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— Signor gatto, — disse ancora la cassiera, — è venuto quello delle tasse. Ha guardato nella cassa; ha visto che non c'era un soldo e ha detto che tornerà domani, anche se piove.
— Signor gatto, — disse il fratello della cassiera, — visto che per oggi non c'è piú niente da fare, posso andare a giocare al pallone con i miei amici? Io sono il portiere della squadra, sa. Paro i calci di rigore con la coda. Forse l'anno venturo giocherò nella Pro-Forlimpopoli.
Il signor gatto si scosse. Quante responsabilità! La merce, la clientela, la cassiera, le tasse, il fattorino, la Pro-Forlimpopoli…
— Amici miei, — disse il signor gatto con decisione, — si volta pagina. Il commercio dei topi in scatola non attacca. Forse il progetto era troppo in anticipo sui tempi. Non sempre le idee geniali vengono subito comprese ed apprezzate. Anche Galileo Galilei, quando disse che la terra girava intorno al sole, dovette subire non poche persecuzioni. E non parliamo di Cristoforo Colombo, quando voleva scoprire l'America e nessuno gli voleva dare le tre caravelle. Di me giudicheranno i posteri.
— Sí? - disse la cassiera, che pendeva dalle sue labbra, in adorazione.
— Ho deciso. Basta con i topi in scatola. Venderò veleno per i topi.
— Che idea formidabile! — sospirò la cassiera.
— Se non fosse stata un'idea formidabile, — disse il signor gatto,
— non sarebbe venuta a me. Con il veleno per topi faremo ottimi affari. Per queste cose io ho il bernoccolo.
— Che bravo che è lei! — miagolò la cassiera.
— Si faranno ancora consegne a domicilio? — domandò il fattorino.
— Si faranno.
— E come verremo pagati? Non con il veleno, spero.
— Vi pagherò in contanti.
— Allora dovrò imparare a contare, — disse il fattorino. - E ora posso andare a giocare al pallone?
— Vai pure, — disse il signor gatto, generosamente. E, tolto dalla vetrina il vecchio cartello, ne scrisse subito uno nuovo che diceva: Veleno per topi di qualità superiore in ogni scatola buoni punto diamo gratis una scatola a chi compra tre scatolette
— Che bella calligrafia! — ammirò la cassiera.
— Questo è niente, — disse il signor gatto. - Quando scrivo a macchina faccio anche di meglio.
— Lei è piú bravo ancora di se stesso, — disse la gatta.
— Cosa vuole, io sono un tipo cosí. Si figuri che quando vado in macchina riesco continuamente a sorpassarmi.
— Straordinario! Lo racconterò alla mia mamma. Lo sa che vuol sempre sentir parlare di lei?
Il signor gatto non disse se lo sapeva o no.
Alla fine, però, dovette sicuramente venirlo a sapere.
Difatti, il signor gatto e la gattina si sposarono e vissero felici e contenti, litigando dalla mattina alla sera. Si graffiavano il naso, si tiravano le scatole del veleno sul groppone, si rincorrevano brandendo minacciosamente l'apriscatole. I topi, a quello spettacolo, si divertivano tanto, e anche di piú. Anzi, uno di loro, si fece la tana proprio nel negozio e molti amici, parenti e conoscenti andavano a fargli visita solo per poter assistere ai litigi della bella e gentile famigliuola.
Il topo faceva pagare dieci lire per ogni guardatina.
Tutti dicevano che era caro. Però pagavano e guardavano.
Il topo diventò tanto ricco che cambiò nome e si fece chiamare Barone.
Riassunto della storia precedente.
Un gatto negli affari
C'era una volta un gatto col bernoccolo degli affari, mise su un bel negozio di generi alimentari.
Vendeva topi in scatola, questo era il suo mestiere, come un altro fa l'idraulico oppure il parrucchiere.
Aveva l'insegna al neon, una spaziosa vetrina, la cassa col campanello, cassiera la sua gattina.
Un cartello spiccava tra variopinte etichette:
«Diamo gratis l'apriscatole a chi compra tre scatolette».
C'era un guaio purtroppo, a guastargli la festa: i topi non volevano assolutamente mettersi in testa di entrare nelle scatole… Venivano a guardare la vetrina, sghignazzavano, e via senza salutare.
Il gatto fu costretto a cambiare professione, ma sempre negli affari, questa era la sua passione: vendeva veleno per i topi e per i ratti, i quali non erano per niente soddisfatti.
Ritratto del gatto
Il gatto non è amico di nessuno,
entra, mangia, si stira e torna via, crede che la casa sia un'osteria.
Non fa festa al padrone, non lo accompagna a spasso, non ti riporta il sasso che tu getti lontano, non ti viene a leccare la mano come fa il cane con quegli occhi buoni.
E quando miagola pare che stia raccontando una bugia.
Agostino
Agostino, gatto inesperto, mise una zampa nella nafta e subito per pulirla cominciò a leccarla.
Infezione. Paralisi.
Il veterinario lo portò via per darlo allo spazzino.
Morì per amore di pulizia.
Agostino, Agostino, anima nobile come nessuna.
Se avremo un altro gatto gli daremo il tuo nome.
Arturo