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Andò verso la metropolitana, prese la linea Bakerloo, scese a Charing Cross, e per un paio d’ore visitò alcune librerie dell’usato cercando, senza trovarlo, un manuale sull’uso degli inchiostri. Accidentalmente comprò una biografia di Rebecca West e rubò, nascondendosela in tasca, un’antologia di haiku del diciottesimo secolo. Verso le cinque entrò in un caffè perché aveva bisogno del bagno. Al tavolo, bevendo un whisky, sfogliò l’antologia di haiku chiedendosi per l’ennesima volta che testa bisognava avere per inseguire un tipo di bellezza come quello. Quando si accorse che erano già le sei, uscì per andare in un piccolo supermercato biologico nelle vicinanze, e lì si comprò quattro cose per la cena. Poi si diresse alla più vicina fermata della metropolitana, attardandosi un po’ a visitare una laundry che trovò sul proprio cammino: da tempo coltivava l’idea di fare una guida dei cento migliori posti dove lavarsi la biancheria a Londra, quindi non perdeva occasione di aggiornarsi. Arrivò a casa che erano le sette e venti. Fece una doccia, mise su un disco di Billie Holiday e si cucinò la cena, riscaldando a fuoco lento una crema di lenticchie che poi seppellì sotto il parmigiano grattugiato. Finito di mangiare, lasciò la tavola apparecchiata e si distese sul divano, scegliendo i tre libri a cui avrebbe dedicato la serata. Erano un romanzo di Bolano, l’integrale delle storie di Carl Barks con Donald Duck e il Discorso sul metodo di Cartesio. Almeno due su tre avevano cambiato il mondo. Il terzo l’aveva quanto meno rispettato. Alle nove e un quarto squillò il telefono. Di solito Jasper Gwyn non rispondeva, ma quello era un giorno speciale.
– Pronto?
– Pronto, sono Rebecca.
– Buonasera Rebecca.
Scivolò via un lungo istante di silenzio.
– Mi scusi se la disturbo. Volevo solo dire che io sono andata, oggi, nello studio.
– Ne ero sicuro.
– Perché mi era venuto il dubbio di aver sbagliato giorno.
– No, no, era proprio oggi.
– Allora bene, posso andare a letto tranquilla.
– Sicuramente.
Passò un altro refolo di silenzio.
– Sono andata e ho fatto quello che mi ha detto.
– Benissimo. Non le ha spente le luci, vero?
– No, ho lasciato tutto com’era.
– Perfetto. Allora a domani.
– Sì.
– Buonanotte Rebecca.
– Buonanotte. E scusi se l’ho disturbata.
Jasper Gwyn tornò a leggere. Era nel bel mezzo di una storia fantastica. Donald Duck faceva il piazzista ed era stato spedito nella zona più selvaggia dell’Alaska. Scalava montagne e discendeva fiumi portandosi sempre dietro un campione della merce che doveva vendere. La cosa bella era il tipo di merce che doveva vendere: organi a canne.
Poi passò a Cartesio.