51978.fb2 Favole al telefono - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 23

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- Sicuro. E disse così: «Prendi il tram numero

settantacinque, scendi in piazza del Duomo, gira a destra,

troverai tre scalini e un soldo per terra, lascia stare i tre scalini, raccatta il soldo e comprati una gomma da

masticare».

- Nonno, tu non sai proprio raccontare le storie, le

sbagli tutte. Però la gomma da masticare me la comperi lo

stesso.

- Va bene: eccoti il soldo.

E il nonno tornò a leggere il suo giornale.

Promosso più due

- Aiuto, aiuto, - grida fuggendo un povero Dieci.

- Che c'è? Che ti succede?

- Ma non vedete? Sono inseguito da una Sottrazione. Se mi raggiunge sarà un disastro.

- Eh, via, addirittura un disastro...

Ecco, è fatta: la Sottrazione ha acchiappato il Dieci, gli balza addosso menando fendenti con la sua spada affilatissima. Il povero Dieci perde un dito, ne perde un altro. Per sua fortuna passa una macchina straniera lunga così, la Sottrazione si volta un momento a guardare se è il caso di accorciarla e il buon Dieci può svignarsela, scomparire in un portone. Ma intanto non è più un Dieci: è soltanto un Otto, e per giunta perde sangue dal naso.

- Poverino, che ti hanno fatto? Ti sei picchiato coi tuoi compagni, vero?

Misericordia, si salvi chi può: la vocina è dolce e compassionevole, ma la sua proprietaria è la Divisione in persona. Lo sventurato Otto bisbiglia «buonasera», con un filo di voce, e cerca di riguadagnare la strada, ma la Divisione è più svelta, e con un solo colpo di forbici, zac, ne fa due pezzi: Quattro e Quattro. Uno se lo mette in tasca, l'altro ne approfitta per scappare, torna in strada di corsa, salta su un tram.

- Un momento fa ero un Dieci, - piange, - e adesso guardate qua! Un Quattro! Gli scolari si scansano frettolosamente, non vogliono avere niente a che fare con lui. Il tranviere borbotta: - Certa gente dovrebbe almeno avere il buon senso di andare a piedi.

- Ma non è colpa mia! - grida tra i singhiozzi l'ex Dieci.

- Sì, è colpa del gatto. Dicono tutti così.

Il Quattro scende alla prima fermata, rosso come una poltrona rossa.

Ahi, ne ha fatta un'altra delle sue: ha schiacciato i piedi a qualcuno.

- Scusi, scusi tanto, signora!

Ma la Signora non si è arrabbiata, anzi, sorride. Guarda, guarda, guarda, è nientemeno che la Moltiplicazione! Ha un cuore grosso così, lei, e non può sopportare la vista delle persone infelici: seduta stante moltiplica il Quattro per tre, ed ecco un magnifico Dodici, pronto per contare un'intera dozzina d'uova.

- Evviva, - grida il Dodici, - sono promosso! Promosso più due.

L'omino di niente

C'era una volta un omino di niente. Aveva il naso di niente, la bocca di niente, era vestito di niente e calzava scarpe di niente. Si mise in viaggio su una strada di niente che non andava in nessun posto. Incontrò un topo di niente e gli domandò: - Non hai paura del gatto?

- No davvero, - rispose il topo di niente, - in questo paese di niente ci sono soltanto gatti di niente, che hanno baffi di niente e artigli di niente. Inoltre, io rispetto il formaggio. Mangio solo i buchi. Non sanno di niente ma sono dolci.

- Mi gira la testa, - disse l’omino di niente.

- È una testa di niente: anche se la batti contro il muro non ti farà male.

L'omino di niente, volendo fare la prova, cercò un muro per batterci la testa, ma era un muro di niente, e siccome lui aveva preso troppo slancio cascò dall'altra parte. Anche di là non c'era niente di niente.

L'omino di niente era tanto stanco di tutto quel niente che si addormentò. E mentre dormiva sognò che era un omino di niente, e andava su una strada di niente, e incontrava un topo di niente e mangiava anche lui i buchi del formaggio, e il topo di niente aveva ragione: non sapevano proprio di niente.

Storia Universale

In principio la Terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella faticata. Per passare i fiumi non c'erano ponti. Non c'erano sentieri per salire sui monti. Ti volevi sedere? Neanche l'ombra di un panchetto. Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto. Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali. Per fare una partita non c'erano palloni: mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni, anzi a guardare bene mancava anche la pasta. Non c'era nulla di niente. Zero via zero, e basta. C'erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare, e agli errori più grossi si poté rimediare. Da correggere, però, ne restano ancora tanti: rimboccatevi le maniche, c'è lavoro per tutti quanti!

Favole al telefono

C'era una volta... 9 Il cacciatore sfortunato 12

Il palazzo di gelato 14

La passeggiata di un distratto 16

Il palazzo da rompere 18

La donnina che contava gli starnuti 21

Il Paese senza punta 23

Il paese con l'esse davanti 25

Gli uomini di burro 27

Alice Cascherina 28

La strada di cioccolato 30

A inventare i numeri 31

Brif, bruf, braf 33

A comprare la città di Stoccolma 35

A toccare il naso del re 37

La famosa pioggia di Piombino 40