lui cerco di sedurla, ma lei si ribello. E fu cosi che ebbe la schiena piena di lividi, no?»

Glorie continuava a piangere.

«Be', Thayler picchio troppo forte, e la ragazza mori. Quando tornasti in albergo, dopo che Chang era stato ucciso, trovasti Thayler che passeggiava per la stanza, con un cadavere tra i piedi. Fu cosi che andarono le cose, non e vero?»

«Si.» Lei si porto il fazzoletto agli occhi e comincio a dondolarsi avanti e indietro.

«Trovasti la Lindsay bell'e morta, col corpo ricoperto di lividi. Ora, piccola, tocca a te. Parla. Che cosa facesti?»

«Lo sai benissimo. Perche me lo chiedi?» rispose Glorie.

«Ma perche venire da me?»

«Avevo sentito parlare di te. Credevo di aver trovato l'occasione buona per salvare Harry e mettere il bastone tra le ruote a Carlos. Avevo sentito dire che eri un duro e che non ti fermavi davanti a niente. Mi misi una parrucca nera, comprai un abito semplice e venni da te. Credevo che…»

«Venisti da me e ti presentasti come Marian Daley. Mi raccontasti di aver perso tua sorella. Credevi che, se io avessi accettato di cercare tua sorella, avrei finito per distruggere Carlos. Mi fornisti le tracce necessarie.

Parlasti di dodici cinesi, perche contrabbandano sempre dodici cinesi alla volta, da Cuba, e io sarei stato abbastanza intelligente da scoprire che si trattava dell'organizzazione di Carlos. Progettasti con Thayler di depositare il corpo della Lindsay, senza braccia, e senza testa, da qualche parte dove io potessi trovarla e credere che si trattava del corpo di Marian Daley. Dal momento che Marian non esisteva, Thayler non poteva essere processato per aver ucciso una ragazza inesistente. Allora cercasti di stabilire un'identita tra Marian e il cadavere. Per farlo, convincesti Thayler a disegnarti qualche livido sulla schiena, e quando venisti da me, lui telefono per darti una scusa per spogliarti. Io vidi i lividi, e mi fecero la dovuta impressione.

Era un piano fasullo, e in una corte di giustizia non avrebbe retto, ma avresti anche potuto salvare la faccia, se aveste giocato bene le vostre carte. Invece Thayler commise degli sbagli.

«Volle che il cadavere fosse fatto a pezzi e portato via dalla sua stanza.

Bisognava convincermi che il cadavere era quello di tua sorella al piu presto, altrimenti i dottori avrebbero rilevato lo scarto di tempo tra il momento in cui la ragazza era deceduta e il momento in cui venisti da me. Prima di tutto, tu dovevi farti subito vedere da me, poi io avrei dovuto essere trattenuto per qualche giorno, in modo che Thayler avesse il tempo necessario per preparare la scena come voleva. Ordino ai due cubani di prendere Chang e di lasciarlo nel mio ufficio, sperando che la polizia l'avrebbe scoperto li e che mi avrebbe trattenuto per interrogarmi. Tu questo non lo sapevi. Ma io fui piu svelto di lui, scoprii dove alloggiavano i due cubani, li aspettai in casa e li uccisi prima che riuscissero a disfarsi di un braccio e di una mano della Lindsay. Essendosi fatto intrappolare a questo modo, tutto il progetto andava a gambe all'aria. Fu cosi che andarono le cose, vero?»

Glorie sedeva immobile sulla sedia. Rispose: «Si, e cosi. Era un'idea pazzesca. Ma Thayler era talmente terrorizzato che avrebbe fatto qualunque cosa gli dicessi. Non avevo molto tempo per perfezionare il piano, ma mi pareva una buona occasione per distruggere Carlos. Scucii ad Harry diecimila sacchi. Ne diedi seimila a te, perche sapevo che poi tu saresti andato fino in fondo. Formulai la lettera, in modo da fornirti la chiave necessaria, e poi, quando la tua segretaria mi porto in albergo, aspettai il momento migliore e scappai. Cosi finiva Marian Daley. Tornai a Key West con Harry e aspettai che tu ti facessi vivo. Thayler aveva detto ai cubani di abbandonare il cadavere e i vestiti al Grand Central, in un baule. Ti avremmo lasciato un'indicazione in modo che tu li avresti trovati. Questa parte del progetto doveva portarla a termine Harry, ma lui fece un gran pasticcio.»

Fenner si appoggio allo schienale e fisso il soffitto. «Tutto inutile» disse.

«Sarebbe bastato che tu venissi a parlarmi di Carlos. Gli avrei dato la caccia comunque. Quando uno tratta la gente come faceva lui, merita d'essere schiacciato come un verme.»

Glorie si impetti con uno scatto. «Parli come se fosse morto» disse.

Fenner la guardo. «E morto stecchito. Sei fortunata. Sembra che tu riesca sempre a trovare il gonzo che sbrogli le tue sporche faccende. Comunque, e stato un piacere farlo ammazzare.»

Glorie tiro un lungo respiro, rabbrividendo. Fece per parlare, ma Fenner la interruppe.

«L'uomo che uccise la Lindsay e morto. Tu sei pur sempre una mia cliente. Spetta alla polizia far indagini per la morte della Lindsay. Magari scopriranno che e stato Thayler. Magari scopriranno anche che tu ci hai messo lo zampino, ma non saro io a dirglielo. Per quello che mi riguarda, io ho finito. Puoi far lega con Noolen e scappare con lui al piu presto. Non mi piaci, bambola, e non mi piace Noolen. Io torno a casa. Qualunque cosa ti succeda, me ne infischio. Stai certa che qualcosa ti succedera. Una come te non puo durare a lungo. Io ti lascio a questo punto.»

Si alzo, ando verso la porta, senza voltarsi a guardarla, e usci dalla stanza.

Noolen era in piedi, in mezzo alla sala, e guardava in su, mentre Fenner scendeva le scale. Se ne infischio anche di Noolen, e non lo guardo. Appena fuori, in strada, tiro un profondo respiro, fece una smorfia, pensoso, poi si avvio, a passi decisi, verso l'aeroporto della Pan-American.