51978.fb2 Favole al telefono - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 11

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Il calciatore si provò a giocare al pallone da solo, ma era una noia da morire e non poteva vincere mai, perciò fece ritorno in squadra. Il Vecchio Proverbio, per il disappunto, si ammalò e dovettero levargli le tonsille.

Una volta tre Vecchi Proverbi si incontrarono e avevano appena aperto bocca che cominciarono a litigare:

- Chi bene incomincia è a metà dell'opera, - disse il primo.

- Niente affatto, - disse il secondo, - la virtù sta nel mezzo.

- Gravissimo errore, - esclamò il terzo, - il dolce è in fondo.

Si presero per i capelli e sono ancora là che se le danno.

Poi c'è la storia di quel Vecchio Proverbio che aveva voglia di una pera, e si mise sotto l'albero, e intanto pensava: «Quando la pera è matura casca da sé».

Ma la pera cascò soltanto quando fu marcia fradicia, e si spiaccicò sulla zucca del Vecchio Proverbio, che per il dispiacere diede le dimissioni.

L'Apollonia della marmellata

A Sant'Antonio, sul Lago Maggiore, viveva una donnina tanto brava a fare la marmellata, così brava che i suoi servigi erano richiesti in Valcuvia, in Valtravaglia, in Val Dumentina e in Val Poverina. La gente, quand'era la stagione, arrivava da tutte le valli, si sedeva sul muricciolo a guardare il panorama del lago, coglieva qualche lampone dai cespugli, poi chiamava la donnina della marmellata:

- Apollonia! - Che c'è?

- Me la fareste una marmellata di mirtilli?

- Eccomi.

- Mi aiutereste a fare una buona marmellata di prugne?

- Subito.

L'Apollonia, quella donnina, aveva proprio le mani d'oro, e faceva le migliori marmellate del Varesotto e del Canton Ticino.

Una volta capitò da lei una donnetta di Arcumeggia, così povera che per fare la marmellata non aveva neanche un cartoccio di ghiande di pesca, e allora, strada facendo, si era riempito il grembiule di ricci di castagne.

- Apollonia, me la fareste la marmellata?

- Coi ricci?

- Non ho trovato altro...

- Pazienza, proverò.

E l'Apollonia tanto fece che dai ricci delle castagne cavò la meraviglia delle marmellate.

Un'altra volta quella donnina di Arcumeggia non trovò nemmeno i ricci delle castagne, perché le foglie secche, cadendo, li avevano ricoperti; perciò arrivò con un grembiule pieno di ortiche.

- Apollonia, me la fate la marmellata?

- Con le ortiche?

- Non ho trovato altro...

- Pazienza, si vedrà.

E l'Apollonia prese le ortiche, le inzuccherò, le fece bollire come sapeva lei e ne ottenne una marmellata da leccarsi le dita.

Perché l'Apollonia, quella donnina, aveva le mani d'oro e d'argento, e avrebbe fatto la marmellata anche con i sassi.

Una volta passò di lì l'imperatore e volle provare anche lui la marmellata dell'Apollonia, e lei gliene dette un piattino, ma l'imperatore dopo la prima cucchiaiata si disgustò, perché c'era caduta dentro una mosca.

- Mi fa schifo, - disse l'imperatore.

- Se non era buona, la mosca non ci cascava, - disse l'Apollonia.

Ma ormai l'imperatore si era arrabbiato e ordinò ai suoi soldati di tagliare le mani all'Apollonia.

Allora la gente si ribellò e mandò a dire all'imperatore che se lui faceva tagliare le mani all'Apollonia loro gli avrebbero tagliato la corona con tutta la testa, perché teste per fare l'imperatore se ne trovano a tutte le cantonate, ma mani d'oro come quelle dell'Apollonia sono ben più preziose e rare.

E l'imperatore dovette far fagotto.

La vecchia zia Ada

La vecchia zia Ada, quando fu molto vecchia, andò ad abitare al ricovero dei vecchi, in una stanzina con tre letti, dove già stavano due vecchine, vecchie quanto lei. La vecchia zia Ada si scelse subito una poltroncina accanto alla finestra e sbriciolò un biscotto secco sul davanzale.

- Brava, così verranno le formiche, - dissero le altre due vecchine, stizzite.

Invece dal giardino del ricovero venne un uccellino, beccò di gusto il biscotto e volò via.

- Ecco, - borbottarono le vecchine, - che cosa ci avete guadagnato? Ha beccato ed è volato via. Proprio come i nostri figli che se ne sono andati per il mondo, chissà dove, e di noi che li abbiamo allevati non si ricordano più.

La vecchia zia Ada non disse nulla, ma tutte le mattine sbriciolava un biscotto sul davanzale e l'uccellino veniva a beccarlo, sempre alla stessa ora, puntuale come un pensionante, e se non era pronto bisognava vedere come si innervosiva.

Dopo qualche tempo l'uccellino portò anche i suoi piccoli, perché aveva fatto il nido e gliene erano nati quattro, e anche loro beccarono di gusto il biscotto della vecchia zia Ada, e venivano tutte le mattine, e se non lo trovavano facevano un gran chiasso.

- Ci sono i vostri uccellini, - dicevano allora le vecchine alla vecchia zia Ada, con un po' d'invidia. E lei correva, per modo di dire, a passettini passettini, fino al suo cassettone, scovava un biscotto secco tra il cartoccio del caffè e quello delle caramelle all'anice e intanto diceva:

- Pazienza, pazienza, sono qui che arrivo.

- Eh, - mormoravano le altre vecchine, - se bastasse mettere un biscotto sul davanzale per far tornare i nostri figli. E i vostri, zia Ada, dove sono i vostri?

La vecchia zia Ada non lo sapeva più: forse in Austria, forse in Australia; ma non si lasciava confondere, spezzava il biscotto agli uccellini e diceva loro:

- Mangiate, su, mangiate, altrimenti non avrete abbastanza forza per volare.

E quando avevano finito di beccare il biscotto:

- Su, andate, andate. Cosa aspettate ancora? Le ali sono fatte per volare.

Le vecchine crollavano il capo e pensavano che la vecchia zia Ada fosse un po' matta, perché vecchia e povera com'era aveva ancora qualcosa da regalare e non pretendeva nemmeno che le dicessero grazie.