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38. L 'INCANTESIMO DELLA NATURA

Dal letto dove era coricato, Adolfo Lo Ritto, pittore decoratore di 52 anni, udì la chiave girare nella serratura della porta. Guardò l'ora. L'una e un quarto. Era la moglie Renata che rientrava.

Lei si fermò sulla soglia della camera togliendosi il cappellino di piume d'uccello, sulle labbra un sorriso che voleva sembrare disinvolto. A 38, magra, la vita sottilissima, le labbra piegate di natura in una bambinesca smorfia di corruccio, aveva qualcosa di laido e sfrontato.

Senza alzare la testa dal guanciale, lui gemette in tono di rimprovero: " Io sono stato male ". " Sei stato male? " fece lei placida avvicinandosi all'armadio. " Una delle mie tremende coliche… Non ne potevo più. " " E ti è passata? " chiese la moglie senza cambiare tono. " Adesso un poco mi è passata, ma ho ancora male " qui la voce si trasformò di colpo, divenne acre e violenta. " E tu dove sei stata? si può sapere dove sei stata, lo sai che è quasi l'una e mezzo? " " Eh, non c'è bisogno che tu alzi tanto la voce. Dove son stata? Al cinema sono stata, con la Franca. " " A che cinema? " " Al Maximum. " " E che cosa davano? " " Oh, insomma, si può sapere che cosa hai stasera? Che cos'è questa inchiesta, dove son stata, e che cinema, e che film davano, vuoi anche sapere il tram che ho preso? Te l'ho detto che sono stata con la Franca! " " E che film avete visto? " Così dicendo egli si spostò sul letto, senza lasciare l'espressione sofferente, così da poter prendere, sul tavolino, un pacco di giornali.

" Vuoi controllare, vuoi? Non mi credi? Fai le domande a inghippo eh? Bene, e io non ti dico un bel niente, così impari. "

" Sai che cosa sei? Vuoi che ti dica cosa sei? " per la pietà che provava di se stesso il Lo Ritto stava quasi per scoppiare in pianto. " Vuoi che ti dica cosa sei? Vuoi che te lo dica? " E continuava, per l'impeto dell'ira che gli si ingorgava dentro, a ripetere la stessa stupida domanda. " E dillo, dillo se ci tieni tanto! " " Sei una… sei una… sei una… " lo ripeté almeno dieci volte, meccanicamente, provando una tenebrosa voluttà a rimestare così nella piaga che sentiva nel petto, internamente. " Io sono qui che a momenti crepo e tu vai in giro chissà con chi, altro che Maximum! Io son malato e tu vai a spasso coi giovanotti, peggio di quelle là. " A questo punto, per accrescere l'effetto, simulò un accesso di singhiozzi e prese a balbettare: " Mi, mi hai, mi hai rovi… mi hai rovinato, lo scandalo della casa sei, io sono qui in letto malato e tu te ne stai fuori tutta notte! ".

" Ih che barba, che barba " fece finalmente lei che intanto aveva sistemato cappellino e tailleur nell'armadio, e si voltò a guardarlo, pallida, la faccia tirata dalla cattiveria. " Ora è meglio che tu la pianti, vero? "

" Ah dovrei anche piantarla? Hai questo coraggio anche? Tacere dovrei, no? Far finta di niente eh? E tu a spasso fino all'una di notte a fare i tuoi porci comodi? Dovrei tacere anche? "

Lei parlò a bassavoce, adagio, facendo sibilare le esse: " Se tu sapessi quanto schifo mi fai, se tu sapessi come sei brutto e vecchio. Guardalo là il pittore Lo Ritto, l'imbrattatele! ". Godeva che ogni parola sprofondasse come un trapano nei punti di lui più sensibili e dolenti. " Ma guardati, guardati nello specchio, un uomo finito sei, un rudere, brutto, senza denti, con quella pidocchiera lurida!… L'artista eh?… E puzzi anche. Non senti che tanfo c'è in questa camera? " Con un ghigno di nausea spalancò la finestra e si protese sul davanzale come per respirare aria pulita.

