38374.fb2 Il medaglione - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 11

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II signor Cusumano era un gran galantomo. Chiamato al telefono il nipote e fattosi sostituire da lui in negozio, una mezzorata dopo era sulla jeep dei Carabineri. L’ultimo tratto di strata che dovettero farsi a pedi servì al maresciallo e a Cusumano per pisare le parole che dovivano adoperare con Ciccino.

La casa aviva porta e finestre inserrate, come al solito, mentre l’orto appariva sempre più abbannunato.

Il maresciallo si fermò davanti al cancelletto della palizzata che era accostato e chiamò: «Ciccino! Io sono! Vengo con un amico!».

La porta si raprì subito, quasi che Ciccino non aspittasse altro che quella chiamata.

L’omo apparse sulla soglia, taliò a longo l’orafo, sospettoso, ma dopo si persuase e si fece da parte.

«Trasite.»

La giornata era chiara, senza una nuvola, e perciò nella cammara c’era più luce dell’altra volta.

«Assetatevi» disse Ciccino.

Andò a pigliare il fiasco e tre bicchieri. Versò. Le mani gli tremavano, tradivano la sua tensione, la bruciante attesa di ciò che gli avrebbero rivelato i due omini, ma non fece domande.

«Questo signore che ti ho portato» attaccò il maresciallo «è l’orato del paìsi, si chiama…»

«Lo conosco» interruppe Ciccino.

«Meglio accussì. Dunque, circa due anni ta, la povera signora Marta gli portò nel negozio il medaglione per farlo puliziare di dintra e di fora. Te l’aveva detto? »

«Me lo disse» fece Ciccino.

«E ora è meglio che parla il signor Cusumano» disse il maresciallo.

«Per puliziarlo di dintra» principiò l’orefice taliando a Ciccino «levai la vostra fotografia e la posai sul banco. Mentre travagliavo, la bottiglietta con l’acido si rovesciò e l’abbrusciò. Non mi parse una cosa grave. Ritagliai da un’altra foto la faccia di un amico che avevo prima di trasferirmi a Belcolle e l’infilai nel medaglione. Quando la signora Marta sarebbe passata a ritirarlo, l’avrei avvertita della sostituizione. Però a ritirare il medaglione venne vostro cognato e per disgrazia nel negozio in quel momento c’era mio nipote che non sapeva niente della sostituzione. Dopo, la cosa mi passò di mente. Ecco, questo è quanto. Ed è la pura e semplice verità.»

Ora Ciccino li taliava fisso e pariva un pugile sonato. L’occhi sbarracati, la bocca mezza aperta, ogni tanto scoteva la testa come per scrollare da sé quelle parole elle l’avivano colpito come pugni.

Il maresciallo posò sul tavolo il medaglione aperto, dintra non c’era nessuna foto.

«Ora ci puoi rimettere la tua» disse.

Ciccino pigliò il medaglione, lo strinse, lo baciò. E poi, all’improvviso, si mise a piangere in silenzio. Ma era un pianto liberatorio, erano lagrime di felicità.

Il maresciallo fece un gesto all’orafo.

Si susirono e niscsero dalla casa in silenzio.

Solo dopo la curva del viottolo il maresciallo parlò.

«Grazie» disse semplicemente. «Lei è un omo generoso.»

«Ma ci avrà creduto alla storia dell’acido e della foto sostituita?» spiò Cusumano dubitoso.

«Stia tranquillo. Ci ha creduto perché voleva crederci. D’altra parte la storia che abbiamo inventato era semplice e plausibilissima ed è servita a ridare la pace a quel poviro disgraziato.»

«Ma non sapremo mai chi era quel picciotto di cui Marta teneva la foto.»

«E che importanza ha, ormai?»

Importante era stato certamente per Marta, ma era morta e si era portata appresso il suo segreto, la sua storia. Sacrilego e crudele scoperchiare le tombe per pura curiosità.

Il maresciallo respirò a fondo l’aria fine.

«È proprio una splendida giornata» disse.