Dal letto venne una specie di lamento: " Io mi ammazzo, giuro che mi ammazzo, io non ne posso più… ".

La donna tacque, stava immobile, guardando fuori, nella fredda notte di dicembre.

Dopo un poco ancora lui, non più querulo, in uno strappo di risorgente collera: " E chiudi, chiudi quella finestra maledetta, vuoi farmi venire un accidente? ".

Ma la moglie non si mosse. Di sbieco egli ne scorgeva il volto; il quale non era più teso e malvagio come prima ma si era come vuotato di vita all'improvviso; vi era im~ presso un sentimento nuovo che l'aveva stranamente trasformato. E una luce, che non si capiva donde provenisse, lo illuminava.

" A che cosa pensa " si chiese lui. " Che la minaccia di ammazzarmi l'abbia spaventata? " Poi capì che non poteva essere questo. Sebbene si potesse forse ancora illudere sull'attaccamento della moglie, era evidente che si trattava dÌ altro. Qualcosa di ben più terribile e potente. Ma cosa?

In quel mentre lei, senza muoversi, chiamò il marito. " Adolfo " disse, ed era la voce tenera e sbigottita di una bambina. " Adolfo, guarda " mormorò ancora in una costernazione inesprimibile, quasi esalasse l'ultimo respiro.

Senza pensare al freddo, tanta era la curiosità, il Lo Ritto balzò fuori del letto, e raggiunse la moglie al davanzale, dove pure egli ristette, impietrito.

Dal nero crinale dei tetti, oltre il cortile, una cosa immensa e luminosa si alzava nel cielo lentamente. A poco a poco il suo profilo curvo e regolarissimo si delineava, finché la forma si rivelò: era un disco lucente di inaudite dimensioni. " Dio mio, la luna! " pronunciò l'uomo, sgomento.

Era la luna, ma non la placida abitatrice delle nostre notti, propizia agli incantesimi d'amore, discreta amica al cui lume favoloso le catapecchie diventavano castelli. Bensì uno smisurato mostro butterato di voragini. Per un ignoto cataclisma siderale essa era paurosamente ingigantita ed ora, silente, incombeva sul mondo, spandendovi una immota e allucinante luce, simile a quella dei bengala. Tale riverbero faceva risaltare i più minuti particolari delle cose, gli spigoli, le rugosità dei muri, le cornici, i sassi, i peli e le rughe della gente. Ma nessuno si guardava intorno. Gli occhi erano tutti rivolti al cielo, non riuscivano a staccarsi da quella terrificante apparizione.

Dunque le leggi eterne si erano spezzate, un guasto orrendo era successo nelle regole del cosmo, e forse quella era la fine, forse il satellite con velocità crescente sta ancora avvicinandosi, tra qualche ora il globo funesto si allargherà a riempire interamente il cielo, poi la sua luce si spegnerà entro il cono d'ombra della terra, né si vedrà più nulla finché, per una infinitesima frazione di secondo, ai fievoli riverberi della città notturna, si indovinerà un sotfitto scabro e sterminato di pietra precipitante su di noi, non ci sarà neppure il tempo di vedere; tutto sprofonderà nel nulla prima ancora che le orecchie percepiscano il primo tuono dello schianto.

Nel cortile è uno sbattere di finestre e imposte che si aprono, richiami, urla d'orrore, sui davanzali gruppi di figure umane, spettrali a quella luce. Il Lo Ritto sente una mano della moglie, stringergli la destra tanto da fargli male. " Adolfo " lei sussurra in un soffio. " Adolfo, oh, perdonami Adolfo, abbi pietà di me, perdonami! " Tra i singhiozzi gli si stringe contro, scossa da un tremito violento. Gli sguardi fissi alla mostruosa luna, lui tiene la moglie fra le braccia, mentre un boato che sembra uscire dalle viscere del mondo – sono gli uomini, milioni di gridi e di lamenti in coro – si alza intorno dalla città atterrita.